Nizzi e Boselli: due diversi stili per lo stesso eroe
articolo di Mauro Traversa
Quando il mitico G.L.Bonelli ha cominciato ad accusare il peso degli anni, il figlio Sergio deve aver passato notti
insonni prima di riuscire a designare il candidato alla successione del creatore del piu' popolare fumetto italiano.
Non deve essere stata una scelta facile: Tex e' un giocattolino difficile da maneggiare e il rischio di romperlo per una casa editrice
pur solida come la Bonelli deve essere stato troppo grande perche' Sergio facesse una scelta avventata.
Tutti sappiamo che quel mezzo milione circa di lettori italiani di Tex sono estremamente esigenti nei confronti del loro eroe preferito,
pronti a venerarlo ma nello stesso tempo attenti e diffidenti verso ogni contenuto pericolosamente innovativo.
Ed ecco che la scelta dell'editore e' caduta su Claudio Nizzi, dalla lunga esperienza anche nel settore western.
Il buon Nizzi all'inizio di questo incarico deve essere certamente andato a scuola di modestia e di remissivita';
infatti, nonostante fosse un nome piu' che affermato nel panorama del fumetto italiano, Nizzi dovette, almeno in un primo tempo,
accantonare il proprio stile personale per cercare di entrare il piu' possibile nell'arduo ruolo dello sceneggiatore di Tex.
Un compito difficile certamente monitorato strettamente dalla casa editrice che, per molto tempo e fino ad una richiesta esplicita
dello stesso Nizzi, per paura di rompere il famoso giocattolino non ha nemmeno citato il nome del nuovo sceneggiatore negli album di Tex!
Ma il giocattolino non si e' rotto affatto. Il professionismo del nuovo sceneggiatore ha prevalso su ogni altro aspetto ed egli e' stato
cosi' abile e camaleontico che probabilmente molti lettori non si sono accorti del cambio della guardia e, se anche hanno avvertito qualche
differenza, hanno accettato il tutto senza troppe difficolta'. Tutto sommato le numerose incursioni di Sergio Bonelli, con il noto
pseudonimo di Guido Nolitta, nella sceneggiatura di Tex mi sono sembrate molto piu' distanti dal modello originale di quanto
non sia il lavoro di Nizzi.
Striscia n.1, disegno di A.Galleppini
(c) 1948 Audace - SBE
Con il passare degli anni Claudio Nizzi ha preso con grande maestria il largo e, seguito da un pubblico sempre fedele,
ha continuato a creare un mucchio di belle storie, quasi tutte di un certo spessore. Quanto Nizzi si e' allontanato dal modello Bonelliano?
Non molto dal punto di vista dei soggetti visto che molti di questi rappresentano il remake di quelli della prima ora. Classici temi della collana quali:
lo scontro di Tex contro i prepotenti che vogliono con la forza dominare centri o contee, la lotta del ranger contro vaste organizzazioni criminali supportate
da gruppi finanziari o politici, le coraggiose iniziative di Aquila della Notte al fianco del popolo rosso contro la classe militare, il tema della magia
e l'incontro con popoli o nemici particolari che ben poco hanno a che spartire con il mondo western, sono stati affrontati e gestiti con successo e professionalita'
dall'erede di Bonelli. Forse l'unica carenza (ma e' una questione di gusti), rispetto al repertorio tradizionale, e' sul fronte delle storie che coinvolgono
l'universo fantastico di Tex: poche rispetto al numero di solide e classiche avventure western d.o.c.
Piu' forte e' stato forse il distacco da Bonelli sul piano dei testi e, di conseguenza, sullo spessore dei personaggi. L'impressione, nelle sceneggiature del padre di Tex,
e' che ogni comprimario fosse solo una pedina del gioco, messa per li' per giustificare lo svolgimento di una trama e che il gran burattinaio muovesse ogni pedina non
chiedendosi troppo spesso se avesse un'anima. Nizzi si e' mosso, seppur con la ormai citata prudenza, in una direzione volta a caratterizzare maggiormente i nuovi personaggi
che il nostro eroe incontra nelle sue storie. Ecco che allora, magari solo poco piu' che accennato, qualche piccolo dramma personale e qualche momento introspettivo
emergono qua e la'. Sul piano dei testi, il linguaggio, come e' giusto che sia visto che il tempo passa e gli stili evolvono, si e' fatto piu' spigliato e il ritmo delle
battute piu' rapido. Qualche uscita divertente in piu' senza arrivare agli interminabili, e personalmente poco graditi, battibecchi tra Tex e Carson che Nolitta mette
in campo nelle sue rare sceneggiature.
Con il passare del tempo e' emersa poi la necessita' di affiancare a Nizzi, una seconda risorsa. Dal lotto dei papabili e' uscito vincente Mauro Boselli che,
a differenza di quanto e' accaduto con Nizzi che proveniva da un'altra casa editrice, e' uno sceneggiatore bonelliano da lunga data ed impegnato, tra gli altri lavori svolti
in questi ultimi anni, nel rilancio di Zagor. Boselli sembra aver seguito un approccio diverso da quello di Nizzi e, fin dalla sua prima apparizione nella saga texiana
con la storia sul passato di Carson (407/409), ha tentato, a parer mio con ottimo risultato, di partire con un discorso piu' audace
(l'audacia e' relativa naturalmente al contesto di una serie cosi' tradizionale): Tex protagonista, ma non troppo, in quanto molto spazio e' lasciato ai personaggi minori
che hanno uno spessore psicologico come mai in passato, con ampio spazio dedicato ai momenti riflessivi e ovunque testi veloci con molte battute ad effetto, spesso lapidarie.
Altra caratteristica interessante del lavoro di Boselli e', almeno nelle poche prove che finora ha fornito nella serie, la ricchezza di tematiche e soprattutto di personaggi minori
che ruotano intorno ad ogni vicenda: siamo lontano dalle poche pedine che, per ogni vicenda, Bonelli metteva in campo.
Il giudizio sul lavoro di Boselli e' necessariamente approsimativo per il numero ancora molto limitato di presenze nella saga texiana ma i segnali iniziali sono positivi.
I piu' radicali difensori dello stile texiano della prima ora potrebbero forse avere qualcosa da obiettare a questo nuovo modo di presentare le avventure del ranger nazionale magari,
non tanto per il valore assoluto della qualita' del lavoro di Boselli, quanto per il discostamento dal modello Bonelliano. Questo e' un fenomeno inevitabile legato allo scorrere del tempo;
Nizzi, come primo sceneggiatore del dopo-Bonelli, aveva un riferimento e forse un vincolo imposto di discostamento minimo. Boselli si aggancia al lavoro di Nizzi: c'e' quindi un ulteriore
processo di divergenza. E' come se, per fare una serie di copie del metro-campione, non si partisse sempre dal metro-campione stesso ma, ad ogni nuova copia, dalla copia precedente:
alla fine, sull'ultima copia, c'e' il rischio concreto di essersi discostati di molto dal metro-campione.
La stessa cosa accade inevitabilmente con Tex: ogni nuovo sceneggiatore si appoggia sul lavoro del precedente come punto di riferimento e vi si discosta ulteriormente allontanandosi quindi sempre piu' dal modello originale.
Personalmente non sono contrario a questo processo evolutivo in quanto, almeno finora, si sono rispettati i caposaldi fondamentali della filosofia che contraddistingue la saga
(lotta del bene contro il male, trionfo della giustizia, eroe positivo,..) e si sono mantenute, abbastanza inalterate, le connotazioni caratteriali di Tex e dei suoi pards.
Per concludere l'analisi sul tandem Boselli-Nizzi, sorge alla fine spontanea la domanda su quale dei due sia da preferire per il prossimo futuro. Ebbene la mia personale risposta,
che non vorrebbe assolutamente essere salomonica (mentre di fatto lo e'!), e' che apprezzo la presenza di entrambi gli sceneggiatori. Cosi' come, molti anni fa, trovavo varia e gradevole
l'alternanza tra i soggetti rigorosamente classici e standardizzati di Bonelli e le storie piu' originali e intensamente emotive del figlio, oggi trovo altrettanto gradevole un'alternanza
di storie piu' tradizionali, assicurate da Nizzi, e storie piu' originali ed innovative partorite dal piu' giovane Boselli. Il monopolio assoluto, per lunghi periodi, di uno stesso sceneggiatore
porta necessariamente ad un inaridimento e ad una monotonia nei temi trattati. La presenza di piu' sceneggiatori e' invece stimolante e permette l'apporto di idee fresche ed innovative.
Contemporaneamente il rischio di disomogeneita' e' facilmente evitabile con un minimo di autocoordinamento tra gli sceneggiatori stessi o grazie all'azione del responsabile artistico della collana.
Non penso che, in generale, il problema sia quello di avere piu' sceneggiatori per una stessa collana bensi' quello di avere piu' sceneggiatori non di elevata qualita': con Nizzi e Boselli non sembra
per il momento che si corrano dei rischi in tal senso.