Lo strano caso di Zagor e Robert Gray
un nuovo capitolo del revisionismo bonelliano
Recensione di C.Di Clemente | | zagor/


Lo strano caso di Zagor e Robert Gray
Recensione
- Censure & Ristampe
una panoramica sulle modifiche apportate nel corso delle varie edizioni - Riflessioni sul caso Tex vs. Codacons
Scheda IT-ZG-251-253
- Genio del crimine, Il
valutazione (4,4,5) 66%
Scheda IT-ZG-514-516
- Senza pietà
valutazione (4,4,5) 65%
Il duello del 1986
Ne "La rivolta dei Mohawk" (n.253) Zagor, durante lo scontro con Gray che deciderà chi è il favorito di Manito, spettatori i pellerossa, è in una situazione disperata: ha un braccio spezzato (il suo avversario ha micidiali protesi d'acciaio al posto delle mani) e sta per soccombere. A quel punto, dopo una didascalia che avverte il lettore che ...... il ricordo degli atroci crimini perpetrati dall'alchimista spinge Zagor a pronunciare parole terribili... per un attimo, lo spinge a pensare che forse è giusto sacrificare tutto, anche il proprio senso morale, purché la giustizia trionfi...... Zagor, furibondo, perde il controllo ed inizia a sparare all'avversario disarmato, anche mentre quest'ultimo scappa terrorizzato. La fuga termina nel fiume, dove Gray "muore" dopo avere ingerito l'acqua da lui stesso avvelenata. Un finale intenso, controverso e drammatico che si scontra con il tradizionale fair play di Zagor.
La sequenza controversa del 1986
disegni di Franco Donatelli, Zagor n.253, pag.74
(c) 1986 Sergio Bonelli Editore
Il duello del 2008
La versione del 2008, rievocata in un flashback dal redivivo Gray, non sconfessa quello che è accaduto nella tavola sopra riportata di 22 anni prima ma, operando sul "margine" (lo spazio bianco tra le vignette), ha aggiunto sequenze e spiegazioni che cambiano le sensazioni provocate dalla lettura.Nel 2008 Zagor è lucido e freddo. Durante il duello spiega a voce alta a Gray e soprattutto ai Mohawk perché si comporta così. Non agisce d'istinto né in preda alla collera ma ha ragionato su ogni mossa. Ecco quindi Zagor sottolineare che l'avversario in realtà non è disarmato perché ha protesi d'acciaio e che gli indiani lo sanno. Zagor buca un braccio all'avversario solo per pareggiare il conto negli arti superiori inutilizzabili, mentre con il secondo sparo si limita a sforacchiarlo per mettere il risalto la vigliaccheria di Gray, allo scopo di chiedere agli indiani cosa ne pensano; loro non possono che replicare che un uomo che implora pietà non è degno di essere loro capo. Poi Zagor getta la pistola per tornare a combattere senza armi, ma a quel punto è Gray a pensare di trovarsi una via di fuga nel fiume (il suo avvelenamento sarà un bluff) e fugge in quella direzione; solo a quel punto Zagor riprende la pistola e gli spara alle spalle, per spaventarlo ed indurlo a fermarsi. Tutto questo succede nello spazio che nella versione del 1986 era occupato dalla tavola sopra riportata.
Una sequenza aggiunta nel 2008
disegni di Alessandro Chiarolla, Zagor n.514, pag.14
(c) 2008 Sergio Bonelli Editore
Ministoria del revisionismo bonelliano
La tradizione revisionista bonelliana è iniziata con il bollino di Garanzia Morale, il codice di autoregolamentazione con cui gli editori italiani negli anni '50 del secolo scorso autocensurarono i contenuti dei propri albi per evitare i rischi connessi ai progetti di legge (poi mai approvati) che volevano l'istituzione di controlli governativi sulle pubblicazioni a fumetti destinate ai ragazzi, che avrebbero di fatto paralizzato qualsiasi pubblicazione. Per Tex Willer, inserito nel 1951 dall'Apostolato della Buona Stampa nella lista delle testate escluse, ossia della"stampa moralmente nociva, che non è permesso leggere per nessuna ragione, perché costituisce un eccitamento alla delinquenza, alla corruzione, alla sensualità"ebbe inizio così la stagione dei ritocchi alle vignette ed ai testi di storie già pubblicate per renderle inattaccabili e privi di rischio (si veda a proposito l'articolo "Censure & Ristampe").
(fonte: "Le frontiere di carta, Piccola storia del western a fumetti", pag.62)
Dal bollino di Garanzia Morale al caso Tex-Codacons, la Bonelli Editore ha spesso subito pressioni esterne per i contenuti "sconvenienti" delle proprie storie.
Il bollino non esiste più da tanto tempo, ma nel periodo più recente qualche grattacapo sui contenuti delle proprie storie la Bonelli Editore l'ha avuto dalle pressioni delle crociate contro i fumetti horror
all'inizio degli anni '90 (il periodo dell'ascesa inarrestabile di Dylan Dog e dei personaggi nati sulla sua scia) e dalle accuse, ancora una volta
a Tex, di istigazione al fumo ed all'alcol da parte del Codacons sul finire del secolo scorso (vedi approfondimenti).
Tutto si è risolto in una bolla di sapone, ma l'impatto di queste vicende sulla linea editoriale della Bonelli Editore si è ugualmente verificato, in omaggio al politically
correct. Generalizzare sarebbe sbagliato, perché tra le testate più "giovani" ogni tanto ci sono eccezioni (un Magico Vento che sa essere "selvaggio", una
Gea dai contenuti forti ed irriverenti, l'evoluzione "bastarda" dell'ultimo Nathan Never, divorato dall'odio e capace di uccidere a sangue freddo senza provare rimorso), ma capita ancora che certe situazioni riguardanti i protagonisti bonelliani più longevi
vengano riviste per renderle impeccabili dal punto di vista morale, accantonando qualche macchiolina nel loro passato più "dissoluto". Con conseguenze che a volte creano vistose
incongruenze comportamentali. Per esempio, in MN 298, uscito nel 2000, Mister No e la spalla
Mister No predica bene nel 2000...
disegni di Giovanni Bruzzo, Mister No n.298, pag.15
(c) 2000 Sergio Bonelli Editore
Jerry, sfoggiando una mentalità animalista e moderna, è infatti visibilmente contrariato e critica senza mezzi termini lo spettacolo a cui stanno assistendo. E alla fine l'amico di Jerry perde la scommessa e rimedia la figura del "patacca": la lezione moralista va così a segno. Peccato che questo atteggiamento di Mister No sia in deciso contrasto con quello mostrato in uno dei suoi primi albi ("Agente Segreto Zeta 3") di quasi un quarto di secolo prima. Qui il nordamericano è un grande protagonista dell'arena dove si svolgono i combattimenti tra galli: scommettitore e popolarissimo tra gli avventori del luogo, vive con grande coinvolgimento la battaglia tra gli animali mentre il povero agente segreto al suo fianco vorrebbe spiegargli perché gli Stati Uniti hanno bisogno del suo aiuto. Un atteggiamento che oggi sarebbe giudicato "sconveniente", ma del tutto plausibile per il periodo storico ed il luogo in cui si svolgono le avventure del personaggio.
... ma nel 1976 agiva diversamente
disegni di Franco Bignotti, Mister No n.17, pag.84
(c) 1976 Sergio Bonelli Editore
Riflessioni finali
La situazione di Zagor è senz'altro diversa da quelle precedentemente illustrate. Non siamo di fronte a ritocchi di specifiche vignette per coprire una coscia o per edulcorare il linguaggio, né a comportamenti moralisti in contrasto con quelli esibiti anni addietro in situazioni simili. E' invece capitato che i fatti del passato siano stati reinterpretati, modificandone la valutazione corrente: è la definizione di revisionismo storico come la potremmo trovare in qualsiasi dizionario. Gli scopi sono quindi diversi poiché si è reso un finale controverso maggiormente coerente con la psicologia del protagonista, senza peraltro smentire gli eventi già noti in precedenza.La sensazione lasciata dalla rivisitazione del duello tra Zagor e Gray è che oggi gli autori dello Spirito con la Scure abbiano a disposizione meno soluzioni narrative di un tempo.
Se ci si interroga a fondo sui motivi per cui si sia sentita la necessità di questa riabilitazione ex-post si resta, tuttavia, perplessi. Nella lunga
carriera di Zagor è capitato che lo Spirito con la Scure, quando privo di alternative, si sia dovuto comportare in maniera "sporca": si pensi al villaggio
dei Tiwa-Tiwa (non solo guerrieri feroci, ma anche donne e bambini) spazzato via dalla furia dell'acqua dopo che Zagor, per salvare se stesso ed i compagni,
aveva abbattuto una diga ("Il fiore che uccide", n.71). In quell'occasione l'umanità del personaggio era messa in risalto
dalla sua disperazione per l'orrore delle conseguenze del gesto che aveva compiuto, comunque, consapevolmente. E' anche successo che Zagor abbia perso il
controllo come quando, ne "La sabbia è rossa" (n.115),
Osservare i due medesimi finali è poi interessante perché offre una nuova prospettiva per criticare l'opprimente fenomeno spiegazionistico che da diversi
anni ha appesantito la narrazione dello Spirito con la Scure. Il confronto tra passato e presente rende piuttosto chiaro che, in presenza degli stessi
elementi di base, il vecchio finale era emozionante, autentico e concitato quanto quello "nuovo" è freddo, frammentato e chiacchierone, lasciando la
sensazione, facendo un parallelo, di osservare una scena già nota ma continuamente interrotta da messaggi pubblicitari. La magia ed il mistero del
"margine", quelli che, attraverso il meccanismo della closure (citando Scott McCloud, autore di "Capire il fumetto"), fanno in modo che dall'osservazione di singole vignette separate tra loro si percepisca una realtà continua ed unificata, sono nella nuova versione inevitabilmente indeboliti.
Vedere anche l'intervento di Moreno Burattini (autore della sequenza di Zagor commentata) nell'uBC Blog.
Vedere anche...
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- Censure & Ristampe
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Scheda IT-ZG-251-253
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valutazione (4,4,5) 66%
Scheda IT-ZG-514-516
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