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" Grosso guaio a
Hong Kong"


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recensione di Riccardo Panichi



TESTI
Sog. e Sce. Federico Memola    

Inutile nascondersi dietro tanti giri di parole: questa storia è proprio brutta! Al di là dell'assurdità del soggetto, che omaggia gli scalcinati gangster movie di Hong Kong e uno dei più riusciti film di Carpenter, a deludere è soprattutto la sceneggiatura, incapace di ironizzare adeguatamente sulle situazioni in cui vengono coinvolti i protagonisti.

Il risultato è un'avventura che, invece di essere leggera e frizzante, si trasforma in una noiosa gita scolastica in Asia, dove il campionario classico di elementi (la donna esperta di arti marziali, il dragone, le triadi...) ci viene mostrato in tutta la sua monodimensionalità: preoccupato di inseguire quel cocktail di ingenuità, tensione e parodia che ha fatto la fortuna di film come Grosso guaio a Chinatown, Memola, oltre a non raggiungerlo, smarrisce anche le abituali coordinate della serie, costruendo, forse per la prima volta, una storia che veramente non sta in piedi.

Sarebbe comunque ingiusto e controproducente infierire: Memola ci ha regalato due anni di storie mediamente ottime, con punte di assoluta eccellenza. Un passo falso ci può stare, soprattutto se dietro è possibile scorgere un intento: questo flop non è infatti il segnale di un momento di stanca dell'autore, bensì il risultato di un'idea di fondo (che, ammettiamolo, poteva essere divertente) malamente sviluppata.



DISEGNI
Gianni Sedioli    

Gianni Sedioli sta diventando un mistero: ai tempi della sua prima prova, il suo stile, acerbo ma fortemente personale, ci era sembrato interessante e pieno di potenzialità. Oggi, a più di due anni di distanza, non possiamo che rilevare una certa discontinuità qualitativa, che lo ha portato, in questa prova, a esiti veramente infelici.

Oltre alle consuete pecche, dobbiamo infatti rilevare una fastidiosa approssimazione nella caratterizzazione dei personaggi, specialmente quando essi si trovano in secondo piano nella vignetta. Particolarmente deludente la sequenza delle pagine 55-72, addirittura sgradevole agli occhi del lettore.

Talvolta invece abbiamo la possibilità di intravedere il vero Sedioli: a pag.8, ad esempio, dove con una sola vignetta ci introduce perfettamente nell'atmosfera di Hong Kong; bene anche l'epilogo sulla Luna, dove possiamo apprezzare l'espressività dei volti di Myriam.



GLOBALE
 

Carina la copertina di Olivares, anche se i guerrieri in costume nella storia non compaiono praticamente mai.

Una malizia finale: il comportamento delle due ragazze asiatiche ricorda talmente tanto quello di Myriam e Jasmine da chiedersi se in realtà la storia non fosse entrata in lavorazione molto tempo fa, quando ancora l'uscita di scena delle due compagne di Jonathan non era contemplata.

Concludendo, un numero da dimenticare alla svelta, che tuttavia finisce con un cliffhanger di notevole impatto: un pericolo ancora imprecisato minaccia la vita di Myriam; è l'inizio ufficiale di una nuova minisaga... siamo già ansiosi di ripartire!!
 

 


 
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