

Ammannato, Ammannato, quanto marmo t'hai sciupato!
Scheda IT-TX-668-670
- Rangers di Lost Valley, I
Tex rientra nella Storia e incontra diversi suoi protagonisti
Il grandioso progetto.
I fiorentini, si sa, son caustici, e quando si trovarono per la prima volta davanti alla Fontana del Nettuno, familiarmente detta il "Biancone", non la mandarono a dire al povero scultore, Bartolomeo Ammannati, che a loro giudizio aveva sprecato una quantità spropositata di splendido marmo di Carrara per trarne una statua non esattamente degna di cotanta pietra.
Forse i fiorentini furono un po' eccessivi con Ammannati, ma il senso della loro tagliente ironia si attaglia molto bene a questa tripla boselliana.
Mauro Boselli indubbiamente architetta una storia mirabile per complessità e articolazione della trama; mette in campo una schiera di personaggi, maggiori e minori, di notevole interesse e molto ben delineati nei caratteri, sia quelli ai quali dedica più spazio e approfondimento che quelli per i quali lascia maggiormente fare al lettore sulla base di poche ma incisive pennellate; lascia in disparte
Scolpire, scolpire, scolpire e ancora scolpire.
E Boselli abile lo è sicuramente: apprezziamo in tal modo il salvataggio dei rangers del maggiore
Apprezziamo la lunga, epica e tragica, gloriosa e malinconica odissea umana e spirituale di
Se Lone Wolf e ancor più Mackenzie sono le presenze di maggior spessore sul proscenio insieme a Tex, come scrivevo moltissimi altri sono i personaggi ai quali anche solo con pochi tratti di penna Boselli ha dato piena dimensione umana (a partire dal Carson in solitaria del primo albo). Un elenco sarebbe arido, ma alcuni si impongono facilmente all'attenzione: il caporale
Anche Tiger. Nell'economia di una storia dove praticamente ne fa uso quanto un soprammobile, a Boselli basta una vignetta per dargli profondità prospettica: a pagina 59 de Gli scorridori di Mackenzie dallo scambio di battute finale tra Carson e Tiger emerge la cifra umana del personaggio, il suo senso grandioso dell'ineluttabilità del destino e la pragmaticità del suo approccio all'esistenza.
Se per una grande fontana ci vuole una montagna di marmo, per una grande storia ci vorrà un oceano di parole?
Una grande storia, insomma, ricchissima e perfino sovrabbondante di suggestioni ed emozioni, di eventi e di personaggi. Una storia dal forte impatto drammatico e contrassegnata dalla scansione epica del racconto. Se non fosse per il povero Bartolomeo Ammannati di cui scrivevo prima.Come Ammannati con lo splendido marmo messogli a disposizione dal governo di Firenze, Boselli ha sciupato non poco dello straordinario racconto ideato. Lo ha sciupato annegando troppo spesso la sceneggiatura in un eccesso di parole, di retorica, di ripetizioni, di spiegazioni talmente ridondanti da divenire irritanti. Ne I Rangers di Lost Valley vediamo Lone Wolf elaborare un piano; poi subito dopo Tex e Carson raccontarcelo nuovamente mentre Tex lo spiega a Carson nella sua istituzionale funzione watsoniana; qualche pagina più in là Tex e Carson ci tornano sopra parlando con i vaccari derubati da Maman-Ti; per finire Tex ne fa cenno pure con Jones quando si unisce al suo gruppo assediato da Lone Wolf. Un'altra volta e sarebbe stramazzato anche l'ultimo lettore superstite. È l'esempio più eclatante di pestifero appesantimento del racconto - e già basterebbe - ma purtroppo non è il solo. Per fare un altro esempio, ne Gli Scorridori di Mackenzie, dopo averci nuovamente fatto stramazzare di prolisse nuvolette di pensiero sul fatto che forse i Navajos sono più in gamba di lui (pagg.71-72), Isaac ci racconta, sempre in una agilissima nuvoletta di pensiero (pag.76) quanto sia tosto Tex che tratta
Dal Manierismo al Rinascimento - La via inversa: si può fare?
L'elaborato e articolato soggetto della storia resta dunque soffocato tra le maglie di una sceneggiatura - purtroppo spesso, ma per fortuna non sempre - ottundente, appesantita e farraginosa? Non del tutto: come si diceva, ci sono anche lunghe sequenze dove la sceneggiatura è sì elaborata e complessa, ma ben funzionale alle esigenze di un plot tutt'altro che lineare,dove la narrazione si innalza a racconto e ricordo di gesta epiche e dolorose, a grande storia di uomini, sangue, sudore e amicizia. È un racconto in linea con le migliori opere boselliane del quinto centinaio di Tex, ma la cui sceneggiatura presenta largamente tutte le magagne degli ultimi anni: una deriva verso una retorica bolsa e gli imperativi dell'ormai insultante spiegazionismo bonelliano; una tendenza a parlarsi addosso invece che a mostrare in azione la grandezza di Tex; un cedere alla tentazione di mostrare la propria bravura tecnica e abilità con le parole che a contrario fa risultare artificiosa la narrazione e plastificati i dialoghi. Quando vent'anni fa Boselli iniziò a scrivere Tex le sue storie avevano un ritmo serrato che assai di sovente oggi si gonfia in un profluvio di scrittura.
La fine della Storia... e della storia
Tex 670, pag.114 - Tavola di Stefano Biglia
(c) 2016 Sergio Bonelli Editore
Una storia che resta indubbiamente ottima, ma manca di essere il capolavoro che avrebbe potuto se si fosse tagliato il non poco di eccessivo che vi è. È però sempre molto arduo essere curatori di sé stessi, tanto più che per farlo non occorrono tanto capacità tecniche, quanto umiltà.
Due parole per i disegni di Stefano Biglia, che ne meriterebbe molte di più per il notevole lavoro offerto e che fornisce un'interpretazione e una visualizzazione grafica perfette del racconto, conferendo alla storia un supporto ideale. Raccontandone gli uomini e i loro volti e i corpi segnati dagli eventi; i luoghi fisici, aridi e avari; dinamiche e articolate sequenze d'azione e scene di battaglia. È un west riarso e scabro nelle assolate praterie, claustrofobico e pezzente nell'agglomerato di catapecchie di Matador, magro di povertà nel paesino di Santa Rosa.
Dopo e con il grandioso lavoro di Enrique Breccia sul texone e quello ottimo fornito da Mario Milano sul Color troviamo ancora un disegnatore e una storia in perfetta sintonia e una prova accurata e di grande effetto sulle pagine di Tex. Non fosse per lo sciupio di marmo saremmo dalle parti de Gli Invincibili. Mauro, ce la facciamo la prossima volta?
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