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"Colpo da maestro"


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So' furbissimo, so' 'ntelliggentissimo, so' cattivissimo, anzi no...

So' diabbolico!
recensione di Daniele Alfonso



TESTI
Sog. e Sce. Moreno Burattini    

Come lo stesso Burattini ci aveva annunciato (cfr. Via Buonarroti 9802), la storia è ispirata al romanzo di Michael Crichton "The great train robbery": la trama principale è identica (si tratta di recuperare alcune chiavi che aprono una certa cassaforte), ma tutto il resto è stato completamente riscritto, per cui non si può certo parlare di plagio, anche se, in casi come questo, il merito del soggetto va attribuito anche all'autore dell'idea originale, cioè, in questo caso, Crichton.

La storia si apre mostrando in azione proprio il diabolico Mortimer, abilissimo nel calarsi nella parte di un pio reverendo: Mortimer sembra divertirsi molto nell'interpretare la parte, e fa divertire anche il lettore, presentandosi come un cattivo tutto sommato simpatico, anche se spietato. La crudeltà di Mortimer è evidente qualche tavola dopo, nel brutale pestaggio del complice Shabby.

Subito dopo entrano in scena Zagor e Cico. Il messicano ha un ruolo del tutto insignificante in quest'avventura, ma Burattini dà un po' di lustro al personaggio, facendogli recitare una lunga composizione poetica (che riportiamo nella scheda della storia), degna dei migliori versi nolittiani. A proposito di questo, bisogna notare che Zagor pare piuttosto divertito dalle canzonette di Cico, mentre qualche anno fa le considerava del tutto insopportabili. Sono indizi come questo che rendono evidente come i "nuovi" autori, Boselli e Burattini, vogliano un po' mitigare il caratteraccio che Zagor aveva ai tempi di Nolitta. Del resto, successivamente in questa stessa storia, Zagor ritorna alla rudezza di un tempo, "spiegando" chiaramente al nanerottolo Shorty di non essere disposto a farsi prendere in giro. Ben fatto!

"Al posto di Cico, efficace spalla di Zagor è invece il Conte di Lapalette (..)"    

Al posto di Cico, efficace spalla di Zagor è invece il Conte di Lapalette, che fa spesso la sua comparsa nelle rare occasioni in cui Zagor si trova a vivere un'avventura cittadina. E' un po' incredibile che i due riescano ad incontrarsi, e che entrambi abbiano avuto a che fare con il complice di Mortimer, Rabbit, soprattutto considerando che New York era già una città di dimensioni ragguardevoli: 250mila abitanti, secondo lo stesso Zagor, che dimostra una volta di più di non essere un "ignorante uomo dei boschi" come dice Hellingen ;-). A parte questa forzatura iniziale, la storia procede scorrevole e interessante: Mortimer porta avanti il suo astuto piano crimonoso, Zagor dà la caccia a Mortimer, e il poliziotto Malcovich dà la caccia a Zagor, credendolo un criminale. Zagor dovrà usare sia i muscoli che il cervello per arrivare ad incastrare il suo diabolico avversario nella conclusione della vicenda, conclusione che però lascia qualche dubbio. Nonostante la sceneggiatura dell'ultima parte della storia sia certamente pregevole (si noti come vengono seguite "in parallelo", e con un ritmo incalzante, le vicende dei due terzetti Zagor-Cico-Lapalette e Mortimer-Rabbit-Sybil), non convince il modo in cui Zagor arriva a capire che Mortimer punta alla rapina del treno: quasi per caso, e, con una gran botta di fortuna, proprio all'ultimo momento. Bella la successiva corsa verso la stazione e il treno preso al volo, ma la scazzottata con Rabbit sui tetti dei vagoni è rovinata dal solito scambio di battute tra i combattenti. Si tratta di una "regola di sceneggiatura" che io mal sopporto, dato che mi sembra logico che due persone che fanno a pugni, lo facciano in silenzio.



DISEGNI
Gallieno Ferri    

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Zagor e il conte di Lapalette travestiti da poliziotti
(c) 1998 SBE
   

Ferri ha più volte dichiarato di amare molto Darkwood, e di non gradire più di tanto le ambientazioni esotiche, come la New York di questa avventura. Eppure dimostra di sapersela cavare bene anche nella dimensione cittadina, che non sembra essergli meno congeniale delle abituali paludi e praterie, come dimostra la primissima vignetta della storia: una bella e curata rappresentazione di una via newyorchese, che sembra uscita da una stampa d'epoca... e magari è proprio così.

Peccato per l'uso un po' eccessivo di china. E' vero che una buona parte dell'avventura si svolge di notte, e in vicoli stretti e mal illuminati, tuttavia trovo che alcune tavole virino un po' troppo al nero, a discapito dell'accuratezza del tratto e della ricchezza di dettaglio. Questo può essere del tutto intenzionale: ciò non toglie che alcune vignette, come quella qui riprodotta, non siano poi un granché. Col passare degli anni, lo stile di Ferri si è fatto sempre più scuro e tenebroso, e forse proprio per questo gli è stata affidata un'avventura notturna come questa, ma non vorrei che si esagerasse! Il giudizio è negativo anche per i volti di alcuni personaggi, compreso Zagor, a volte (per fortuna raramente) non resi sufficientemente bene, soprattutto verso la fine della storia.

Buone le due copertine, non tanto per la realizzazione, quanto per l'originalità del soggetto.



GLOBALE
 

Una storia interessante, di cui Burattini sta già preparando il seguito. Zagor e Mortimer riusciranno finalmente a vedersi in faccia?
 

 


 
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