Lunedí, 25 Gennaio 2010
messaggio da M.Gremignai - 25/01/2010 09:57
Da un articolo del 23 gennaio 2010 pubblicato su Il Corriere della Sera.it e dedicato alla storia Mater Morbi di Dylan Dog:
«Forse ha letto le prime quattro pagine, il mio è un fumetto sulla necessità di accettare la malattia, non certo un inno al superuomo». Roberto Recchioni è perplesso per la polemica suscitata dal sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che venerdì sul Corriere della Sera ha criticato i contenuti del numero 280 di Dylan Dog, Mater Morbi, in edicola questo mese: a disegnarlo Massimo Carnevale, a scriverlo proprio Recchioni.
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«Sono felice che lo sceneggiatore Roberto Recchioni smentisca i miei timori rispetto al messaggio dellultimo numero di Dylan Dog, "Mater Morbi" - replica la Roccella - perché la mia paura è proprio che cresca nella cultura un rifiuto del corpo imperfetto e della persona malata. È sul dibattito giornalistico nato intorno al racconto che sono stata interpellata dal Corriere, e in particolare sulle interpretazioni fornite dall'Unità e dal Secolo. Se quegli articoli fornivano interpretazioni sbagliate o ideologiche, tutto il dibattito ne ha ovviamente risentito. E sono contenta di scoprire che erano "superficiali". Come avevo chiarito a chi mi ha interpellato, non avevo ancora letto la storia: la leggerò adesso e ne scriverò. Mi farà molto piacere se Recchioni si vorrà poi confrontare con me direttamente».
Giovedí, 24 Settembre 2009
messaggio da M.Gremignai - 24/09/2009 12:10
Dal 30 settembre 2009 insieme al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport saranno allegati i volumi di una collezione per celebrare i 100 anni dalla nascita dei fumetti italiani. Il primo volume è dedicato a Dylan Dog ed i seguenti a Milo Manara, Diabolik, Lupo Alberto, Nathan Never, Paperino, Wolverine, Rat-Man, Zagor, Corto Maltese e molti altri.
Tag: Dylan Dog, Manara, Diabolik, Lupo Alberto, Nathan Never, Paperino, Wolverine, Rat-Man, Zagor, Corto Maltese
Lunedí, 17 Agosto 2009
messaggio da M.Gremignai - 17/08/2009 20:05
Da un articolo del Corriere.it:
Dopo un viaggio lungo 15 anni - e non per colpa del suo inseparabile Maggiolone scassato - Dylan Dog arriva finalmente a Hollywood. Tanto ci è voluto per portare leroe dei fumetti sul grande schermo dopo abboccamenti, rinvii, pause e ripensamenti durati tre lustri. Giacca nera, camicia rossa, jeans e Clarks: lindagatore dellincubo (giunto allindagine/albo numero 275) dal 1986 affascina lettori di ogni età con avventure in bilico tra lhorror e il noir, che a volte si inzuppano di splatter, cercando di arginare demoni e lupi mannari, vampiri e zombie: non a caso in principio (albo numero uno) fu «Lalba dei morti viventi». In Dead of Night tocca a Brandon Routh - classe 1979, ruolo più prestigioso quello di Superman in Superman Returns (2006), allora quello dei fumetti è un vizio - mettersi i panni di Dylan Dog.
Sceneggiatura originale, dunque non ispirata a un fumetto in particolare, Dead of Night racconta di come Dylan è diventato indagatore dellincubo per salvare il suo assistente ucciso da uno zombie (e a sua volta diventato zombie). E siccome Dylan ha praticamente una fidanzata al mese (come la cadenza delle sue uscite in edicola) al suo fianco avrà una donna (Anita Briem) che non sa a chi rivolgersi - non certo alla polizia, sai comè lì vogliono prove, non supposizioni - perché ha visto suo padre ucciso da una creatura mostruosa. La regia è affidata a Kevin Munroe (nel suo curriculum il film di animazione sulle Tartarughe Ninja TMNT ) che in unintervista ha raccontato perché è stato affascinato dallindagatore dellincubo: «Mi ha colpito la natura anticonformista del personaggio. Dylan Dog è un ragazzo normale, che, non sempre suo malgrado, finisce per farsi coinvolgere in situazioni bizzarre. È vanitoso, sarcastico ed ha un incredibile fiuto per i guai, ma ha in sé qualcosa di assolutamente umano. È uno Sherlock Holmes contemporaneo. Nel film raccontiamo le sue pazze vicende in maniera leggera: sarà un film per tutti, per ragazzini come per adulti. Non è un horror, non è un thriller dark e violento in cui esplodono teste. Sarà un mistery romantico con zombie e vampiri». Anche Brandon Routh è stato stregato da Dylan Dog: «È un personaggio interessante perché, a differenza dei consueti supereroi da fumetto, è pieno di difetti, ed è anche simpatico. È sarcastico, ma anche un cuore buono... Non gli piacciono le armi. Usa piuttosto la furbizia e lintelletto per combattere i mostri, intuisce le loro debolezze e colpisce i loro nervi scoperti. Certo qualche arma la tira fuori pure lui...».
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Mercoledí, 29 Aprile 2009
messaggio da José Carlos Francisco - 29/04/2009 23:10
Intervista a Pasquale Frisenda -disegnatore di Magico Vento e Ken Parker- con alcune tavole in anteprima del suo gigante di Tex (ancora inedito) ed anche alcune tavole di prova di Dylan Dog nel blog portoghese di Tex in versione italiana e portoghese.
La sua risposta alla domanda "Secondo Gianfranco Manfredi, una delle cause dell'eliminazione di Magico Vento nel 2010 è la difficoltà che i disegnatori più giovani provano con il western in generale, cosa che ovviamente non è il tuo caso. Come riesci a disegnare tanto bene i cavalli, le diligenze, le città, i villaggi, insomma: il genere western nel suo complesso?":
La sua risposta alla domanda "Secondo Gianfranco Manfredi, una delle cause dell'eliminazione di Magico Vento nel 2010 è la difficoltà che i disegnatori più giovani provano con il western in generale, cosa che ovviamente non è il tuo caso. Come riesci a disegnare tanto bene i cavalli, le diligenze, le città, i villaggi, insomma: il genere western nel suo complesso?":
La cosa curiosa è che io non mi ritengo un disegnatore western! Gente come D'Antonio, Ticci, Milazzo, Serpieri o Giraud, solo per citarne alcuni, hanno saputo rappresentare il west con una capacità più unica che rara, il perché è forse anche legato ad un discorso generazionale. In ogni caso, ognuno di loro conosce molto bene quello che sta disegnando, una conoscenza del genere che va ben oltre un semplice discorso di documentazione.
Io riesco a rappresentare il genere da un punto di vista credo solo "emotivo", amo molto il genere western e le caratteristiche e le atmosfere che gli sono proprie. Ma, da un punto di vista generazionale, il mio immaginario è stato "colonizzato" soprattutto dalla fantascienza. Un certo tipo di fantascienza, quella più legata al filone "umanistico" della letteratura e al cinema di quel genere, emersa all'incirca negli anni settanta/ottanta, insomma più vicino a "Blade Runner" che a "Guerre Stellari" (film che comunque amo). In ogni storia di Magico Vento, dopo trenta pagine, inevitabilmente cominciavo a disegnare da qualche parte astronavi in avvicinamento a qualche strano pianeta o minacciosi cyborg. Ma sono convinto che appena avrò la possibilità di disegnare una storia di SF, dopo trenta tavole comincerò a abbozzare un uomo a cavallo in una sconfinata prateria!
Mercoledí, 15 Aprile 2009
messaggio da M.Galea - 15/04/2009 21:58
Da un articolo deI Corriere del Veneto su Manichini, la storia di Dylan Dog realizzata da Cavazzano:
Manichini, disegnato da Giorgio Cavazzano e sceneggiato da Tito Faraci, uscirà presto assieme ad altre tre storie brevi.
«La storia di Cavazzano farà parte di un Dylan Dog Color Fest che sarà realizzato esclusivamente da autori con uno stile cosid detto 'umoristico', o meglio con uno segno più caricaturale e libero rispetto a quello con cui viene disegnato Dylan Dog - spiega Marcheselli - per fare questo siamo partiti proprio da Giorgio Cavazzano e poi abbiamo scelto Fabio Celoni e Corrado Mastrantuono, il quarto lo stiamo ancora cercando ».
Nella storia disegnata da Cavazzano, Dylan entra in un grande incrociatore diventato museo, a Londra. Uno strano personaggio aprirà una porta su un’altra dimensione dove i manichini immobili nella nave prendono vita e attaccano la città.
«L’idea di un’avventura all’interno di una nave risale addirittura al 1874, quando andai a Londra e vidi questo incrociatore ormeggiato sul Tamigi e trovai all’interno questi manichini, abbastanza inquietanti - spiega Cavazzano - mi piacque da subito l’idea di realizzare una storia su questo, e l’occasione è arrivata adesso, quando Tito Faraci mi ha chiesto dove volevo che si ambientasse la storia di Dylan: lo sceneggiatore è partito per Londra integrando le mie foto d’epoca con alcuni scatti nuovi».
Il disegnatore veneziano, riferimento per generazioni di autori disneyani (e non solo), si è così dedicato per la prima volta all’inter pretazione di un personaggio dell’universo Bonelli.
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