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Avvertenze per la lettura L'articolo è strutturato in modo da presentare in ordine cronologico di apparizione i vari scrittori di Tex; le opinioni espresse sono da leggersi sempre in funzione della "disputa" Nizzi-Boselli.
In principio...
Come afferma Marco Migliori: "Certo che in una discussione sulle modifiche apportate a Tex, appare strano ignorare il primo "profanatore" della tradizione texiana :-). È Nolitta il primo sceneggiatore a cimentarsi con Tex e a tradire fin dal primo minuto l'identità texiana. Eppure, lo fa scrivendo delle belle storie. Una delle sue prime, El Muerto, con la sua trama da spaghetti-western, é anch'esso diventato un classico Texiano. In un'altra storia, Nolitta concede molto spazio ad un ragazzo che verrà mal giudicato da Tex, e il finale della storia, sia pure con un Tex grintoso e deciso, lascia un amaro in bocca che raramente (o mai?) avevamo vissuto in una storia di Bonelli padre. È per la bellezza delle storie, che perdono facilmente a Nolitta questi tradimenti." Si può essere d'accordo con quanto afferma Marco, ricordando anche che il Tex di Nolitta è sicuramente più verboso (o logorroico, come direbbe Martin Mystere), rispetto al Tex di Bonelli, come dimostrato nella storia con protagonista il Sasquatch. È vero che le storie nolittiane si ricordano volentieri, a partire dal già citato EL MUERTO, ma è anche vero che spesso viene da domandarsi se alcune di quelle storie fossero state scritte da altri, sarebbero state pubblicate identiche? Il mio riferimento è chiaro, parlo delle 582 tavole di Ritorno a Pilares, e la risposta che ne do è che no, non sarebbero state pubblicate in quel modo.
Nizzi è vero non tradisce il personaggio: rispetta le frasi tipiche, il centrare la vicenda su Tex, le caratteristiche e i ruoli di 3 dei 4 pards. Pero' è Nizzi ad esasperare certi comportamenti, proprio per evitare di uscire dal solco della tradizione. E' da Nizzi in poi, che certe frasi (già abituali della saga), si ripetono fino alla noia. E' da Nizzi in poi che non si perde occasione per dire vecchio cammello, 4 bistecche e una montagna di patatine e tante altre frasi tipicamente texiane, alle quali si cerca di aggiungere il meno possibile. E' Nizzi a trasformare Kit Carson in una macchietta, e ad istituzionalizzare i battibecchi tra i due pard. prima presenti ma non ossessivi. E' Nizzi a completare il ridimensionamento di Kit Willer, che G.L.Bonelli aveva sì inserito per sfruttare il filone degli eroi-ragazzini, riducendone il ruolo in seguito, ma lasciandolo sempre capace di qualche improvvisazione con Tiger. Nizzi prende e incatena Kit, che si trascina come un bamboccio al cospetto dei due nonni. Infine è Nizzi a non sfruttare (volontariamente) la caratteristica principale di Tex, quella che ne ha fatto la fortuna, soprattutto nel periodo d'oro dei primi anni '70. E' il lato epico di Tex. Quell'insieme di situazioni e comportamenti, che fanno non solo digerire al lettore assurdità incommensurabili come lottare "uno contro venti", ma lo tengono addirittura "incatenato" alla sedia, attento pagina dopo pagina sulle belle tavole del grande staff di disegnatori. Dicevo che vi rinuncia volontariamente nella gran maggioranza dei casi, o perché non lo sente suo, o perché pensa di non riuscire a replicare lo stile di Bonelli padre, o perché non ritiene generalmente necessario sovraccaricare di enfasi le avventure. Anche perché vediamo che, ad esempio con il passato di Tiger Jack, anche Nizzi può seguire quella strada, dando inoltre più spessore a Tiger (il contrario di quello che farà' con Kit). Sarebbe imperdonabile, ad esempio, nella futura storia del ritorno di Mefisto, rinunciare a tutta la carica epica, a tutto quello che Mefisto significa per i lettori di Tex. Lì i personaggi vanno enfatizzati OBBLIGATORIAMENTE. Per finire, rinuncia volontariamente ad un suo Tex, che possa mantenere il lato epico delle storie di G.L.Bonelli, introducendo qualche nuova caratteristica che ne esalti lo spessore. Introduce sì nuove caratteristiche, come quelle dette sopra, ma non nella strada maestra indicata da G.L.Bonelli. C'e' poi un'ultima caratteristica che diversifica Nizzi da G.L.Bonelli, ed è la comicità. Tex non è certo un fumetto comico, e neanche con Nizzi lo diventa. Pero' Nizzi riesce (ed in genere molto abilmente) a infilare personaggi comici (come Zeke Colter dell'almanacco 1994), o situazioni che addirittura coinvolgono i pards (la diligenza di "travestiti" nel secondo Texone), ma non Tex. E qui sta il punto: Nizzi, introduce queste nuove caratteristiche ma non tocca mai Tex, che anzi vede AUMENTARE il suo essere al centro della scena. Bonelli padre ha sempre messo in Tex il punto focale. E' inutile negarlo. Mai una incertezza ha attraversato la mente di Tex, mai ha pensato di abbandonare il ruolo di leader. Pero' non ha neanche mai rubato la scena agli altri. Nelle storie di Bonelli padre, Tex emerge in maniera naturale come leader dei quattro. Mai una volta ho pensato: cavolo, qui ci vuole Tex perché quest'altro è un cretino e non sa combinare niente. In quelle di Nizzi più di una volta ho avvertito come "opprimente" il controllo di Tex sugli altri. Nizzi si è quindi iscritto nel Tex di Bonelli, riuscendo nell'impresa di qualificarsi come degno successore. Un successore diverso, ma non può' essere altrimenti con il personaggio di un altro, soprattutto con un personaggio cosi' caratterizzato e identificato dall'autore originale in se stesso. Un successore che ha saputo cambiare l'impostazione dei personaggi, senza che i lettori se ne avessero tropo a male. Prova ne è, che tanti lettori, anche "vecchi" lettori di Tex, identificano Tex con il Tex di Nizzi. Come appassionato di Tex fin dalla nascita (e' una esagerazione ma non tanto :-), non posso fare a meno di chiedermi, da quanto questi lettori non si rileggono le storie di G.L.Bonelli. Saro' anche giovane come lettore di Tex con i miei 30 anni, ma la penso cosi', non voletemene ;-). Nizzi ci ha dato tante belle storie, e di questo dobbiamo solo essergli grati come lettori e appassionati. Non ci ha dato nessun capolavoro (in Tex), ne mai ce lo darà, perché ha a mio avviso rinunciato o minimizzato (quasi sempre) i ruoli e le possibilità della formidabile "macchina da guerra" costituita dai pards." Questo invece il parere di Mauro Traversa: "Condivido le paure e le perplessità di Nizzi sul fatto che allontanando Tex dal modello originale bonelliano, si rischia di fare un altro prodotto western generico che non trova quell'interesse per il grosso pubblico che Tex ha sempre avuto. A tal proposito, l'esempio di Ken Parker mi sembra molto azzeccato. Lo stile di Tex ruota intorno a dogmi ben precisi del tipo: Tex non ha dubbi, Tex è al centro delle storie e le condiziona, le altre sono figure (vedi pedine) sono lì solo per far funzionare la storia, ma la loro personalità non deve mai sfiorare per importanza quella del ranger,.. Questo è Tex, diversamente si fa un altro prodotto. Nizzi è stato da sempre un professionista con una straordinaria capacita` "camaleontica" di calarsi nel ruolo di erede di Bonelli padre e ha costruito un mucchio di belle storie. Oggi purtroppo, se la sua impostazione della storia e i suoi dialoghi sono ancora perfettamente texiani, lo scarso spessore di molte storie di questi ultimi anni lascia abbastanza preoccupati. La vena creativa sembra pericolosamente in esaurimento e le sue storie appaiono spesso insipide e incolore."
mi chiamo Berardi, Giancarlo Berardi
La crisi del 1992
seguro! Segura!
Medda e Canzio
Berardi mette all'opera un Tex sempre al centro degli eventi, nella pura tradizione classica. Ma non rinuncia, come da tradizione di Lungo Fucile, a dare ampio spazio alle vicende e ai siparietti tra i numerosi non-protagonisti che caratterizza nella vicenda. Boselli riprende questo spunto e lo fa diventare quasi asse portante delle sue storie Texiane. In quest'ottica va visto l'uso dei grandi gruppi che fa Boselli: quale miglior modo di dare enfasi alla storia, e di riportare Tex al suo lato epico, che farlo scontrare/ruotare attorno ad un folto gruppo di non protagonisti dalla personalità accentuata e all'altezza (apparentemente) di Tex e dei pards? In realtà, mettendo un attimo da parte il discorso dei non-protagonisti, le storie di Boselli sono DECISAMENTE molto più simili a quelle di G.L.Bonelli di quelle di Nizzi. Le storie sono epiche, Tex non è alle prese con dei rubagalline, ma con avversari pericolosi. Tex che si butta già dalle scale sparando di fronte a numerosi nemici (ultimo Texone), è quanto di più Texiano esista. Certo, l'enfatizzare il ruolo dei non protagonisti non appartiene al Tex di G.L.Bonelli. Le storie di questo tipo (e non con numerosi non protagonisti), sono pochissime, una tra tutte: Lucero. Non è un caso che l'avventura dei "Mescaleros" occupi un posto d'onore tra i capolavori di Tex. Quando c'è una forte personalità, tutta la storia ne giova. Boselli non sceglie pero' un non-protagonista e lo fa "crescere" durante la storia. Mette invece un gruppo e caratterizza diversi personaggi, con alterne fortune. Anche nella bella storia degli Invincibili, l'enfasi sulla invincibilità dei due irlandesi nemici alla fine, appare un po' "innaturale", in quanto non Boselli non riesce/vuole a far crescere il rapporto tra loro durante la storia: fin dall'inizio i due appaiono, "ci chiamiamo Invincibili" e la spiegazione è tutta li'. Non è quindi facile fare storie simili. Boselli ha scritto un capolavoro e altre belle storie, perché ha "rischiato". Non si può pensare di riuscire a scrivere un Tex con un impatto simile a quello di G.L.Bonelli senza osare un po'. E storie simili risaltono ancora maggiormente quando Nizzi tende a appiattirsi." Questo invece è il parere di Traversa: "Boselli è invece partito da subito per la tangente con un discorso completamente innovativo e tante ricche idee. Ma, se le idee sono sempre ben volute, il suo stile di scrivere Tex non può che inquietare il lettore (almeno quello più tradizionale che è comunque la grossa base): lo stile è "pericolosamente" innovativo e i rischi sono quelli espressi più` sopra. Ha ragione Nizzi che, se una storia su dieci è di stile innovativo, siamo tutti contenti perché una ventata di freschezza fa sempre piacere. Ma deve essere giusto una ventata che soffia ogni tanto sulla saga e niente di più. Il futuro di Tex, se non si vuole perdere la sua "classicità", può avere qualche momento innovativo, ma nove storie su dieci devono rimanere aderenti al modello originale. Lo sforzo dello sceneggiatore deve essere tutto rivolto a mettere in piedi delle belle storie, spesse ed accattivanti, ricche di trovate e di colpi di scene: è forse tutto quello che chiede il lettore. Le storie di Boselli non possono quindi essere definite brutte, devono essere definite interessanti, se non belle, ma nella maggior parte dei casi, non sono storie prettamente texiane. Almeno Tex c'è, ma spesso non è il protagonista, fa parte del gruppo costituito di volta in volta da Gli Innocenti, Gli Invincibili, il tenente Torrence, Juan Razos e lui con Carson e raramente gli altri pards. I commenti che sentiamo sulle storie di Boselli sono di due tipi, prevalentemente: gli entusiasti e coloro che invece non riescono a finire di leggere la storia. Fermo restando che il diritto del lettore, qualunque tipo sia, di NON finire di leggere un libro, un articolo, una storia, non mi sento di appartenere a nessuna delle due categorie. So che gli antichi dicevano aurea via di mezzo, aurea via di mediocrità, ma non credo che questo sia vero per il parere che vado ad esprimere. Ritengo Boselli un buon sceneggiatore, formato da anni di gavetta in redazione, e credo che lui ne sia conscio, però nell'affrontare personaggi non suoi (oltre a Tex penso a Zagor), e qui ritengo stia il nocciolo della questione, preferisce portare le sue storie su campi innovativi per le caratteristiche della serie, anche se lui si ritiene tradizionale (si veda la sua intervista ad uBC). Ciò potrebbe essere spiegato con almeno due motivazioni: primo, rispetto per il creatore e quindi non volere intaccare le caratteristiche del personaggio, per rispetto delle caratteristiche dello stesso; secondo non volere intaccare le caratteristiche del personaggio per timore, forse, di non reggere il confronto con chi lo ha preceduto. A dire il vero potrebbe esserci anche una terza spiegazione: le storie gli escono così, di getto, sia in termini quantitativi sia qualitativi. Supportato anche da buoni disegnatori, non solo per Tex ma soprattutto per Zagor, il tutto crea un'alchimia esplosiva che ne ha decretato, almeno tra gli affezionati della rete, un ottimo successo. Le ragioni di questo successo sono essenzialmente legate alle novità introdotte nella serie, partendo come già detto, dal non lasciare Tex unico protagonista. Questo, unito alla forte caratterizzazione dei personaggi comprimari, che non sono più di contorno, fa risaltare sicuramente la storia. Attenzione però: le forti caratterizzazioni alla lunga possono nuocere, anche perché possono essere ripetitive, come dimostrano i personaggi dotati di occhialini, tipo Herzfeld e Lennox, apparsi tra l'altro a breve distanza l'uno dall'altro sulla serie regolare e sempre resi graficamente da Marcello. Vorrei quindi vedere Boselli affrontare gli argomenti "texiani" in maniera più classica, stando attendo a non incappare in errori di percorso, e soprattutto evitando inutili innovazioni (penso al pugile italiano e al sudanese Karim apparsi nella storia de "Gli Invincibili")..
Concludendo?
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