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Scusa, genio, hai mica visto un demone? recensione di Luigi Ferrini Un manipolo di avventurieri viene ingaggiato per sconfiggere un terribile nemico... Che cosa si annida tra le sabbie del deserto?
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Zona X è una testata che spazia negli sconfinati universi della fantasy, questo è vero. E` anche vero però che questo è probabilmente il primo episodio puramente fantasy che venga pubblicato. L'ambientazione è decisamente originale (anche se parlare di originalità in una produzione fantastica è sempre più difficile, e non solo nei fumetti), ma per il resto sono presenti praticamente tutti i topoi narrativi del genere: dal gruppo di avventurieri che viene assoldato (ed il gruppo ha un sapore che ricorda molto Dungeons & Dragons) al demone da sconfiggere (che, come nella migliore produzione fantastica, racchiude in sé l'essenza dello scontro tra bene e male). Ad un occhio attento i riferimenti con i giochi di ruolo non mancano: già dal nome degli incantesimi qualsiasi giocatore si sente a casa, e anche la parte introduttiva della storia, che può sembrare piuttosto pesante, in realtà è ben calibrata ed introduce perfettamente nell'ambientazione "orientale" e nell'atmosfera della storia. Peccato per i personaggi, che forse potevano essere studiati di più dal punto di vista psicologico, ma effettivamente, per una storia di 70 pagine, questo è il massimo che ci possiamo aspettare. Inoltre, nel finale, l'ultima vignetta finisce senza un appropriato climax, e non rende appieno l'effetto desiderato.
Dopo le performance sulle pagine di Nathan Never, Michelazzo si cimenta con tematiche fantastiche; decisamente con un buon esito. Il suo tratto essenziale e nervoso (anche se so già che qualcuno dirà di non averlo apprezzato) rende perfettamente l'idea di un ambiente caldo, secco, magari sporco, molto roccioso: proprio quello che serviva per questa storia. Unico appunto possibile nella realizzazione dei mostri, che sembrano fatti di cartapesta, specialmente quelli delle pagg.137-138. Ma si sa, nessuno è perfetto.
Una realizzazione decisamente buona. Insieme al racconto visto
nel numero precedente, spezza la tradizione
che voleva i classici mai ad alto livello.
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