La scelta

una sceneggiatura bellissima tradotta in immagini da un grande Ticci
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La scelta
Tex 609-610

La scelta

Scheda IT-TX-609-610

La vecchia missione di Alamo, testimone di un passato vestito di tragici ricordi; San Antonio, con le sue strade larghe e la First National Bank; polvere, ovunque, da respirare, mangiare, odiare; un sole implacabile, feroce divinità dedita a mutare le piste da percorrere in micidiali lastre roventi; l'odore del Messico, portato da un vento capace di gettare la maschera e rivelare, fulmineo, i connotati di una tempesta di sabbia pronta a spazzar via finanche i pensieri; Los Buitres, sputo di villaggio conficcato in mezzo al deserto per offrire ospitalità agli avvoltoi, autentici o antropomorfi che siano.
Tessere, frammenti, piccoli pezzi multiformi che, messi insieme nel rispetto dell'incastro originario, restituiscono un'immagine nitida e riconoscibile: quella dello Stato del Texas, abile impresario che, forte dell'unicità delle caratteristiche connotanti la propria storia, il proprio territorio e la propria cultura, ha faticato davvero poco nel convincere Gianfranco Manfredi a fare dei suoi confini il teatro d'elezione sul cui palcoscenico mettere in scena le avventure di Tex.
Così, lungo i sentieri colorati da fascino e desolazione, attraverso le città degne di tale definizione e i minuscoli agglomerati sorti dal nulla o senza un futuro, sotto lo sguardo austero della natura estrema di questo Paese confinante a meridione col settore centrale dell'immenso continente americano, lo scrittore marchigiano lancia Aquila della Notte e Kit Carson all'inseguimento dei sette uomini che hanno rapinato il treno delle paghe destinate ai militari di Fort Concho e la più importante banca di San Antonio.
A un primo sguardo, un canovaccio non prodotto dai movimenti di un telaio animato dall'originalità: recuperare il denaro, ammontante a poco più di un milione di dollari, e garantire all'ex tenente dell'esercito degli Stati Uniti Stuart Bigelow e ai sei disertori che ne hanno condiviso il progetto criminale la possibilità di riparametrare il proprio domani soggiornando per diversi anni nelle scomode celle di una prigione texana. Niente che l'esperienza dei due ranger non abbia già registrato; una pratica ingiallita, che spingerebbe un annoiato burocrate a parlare di ordinaria amministrazione.
In realtà, evitando la trappola costituita dalle cristalline quanto deformanti lenti dell'apparenza, è assai facile appurare che consuetudine e semplicità non sono facce del prisma in cui si concretizza Sei divise nella polvere.

Il grande Tex Willer!
Tex 610, pag.112 - Disegno di Giovanni Ticci

(c) 2011 Sergio Bonelli Editore

Il grande Tex Willer!<br>Tex 610, pag.112 - Disegno di Giovanni Ticci<br><i>(c) 2011 Sergio Bonelli Editore</i>

Quando parlano le stelle

I distintivi che provano l'appartenenza al Corpo dei Texas Rangers appesi alle camicie sono un primo segno, quasi un avvertimento: affatto un mero ornamento, quelle stelle, scintillanti sotto gli impietosi raggi del giorno, hanno un incarico preciso che portano a compimento senza sbavature: introdurre la legge, simboleggiandola, in una terra senza regole, in uno scenario in cui i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario si concentrano nelle dita di chi è in grado di maneggiare le armi con estrema rapidità, in cui le sentenze sono redatte ed eseguite quasi sempre dal piombo vomitato dal collegio giudicante presieduto dal magistrato Colt. E' questo genere di contesto, ancor più degli ordini ricevuti, a rendere il capo bianco dei Navajos pienamente consapevole del fatto di dover pensare, decidere e agire principalmente in qualità di ranger, di incarnazione di una giustizia in cui forma e sostanza vivono in perfetta comunione.
«Un ranger non serve la legge, maggiore Newman. E' la legge.»: frasi che negano il diritto di esistere anche al più insignificante dei dubbi.
Sì, Tex si esprime in un modo dannatamente chiaro, con parole calibrate e incisive che, non perdendosi in chiacchiere ed evitando ampi e superflui giri, sanno subito trovare la via più breve per tagliare prima di quelle altrui il filo di lana; dalla prima apparizione - nell'ufficio del maggiore Bellamy Newman, uomo sconfitto dalla tequila e dal proprio orgoglio prima ancora che dalla vendetta di cui lo rende oggetto Bigelow -, egli si presenta come una micidiale unione di durezza, determinazione, forza: un fiume in piena inarrestabile e, allo stesso tempo, freddo e assolutamente lucido nell'analizzare e prevenire le mosse avversarie.
Ma quando contro l'orizzonte si stagliano le sgraziate figure dei banditi messicani capeggiati da Pardo, appesantite dal carico rappresentato dalla loro sanguinaria follia, nella mente del ranger si fa prepotentemente largo e comincia a dimorare lo sgradito ospite del nervosismo: Aquila della Notte si rende conto immediatamente che la luce intorno non è più la stessa, che il contesto è stato modificato, che il terreno calpestato dai suoi stivali è stato surrettiziamente sostituito da uno stretto percorso destinato molto presto a biforcarsi.
Non si tratta più di avere a che fare con un nemico che pur avendo deciso di seminare nel campo avvelenato dell'illegalità, ha voluto non dimenticare di essere stato un soldato, che, per quanto sia stato scaltro e spietato nel rivalersi nei confronti di chi lo ha fatto ingiustamente radiare dall'esercito, ha e segue alla lettera un proprio codice morale che vieta di costellare il cammino di morti inutili e impegna a garantire in ogni modo la salvezza dei propri uomini; che, affetto da un letale perfezionismo, immagina di poter portare ad attuazione il suo disegno senza che una sola goccia di sangue sia stata versata. No, ora è apparso Pardo, compiuta allegoria della banalità del male: nessun ingranaggio, nessun meccanismo da osservare e studiare con cura al fine di intuirne funzionamenti o logiche reconditi, nessun manuale di comportamento da decifrare; niente di tutto questo: solo una delle innumerevoli belve condannate dal fato a inseguire l'ombra della propria insania nutrendosi delle altrui esistenze.
E' il bandito la vera minaccia, l'uomo da fermare a qualunque costo: Tex Willer ne è perfettamente conscio e non avrebbe alcuna esitazione, giunto nel punto in cui la pista si articola in un bivio, nel decidere in quale direzione procedere. Ma Tex Willer ha la stella sul petto, è un ranger, è la legge, e sa, nella fattispecie, di non essere libero di scegliere, sa di aver ricevuto degli ordini e che questi sono lì, nell'impaziente attesa di essere rispettati.
«Era tanto che non vedevo Tex così nervoso... La scelta è difficile, ma prima o poi bisognerà farla!»: agli occhi del fantastico Carson manfrediano, il turbamento che come un valente scultore ha plasmato il volto dell'amico fraterno, è apparso con la stessa evidenza di un lampo accecante; e il Vecchio Cammello, senza esitare, ha capito di dover fare ricorso a ogni goccia della sua dosata e intelligente ironia per provare a sciogliere Tex dal soffocante abbraccio della tensione. Non c'è notizia in tutto questo, non poteva andare diversamente tra loro. Tuttavia, è soltanto quando il milione e poco più di dollari, verde demone cartaceo abile nel trasformare alcuni dei suoi adoratori in surriscaldati abitanti del cerchio infernale dei traditori - per conferme rivolgersi a Greg, a Ruiz e a molti dei fuorilegge di Los Buitres -, sovrappone e unifica le traiettorie descritte da Stuart Bigelow e Pardo che le labbra di Tex si rilassano in un sorriso: non c'è più una scelta da effettuare, è solo tempo di chiudere i conti.

Kit Carson!
Tex 609, pag.35 - Disegno di Giovanni Ticci

(c) 2011 Sergio Bonelli Editore

Kit Carson!<br>Tex 609, pag.35 - Disegno di Giovanni Ticci<br><i>(c) 2011 Sergio Bonelli Editore</i>

In memoria di Laurel Mc Kenzie

Scandita dal ritmo frenetico di una sceneggiatura bellissima - la cui seconda parte può tranquillamente essere considerata un corso monografico avente per tema il racconto dell'azione pura -, ricamata elegantemente da dialoghi trasudanti un'efficacia equiparabile esclusivamente a quella delle sputafuoco di Aquila della Notte e Capelli d'Argento e lambenti la perfezione nelle tavole che narrano la morte di Bigelow per mano di Pardo e il duello finale tra quest'ultimo e Tex, Sei divise nella polvere si chiude consegnando alla memoria un ultimo personaggio: quello di Laurel Mc Kenzie, sindaco, sceriffo e giudice di Ozona che, dopo essere caduto sotto i colpi dell'umiliazione inflittagli dal capo bianco dei Navajos per aver permesso il tentato linciaggio di un indiano innocente, riesce a recuperare dignità e onore sacrificando se stesso nel disperato, vano tentativo di difendere con soli tre uomini la propria città dall'attacco sferratole dalla banda dei messicani.

Cartolina dal Texas
Tex 609, pag.43 - tavola di Giovanni Ticci

(c) 2011 Sergio Bonelli Editore

Cartolina dal Texas<br>Tex 609, pag.43 - tavola di Giovanni Ticci<br><i>(c) 2011 Sergio Bonelli Editore</i>

Ticci!

Le duecentoventi pagine firmate dall'autore di Senigallia hanno avuto il privilegio di essere tradotte in immagini dall'infinito talento di Giovanni Ticci, straordinario cantore dell'epopea western, per il quale il fatto che nella struttura inferiore della personale clessidra si siano depositati oltre quattordici lustri è un dettaglio scarsamente rilevante, appena un pensiero da notare distrattamente e abbandonare senza rimpianti al suo destino.
L'individuazione e l'interpretazione impeccabili delle differenti cadenze che contraddistinguono le due metà di cui si compone la storia, hanno consentito all'artista toscano di realizzare - tramite una linea vigorosa, dinamica, tendente a una sintesi venata dall'attenzione per l'aspetto funzionale dei dettagli - una completa estrinsecazione del proprio vastissimo repertorio.
Illustrati magistralmente i mille, policromi riverberi delle fiamme avvolgenti i rossi tizzoni d'inferno rispondenti ai nomi di Tex Willer e Kit Carson; fornita, per merito di ottime caratterizzazioni psicofisiche, la giusta quantità di volume ai numerosi personaggi - attori nutriti da un'energia continua che ne esalta la credibilità mettendoli nella condizione di essere adeguati in ogni circostanza -, allestito con la consueta maestria un apparato scenografico dominato dalle sconfinate, incandescenti lande del Texas, il disegnatore di Siena si abbandona al puro divertimento, lasciando che a raccontare il convulso succedersi degli scontri a fuoco tra i ranger e i loro avversari sia la sua tecnica eccellente, inimitabile produttrice di una ampia gamma di inquadrature, strategie narrative ed espedienti grafici capaci di garantire alle vignette leggibilità e pathos.
Il piccolo passaggio a vuoto individuabile nella sequenza notturna del secondo albo ambientata a Los Buitres - in cui l'incontro di luci e ombre non sempre partorisce i risultati desiderati - non inficia un lavoro davvero notevole.
Alla faccia di quel vecchio orologio e del suo contenuto!

A Sergio Bonelli

Tex n.609-610 - Sei divise nella polvere Luglio/Agosto 2011 - Sergio Bonelli Editore - 16 x 21 cm, brossurato, b/n, 220 pagine - 2,70 € - mensile

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