That’s All Folks!


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Scheda IT-TX-623-624

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Viva Villa!

Tex, infine: perché una storia può anche essere ottima in sé, tuttavia se manca la sostanza principale essa scentra il bersaglio. Tex può apparire sfuggente in questo senso, eppure è invece una presenza molto materiale ed evidente laddove vi è.

Questa storia omette di considerare un dato vincolante di fatto: la storia pregressa del personaggio

Questa storia non è ottima in sé, sia chiaro, ma come storia di Tex è peggiore, perché omette di considerare un dato vincolante di fatto: la storia pregressa del personaggio, che l’anno prossimo compirà sessantacinque anni. E che è arrivato a questo traguardo proprio in virtù della sua storia. Che può essere innovata, arricchita, se del caso perfino stravolta nell’occasione giusta. Ma non ignorata. E tanto meno formalmente omaggiata e poi sostanzialmente trascurata come accade qui. L’osservanza della lettera texiana qui si coagula in una esteriorità irritante.

Tex è grande, certo, ma non perché ce lo si debba ricordare fino allo sfinimento. Non perché debba comportarsi come fosse Superman o perché lo si debba necessariamente far agire come se sapesse di essere immortale. Tutto questo, sia chiaro anche qui, può essere fatto. Ma senza farsi accorgere dal lettore. Quando invece è la prima cosa che salta all’occhio vuol dire che alla storia manca la naturalezza. Vuol dire che il personaggio non è immerso in essa, ma vi è apposto.

Qui Tex è presente in tutta la sua "prepotenza" fisica e carismatica solo nelle due strepitose copertine di Claudio Villa, diversissime l’una dall’altra ma accomunate dalla tensione drammatica resa alla perfezione, dall’espressività delle figure e degli scenari, dalla centralità naturale di Tex (e la seconda cover più della prima), dalla potenza trattenuta della prima che si rispecchia nel dinamismo tumultuoso della seconda.

Tex contro Gus Dekker
Tex 624, pag.54 - Tavola di Pasquale del Vecchio

(c) 2012 Sergio Bonelli Editore

Tex contro Gus Dekker<br>Tex 624, pag.54 - Tavola di Pasquale del Vecchio<br><i>(c) 2012 Sergio Bonelli Editore</i>

Bye bye, baby!

Se poi a tutto ciò si aggiunge il resto, ovvero la noia dei dialoghi, la prolissità di un raccontare privo di nerbo, i personaggi di contorno piatti e un soggetto insipido, allora non resta che tornare a chiedersi: perché si legge una storia come questa? Perché è l’ultima volta, vogliamo dire? Dopo tante, dopo troppe occasioni concesse si giunge al punto di rottura.

Con l’avanzare dell’età il tempo a nostra disposizione diventa prezioso perché va fatalmente assottigliandosi mentre la nostra consapevolezza del fatto si accresce. Prezioso il proprio per ciascuno di noi, non parlo in termini assoluti ;-). Il fatto però resta: un tempo prezioso non vogliamo più sprecarlo per occasioni che ci appaiono nulla aggiungere alla nostra vita, né rappresentare in alcun modo quel momento di piacere che il godimento di un’opera dell’ingegno umano dovrebbe essere.

Un buon Del Vecchio appare davvero troppo poco perché il tempo non sia stato speso infruttuosamente. Il lavoro del disegnatore è notevole, le sue tavole sono dinamiche e la resa plastica conferisce spessore e tridimensionalità a questa azione ben rappresentata e alle figure umane: i suoi personaggi sono vividi e la loro presenza sulla pagina è davvero fisica. La pulizia del tratto plasma una materialità piena ai corpi e agli ambienti. Sebbene occasionalmente il suo Tex appaia quasi caricaturale (pag.32-33 di Braccato! ) anche il nostro amato ranger viene ritratto da Del Vecchio con grande cura ed eccellenti risultati.

ciò viene a evidenziare ancor di più la latitanza dell’anima del personaggio

Paradossalmente, però, ciò viene a evidenziare ancor di più la latitanza dell’anima del personaggio. La bellezza, formale e sostanziale, del disegno si aggiunge alla correttezza puramente tecnica della sceneggiatura nel mostrare tutti i limiti di sostanza della storia narrata. Tex è lì, sulla pagina, ma quelle pagine e quel Tex sono puramente di facciata, dietro e dentro vi è una trama sottilissima che liquefa la sua già poca materia nell’inconsistenza degli attori.

That’s All Folks!

La sapienza tecnica ha un suo peso, naturalmente; nell’economia di una storia i cui elementi narrativi siano ricchi di pathos e i personaggi buchino la pagina essa può divenire preponderante, essere decisiva per rendere tali gli uni e gli altri. Laddove invece manchino di fascino e personalità gli attori, e gli avvenimenti siano un meccanico susseguirsi di fatti privi di attrattiva, quel peso si riduce praticamente a zero.

Volendo proporre un paragone letterario la lettura di questo Tex è come leggere una pagina di Alessandro Baricco: un abbagliante fuoco di fila di parole eleganti, rutilanti, tornite da un talento indubbio per la frase a effetto e la ricercatezza del vocabolo. Il tutto per non dire nulla o quasi.

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