L’insostenibile pesantezza delle tenebre(s)
Chef, il gumbo* non sa di molto!
Recensione di V.Oliva | | tex/


L’insostenibile pesantezza delle tenebre(s)
Scheda IT-TX-576-578
- Omicidio in Bourbon Street
valutazione (4,3,3) 42%
Millumino di esiguo
Il ritorno sulle pagine di Tex delle amate tematiche del sovrannaturale ha suscitato in rete parecchio entusiasmo, che una lettura scremata della lunga attesa per tale ritorno non porta a condividere: la montagna ha partorito un topolino. Resta inteso che a paragone delle perle di Claudio Nizzi non c'è appunto paragone, ma ora che la stagione del "degno erede" è avviata al tramonto è ben più difficile accontentarsi di prove sotto tono.
E la prima volta, perfino rispetto a storie peggiori di questa, che
la verbosità boselliana si rivela in pieno come un reale difetto. Forse perché i
dialoghi, sebbene anche meno cialtroni di altre volte, suonano enfatici e
posticci: forse proprio quella cialtronaggine (si intende in un senso positivo), quella prosopopea, erano aManca il Tex guascone e al contempo simpatico
ben vedere un mezzo per colorirli di una guasconeria che finiva per essere
simpatica: cifra e forza dello stile di Mauro Boselli su Tex; così, invece, il tono resta a metà: né simpaticamente eccessivo, né sobrio e duro. Non è soltanto questo a suonare stonato. Il Tex
boselliano, per solito un mastino dalla testa fine, capace di prevedere ogni
mossa del nemico, qui si fa sorprendere almeno 2-3 volte come il piccione
nizziano. Tex non è un superuomo, e deve anche essere fallibile, ma i lustri
di stupidità ai quali è stato sottoposto invocano che per lungo tempo il
suo lato più da infallibile superman venga spinto all'estremo: è davvero una necessità
narrativa per non continuare a deludere i lettori.
Nessun personaggio buca la pagina, tranne forse il
Cose poco preziose
E il vero problema di questa storia è proprio il dampyreggiare.E il vero problema di questa storia è proprio il dampyreggiareOssia quel compiaciuto riflettersi boselliano in un'impostazione artatamente dottissima, che in realtà si sostanzia in un sovraccarico di dettagli nozionistici il cui solo valore narrativo è scenico: gettare fumo negli occhi. Il Tex di Boselli era finora immune dalla deriva narcisistica del suo autore, ma questa volta, complice probabile l'argomento, vi affonda dentro. Tex, Carson e Nat MacKennet si affannano in giro senza capire molto di quel che fanno, mentre Boselli frulla insieme, mal assortite, suggestioni di storie di fantasmi, racconti di pirati, cacce al tesoro, oscuri segreti e delinquenti tutti di mezza tacca. Si diluisce in tutto ciò, senza che un vero brivido horror si concretizzi e dia corpo alla storia, il nerbo texiano, quellessenzialità che anche nelle storie più complesse riflette nella narrazione la personalità del protagonista.
I disegni non aiutano. Bianchini e Santucci sono al loro esordio texiano, e confrontarsi con il personaggio più letto e più longevo del fumetto italiano non è davvero facile, quindi avranno certamente modo di riscattarsi e acquistare maggiore fluidità; li attendiamo a prove più convincenti.
Bastano sovrabbondanza di china e frequenza di scene notturne per creare l'atmosfera di una vera storia dell'orrore?
Il dinamismo si avvicina pericolosamente alla staticità, anche se
nelle pose più illustrative il loro lavoro è accuratissimo e innegabilmente
sontuoso: vi sono grandi vignette e anche tavole dove questo aspetto funziona al meglio, grazie a tale minuziosità, ma se una successione di pose non è ottimale in generale, tanto meno lo è su Tex.
La fissità dei volti toglie ogni residua speranza di ricavare autentico pathos dal Boselli allo specchio di questa storia; e dulcis in
fundo in più di una occasione le proporzioni di volti e corpi, le posture e i gesti
appaiono non corretti. Se poi è sufficiente la sovrabbondanza di china e la
frequenza di scene notturne adatte alla bisogna per creare nere
atmosfere cariche di magia e arcani misteri allora è possibile dichiararsi soddisfatti ;-).
Sette personaggi hanno trovato un autore
A salvare la storia e renderla leggibile resta l'impianto solido di un
soggetto che altrimenti sceneggiato e dialogato - e disegnato - poteva
mutarsi in un racconto dal potente fascino retrò; e sprazzi di talento
incastonati qui e là nella storia, a testimonianza del comunque notevole
sforzo manovriero di Boselli, che utilizza con competenza una sfilza di
comprimari. Il delizioso fil rouge di Carson e Mercedes, come si diceva, e in
generale un Carson pimpante e risoluto anche nelle azioni sconsiderate; Jean il cieco, delizioso
caratterista da film d'antan; Chabrol e Folsom: poche ma ottime scene per
due sbirri tosti e ben pennellati; un laido Diamond Johnny, forse il
lestofante più di mezza tacca, ma alla fine quello caratterizzato meglio,
anche di Doudou, delizioso nel suo mescolare Arsenio Lupin e più
concreti bassifondi di
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* Il gumbo è un piatto molto saporito della cucina cajun della Louisiana.
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Scheda IT-TX-576-578
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