L'eroe delle due Americhe

la lotta per la libertà di un popolo non conosce confini
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L'eroe delle due Americhe
Tex Gigante 23 "Patagonia"

Scheda IT-TX-g23

Recensione

E' convinzione di chi scrive che esista una correlazione inversa fra la qualità di una storia e quella della sua recensione; quanto più la prima è piena di difetti, tanto più la critica avrà l'agio di essere brillante, graffiante, corrosiva - insomma: piacevole da leggere. Pertanto, ci scusiamo fin d'ora con i lettori se questa sarà una delle analisi più banali che uBC abbia partorito in tredici anni di onorata esistenza. Senza voler scansare le nostre responsabilità, che assumiamo per intero, un po' di colpa l'ascriviamo anche a Mauro Boselli, che ha proditoriamente rotto il patto non scritto fra autore e critico, quel patto secondo il quale il primo s'impegna a scrivere male quel tanto che basta da lasciare al secondo la possibilità di sfoggiare adeguatamente il suo mestiere. Dopotutto, chi mai troverebbe interessante un elenco di elogi e lodi sperticate, al limite della piaggeria? Purtroppo, e qui dobbiamo nuovamente biasimare Boselli, a nulla è valso il nostro frenetico compulsare, di lettura in rilettura, alla ricerca di qualche incongruenza caratteriale, qualche sbavatura nei dialoghi, almeno un passaggio gratuitamente fuori tono, esercizio nel quale, lo diciamo senza falsa modestia, siamo discretamente allenati. Nulla. Quando ci si trova di fronte a un dannatissimo capolavoro come "Patagonia" non resta che cedere le armi, cavarsi il cappello e godersi il piacere dell'albo con animo sereno e occhio infantilmente goloso d'avventura.
"Patagonia" è una summa magistrale del filone che vede Tex contrapposto all'esercito statunitense in difesa del popolo rosso

Nata da un'idea di Sergio Bonelli (alias Guido Nolitta), grande appassionato ed esperto di Sudamerica come ben sanno i lettori di Mister No, "Patagonia" è una summa magistrale del filone che vede Tex contrapposto all'esercito statunitense in difesa del popolo rosso, inaugurato nel lontano 1965 con "Sangue Navajo" e, da allora, presenza saltuaria ma ricorrente della saga texiana. Non solo Boselli sembra riesca a fondere il meglio di questa tradizione in un affresco coerente e di largo respiro, ma introduce almeno due innovazioni essenziali: l'ambientazione argentina, del tutto inedita e assai feconda per l'intreccio di similitudini e differenze con la coeva situazione degli Stati Uniti d'America, e un altrettanto inedito tasso di realismo e violenza, sicuramente benvenuto in una storia drammatica come "Patagonia" ma, nondimeno, spiazzante per un lettore di Tex, un Tex che arriva a far strage di soldati dell'esercito regolare argentino come mai s'era visto in sessant'anni di storia editoriale. In tutto questo, l'autore si permette anche il lusso d'inserire, abilmente, alcuni momenti di poesia che accentuano l'atmosfera di tragedia che aleggia su tutta la storia.

La giusta fine degli ufficialetti arroganti
Tex Gigante 23, pag.92, disegni di Pasquale Frisenda

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

La giusta fine degli ufficialetti arroganti<br>Tex Gigante 23, pag.92, disegni di Pasquale Frisenda<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Dopo un avvio dal tono quasi scanzonato, la storia prende corpo come una bella avventura che segue le vicende di una colonna militare in missione diplomatico/punitiva in territorio indiano, il Desierto del Sur. Qui Tex e suo figlio Kit, inquadrati in un corpo di gauchos con funzione di scout, saranno determinanti per il successo della missione e riusciranno a conquistarsi la stima dei fieri uomini che li accompagnano, siano essi bianchi, rossi o mezzosangue, nonché a farsi qualche nemico fra i peggiori elementi gallonati dell'ejercito argentino. Va precisato che la presenza di Kit Willer al fianco del padre non è una semplice variazione sul tema, un vezzo d'autore che, per una volta, spezza la consolidata accoppiata Tex-Carson, bensì elemento non secondario di una trama che poggia in modo esplicito sull'indianità di Kit, sulla sua natura di meticcio e la sua giovanile esuberanza, laddove né il burbero Carson né il taciturno Tiger Jack avrebbero funzionato altrettanto bene. Fin qui, e ciò sia detto senza alcun intento denigratorio, tutto come da copione. Ma è proprio a questo punto che, invece di avviarsi a meritata conclusione, quella che già sarebbe stata un'ottima storia imbocca la svolta definitiva, la sfida più difficile e appassionante.

"Patagonia" inizia sul serio a pag. 157!
"Patagonia" inizia sul serio a pag. 157! In questo snodo cruciale, la prospettiva viene completamente ribaltata e i protagonisti sono chiamati a una fatale scelta di campo che metterà a dura prova tanto i loro princìpi quanto il sentimento di sincera amicizia che li univa. Da qui, un crescendo rossiniano di eventi ci porta fino all'epilogo mozzafiato, lasciandoci con un profondo senso di ubriacatura e una gran voglia di ricominciare daccapo la lettura.

Ovviamente il tutto è raccontato à la Boselli, quindi con grande attenzione alla ricostruzione storica, ai rapporti umani e con un congruo -non esagerato- numero di comprimari, ben caratterizzati e capaci di bucare la pagina. Tra questi, Ricardo Mendoza, personaggio complesso e affascinante, merita una menzione speciale. Autentico "quinto pard", meritevole di stare alla pari degli altri amici ricorrenti di Tex, Mendoza ne condivide lo spiccato senso dell'onore e l'odio per le ingiustizie, ma a differenza di Tex la sua lealtà alla divisa lo porterà a un'inevitabile frattura con l'amico, frattura dalle conseguenze tanto drammatiche quanto narrativamente appassionanti.

Appassionanti, sia chiaro, anche grazie all'apporto dei disegni di un Pasquale Frisenda in stato di grazia. Frisenda è alla sua prima prova texiana, ma sembra averlo disegnato da sempre. Merito, sicuramente, della sua militanza di lungo corso nel genere western, segnatamente come colonna portante di Magico Vento, una delle serie più interessanti e meglio scritte degli ultimi due decenni. Impossibile descrivere compiutamente la sua abilità nel rendere palpabile la nebbia e la polvere, la straordinaria varietà delle inquadrature, la profondità delle sue scene di massa, il realismo nel descrivere anche le più concitate scene d'azione, la perfetta espressività di tutti i personaggi, nessuno escluso, che dà un contributo determinante alla riuscita di una sceneggiatura dove la caratterizzazione dei personaggi è uno dei cardini fondamentali. Impossibile, ripetiamo, sintetizzare con poche inadeguate parole un lavoro di tale portata. Tuttavia, se proprio dovessimo scegliere una sequenza emblematica, non potrebbe che essere quella delle quattro tavole mute delle pagg.231-234: pura antologia.

Un padre, un figlio
Tex Gigante 23, pag.221, disegni di Pasquale Frisenda

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

Un padre, un figlio<br>Tex Gigante 23, pag.221, disegni di Pasquale Frisenda<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Si può ben dire che a "Patagonia" non manchi niente, se non forse una cosa: una posticcia storiella sentimentale che Hollywood avrebbe sicuramente preteso per motivi commerciali, ma che su Tex ci si può ancora permettere d'ignorare, e la cui mancanza conferisce semmai il suggello di perfezione a una storia in cui, peraltro, il sentimento è tutt'altro che assente. Ciò non toglie che, in un soggetto completamente declinato al maschile, vi sia posto anche per un personaggio femminile che, pur nella sua fugace apparizione, lascia un segno profondo. Non saranno pochi coloro che ricorderanno a lungo la sfortunata e coraggiosa Anita.

Ci piace pensare che, insieme con i Willer padre e figlio, anche i Bonelli padre e figlio siano riusciti ad andare d'accordo.

Mauro Boselli ha vinto una nuova, difficile sfida. Egli ha preso un classico scontro fra tex e i soldati e, invece di svolgerlo secondo i paradigmi glbonelliani, divertenti ma obiettivamente improbabili, ha seguito una strada più drammatica e realistica, senza tuttavia minimamente tradire la natura profonda del personaggio di Tex. E' indubbio che "Patagonia" sia intrisa di melanconia per la sorte ineluttabile di un popolo destinato alla sconfitta, caratteristica tipica della scrittura di Guido Nolitta; eppure, è anche una storia incredibilmente epica, con un Tex indomabile e tutt'altro che sconfitto, come sarebbe piaciuto a Gianluigi Bonelli. Questa ardita quadratura del cerchio, secondo noi, è la cosa più rimarchevole dell'albo. Ci piace pensare che, insieme con i Willer padre e figlio, anche i Bonelli padre e figlio siano riusciti ad andare d'accordo.

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