Zagor Gigante 2
La seconda occasione
Scheda IT-ZG-g2
- Uomo che sconfisse la morte, L'
valutazione (5,5,5) 75%
Una sorpresa annunciata
Tra social network, blog, forum e anteprime varie è sempre più raro arrivare alla lettura di un episodio di Zagor senza avere un'idea dei contenuti dello stesso. Si sapeva così da un pezzo che il secondo Zagorone avrebbe ospitato una storia senza magie, che un titolo di lavorazione era l'emblematico "La sconfitta" e che si sarebbe aperto con una scena che avrebbe creato sussulti nei lettori. A rincarare la dose ci hanno pensato il titolo definitivo dell'albo ("L'uomo che sconfisse la morte") e lo "strillone" ufficiale..."Un antico nemico tornato dalla morte sfida Zagor a un duello che finisce con la più incredibile delle sconfitte per l'eroe di Darkwood... E ora, che ne sarà di lui?"... nonché la copertina evocativa di Gallieno Ferri, che mette una pulce nell'orecchio... mica sarà Zagor luomo a cui si riferisce realmente il titolo, a dispetto del depistaggio inserito ad arte nello strillone? Non ci sembra pertanto di poter essere tacciati di spoileraggio inserendo limmagine seguente, tratta poco dopo i "titoli di testa".
La disperazione di Cico
disegni di Marco Verni, Zagor Gigante n.2, pag.33
(c) 2012 Sergio Bonelli Editore
A colpi di flashback
Il "barbatrucco" di questa situazione "impossibile" (vedere la scheda, nel resto di questo pezzo non sarà rivelato) emerge a colpi di flashback alternati al "presente", una struttura narrativa inconsueta per la serie che Moreno Burattini, dopo le prove generali nei recenti"Se è uno dei tuoi trucchi... o se sei davvero uno spirito... adesso devi alzarti da quella pira, Zagor!" (Cico)"A volte ritornano" e "Il mistero dell'isola", qui sfrutta ancora meglio, potenziando alcuni colpi di scena bene assestati e creando una certa sensazione di "urgenza" nel voltare le pagine: la magia della lettura, insomma, con momenti di grande suggestione. Burattini, al cui stile verboso e spesso semi-artificiale non abbiamo mai fatto sconti, convince emotivamente dando uno spazio adeguato alle reazioni degli amici di Zagor e ai riti funebri, in sequenze cariche di dolore e di umanità. Spicca in particolare la frase di
I disegni
Le vignette di Marco Verni, dallo stile classico, funzionale e sempre leggibile, accompagnano la narrazione con compostezza ed equilibrio. L'occasione di pubblicare una storia in formato gigante è ben colta dall'autore (il cui pennello si era ripulito un po troppo nelle ultime prove, appiattendosi su un livello privo di picchi), che recupera un maggior tratteggio, ottimale soprattutto per le ambientazioni notturne. Da ricordare, in particolare, il "ritorno" di Zagor nel presente dellepisodio (pag.105-110) e lintera sequenza dellincendio nella biblioteca (pag.202-214). E convincente la recitazione dei personaggi, importante in una storia in cui i volti esprimono una vasta gamma di emozioni, mentre il tallone dAchille resta la dinamicità delle figure, che non convince ancora del tutto. Sarebbe interessante che in futuro la collaborazione tra Verni (chine) e Sedioli (matite), nata per alcune storie di una sola tavola realizzate in occasione di manifestazioni fumettistiche, si mettesse alla prova anche negli episodi della lunghezza canonica: le vignette del loro sodalizio erano decisamente scoppiettanti.Un capolavoro no, ma una buona storia sì
Molti lettori hanno salutato questo episodio come un capolavoro. Chi scrive lo ritiene invece "semplicemente" una buona storia, che però non può raggiungere quell'eccellenza. Manca quella ricchezza di spunti e situazioni per essere considerato tale, malgrado l'idea al limite presentata: la trama in sé è fin troppo semplice e in buona parte si sviluppa in un lungo flashback parallelo che spiega il presente, ma con il quale la continuità narrativa è solo parziale: in pratica, sono infatti due le storie che il gigante contiene. E a proposito del flashback, non entusiasma l'utilizzo che viene fatto della Storia con la S maiuscola (il patriottismo polacco, in questo caso), vale a dire fornire il pretesto che mette in moto eventi e personaggi, ma che potrebbe essere intercambiabile con altre giustificazioni senza che gli avvenimenti narrati subiscano reali differenze, perché alla fine la trama si sviluppa intorno a persone che si battono e si inseguono per il possesso di tanti soldi che sono stati nascosti da qualche parte per qualche motivo."Luomo che sconfisse la morte" non è un capolavoro assoluto, ma ha meritato la pubblicazione nel formato gigante.Prendendoci una licenza terminologica, potremmo definirlo una sorta di "MacGuffin" storico. Come è accaduto anche in altre storie di Burattini come "Agenti Segreti" (il tesoro della rivoluzione francese) o "Zagor contro Mortimer" (il riscatto per l'indipendenza di Haiti), la "Storia" si limita infatti a creare plausibilità, ma questo apparente "spessore" non produce effetti narrativi che non siano quelli di mostrarci dei personaggi che si fanno dei lunghi racconti. Ad ogni modo, se in occasione delluscita del primo gigante, con un esordio a metà del guado, auspicavamo una seconda occasione per gli Zagoroni, purché presentassero storie "giganti" nel senso pieno del termine, si può affermare che "Luomo che sconfisse la morte" ha meritato la pubblicazione in questo formato. "L'uomo che sconfisse la morte", Zagor Gigante 2, di Moreno Burattini e Marco Verni, 240 pg. b/n, Sergio Bonelli Editore, brossurato, giugno 2012, 7,00
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