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Foto d'epoca recensione di Fernando Congedo
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C'è stato. Non lo ammetterà mai, ma è così: era presente.
Ecco svelato il segreto di Boselli, di uno scrittore capace di coinvolgerci anima e corpo in una storia impregnata di estremo realismo, magistralmente coadiuvato da un Capitanio quasi perfetto. Sfogliando lentamente quell'immaginaria ( o no? ;-) ) raccolta di istantanee, non possiamo fare a meno di notare l'abilità dell'autore nel penetrare nelle pieghe di un tessuto sociale illuminato dalla calda luce di un tramonto di fine Ottocento, facendone emergere aspetti che soddisfano appieno la sete di cultura del moderno lettore di fumetti. Si, perchè limitarsi al fatto raccontato, senza coglierne sfumature e "odori", significa non gustare mai quella inebriante sensazione data dalla certezza di aver speso bene i propri quattrini. Egli ci invita a riflettere svelandoci la complessa trama della realtà messicana, in cui si intrecciano con apparente disinvoltura la venerazione per i matadores, l'umile e umiliata condizione delle donne, sempre complemento oggetto della sintassi sociale, il nero e il bianco di famiglie ricchissime e nuclei familiari al limite della sopravvivenza e la dolce umanità di chi non dimentica le proprie origini. Foto d'epoca. Immagini crepuscolari, ma vive, forti, vere. Vi si può scorgere la mappa di una Nuova Galassia in cui brilla intensamente la Costellazione del Tridente che, tuttavia, per essere vista nella sua completezza, necessita della luce delle stelle più piccole. Carson, Santiago e Rafael sono i dominatori della scena, ma la loro pienezza volumetrica non sarebbe tale senza la perfetta caratterizzazione degli altri protagonisti, tra i quali spicca ovviamente Tex Willer ed un Montales sempre pronto a ruggire. Esistesse, la Santa Inquisizione dei Texiani Aristotelici mi avrebbe già processato e condannato a morire da eretico. Come si può contestare il dogma? Già, il dogma: Tex è il sole intorno al quale sono disposti i restanti personaggi, in costante attesa, spesso vana, di essere investiti da quel raggio vivificante che ne attiva i meccanismi vitali; è il Dio Sole a decidere se, quando e quanto illuminarli. Ed essi, simili alle piante, spesso muoiono o ( leggi Kit Carson ) assumono le sembianze di grigi replicanti che, come vecchi clown, ripropongono un repertorio abusato, "numeri" noti cui segue solo l'incerto applauso di qualche distratto passante e mai il caro frastuono di appaganti risate.
Boselli-Copernico innova, rivoluziona, capendo che eroi del calibro di Aquila della Notte e Capelli d'Argento esprimono al massimo la propria vis narrativa e le proprie peculiarità solo se stimolati da alleati, nemici e comparse dotati di una personalità definita e ben delineata, capaci di tenere la scena con autorità nel momento in cui sono chiamati a recitare.
Così, seguendo l'andamento di questa affascinante melodia di accordi eseguiti al contrario, nasce l'accattivante figura di Santiago.
Foto d'epoca. L'immagine di una corrida. Una corrida umana. Un matador-toro braccato da toreri spietati e senza scrupoli: i Montoya, nelle cui vene scorrono con rinnovato vigore l'odio e il cinismo dei conquistadores. L'animale è valiente, ragiona, ci sa fare: non indietreggia e, sprezzante del pericolo, lancia la sfida ad un'intera famiglia desiderosa di lavare col suo sangue l'onta di un'offesa mai subita. Oltre c'è Elvira: solo questo conta. L'arena: è qui che Santiago ha smarrito se stesso, la sua dignità; ed è qui che, salvando il figlio da morte certa, ritorna il migliore di tutti, ritorna ad essere il grande "Calavera". Il ritmo è frenetico: Boselli non concede un attimo di respiro, offrendoci un esplosivo continuum di azione allo stato puro venato dal genuino sapore di soluzioni narrative sempre nuove ed imprevedibili: l'uccisione di Chorro e la corrida ad Agua Escondida nobilitano un soggetto davvero pregevole ( se si esclude l'episodio della fuga di Sarita, che, malconcia, sguscia tra le grinfie di quattro vaqueros ben armati ).
Nel magico blu della Nuova Galassia si staglia l'incantevole punta di diamante della Costellazione del Tridente: Kit Carson! Non più figlio di un inchiostro minore, smette finalmente i panni della spalla sulla soglia della pensione per vestire quelli gloriosi dell'interprete principale.
Favorito da una sceneggiatura che gli calza a pennello, Capelli d'Argento è un fiammeggiante tizzone d'inferno che recupera quello spirito d'iniziativa e quella autonomia decisionale facenti parte essenziale del suo DNA. Tex e Carson tornano ad essere una coppia nell'autentico significato del termine: un duo affiatato in cui la reciproca complementarietà si traduce in una sorta di unità parmenidea. Ed anche quando sembra risorgere dalla cenere il solito clichè dell'attribuzione al ranger con baffi e pizzetto del compitino più facile, Boselli interviene prontamente regalandogli altre inquadrature, continui primi piani, puntando su di lui le luci della ribalta. Kit si muove da consumato animale da palcoscenico, fa carriera, ironizza sul suo pard "signor-so-tutto". Uno spettacolo!
Tex non vi assiste passivamente, sia chiaro: è determinante, nel vivo dell'azione e letale per gli avversari. Non è il solito superman: ed è un bene, perchè evidenziarne in alcuni momenti errori e debolezze non vuol dire snaturarlo o modificarne le caratteristiche fisiche e caratteriali, ma renderlo più vero, capace di incappare in una giornata non brillantissima, da "otto" anzichè da "dieci"... Tutto è ritornato com'era. Capisco di aver viaggiato nel tempo, trascinato lungo i variopinti arabeschi della fantasia fino a scoprire il segreto della storia, la carta vincente del suo autore, fino a trovare quel meraviglioso album di ingiallite foto d'epoca... ![]() ![]() ![]()
Magnifica. Pochi altri aggettivi potrebbero adeguatamente qualificare l'opera di Aldo Capitanio. Ogni vignetta, curata nei minimi particolari, è un piccolo capolavoro di tecnica e precisione in cui la fedele ricostruzione ambientale si unisce a soluzioni prospettiche di grande fascino ed efficacia.
Spesso l'artista difetta nella resa dei volti dei personaggi nei "piani americani" ed in campo medio, ma si riscatta con primi e primissimi piani di straordinaria bellezza. Nella notte tra il 19 ed il 20 dello scorso settembre Aldo Capitanio se n'è andato. Quasi aspettasse l'autunno, la foglia con su scritto il suo nome si è staccata per sempre dal secolare albero dei grandi del fumetto italiano. Mi piace pensare che si sia trattato semplicemente di una "promozione": Qualcuno, lassù, lo ha chiamato per affidargli un nuovo, prestigioso incarico: dare colore, col suo bianco e nero alle storie che per lui scriverà G. L. Bonelli... ![]() ![]() ![]()
Nella media ( per me bassa ) le copertine di Claudio Villa, incapaci di suggerire le emozioni che si vivono leggendo la storia.
Un sentito grazie agli autori per aver confezionato un'avventura destinata ad occupare un posto di prestigio nella memoria e nel cuore di tutti coloro che amano Tex. |
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