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"Nizzi, Boselli e gli altri"

di Marco Zucchi,
e con il contributo di Marco Migliori, Mauro Traversa ed Andrea Bigi.


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Introduzione L'intervista che Claudio Nizzi ha rilasciato ad uBC, ha suscitato notevole interesse e ha riaperto il discorso sulla diversità di storie e di stili che lui, erede designato di Giovanni Luigi Bonelli e praticamente unico autore dei testi di Tex per un decennio, e Mauro Boselli hanno saputo darci. Oltre ad interventi in rete, vi è stato uno scambio di opinioni all'interno dello staff di uBC ed in particolare tra il gruppo dei "texiani". Con questo articolo abbiamo voluto riportare le nostre opinioni, certi che ciò che seguirà non metterà la parola fine alla questione.

Avvertenze per la lettura L'articolo è strutturato in modo da presentare in ordine cronologico di apparizione i vari scrittori di Tex; le opinioni espresse sono da leggersi sempre in funzione della "disputa" Nizzi-Boselli.

In principio...
Agli inizi c'era il verbo e il verbo era Giovanni Luigi Bonelli, ovvero il creatore di Tex, colui la cui mente ha partorito non a tavolino ma in progress il personaggio che tutti conosciamo e che il 30 settembre 1998, ha festeggiato i suoi primi cinquant'anni di permanenze in edicola, sicuramente cambiato rispetto al 1948, ma altrettanto sicuramente non stanco di essere lì, di farci gustare un pò di sano, vecchio, classico western ogni mese.
Non è nostra intenzione soffermarci sul padre di Tex, ma era doveroso partire da lui.

...poi arrivò...

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Il primo Tex di Sergio Bonelli
(c) 1976 SBE
   
Dopo venne Guido Nolitta, che decise di affiancare il padre (non solo di Tex, ma anche suo -:)), forse un poco stanco di portare avanti la carretta da solo, tenendo comunque conto che l'epoca era cambiata e vi erano nuove esigenze anche editoriali da seguire, come fornire storie ai diversi disegnatori che pian piano avevano affiancato Galep, il creatore grafico della serie.

Come afferma Marco Migliori: "Certo che in una discussione sulle modifiche apportate a Tex, appare strano ignorare il primo "profanatore" della tradizione texiana :-). È Nolitta il primo sceneggiatore a cimentarsi con Tex e a tradire fin dal primo minuto l'identità texiana. Eppure, lo fa scrivendo delle belle storie. Una delle sue prime, El Muerto, con la sua trama da spaghetti-western, é anch'esso diventato un classico Texiano. In un'altra storia, Nolitta concede molto spazio ad un ragazzo che verrà mal giudicato da Tex, e il finale della storia, sia pure con un Tex grintoso e deciso, lascia un amaro in bocca che raramente (o mai?) avevamo vissuto in una storia di Bonelli padre. È per la bellezza delle storie, che perdono facilmente a Nolitta questi tradimenti."

Si può essere d'accordo con quanto afferma Marco, ricordando anche che il Tex di Nolitta è sicuramente più verboso (o logorroico, come direbbe Martin Mystere), rispetto al Tex di Bonelli, come dimostrato nella storia con protagonista il Sasquatch. È vero che le storie nolittiane si ricordano volentieri, a partire dal già citato EL MUERTO, ma è anche vero che spesso viene da domandarsi se alcune di quelle storie fossero state scritte da altri, sarebbero state pubblicate identiche? Il mio riferimento è chiaro, parlo delle 582 tavole di Ritorno a Pilares, e la risposta che ne do è che no, non sarebbero state pubblicate in quel modo.

"il salvatore": Nizzi

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Il primo Tex di Claudio Nizzi
(c) 1983 SBE
   
Passa del tempo e arriva Nizzi a dare manforte a Sergio e Giovanni Luigi Bonelli. Ecco quello che afferma sempre Migliori: "Nizzi, si presenta in modo anonimo, senza firmare, ma con un grosso peso sulle spalle: non far rimpiangere G.L.Bonelli. L'approccio di Nizzi e della Casa, è quindi quello di incanalarsi nella più stretta tradizione, studiando e ristudiando il modo di scrivere di Bonelli padre, per immedesimarsi nel personaggio. Nizzi, trovandosi ad affrontare il classico problema dell'autore che deve scrivere il personaggio inventato da un altro, rinuncia quindi alla sua "personalità", per non tradire il personaggio. Fin qui la storia ufficiale, ma è veramente così?

Nizzi è vero non tradisce il personaggio: rispetta le frasi tipiche, il centrare la vicenda su Tex, le caratteristiche e i ruoli di 3 dei 4 pards. Pero' è Nizzi ad esasperare certi comportamenti, proprio per evitare di uscire dal solco della tradizione. E' da Nizzi in poi, che certe frasi (già abituali della saga), si ripetono fino alla noia. E' da Nizzi in poi che non si perde occasione per dire vecchio cammello, 4 bistecche e una montagna di patatine e tante altre frasi tipicamente texiane, alle quali si cerca di aggiungere il meno possibile. E' Nizzi a trasformare Kit Carson in una macchietta, e ad istituzionalizzare i battibecchi tra i due pard. prima presenti ma non ossessivi.

E' Nizzi a completare il ridimensionamento di Kit Willer, che G.L.Bonelli aveva sì inserito per sfruttare il filone degli eroi-ragazzini, riducendone il ruolo in seguito, ma lasciandolo sempre capace di qualche improvvisazione con Tiger. Nizzi prende e incatena Kit, che si trascina come un bamboccio al cospetto dei due nonni. Infine è Nizzi a non sfruttare (volontariamente) la caratteristica principale di Tex, quella che ne ha fatto la fortuna, soprattutto nel periodo d'oro dei primi anni '70. E' il lato epico di Tex. Quell'insieme di situazioni e comportamenti, che fanno non solo digerire al lettore assurdità incommensurabili come lottare "uno contro venti", ma lo tengono addirittura "incatenato" alla sedia, attento pagina dopo pagina sulle belle tavole del grande staff di disegnatori.

Dicevo che vi rinuncia volontariamente nella gran maggioranza dei casi, o perché non lo sente suo, o perché pensa di non riuscire a replicare lo stile di Bonelli padre, o perché non ritiene generalmente necessario sovraccaricare di enfasi le avventure. Anche perché vediamo che, ad esempio con il passato di Tiger Jack, anche Nizzi può seguire quella strada, dando inoltre più spessore a Tiger (il contrario di quello che farà' con Kit). Sarebbe imperdonabile, ad esempio, nella futura storia del ritorno di Mefisto, rinunciare a tutta la carica epica, a tutto quello che Mefisto significa per i lettori di Tex. Lì i personaggi vanno enfatizzati OBBLIGATORIAMENTE.

Per finire, rinuncia volontariamente ad un suo Tex, che possa mantenere il lato epico delle storie di G.L.Bonelli, introducendo qualche nuova caratteristica che ne esalti lo spessore. Introduce sì nuove caratteristiche, come quelle dette sopra, ma non nella strada maestra indicata da G.L.Bonelli. C'e' poi un'ultima caratteristica che diversifica Nizzi da G.L.Bonelli, ed è la comicità. Tex non è certo un fumetto comico, e neanche con Nizzi lo diventa. Pero' Nizzi riesce (ed in genere molto abilmente) a infilare personaggi comici (come Zeke Colter dell'almanacco 1994), o situazioni che addirittura coinvolgono i pards (la diligenza di "travestiti" nel secondo Texone), ma non Tex.

E qui sta il punto: Nizzi, introduce queste nuove caratteristiche ma non tocca mai Tex, che anzi vede AUMENTARE il suo essere al centro della scena. Bonelli padre ha sempre messo in Tex il punto focale. E' inutile negarlo. Mai una incertezza ha attraversato la mente di Tex, mai ha pensato di abbandonare il ruolo di leader. Pero' non ha neanche mai rubato la scena agli altri. Nelle storie di Bonelli padre, Tex emerge in maniera naturale come leader dei quattro. Mai una volta ho pensato: cavolo, qui ci vuole Tex perché quest'altro è un cretino e non sa combinare niente. In quelle di Nizzi più di una volta ho avvertito come "opprimente" il controllo di Tex sugli altri.

Nizzi si è quindi iscritto nel Tex di Bonelli, riuscendo nell'impresa di qualificarsi come degno successore. Un successore diverso, ma non può' essere altrimenti con il personaggio di un altro, soprattutto con un personaggio cosi' caratterizzato e identificato dall'autore originale in se stesso. Un successore che ha saputo cambiare l'impostazione dei personaggi, senza che i lettori se ne avessero tropo a male. Prova ne è, che tanti lettori, anche "vecchi" lettori di Tex, identificano Tex con il Tex di Nizzi.

Come appassionato di Tex fin dalla nascita (e' una esagerazione ma non tanto :-), non posso fare a meno di chiedermi, da quanto questi lettori non si rileggono le storie di G.L.Bonelli. Saro' anche giovane come lettore di Tex con i miei 30 anni, ma la penso cosi', non voletemene ;-). Nizzi ci ha dato tante belle storie, e di questo dobbiamo solo essergli grati come lettori e appassionati. Non ci ha dato nessun capolavoro (in Tex), ne mai ce lo darà, perché ha a mio avviso rinunciato o minimizzato (quasi sempre) i ruoli e le possibilità della formidabile "macchina da guerra" costituita dai pards."


Questo invece il parere di Mauro Traversa: "Condivido le paure e le perplessità di Nizzi sul fatto che allontanando Tex dal modello originale bonelliano, si rischia di fare un altro prodotto western generico che non trova quell'interesse per il grosso pubblico che Tex ha sempre avuto. A tal proposito, l'esempio di Ken Parker mi sembra molto azzeccato. Lo stile di Tex ruota intorno a dogmi ben precisi del tipo: Tex non ha dubbi, Tex è al centro delle storie e le condiziona, le altre sono figure (vedi pedine) sono lì solo per far funzionare la storia, ma la loro personalità non deve mai sfiorare per importanza quella del ranger,.. Questo è Tex, diversamente si fa un altro prodotto. Nizzi è stato da sempre un professionista con una straordinaria capacita` "camaleontica" di calarsi nel ruolo di erede di Bonelli padre e ha costruito un mucchio di belle storie. Oggi purtroppo, se la sua impostazione della storia e i suoi dialoghi sono ancora perfettamente texiani, lo scarso spessore di molte storie di questi ultimi anni lascia abbastanza preoccupati. La vena creativa sembra pericolosamente in esaurimento e le sue storie appaiono spesso insipide e incolore."

mi chiamo Berardi, Giancarlo Berardi
Nel 1986 esce Dylan Dog, e la casa editrice è scossa da una rinnovata ondata di successo e rinnovamento. Se Martin Mystere fa da ponte tra la vecchia e la nuova generazione di personaggi (e autori), con Dylan inizia una nuova stagione per la Bonelli, non nuova del resto a mutazioni (vedi I protagonisti, Orient Express, Un Uomo Un'Avventura..). In quel periodo anche le vecchie testate ne subiscono gli influssi, dato che sul sempreverde Tex si cimentano il "pittore" Buzzelli ai disegni di quello che (giudicato non opportuno per la serie regolare), diventerà il primo Texone; e il "letterato" Giancarlo Berardi ai testi di quello che (di nuovo giudicato inopportuno per la serie regolare) sarà il precursore dei MaxiTex: "Oklahoma". Berardi, osannato (dalla critica e dai suoi fedelissimi lettori, seppur non numerosi) autore di Ken Parker, cosi' diverso da Tex, si cimenta con il ranger scrivendo una storia tipica e atipica insieme. Tipica perchè Tex e' determinante in tutte le situazioni, che rincorre come un forsennato. Atipica, perche' e' concesso tanto spazio alle vicende dei personaggi di contorno, che crescono durante la storia fino ad apparirci personaggi vivi, secondo la piu' classica tradizione del già citato Ken Parker. Essendo un episodio isolato (un solo numero e per di più fuori serie), i pareri che si colgono tra i lettori di Tex, vecchi e meno vecchi, sono tutti positivi.

La crisi del 1992
1992: l'anno della crisi creativa di Nizzi. Per dargli una mano si forma una task force di emergenza, comprendente Decio Canzio, Michele Medda e Mauro Boselli, oltre ad Antonio Segura e, successivamente, Gianfranco Manfredi. Di Manfredi non possiamo dire nulla, avendo scritto un MaxiTex che arriverà nel terzo millennio.

seguro! Segura!
Parliamo brevemente di Segura, autore del primo MaxiTex ed anche del prossimo. L'autore spagnolo ci ha dato un bellissimo soggeto, sicuramente non reso altrettanto bene dalla sceneggiatura, che in generale, non ha molto rispettato le caratteristiche proprie della serie, imbastendo dei dialoghi non rispettanti i canoni texiani, dialoghi che poi sono stati praticamente riscritti in redazione. È probabilmente questa riscrittura del testo che, a mio parere, non lo fa scorrere bene; comunque ripeto, tanto di cappello per il soggetto. Un'ultima notazione la riserverei al Carson di Segura: si parla tanto del ruolo di macchietta che Nizzi avrebbe affibbiato a Capelli d'Argento, ma a mio parere il Carson che dialoga con il mulo nell'ultima tavola de Il cacciatore di fossili, è quello una vera macchietta, che diamine!

Medda e Canzio
Decio Canzio e Michele Medda: autori entrambi di due sole storie non aggiungono molto alla saga. Rispettando i dogmi texiani entrambi hanno quindi contribuito, mi si scusi il termine, a tappare la falla (la caduta di ispirazione di Nizzi), svolgendo correttamente il loro compito, senza infamia e senza lode. Due camei conclusivi: la seconda storia di Canzio, cofirmata da Nizzi, prende spunto proprio da un'idea fornita dallo stesso Nizzi, già utilizzata in una sua storia per Larry Yuma; la seconda di Medda riporta in Tex, una donna serial killer, Sally Barlow, che non fu come si legge in giro la prima: questa infatti fu Terry Wallace, apparsa nella storia La locanda dei fantasmi, Tex N.301-302.

Boselli

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Il primo Tex sceneggiato da Mauro Boselli
(c) 1994 SBE
   
Discorso a parte merita Boselli, essendo del gruppo dei soccorritori l'unico rimasto, ed inoltre presentatosi con un pezzo da novanta come Il passato di Carson, seguito da altre storie belle, ma fortemente innovative. Ecco sempre il parere di Marco Migliori: "Al contrario Boselli nella sua pur breve carriera di autore texiano, ci ha già dato un capolavoro. Il "Passato di Carson" anticipa la tematica che caratterizzerà le opere successive di Boselli: spazio ai non protagonisti. Bisogna pero' citare "Oklahoma" di Berardi come la prima opera in tal senso.

Berardi mette all'opera un Tex sempre al centro degli eventi, nella pura tradizione classica. Ma non rinuncia, come da tradizione di Lungo Fucile, a dare ampio spazio alle vicende e ai siparietti tra i numerosi non-protagonisti che caratterizza nella vicenda. Boselli riprende questo spunto e lo fa diventare quasi asse portante delle sue storie Texiane. In quest'ottica va visto l'uso dei grandi gruppi che fa Boselli: quale miglior modo di dare enfasi alla storia, e di riportare Tex al suo lato epico, che farlo scontrare/ruotare attorno ad un folto gruppo di non protagonisti dalla personalità accentuata e all'altezza (apparentemente) di Tex e dei pards?

In realtà, mettendo un attimo da parte il discorso dei non-protagonisti, le storie di Boselli sono DECISAMENTE molto più simili a quelle di G.L.Bonelli di quelle di Nizzi. Le storie sono epiche, Tex non è alle prese con dei rubagalline, ma con avversari pericolosi. Tex che si butta già dalle scale sparando di fronte a numerosi nemici (ultimo Texone), è quanto di più Texiano esista. Certo, l'enfatizzare il ruolo dei non protagonisti non appartiene al Tex di G.L.Bonelli. Le storie di questo tipo (e non con numerosi non protagonisti), sono pochissime, una tra tutte: Lucero.

Non è un caso che l'avventura dei "Mescaleros" occupi un posto d'onore tra i capolavori di Tex. Quando c'è una forte personalità, tutta la storia ne giova. Boselli non sceglie pero' un non-protagonista e lo fa "crescere" durante la storia. Mette invece un gruppo e caratterizza diversi personaggi, con alterne fortune. Anche nella bella storia degli Invincibili, l'enfasi sulla invincibilità dei due irlandesi nemici alla fine, appare un po' "innaturale", in quanto non Boselli non riesce/vuole a far crescere il rapporto tra loro durante la storia: fin dall'inizio i due appaiono, "ci chiamiamo Invincibili" e la spiegazione è tutta li'. Non è quindi facile fare storie simili.

Boselli ha scritto un capolavoro e altre belle storie, perché ha "rischiato". Non si può pensare di riuscire a scrivere un Tex con un impatto simile a quello di G.L.Bonelli senza osare un po'. E storie simili risaltono ancora maggiormente quando Nizzi tende a appiattirsi."


Questo invece è il parere di Traversa: "Boselli è invece partito da subito per la tangente con un discorso completamente innovativo e tante ricche idee. Ma, se le idee sono sempre ben volute, il suo stile di scrivere Tex non può che inquietare il lettore (almeno quello più tradizionale che è comunque la grossa base): lo stile è "pericolosamente" innovativo e i rischi sono quelli espressi più` sopra. Ha ragione Nizzi che, se una storia su dieci è di stile innovativo, siamo tutti contenti perché una ventata di freschezza fa sempre piacere. Ma deve essere giusto una ventata che soffia ogni tanto sulla saga e niente di più. Il futuro di Tex, se non si vuole perdere la sua "classicità", può avere qualche momento innovativo, ma nove storie su dieci devono rimanere aderenti al modello originale.

Lo sforzo dello sceneggiatore deve essere tutto rivolto a mettere in piedi delle belle storie, spesse ed accattivanti, ricche di trovate e di colpi di scene: è forse tutto quello che chiede il lettore.


Le storie di Boselli non possono quindi essere definite brutte, devono essere definite interessanti, se non belle, ma nella maggior parte dei casi, non sono storie prettamente texiane. Almeno Tex c'è, ma spesso non è il protagonista, fa parte del gruppo costituito di volta in volta da Gli Innocenti, Gli Invincibili, il tenente Torrence, Juan Razos e lui con Carson e raramente gli altri pards.

I commenti che sentiamo sulle storie di Boselli sono di due tipi, prevalentemente: gli entusiasti e coloro che invece non riescono a finire di leggere la storia. Fermo restando che il diritto del lettore, qualunque tipo sia, di NON finire di leggere un libro, un articolo, una storia, non mi sento di appartenere a nessuna delle due categorie. So che gli antichi dicevano aurea via di mezzo, aurea via di mediocrità, ma non credo che questo sia vero per il parere che vado ad esprimere.

Ritengo Boselli un buon sceneggiatore, formato da anni di gavetta in redazione, e credo che lui ne sia conscio, però nell'affrontare personaggi non suoi (oltre a Tex penso a Zagor), e qui ritengo stia il nocciolo della questione, preferisce portare le sue storie su campi innovativi per le caratteristiche della serie, anche se lui si ritiene tradizionale (si veda la sua intervista ad uBC).

Ciò potrebbe essere spiegato con almeno due motivazioni: primo, rispetto per il creatore e quindi non volere intaccare le caratteristiche del personaggio, per rispetto delle caratteristiche dello stesso; secondo non volere intaccare le caratteristiche del personaggio per timore, forse, di non reggere il confronto con chi lo ha preceduto. A dire il vero potrebbe esserci anche una terza spiegazione: le storie gli escono così, di getto, sia in termini quantitativi sia qualitativi. Supportato anche da buoni disegnatori, non solo per Tex ma soprattutto per Zagor, il tutto crea un'alchimia esplosiva che ne ha decretato, almeno tra gli affezionati della rete, un ottimo successo.

Le ragioni di questo successo sono essenzialmente legate alle novità introdotte nella serie, partendo come già detto, dal non lasciare Tex unico protagonista. Questo, unito alla forte caratterizzazione dei personaggi comprimari, che non sono più di contorno, fa risaltare sicuramente la storia. Attenzione però: le forti caratterizzazioni alla lunga possono nuocere, anche perché possono essere ripetitive, come dimostrano i personaggi dotati di occhialini, tipo Herzfeld e Lennox, apparsi tra l'altro a breve distanza l'uno dall'altro sulla serie regolare e sempre resi graficamente da Marcello. Vorrei quindi vedere Boselli affrontare gli argomenti "texiani" in maniera più classica, stando attendo a non incappare in errori di percorso, e soprattutto evitando inutili innovazioni (penso al pugile italiano e al sudanese Karim apparsi nella storia de "Gli Invincibili")..

Concludendo?
Sicuramente questo articolo, che riassume essenzialmente scambi di idee e pareri, anche tra di loro diversi, non chiuderà l'argomento.

Come conclusioni riportiamo innanzitutto il parere di Andrea Bigi, riferito essenzialmente all'intervista rilasciata da Nizzi a uBC: "Se è vero che le affermazioni di Nizzi sono tutto sommato condivisibili, e che Boselli in certi casi ha esagerato (la stessa storia bellissima sul passato di Carson ha proprio Carson e non Tex come protagonista...) credo che in ogni caso occorra portare il discorso nella sua vera dimensione: io non parlerei tanto di autori troppo innovatori o troppo tradizionalisti, ma piuttosto di storie belle o brutte, o se volete di autori in forma o fuori fase. Nizzi è sempre sempre stato tradizionalista, ma per un bel pezzo (ossia finché ha avuto idee buone) ha scritto buone storie, non memorabili ma buone, che non facevano troppo rimpiangere il passato. Ora Nizzi non sa più scrivere queste storie. Punto. È prigioniero di uno schema "storico" che ha (quasi) tutte le ragioni per portare avanti (squadra che vince non si cambia, si sa), ma di fatto non riesce più a produrre cose decenti perché non ha idee. Il punto è tutto qui: Boselli si è messo in luce non tanto perché ha innovato, ma perché ha saputo scrivere belle storie. E rischiando molto, perché se nella scatola dell'innovazione non si mette dentro qualcosa di buono il fallimento è pressoché certo. Il pubblico è molto più portato a "punire" brutte storie da parte di un autore che cerca di innovare che brutte storie scritte comunque nel solco della tradizione. Forse è proprio questo il succo del discorso di Nizzi."

Migliori afferma quanto segue: "Nizzi ci ha traghettati felicemente in una nuova era di Tex, e gli dobbiamo molto. Anche ora, superato (speriamo) il periodo più difficile in cui sinceramente ha scritto diverse storie su cui è meglio sorvolare, nutro molto rispetto per il Tex di Nizzi. Con il penultimo Texone, anche Nizzi ci ha fatto vedere che è in grado, volendo, di imbastire una storia sui non protagonisti. Ma dice: si può fare solo una volta ogni tanto, non si può rubare troppo spazio a Tex. Spero che i (legittimi sia chiaro) diversi punti di vista, non facciano perdere di vista il problema: scrivere belle storie.

Le storie devono si' essere nella tradizione, soprattutto perché sappiamo benissimo che la maggior parte dei lettori di Tex ha una certa età, e probabilmente legge solo Tex come fumetto. A Tex non serve una operazione come quella di Frank Miller con Batman e il suo bellissimo, anzi stupendo capolavoro "Il ritorno del Cavaliere Oscuro". Ma non credo nemmeno che sia nell'interesse di Tex essere ingessato. Forse che G.L.Bonelli non ha sempre apportato dei piccoli cambiamenti di rotta fino a giungere al Tex della maturità? Allora, le vendite all'apice e le storie sempre più intense, fecero capire di essere arrivati al punto giusto. Ma questo punto non può essere mantenuto tale e quale per altri 50 anni, fino a quando l'ultimo lettore di Tex avrà concluso il suo cammino in questa valle di lacrime :-).

È chiaro che Tex non è alla ricerca di nuovi lettori, e che va difeso il zoccolo duro fino al naturale esaurimento della miniera (di lettori). Mi sembra altrettanto lampante che tutti cambiano, e quindi anche Tex, sia pure poco poco, dovrà prendere quelle caratteristiche a lui più consone che emergeranno nel frattempo sul mercato fumettistico. Se i non protagonisti permettono di scrivere delle belle storie, ben vengano. Se fossero sempre presenti forse stonerebbero, ma sono comunque inframezzati dal tranquillo tran-tran (e sinceramente troppo tranquillo) di Nizzi, che amalgama il tutto. Poco alla volta, i cambiamenti si possono fare e sperimentare anche in Tex, se l'impalcatura di base regge.

Sono molto interessanti le osservazioni degli autori sui vari Tex che si sono visti all'opera. Immagino che la discussione sia animata in redazione quando capita di trovarsi insieme. Soprattutto non credo che nessuno abbia titolo a lanciare crociate sulla filosofia di Tex. Io questo diritto, da lettore texiano, lo riconosco ad uno solo: G.L.Bonelli. E' quello il Tex del cuore, è quello il Tex che è andato e che anche se non tornerà mai più, ci ha ormai fatto innamorare del personaggio."


È quest'ultima frase che probabilmente tutti i lettori sottoscrivono in pieno.


 

 


 
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