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TEX VIVE ?

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C'era una volta...
di V.Oliva
Pregi e difetti
del ritorno di Mefisto
di A.Elia

Prime considerazioni "a caldo" sull'attesissimo ritorno di Mefisto.

I pregi e i difetti del ritorno di Mefisto
di Alfonso Elia

Apparso inizialmente nel monolitico universo di Tex nella veste di ciarlatano e spia al soldo del Messico,Steve Dickart alias Mefisto fu mutuato nella vulcanica fantasia di Gianluigi Bonelli dai tanti "villains" che negli anni trenta e quaranta popolavano le Comics Strips dei Syndicates statunitensi,di cui sicuramente il "Cobra" di mandrakiana memoria fu valido stereotipo. Ma lungi dall'essere uno spento imitatore dei suoi epigoni d'oltreoceano,il personaggio non tard� ad assumere una sua forte personalit� grazie all'estro creativo-letterario del suo autore,che con atto di grande coraggio usc� dagli argini del western classico per contaminare le storie del suo gagliardo cow-boy con una originale matrice magico-orrorifica,espediente per� usato con parsimonia e cautela tanto che Mefisto e suo figlio Yama saranno protagonisti di poche ma intense storie.

Claudio Nizzi, che dopo un lungo e felice apprendistato ha avuto modo di rivelarsi il grande erede letterario di Bonelli , conquista cos� l'incarico di aedo per un nuovo,travolgente e pi� volte annunciato ritorno della nemesi texiana, non senza qualche affanno e con la gravosa responsabilit� di muovere i fili di un personaggio di cui Bonelli padre era dichiaratamente geloso.

Cos�, dopo aver aperto il sipario in una ambientazione inusuale per i rigorosi "topoi"del personaggio,Nizzi non tarda a permeare l'atmosfera del racconto di un'aura di coinvolgente tensione che ci accompagner� per� con successo -a mio parere- solo nel primo numero della saga. E' a Parigi ,la Ville Lumi�re pre-industriale non ancora simboleggiata dall'opera del signor Gustave Eiffel, che ha inizio la storia, con quella stessa forza che il nostro velleitario estro creativo ci aveva suggerito. In un susseguirsi di sedute spiritiche, arcane evocazioni e cabalistici incantesimi queste prime cento pagine riescono a sorprendere e trascinare il lettore in un universo di atmosfere esoteriche non meno di quanto fecero a loro tempo quelle straordinarie storie del Dottor Strange nell'epopea di Pugnale D'Argento ,scritte con grande estro da Steve Englehart ed illustrate dal talentuoso Frank Brunner nei primi anni settanta . Ed il riferimento-chiss� perch� uscito dal cassetto dei ricordi- forse non � casuale n� peregrino,visto che il realismo grafico di Villa non � cos� distante da quello del maestro americano e poi perch� Nizzi,in questa prima parte, non sembra tanto riprendere ossessivamente la fraseologia e gli stilemi narrativi del Bonelli-Mefisto ma piuttosto ci rimanda allo slang di un certo fumetto horror americano degli anni sessanta -settanta che va da "Creepy" ad "Eerie" fino ai tascabili della "Warren" .

Discreto e un p� latitante protagonista del primo numero, Tex all'inizio � restio a prestar fede ai sogni premonitori dello stregone navajo che lo avvertono del ritorno del vecchio nemico ma ,a dirla tutta, con uno scetticismo fastidioso che poco persuade,supportato da una recitazione artificiosa e scontata. Kit Carson,di contro, con una recita sopra le righe, fin dal primo istante sembra invece convinto di un prossimo scontro con il diabolico essere. Troppo convinto, forse, tanto da far sembrare al lettore che a parlare non sia il personaggio del fumetto ma lo stesso Nizzi.

Ma � nel secondo numero che , spiegando il suo piano di vendetta, Mefisto ci lascia interdetti rivelando ai compagni il suo tallone d'Achille: "purtroppo- dice- il mio limite � rimasto quello di non poter colpire i miei nemici a distanza".E aggiunge:"se voglio uccidere Tex Willer devo piantargli del piombo caldo in corpo o affondargli un pugnale nel cuore". Pur potendo dunque facilmente giustificare la mancanza di un attacco diretto e immediato facendo appello alla voglia del negromante di pregustare meglio la vendetta, Nizzi fa confessare a Mefisto la limitatezza dei suoi poteri.

Viene per� subito smentito nel numero successivo,quando Boris Leonov verr� ucciso da una visione fatta apparire da un Mefisto stranamente esitante, su ordine dell'insana consanguinea. Dunque Mefisto pu� colpire a distanza! Difficile spiegare il perch� di una tale incongruenza che poteva ben essere evitata. Ma siccome "repetita iuvant" � lo stesso Tex che nell'ultima vignetta della storia conferma: "ricordatevi sempre che Mefisto non pu� colpirci a distanza". Ma se " errare humanum est" � pur vero che "perseverare diabolicum " . Aveva forse Nizzi gi� dimenticato la tragica fine di Leonov? D'altronde non ci aspettavamo forse che la sua permanenza negli inferi avesse regalato a Mefisto la quasi onnipotenza?...e oggi fa un p� sorridere che un mago come lui- pendolare dei gironi infernali e capace di richiamare demoni dagli inimmaginabili poteri-si serva poi di baffi posticci ed artifici fregoliani per impersonare il dottor Parker, alla stregua di quanto fecero il Magic Face di capitan Miki o Alan Mistero nei divertenti sipari della EsseGesse.

Phoenix,una cittadina dell'Arizona,diventa comunque teatro del diabolico piano intessuto da Mefisto per intrappolare i quattro pards. A differenza del suo mentore,che quasi sempre aveva prediletto le ambientazioni esotiche -citt� maya perdute nelle foreste,negri adoratori di Damballah, streghe misantrope ed improbabili velieri fantasma- Nizzi, dopo un fugace prologo tra Parigi e le paludi della Florida, sembra invece preferire un contesto urbano tradizionale ed una galleria di personaggi molto meno pittoreschi e sicuramente pi� convenzionali seppur ben caratterizzati . Cos� � possibile assistere alla strana e ambigua relazione tra il Conte Leonov e Lily Dickart,al mai sopito affetto della gi� attempata ma ancora fascinosa maliarda per suo fratello Steve fino ad arrivare a quelle che sono da sempre le figure onnipresenti dell'universo texiano come il ranchero , arrivista e senza scrupoli ,Walcott o l'integerrimo marshall con il suo vice. Il tutto fuso in quella miscellanea di intrecci e complicit� di cui solo Nizzi ha il segreto.

Ma, nonostante questo assortito campionario di psicologie umane riveli sicuramente la grande professionalit� dello scrittore,il contesto narrativo in cui si muovono mostra una cert� aridit� creativa ,diventando spesso sterile e ripetitivo, freddo e a tratti scontato con la tendenza a diluire troppo situazioni e contesti al di l� della pur naturale e fisiologica impostazione narrativa della serie. Si fatica ,insomma, a discostarsi dalla rigida impalcatura e dalle atmosfere delle storie pi� tipiche di Tex . Invece di puntare su ambientazioni inusuali e ricche di azione Nizzi gioca dunque la carta di una narrazione lenta e di un'atmosfera di opprimente attesa, a tratti riuscendoci.

Se per� il primo numero -accattivante soprattutto nelle scene con Mefisto- � espressione di un estro creativo vincente, in seguito la storia sembra proprio che non riesca a decollare ed il terribile mago finisce per apparire troppo pervaso da umana emotivit�, da esitazioni e debolezze per risultare davvero credibile ed incutere sano terrore in un Tex troppo freddo ed indifferente, scostante ed a tratti ironico.

L'ossessiva ricerca di vendetta diventa una recita fin troppo teatrale e persino i metodi per la cattura dei suoi nemici sono in fondo gli stessi usati dai soliti avversari di tex- il sicario prezzolato,gli agguati nel canyon- tanto da rimandarci alla memoria una vecchia storia del nostro in cui un avventuriero noto come il "Carnicero",per vendicarsi di Tex,catturava suo figlio e i pards alla stessa maniera e con motivazioni pressocch� identiche. Dopo cento pagine che hanno regalato emozioni ed aspettative Nizzi torna a temi ed ambientazioni fin troppo consueti ed a ricordarci che questa � una storia "sui generis" sembrano essere solo gli evocativi disegni di Villa ,le fugaci apparizioni di esseri infernali e gli occhi spiritati del principe del male.

Abilissimo nel coinvolgere il lettore negli ambienti- seppur triti e ritriti- della mitologia western, lo scrittore sembra provare qualche affanno nel tentativo di sorprendere il lettore in un contesto diverso. Lontano dalle emozioni che ci regal� in quella fantastica prima storia della Tigre Nera, personaggio in cui riusc� ad infondere una credibilit� ed un carisma sicuramente superiori a quelli del "suo" Mefisto, il Nizzi attuale mi sembra sicuramente meno convinto ed ispirato che in quel racconto .Storia, quella, tecnicamente ed emotivamente perfetta che avvinse fino alla fine ,testimonianza di un narratore nella piena padronanza dei suoi mezzi espressivi .Tanto da farci dubitare che il Mefisto di Nizzi fosse proprio lui: La Tigre Nera

Dopo aver catturato i pards del ranger con l'aiuto di sicari devoti al conte Leonov, Mefisto si manifesta finalmente a Tex che lo saluta, beffardo. E' qui che campeggia sicuramente il primigenio carattere dell'eroe di Bonelli, spaccone e provocatore,con l'irriverenza di chi crede in una sicura vittoria. E forse anche per questo quando sembra finalmente ridotto all'impotenza, vittima delle allucinazioni indotte da Mefisto ,tutti alla fine avevamo capito che fingeva. Una spavalderia ,la sua, che per un istante ci fa addirittura parteggiare per il pur crudele mago,con la stessa veemenza di quando- piccoli ma critici spettatori dei cartoons televisivi- avremmo volentieri spalleggiato lo sfortunato Coyote contro l'irritante Beep-Beep.

L'epilogo � sicuramente frettoloso (Nizzi sembra perfino dimenticarsi del perfido Walcott, che pare restare impunito), reso per� intrigante dalla figura di Mefisto nelle pittoresche, mentite spoglie del monaco lebbroso e dagli anatemi dello stesso , presagio di un futuro ritorno che attendiamo gi� con immutata ansia.

Tutto questo senza dimenticare il segno di Villa, di uno straordinario nitore calligrafico, impreziosito qui da un uso pi� insistente del chiaroscuro, a tratti forse abusato ma perfettamente in sintonia con le cupe atmosfere imposte dal tema narrativo. Sfiora quasi l'iperrealismo in alcuni evocativi ed intensi primi piani che sembrano essere ispirati dallo stile pittorico del leggendario James Bama, uno dei pi� grandi illustratori western del ventesimo secolo , fanatico ammiratore di Rockwell e Remington. Ed in effetti � proprio l'uso maniacale dei primissimi piani una costante di quest' ultima fatica di Villa anche se - ne siamo certi- sicuramente tesi ad esasperare stati d'animo e situazioni drammatiche pi� che finalizzati ad una velocizzazione del lavoro. A differenza di uno dei suoi dichiarati maestri, il belga Hermann Huppen, con il complesso del macrocefalo, l'artista comasco tende invece negli ultimi tempi a fornire i suoi personaggi di teste piccole in proporzione al corpo e ci� � pi� evidente in molte vignette che rappresentano Tex, ma anche in alcune copertine, peccato veniale di un autore mai al di sotto delle sue potenzialit�.

Il precedente richiamo a Bama, parlando di Tex, � tutt'altro che fuori luogo. Per il lettore pu� essere interessante scoprire che Galleppini , negli anni '60 ,disegn� le sue pi� belle copertine proprio ispirandosi alle pose presenti sulle covers dipinte da Bama per la serie Nevada Jim ed anche Ferri, occasionalmente, non disdegn� di "ricalcare" per alcune copertine di Zagor quelle straordinarie illustrazioni realizzate da Bama per i romanzi di Doc Savage scritti da Kenneth Robeson. Ma � probabile ,per altre immagini, il riferimento ai numerosi copertinisti dei "pulps" americani. E, restando nel fumetto bonelliano, � forse esagerato notare che il compagno di Martin Myst�re,Java,sembra il gemello di Monk, uno dei collaboratori del Doc Savage trasposto nel fumetto? E' proprio vero che il mondo della fantasia avventurosa � una eco piena di rimandi...

La storia risulta nel complesso di buona fattura ed il consumato mestiere di Nizzi non fa comunque mai scendere sotto la soglia dell'accettabilit� la qualit� del prodotto. Lo stile di Villa � di una leggibilit� straordinaria, confermando l'autore come uno dei migliori disegnatori italiani in circolazione, almeno nella resa "bonelliana". Questa considerazione va estesa anche alle sue eccellenti doti di copertinista alla ricerca di intuizioni e soluzioni sempre nuove pur nel vincolo della tradizione di un personaggio ormai divenuto icona. Villa ci "costringe" cos� ad acquistare l'albo anche in presenza di storie mediocri o disegnatori a noi non congeniali. Le quattro copertine della saga , come sempre accattivanti ed evocative,sono la conferma di questo talento,espresso in maniera inequivocabile anche sulle copertine brasiliane del Tex per le Edizioni Globo, se possibile ancora pi� fresche ed immediate.

Tirando le somme: solo Bonelli, poteva regalarci una storia di quasi 400 pagine di questo livello ad un prezzo davvero irrisorio a fronte di questa imperante... crisi in cui versa il mondo delle nuvole parlanti.
 

 


 
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