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" L'oro dei
fratelli Ward"



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Non � tutto oro. . .
recensione di Daniele Alfonso



TESTI
Sog. e Sce. Jacopo Rauch    

Chiaramente un autore "novizio" come Jacopo Rauch soffre di alcuni handicap in confronto a "veterani" come Boselli e Burattini, e non solo per quanto concerne la conoscenza del personaggio, del suo mondo e dei meccanismi della narrazione in generale. E' indubbio, infatti, che chiunque si accosti per la prima volta ad un fumetto con una cos� ricca storia alle spalle, come � Zagor, non possa permettersi di mettere mano alla continuity, n� di recuperare vecchi personaggi pi� o meno cari ai lettori, n� di lanciarsi in un'avventura "sperimentale" o in qualche modo fuori dai canoni. Suo dovere �, prima di tutto, dimostrare di essere capace di misurarsi con l'interpretazione pi� classica del personaggio, requisito basilare per poter entrare a buon diritto a far parte dello staff di sceneggiatori della serie. Nessuna sorpresa, quindi, che Jacopo Rauch ci offra un'avventura ambientata a Darkwood, tra banditi, indiani bellicosi e trafficanti di whisky, inserendosi in un filone narrativo che ormai difficilmente pu� entusiasmare il lettore moderno, abituato a vicende ben pi� affascinanti e sorprendenti, e a villain di calibro superiore a quello di un paio di musi rossi e di qualche pistolero, per tacere del fatto che di storie di tal genere gli zagoriani di vecchia data ne hanno gi� lette molte, per non dire troppe. Eppure, a volte pu� far piacere ritrovare in un albo situazioni gi� note, purch� l'occhio del nuovo autore sia capace di farcele vedere da una nuova prospettiva, senza che il deja vu ci tormenti durante la lettura.

"La presentazione che Rauch fa di s� merita un giusto riconoscimento"
   

Tutto considerato, la presentazione che Jacopo Rauch fa di s� con "L'oro dei fratelli Ward" merita, se non proprio un applauso, almeno un giusto riconoscimento. La storia, � vero, non brilla per inventiva, ma il modo in cui � narrata � pi� che soddisfacente, e molte cose ci sono piaciute. Ad esempio Cico, che qui vediamo particolarmente attivo e risoluto. Questa versione del personaggio potr� spiazzare i nuovi lettori, ma non avr� trovato molto impreparati i vecchi aficionados dello Spirito con la Scure, che ricorderanno alcune passate prodezze del piccolo messicano. Qualcuno potr� obiettare, e non a torto, che un tempo si trattava pi� di smargiassate che di coraggio vero e proprio, ma il sottoscritto non � mai stato un fanatico della pi� rigida congruenza, e maggiore libert� si concede agli autori, tanto meglio � per tutti quanti. Sta poi al buonsenso degli autori e dei supervisori della serie capire fino a dove ci si pu� spingere, e al buonsenso dei lettori la volont� di concedere la giusta complicit� a chi scrive. Per cui, se oggi il buon pancione ha voglia di fare l'eroe, non saremo certo noi ad impedirglielo.

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Cico entra in azione
Disegno di D'Arcangelo, (c) 2002 SBE

Due buoni personaggi sono anche Willie Drink, prototipo della simpatica canaglia sulla via della redenzione, protagonista fra l'altro di alcuni spassosi battibecchi con Cico, e Sarita, ex "ballerina" (le virgolette sono d'obbligo: � gi� tanto che si ammetta sulle pagine di Zagor che i saloon del west avevano le loro "ballerine") e ora cervello della banda di Red Archer. Con queste due figure Rauch dimostra di aver colto un paio di elementi importanti dello spirito della serie, ovvero una presenza femminile forte, e la caratterizzazione non monocorde dei personaggi. E' giusto anche menzionare, tra i lati positivi della storia, la lunga sequenza dello scontro sul fiume all'inizio del secondo albo, che non solo ci � parsa ben narrata, ma anche piuttosto originale nello svolgimento e pregevole nel ruolo che hanno avuto sia Zagor che Cico. E' proprio in un caso come questo che si pu� apprezzare la freschezza che un nuovo autore pu� donare a una situazione classica: di sparatorie, sui fiumi e non, ne abbiamo viste un'infinit�, ma qui Rauch � riuscito, in qualche modo, a fare qualcosa di diverso, infondendo una scintilla di novit� in un comune scontro tra bianchi e pellerossa, e questo non � un particolare da trascurare, anche perch� � l'unico vantaggio che i "novizi" hanno rispetto ai "veterani".



DISEGNI
Roberto D'Arcangelo    

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Cico e Willie Drink,
disegno di D'Arcangelo, (c) 2002 SBE
   

Roberto D'Arcangelo mancava dalle pagine di Zagor fin dai tempi del suo esordio, sui testi di Stefano "chi l'ha visto" Marzorati ("Paura sull'Alta Sierra", ZG 401/402), ovvero da ben tre anni. Col passare del tempo, l'influenza di Ivo Milazzo sembra essersi alquanto affievolita, e questo ci sembra un peccato. Non certo perch� ci teniamo particolarmente ad avere ancora un altro autore che si ispira allo stile del rinomato genitore di Ken Parker (anzi, direi che in Bonelli ce n'� gi� fin troppi che lo fanno, per amore o per forza), ma solo perch� il tratto di D'Arcangelo ci pare ancora meno maturo di quanto non fosse tre anni fa. Basti guardare il suo Zagor, troppo poco incisivo e troppo poco caratterizzato per poter essere giudicato soddisfacente. Non � la capacit� di narrare che manca a D'Arcengelo: � proprio il carattere, la personalit� dei disegni, che ancora fatica a formarsi completamente.



GLOBALE
 

Dubito fortemente che "L'oro dei fratelli Ward" possa rimanere a lungo nella memoria dei lettori, ma, se non altro, � stata un discreto biglietto di presentazione per Jacopo Rauch, che torner� a Maggio di questo stesso anno con la storia doppia "I naufragatori"/"La casa sulla scogliera", stavolta in coppia con Chiarolla. D'Arcangelo, invece, lo ritroveremo sul prossimo Maxi Zagor, per il quale ha portato a compimento una storia iniziata da Franco Donatelli.
 

 


 
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