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"Cico moschettiere"


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Il più improbabile moschettiere della storia di Francia è il protagonista del ventitreesimo speciale dedicato al messicano più famoso della Bonelli. Cico Felipe Cayetano ecc., o meglio un suo ennesimo antenato, si trova a dover difendere la vita nientemeno che del Re di Francia Luigi Tredices... ehm Quattordicesim.. insomma del sovrano di Francia!

Un moschettiere di nome Cico
recensione di Joevito Nuccio



TESTI
Sog. e Sce. Tito Faraci    

Altra prova di Faraci ai testi dello speciale dedicato a Cico in cui, semmai ce ne fosse stato bisogno, si evidenziano le doti dell’autore, a suo agio sia nelle serie regolari Bonelli (Dylan Dog, Magico Vento, Nick Rider), che nella collana dedicata al pancione.

Nell’eterna diatriba tra i lettori di Zagor su come vorrebbero vedere agire il messicano nella serie regolare ci sono sempre stati due opposti schieramenti: chi lo vorrebbe sempre pasticcione e magari protagonista di lunghe gag, e chi lo vorrebbe più spalla, magari non tanto comica ma più utile allo Spirito con la Scure; in una parola, più "sveglio". Il Cico protagonista di questo special probabilmente soddisferebbe di più i secondi. La trama costruita da Faraci è un po’ più elaborata di quelle che siamo abituati a vedere sugli albi di Cico e si può dividere in tre parti principali.

Nella prima assistiamo all’incontro tra Cico e Scarafòs, il principale comprimario dell’albo, che introdurrà il pancione tra i moschettieri del Re. Nella parte centrale della storia si mette in atto il complotto per sostituire il Re con un perfetto sosia con evidente ammiccamento a "La maschera di ferro", solo che Cico in questa parte è praticamente assente. La terza parte è quindi il finale in cui tutte le fila del racconto si riallacciano.

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Cico incontra i moschettieri
Disegno di Gamba (c) 2003 SBE

Saltano subito agli occhi due cose: la prima è che Cico è più "serio" del solito e stranamente molto più in gamba di quanto non siamo abituati a vedere. Già nell’incipit, prima che inizi il racconto, vediamo Cico liberarsi con disinvoltura di un energumeno che, come al solito, è il doppio di lui. Ma per tutto il racconto, tranne che in pochi casi, Cico ci fa un figurone. Ad esempio, nei dialoghi della parte iniziale, si ride più che per le battute del messicano, per come quest’ultimo mette in ridicolo gli altri quasi a sottolinearne la stupidità e questa è una cosa più unica che rara. Inoltre si guadagna sul campo il diritto di entrare nei moschettieri stendendo Renard, una guardia personale del Duca di Malaffaire, in un’azione che gli fa fare una gran bella figura davanti ai suoi compagni e almeno in un’altra occasione si dimostra abile con la spada. Nel finale addirittura abbatte lo stesso Duca con un preciso colpo di pietra scagliata al volo. La seconda cosa che notiamo è, come si diceva, l’assenza di Cico nella parte centrale della storia dove, anche nelle poche pagine in cui compare, manca di mordente non dicendo e non facendo nulla di quanto siamo abituati a vedere.

Comunque la storia non manca di comicità grazie ad una serie di personaggi memorabili come lo stesso Scarafòs e gli altri due compagni Calamar, la "penna più svelta di Parigi", e lo sciupafemmine Passepartout, per cui i nomi sono azzeccatissimi. Ma lo stesso sovrano, di gran lunga il personaggio più ridicolo della storia, e i suoi due cortigiani Toureiffel e Cordonbleu, che ordiscono il complotto ai danni del Re, sono abbastanza riusciti come il già citato losco Duca di Malaffaire.

Inoltre, Faraci non manca di condire il tutto con una serie di tormentoni come la fissazione del Re per la paella, piatto tipico spagnolo, o le continue invasioni della Danimarca per finire con i riferimenti al traffico impossibile di Parigi. Una lettura piacevole dunque, resa possibile grazie ad un Faraci che conosce bene i modi per intrattenere il lettore e farlo divertire usando un linguaggio sempre brillante e battute efficaci su una trama che deve molto alla più classica commedia degli equivoci.



DISEGNI
Francesco Gamba    

Come al solito Gamba si dimostra un ottimo professionista perfettamente a suo agio nella caratterizzazione dei vari personaggi che recitano aldilà delle battute. Bella soprattutto la resa delle divise dei moschettieri, disegnate con cura di particolari e le fisionomie azzeccate dei vari personaggi. Particolarmente curati gli ambienti parigini, sia interni che esterni, e la reggia di Versailles architettonicamente precisa. Dispiace solo per la resa del suo Zagor, un ormai annoso problema, che appare poco riconoscibile e legnoso al contrario di tutti gli altri character della storia. Per fortuna appare solo per poche pagine, come in tutti gli speciali di Cico. La copertina di Ferri ci mostra una scena che ha poco a che fare con la storia interna all’albo ma è molto efficace come al solito.



GLOBALE
 

Un numero che è quasi perfetto ma che è stato parzialmente rovinato dalla scarsa verve umoristica di Cico apparso, sotto questo punto di vista, un po’ in ombra. Il giudizio finale è comunque largamente positivo e non fa che confermare le doti umoristiche di Faraci. Peccato che i fans di Cico debbano aspettare un anno prima di vedere il prossimo capitolo della vita del messicano. L’attesa è lunga. Beh, nel frattempo possono sempre invadere la Danimarca :-)
 

 


 
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