Zagor 577-580
Scheda IT-ZG-577-580
"La Bibbia insegna come si va nei cieli, non come vadano i cieli". Questa frase di
Galileo Galilei, citata da uno dei "sapienti" de
La profezia, ben riassume il tema principale di questo ambizioso episodio di
Zagor: il conflitto tra la superstizione, l'ignoranza e il fanatismo da una parte, e la conoscenza e l'illuminazione (o il semplice buon senso) dall'altro.
Il terreno di scontro tra le due posizioni è la catastrofe naturale, sottoforma di terremoto e tsunami, che distrugge la città di Concepcion, in Cile: tragedia profetizzata dal folle e semi-diabolico
frate Tomas, che scatena i suoi seguaci contro coloro che, a suo dire, hanno scatenato la collera divina o che mettono in dubbio i contenuti delle Sacre Scritture. In questa situazione, oltre naturalmente a Zagor e
Cico, incappano gli attori girovaghi della compagnia
Deplano y Matamoros, loro vecchi amici, nonché figure storiche come il naturalista
Charles Darwin e il capitano
Robert Fitzroy. Questi ultimi due, in particolare, ripropongono, in versione moderata, il conflitto di cui si parlava, con il primo che è naturalmente per una visione scientifica degli avvenimenti e il secondo che non si allontana da una pura adesione a quanto è scritto nella Bibbia.
Dopo l'apocalisse: Darwin e Fitzroy
disegni di Verni e Sedioli, Zagor 579, pag.44
(c) 2013 Sergio Bonelli Editore

Non mancano, grazie alle dotte figure che affiancano Zagor, riflessioni sulle radici del fanatismo o sull'impossibilità di dare una risposta al perché avvengono tragedie che colpiscono buoni e cattivi senza distinzioni (anche se la "zampata" finale, che incita a rialzarsi e reagire, è dello Spirito con la Scure,
vedere la frase). E non mancano le
locations o le tematiche insolite e poco percorse da personaggi di fumetti (il Cile, con le sue montagne di pietra e le miniere di rame, o le condizioni di lavoro dei minatori), all'insegna della forte documentazione storica che caratterizza questa trasferta in Sudamerica, come rivendica l'autore
Moreno Burattini dal suo
blog. E ci sono sequenze "forti", come i due frati uccisi a bastonate da una squadrone di fanatici. Eppure la storia non "prende". Il motivo è che per una serie longeva come Zagor, più che il "cosa" (l'originalità dell'idea) è il "come" (caratterizzazione dei personaggi di contorno, dialoghi e ritmo) a rendere avvincente una lettura, dopo decenni di storie. Diversamente, la ragion d'essere di testate come Zagor o
Tex si sarebbe già esaurita da tempo. E le riflessioni dei personaggi sulla vita e sulla morte, o sul lungo cammino che la conoscenza deve percorrere per illuminare l'uomo e liberarlo da ignoranza e pregiudizi, non riescono a scrollarsi di dosso la sensazione di apparire come gentili conversazioni da salotto, mentre si sorseggia una tazza di tè.
Dopo l'apocalisse: Frate Tomas e i cittadini di Concepcion
disegni di Sedioli e Verni, Zagor 579, pag.36
(c) 2013 Sergio Bonelli Editore

Ben vengano riflessioni e spunti che arricchiscono i lettori (che per essere efficaci, tuttavia, dovrebbero essere suggeriti in modo "implicito" dalla trama), ma in fondo in Zagor il fattore trainante resta l'avventura: nessuno si sarebbe potuto aspettare, legittimamente, di trovare in questa storia le tragedie esistenziali o gli aspetti più crudi di autentiche apocalissi che sempre più spesso avvengono oggigiorno da qualche parte nel mondo (su cui, giustamente, la trama non spinge l'acceleratore). E non si può certo dire che manchi l'azione in questo episodio. L'elemento avventuroso resta tuttavia "povero", narrativamente parlando. L'avvio e la chiusura della vicenda sono dettati da una coppia di banditi che, per fascino e caratterizzazione, è degna del cosiddetto "medioevo" zagoriano, il lungo periodo
post nolittiano degli anni '80 che precedette il "risorgimento" di
Boselli&Burattini negli anni '90. La tragedia che distrugge Concepcion non fa invece che interrompere, temporaneamente, situazioni pressoché identiche. Restando in ambito zagoriano, nell'ormai classico
Sinistri presagi, l'attesa di una incombente catastrofe naturale, correttamente profetizzata dal folle Diablar, era stata solo il prologo di una vicenda che poi sarebbe decollata in tutt'altra direzione. Ne
La profezia, invece, sia prima che dopo il terremoto l'avventura consiste in Zagor e compagni che, in netta inferiorità numerica, sono sotto attacco da parte di una schiera di fanatici.
Di per sé questo non è un fattore necessariamente negativo. Le sequenze d'azione di tipo "pim pum pam" (l'infelice e odioso termine spesso utilizzato dai lettori di Zagor o dai suoi autori nei forum) non sono un problema in quanto tali: senza scomodare i classici di
Nolitta degli anni '70, si vedano in ambito bonelliano i ben più recenti episodi di
Magico Vento come
Killer Town o
El Ciego, dove l'abbondanza di sparatorie è solo il "mezzo" e non mancano spunti e riflessioni grazie alla bellezza dei dialoghi, alla caratterizzazione dei protagonisti e alla narrazione asciutta e libera da ridondanze. E' quando questo non succede, e il "pim pum pam" diventa solo il "fine", che l'appagamento provato nella lettura cala vertiginosamente.
Quando disegni e testi raccontano la stessa cosa
disegni di Sedioli e Verni, Zagor 580, pag.5
(c) 2013 Sergio Bonelli Editore

L'inedita accoppiata ai disegni, formata dai veterani
Verni-
Sedioli, era stata sollecitata da noi stessi in una
precedenta occasione, perché la china di Verni, più precisa di quella di Sedioli, può beneficiare del maggiore dinamismo delle matite di quest'ultimo nelle sequenze dazione. I due disegnatori realizzano una prova di leggibilità e chiarezza in ogni situazione e nei molteplici scenari dell'avventura, sia naturali che cittadini. Molto efficace, in particolare, la caratterizzazione e presenza scenica del cattivo dell'episodio, frate Tomas, cui danno il necessario carisma.
E' una prova all'insegna di un segno e di inquadrature tradizionali e classiche, a tratti
vintage, che avrà fatto la felicità dei lettori che cercano in primo luogo l'ortodossia zagoriana nella rappresentazione del protagonista, ma che non regala brividi, neppure nella lunga sequenza del terremoto e tsunami.
Durante l'apocalisse
disegni di Sedioli e Verni, Zagor 579, pag.31
(c) 2013 Sergio Bonelli Editore

Il mondo perduto, la precedente avventura di Zagor ambientata tra i dinosauri, è stata ritenuta pressoché all'unanimità un gioiello e un perfetto esempio di come un personaggio in edicola da decenni possa ancora dire la sua, pur all'insegna di uno spunto classico, grazie al taglio e al ritmo moderno di sceneggiatura e disegni.Gli stessi motivi, ma al rovescio e nonostante l'attualità del tema trattato, assegnano invece a quest'avventura in Cile una connotazione decisamente
retrò. A meno che questa sensazione non derivi dal fatto che chi scrive, lettore che segue Zagor sin dalla gioventù e ormai non più giovane, è diventato meno incline ad apprezzare, rispetto a un tempo, un rapporto malizioso ma ingenuo come quello tra Cico e
Pamina, o personaggi puri e idealisti come il capitano "grazie, ma ho soltanto fatto il mio dovere"
Pastor.
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