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"Paura sull'Alta Sierra"


Pagine correlate:

La bella Joanna ha un marito scomparso, i trapper e i cittadini di Golgotha devono vedersela con un pazzo assassino, vittima di un'infanzia traumatica...

Ognuno ha la sua croce
recensione di Daniele Alfonso



TESTI
Sog. e Sce. Stefano Marzorati    

Facciamo il punto della situazione. Zagor e Doc sono sulle Skull Mountains per dare la caccia all'assassino Caleb, un personaggio molto misterioso, su cui noi lettori ci facciamo numerose domande: perch� uccide i trapper? perch� viene definito "creatura del demonio" a pag.8? perch� tiene prigioniero Jonathan Ashley, a cui legge brani di libri? come mai i lupi sembrano essere suoi alleati? perch�, a pag.58, ha infilato il cadavere di quella squaw su per la cappa del camino? Domande senza risposta, che invogliano alla lettura e tengono col fiato sospeso.

"C'� una situazione di stallo (..)"    
Purtroppo per i nostri eroi, Caleb � maledettamente furbo, e si muove in un ambiente che conosce alla perfezione, per cui Zagor non avr� la minima possibilit� di catturarlo. C'� una situazione di stallo, che va in qualche modo risolta. Come? Trasferendo i nostri eroi a Golgotha, dove troveranno risposta a tutte le loro domande, e dove non dovranno andare a cercare Caleb, perch� sar� lui a venire da loro.

Per fortuna, capita una bella tormenta di neve, i nostri perdono l'orizzonte tra le montagne, e finiscono proprio a Golgotha, un paese evidentemente non troppo lontano da Fort Bridger, da cui parte l'avventura, ma allo stesso tempo isolato e irraggiungibile. Gli abitanti di Fort Bridger non sanno dell'esistenza di quelli di Golgotha, e viceversa. D'altra parte, se si conoscessero, avrebbero capito di avere a che fare con lo stesso problema (Caleb), e si sarebbero alleati per farlo fuori, magari senza neanche tirare in ballo Zagor.

"Un espediente narrativo che nasconde un bel buco nel soggetto (..)"    

Insomma, Fort Bridger e Golgotha sono due realt� separate e incompatibili fra loro, ma entrambe necessarie per il prosieguo della storia. Vengono collegate l'una all'altra tramite la suddetta tormenta di neve, un espediente narrativo che, di fatto, nasconde un bel buco nel soggetto, un buco che divide la storia in due parti: nella prima Zagor non sa niente di Golgotha, nella seconda si ritrova a Golgotha.

Facciamo finta di niente, e proseguiamo nella lettura, ansiosi di ricevere risposta a tutte le domande che facevamo all'inizio, ma -delusione- le risposte non arrivano. O meglio, ne arriva una sola: Caleb ha avuto un'infanzia traumatica, � andato fuori di testa, e ora se la prende con tutto e con tutti. E' perfettamente plausibile, ed � una risposta interessante, solo che lascia parecchi dubbi sul comportamento di Caleb (ricordate la frase "creatura del demonio", e la squaw infilata nel camino? E i libri?).

"L'autore dedica una grande attenzione ai personaggi (..)"    

C'� da essere abbastanza delusi, ma questa prima storia zagoriana di Stefano Marzorati non � affatto da buttare via. L'autore dedica una grande attenzione ai personaggi, e da questo lato la storia � pregevole. Il pi� interesante fra tutti � di certo Joanna Ashley, che non ha niente a che spartire con lo stereotipo della fanciulla in pericolo (anzi, � lei che corre in aiuto di un uomo in pericolo, suo marito), ma che si rivela da subito una donna determinata, dall'animo forte, e che tuttavia non rinuncia a un'affascinante femminilit�, come altri personaggi che da alcuni mesi troviamo a fianco dello Spirito con la Scure (Marie Laveau e Gambit, tanto per citarne un paio). Fra Joanna e Zagor si svolge un bel dialogo a pag.50-51 del primo albo, in cui i due hanno modo di fare un po' di filosofia sulla vita nei boschi, senza essere stucchevoli o retorici.

Marzorati non trascura neanche i comprimari: si prende ben sei tavole per farci fare la conoscenza, (un po' troppo formalmente, forse) con tutti i trapper che compongono la posse contro Caleb, e ognuno di essi ha un particolare che lo distingue dall'altro. Da non trascurare la scazzottata tra Walton e Collins, e il terrificante racconto di Boswell attorno al fuoco: tutte scene non indispensabili alla storia, ma che la arricchiscono, rendendola pi� verosimile. Neanche i cattivi sono banali, anche se la coppia Moses-Goliath � tutt'altro che inedita, e ricorda troppo da vicino il duo Master-Blaster dal film "Mad Max III".

Nelle primissime tavole della storia, Marzorati sembra un po' impacciato, e la scena che si svolge sulla chiatta mi ha lasciato alquanto perplesso, per il ritmo della narrazione e la divisione in vignette, ma poi Marzorati prende il volo, e si dimostra capace di gestire abilmente la lunga sequenza del secondo albo, in cui i nostri eroi sono presi fra due fuochi dagli abitanti di Golgotha, e in pi� entra in scena anche Caleb, a complicare la situazione.



DISEGNI
Roberto D'arcangelo    

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Un bel cazzotto,
disegno di D'Arcangelo, (c) 1999 SBE
   

I fan dello Spirito con la Scure iscritti allo Zagor Club (e ne approfitto per ricordare che uBC ospita Darkwood Online, il sito ufficiale del club) avranno gi� letto l'intervista a D'Arcangelo sul quinto numero di Darkwood Monitor, e sapranno gi� che lo stile del disegnatore si rif� a quello di Ivo Milazzo, il "pap�" di Ken Parker. Del resto, non si pu� non notare l'impronta milazziana in tanti particolari dei disegni di D'Arcangelo. E' evidente gi� dalle onomatopee, rese con linee multiple per conferire maggiore dinamismo, o per suggerire un'effetto di eco. E' evidente nelle fisionomie di alcuni personaggi: se quelli gi� noti sono giustamente fedeli all'impostazione classica della serie, Joanna Ashley sembra uscita da un numero di Lungo Fucile. E' evidente, in alcune tavole pi� che in altre, nelle inchiostrature, soprattutto nelle scene notturne e negli interni.

Il giudizio, per questo esordio sulle tavole dello Spirito con la Scure, � senz'altro positivo. L'attenzione per il realismo, per la corretta postura dei personaggi, per una rappresentazione completa ma senza eccesso di particolari, dimostrano lo stile di D'Arcangelo � molto adatto alla serie del Re di Darkwood. Per il futuro, per�, raccomanderei uno studio pi� attento proprio dei tratti del volto di Zagor. Anche se D'Arcangelo disegna Zagor meglio di quanto abbia fatto Milazzo in "Uomini, bestie ed eroi" (KP 15, cfr. anche l'articolo sui teamup bonelliani), si richiede ancora qualche aggiustatina...

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Onomatopee molto "milazziane"
disegno di D'Arcangelo (c) 1999 SBE



GLOBALE
 

Un albo lontano dall'eccellenza, ma che fa ben sperare per il futuro di Marzorati e D'Arcangelo nello staff degli autori di Zagor. Buone anche le due copertine di Ferri.
 

 


 
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