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Sog. e
Sce. Jacopo Rauch
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Chiaramente un autore "novizio" come Jacopo Rauch soffre di alcuni handicap in confronto a "veterani" come Boselli e Burattini, e non solo per quanto concerne la conoscenza del personaggio, del suo mondo e dei meccanismi della narrazione in generale. E' indubbio, infatti, che chiunque si accosti per la prima volta ad un fumetto con una cos� ricca storia alle spalle, come � Zagor, non possa permettersi di mettere mano alla continuity, n� di recuperare vecchi personaggi pi� o meno cari ai lettori, n� di lanciarsi in un'avventura "sperimentale" o in qualche modo fuori dai canoni. Suo dovere �, prima di tutto, dimostrare di essere capace di misurarsi con l'interpretazione pi� classica del personaggio, requisito basilare per poter entrare a buon diritto a far parte dello staff di sceneggiatori della serie. Nessuna sorpresa, quindi, che Jacopo Rauch ci offra un'avventura ambientata a Darkwood, tra banditi, indiani bellicosi e trafficanti di whisky, inserendosi in un filone narrativo che ormai difficilmente pu� entusiasmare il lettore moderno, abituato a vicende ben pi� affascinanti e sorprendenti, e a villain di calibro superiore a quello di un paio di musi rossi e di qualche pistolero, per tacere del fatto che di storie di tal genere gli zagoriani di vecchia data ne hanno gi� lette molte, per non dire troppe. Eppure, a volte pu� far piacere ritrovare in un albo situazioni gi� note, purch� l'occhio del nuovo autore sia capace di farcele vedere da una nuova prospettiva, senza che il deja vu ci tormenti durante la lettura.
"La presentazione che Rauch fa di s� merita un giusto riconoscimento"
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Tutto considerato, la presentazione che Jacopo Rauch fa di s� con "L'oro dei fratelli Ward" merita, se non proprio un applauso, almeno un giusto riconoscimento. La storia, � vero, non brilla per inventiva, ma il modo in cui � narrata � pi� che soddisfacente, e molte cose ci sono piaciute. Ad esempio Cico, che qui vediamo particolarmente attivo e risoluto. Questa versione del personaggio potr� spiazzare i nuovi lettori, ma non avr� trovato molto impreparati i vecchi aficionados dello Spirito con la Scure, che ricorderanno alcune passate prodezze del piccolo messicano. Qualcuno potr� obiettare, e non a torto, che un tempo si trattava pi� di smargiassate che di coraggio vero e proprio, ma il sottoscritto non � mai stato un fanatico della pi� rigida congruenza, e maggiore libert� si concede agli autori, tanto meglio � per tutti quanti. Sta poi al buonsenso degli autori e dei supervisori della serie capire fino a dove ci si pu� spingere, e al buonsenso dei lettori la volont� di concedere la giusta complicit� a chi scrive. Per cui, se oggi il buon pancione ha voglia di fare l'eroe, non saremo certo noi ad impedirglielo.
Cico entra in azione
Disegno di D'Arcangelo, (c) 2002 SBE
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Due buoni personaggi sono anche Willie Drink, prototipo della simpatica canaglia sulla via della redenzione, protagonista fra l'altro di alcuni spassosi battibecchi con Cico, e Sarita, ex "ballerina" (le virgolette sono d'obbligo: � gi� tanto che si ammetta sulle pagine di Zagor che i saloon del west avevano le loro "ballerine") e ora cervello della banda di Red Archer. Con queste due figure Rauch dimostra di aver colto un paio di elementi importanti dello spirito della serie, ovvero una presenza femminile forte, e la caratterizzazione non monocorde dei personaggi. E' giusto anche menzionare, tra i lati positivi della storia, la lunga sequenza dello scontro sul fiume all'inizio del secondo albo, che non solo ci � parsa ben narrata, ma anche piuttosto originale nello svolgimento e pregevole nel ruolo che hanno avuto sia Zagor che Cico. E' proprio in un caso come questo che si pu� apprezzare la freschezza che un nuovo autore pu� donare a una situazione classica: di sparatorie, sui fiumi e non, ne abbiamo viste un'infinit�, ma qui Rauch � riuscito, in qualche modo, a fare qualcosa di diverso, infondendo una scintilla di novit� in un comune scontro tra bianchi e pellerossa, e questo non � un particolare da trascurare, anche perch� � l'unico vantaggio che i "novizi" hanno rispetto ai "veterani".
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Roberto D'Arcangelo
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Cico e Willie Drink,
disegno di D'Arcangelo, (c) 2002 SBE
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Roberto D'Arcangelo mancava dalle pagine di Zagor fin dai tempi del suo esordio, sui testi di Stefano "chi l'ha visto" Marzorati ("Paura sull'Alta Sierra", ZG 401/402), ovvero da ben tre anni. Col passare del tempo, l'influenza di Ivo Milazzo sembra essersi alquanto affievolita, e questo ci sembra un peccato. Non certo perch� ci teniamo particolarmente ad avere ancora un altro autore che si ispira allo stile del rinomato genitore di Ken Parker (anzi, direi che in Bonelli ce n'� gi� fin troppi che lo fanno, per amore o per forza), ma solo perch� il tratto di D'Arcangelo ci pare ancora meno maturo di quanto non fosse tre anni fa. Basti guardare il suo Zagor, troppo poco incisivo e troppo poco caratterizzato per poter essere giudicato soddisfacente. Non � la capacit� di narrare che manca a D'Arcengelo: � proprio il carattere, la personalit� dei disegni, che ancora fatica a formarsi completamente.
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Dubito fortemente che "L'oro dei fratelli Ward" possa rimanere a lungo nella memoria dei lettori, ma, se non altro, � stata un discreto biglietto di presentazione per Jacopo Rauch, che torner� a Maggio di questo stesso anno con la storia doppia "I naufragatori"/"La casa sulla scogliera", stavolta in coppia con Chiarolla. D'Arcangelo, invece, lo ritroveremo sul prossimo Maxi Zagor, per il quale ha portato a compimento una storia iniziata da Franco Donatelli.
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