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Stili di un tempo, segni ripresi, pensieri non più sopiti ed emozioni evocate... tutto questo nella prima "tripla" della serie.
Quando Nathan sognava Blade Runner
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La genesi della storia di questi tre albi si perde nella notte dei tempi.
Nel luglio del 1997 usciva "L'orbita spezzata" (NN 74) per i testi di
Antonio Serra e i disegni di Mario Atzori: la trama trattava della visita di Nathan alla
cognata Madeleine sulla stazione orbitante Urania e la sua seguente distruzione.
Ora quel seguito è stato terminato, è stato corretto, ampliato ed infine è stato pubblicato. E da ciò è scaturita la prima tripla del
nostro Agente Speciale Alfa... una storia dal sapore antico.
Prendiamo in esame la storia.
Sommariamente la trama si occupa di terminare il capitolo aperto con "L'orbita spezzata".
Il successivo flashback riguardante Hadija è chiaramente posticcio: il personaggio femminile sciupa l'armonia della storia in quanto ha causato l'introduzione di modifiche che interrompono la narrazione. Per di più le poche pagine dedicatele rendono incomprensibili gli atteggiamenti dell'uno e dell'altra. Le ultime 2 pagine del terzo albo, inoltre, condensano in troppe poche vignette - 6 - la separazione tra i due amanti, quasi ad intendere una scelta redazionale ad abbandonare la donna per sempre, tanto che Nathan ritorna al suo vecchio appartamento dove incontra le sue due vicine di casa - Katia e Giulia, che erano state in ansia per lui - quasi a simboleggiare un nuovo inizio, un Anno Zero del protagonista. La parte che segue è la più affascinante, con il ritorno di Padre Omero e l'ambiente bucolico in cui è immerso Nathan. La fuga e l'arresto sono elementi funzionali alla storia, utili ad alternare un ritmo che altrimenti sarebbe monotono. L'attenzione è focalizzata ancora una volta sui pensieri del protagonista, aperto verso il lettore. Dopo questa buona narrazione di eventi, arriva il momento più particolare dell'albo: il giudizio! Quando questo avviene, il lettore sa già con certezza che la condanna a morte non sarà eseguita ma non rimane deluso perché lo aspetta una sorpresa suggestiva. Il processo è inserito all'interno di uno show e, se questo può sembrare normale, non lo è il modo in cui i giurati vengono scelti: una selezione casuale tra i telespettatori possesori di uno specifico televisore, sponsor del network. E qui i richiami evocati sono tanti, da "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury, a "L'uomo in fuga" di Stephen King (da cui è stato tratto il film "Running man" ("L'implacabile") con Arnold Schwarzenegger) alla famiglia di teledipendenti presente nelle pagine de "L'Incal" di Jodorowsky - e guarda caso il procuratore federale ha le fattezze del Metabarone - a vicende apparse sulla serie legate al potere dei mass media sulle persone, come in "Il monolito nero" (NN 2) o in "Piste infuocate" (NN 123/124).
Il primo albo termina con la decisione dei giurati. I successivi si differenziano - come anticipato sopra - per un ritmo più lento, tanto
che la lettura in diretta, mese per mese, non dava molta soddisfazione ma, se letti di fila, scorrono piacevolmente.
Fine che avviene con passaggi che potevano essere condensati, magari per lasciare spazio a qualche personaggio. Per esempio è un dispiacere notare quanto poco sia stata utilizzata Angel ma non come personaggio d'azione - lo è sia nel'attacco a Midian che nel cyberspazio - ma come personaggio di atmosfera. Ha perso un po' di quel fascino che l'aveva contraddistinta, da angelo caduto e condannato all'inferno suo malgrado.
Il terzo albo tratta quasi unicamente dello scontro finale tra Chris/Madeleine e John Cleverly Cartney/Ravn, prima attraverso i propri
affiliati nella città di Midian, quindi nel cyberspazio e poi nella realtà di uno scontro diretto. Un buon numero anche questo anche se
la narrazione è lenta. Alcune scene legate ai comprimari come Darver sono quasi di troppo ma questa impressione può essere
dovuta alla voglia di saperne di più del protagonista e non degli altri. L'antagonista principale è ancora in crescendo e quando
raggiunge l'apice non può che soccombere. Anche la donna-bambina è ottimamente caratterizzata dagli autori, così come le vicende e i
personaggi della città dei mutanti (e non solo).
Da tutto ciò come esce Nathan? Sicuramente vincente - e non ci riferiamo alla libertà riacquisita - in quello che sarebbe stato il finale se non fosse esistita Hadija. Purtroppo le ultime due tavole - le famose 6 vignette cui accennavamo inizialmente - sminuiscono la storia. Certo è che il ritorno al vecchio appartamento è sicuramente un evento piacevole per gli appassionati di vecchia data. Un ultimo commento riguardanti la scrittura della storia. I personaggi ripescati come Ishimori, Ash e Leonid, Katia e Giulia, nelle loro piccole parte non hanno perso quella loro caratterizzazione, quasi come se non fosse passato tempo dalla loro ultima comparsa. Su Chris e Ravn abbiamo già espresso il giudizio di miglioramento: Ravn ne esce accresciuto da semplice terrorista esper de "L'orbita spezzata". Branko ha un uso più o meno standard e, siccome è presente anche nel primo albo, ci si chiede chi abbia sostituito (ipotizzando che le tavole siano state ritoccate). Sigmund, dall'alto della sua conoscenza informatica, è un po' sottotono. Si sente la mancanza di un personaggio come Mendoza, che poteva essere presente. Chissà se era prevista la presenza di Aristostele Skotos! In fondo era lui che muoveva i fili come un burattinaio in NN 74.
Grande!
Ma la domanda che si affaccia con più presenza è: dov'è lo stacco tra il Bonazzi di circa 10 anni fa e quello attuale? Quali tavole sono
state riprese e corrette.
Il disegnatore raggiunge l'apice con il saggio e il deciso uso di luci ed ombre su Nathan durante il processo, come a sottolineare la
lotta interiore.
Un Bonazzi d'effetto come non mai. Roberto De Angelis realizza da tempo ottime copertine. Quella del n.135 giustamente richiama le vicende della prima parte; quella del n.136 è la più bella, con un calibrato cromatismo e una composizione armonica e ponderata; la copertina del n.137 invece non convince: nel cyberspazio dovrebbe esserci il volto di Rav e non di J.C.Cartney e inoltre Nathan non vi entra (ma questo è un particolare superfluo) e poi non si cpaisce se il ritaglio impreciso della pixellatura esterna dell'antagonista sia voluto o no (ma così non piace).
Nel complesso la storia in globale è molto buona sia nella scrittura che nel disegno: Serra, Piani e Bonazzi hanno fatto un ottimo
lavoro.
In soldoni: un bellissimo Nathan delle origini!
Vedi anche la scheda della storia.
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