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Storia del West:
una visione romantica ed epica

di Vincenzo Oliva

Per i dati di carattere cronologico e documentale sulla serie, si vedano il Tutto di carta, la cronologia e le schede dei nn. 1, 2, 3, 4, 5.

Gli ingredienti.
La poesia, l'amore, la realt� storica, la finzione narrativa, la magia... questi gli elementi che la mano sapiente di Gino D'Antonio ha saputo far interagire per consegnare agli annali del fumetto italiano e mondiale la sua straordinaria Storia del West.

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la prima vignetta di SdW
di Calegari (c)1967 SBE

Sono passati oltre trent'anni dalla pubblicazione del primo episodio della saga, nel primo albo della Collana Rodeo, ma la "Storia del West" non appare invecchiata di un giorno: come ogni altro capolavoro dell'ingegno umano vive di una propria atemporalit� che la pone al di sopra delle mode, al riparo dallo scorrere degli anni. Come ogni opera che parli dell'uomo e delle sue caratteristiche immutabili nei tempi, della sua natura profonda, non ha et�.

Perch� � di questo e non di altro che parla la lunga epopea western di D'Antonio narrata attraverso le avventure, gli amori, le speranze, le vittorie e le sconfitte della famiglia MacDonald/Adams e del gruppo dei loro amici.

Attraverso le vicende domestiche di questo straordinario gruppo familiare, l'autore ci conduce alla scoperta di quegli anni durante i quali furono poste le basi ed avvenne la gestazione di quella che � stata la nazione simbolo di questo secolo che va finendo. Lo fa narrando gli eventi della troppo spesso brutale, sanguinosa, crudele conquista delle terre strappate con la violenza alle nazioni che vi vivevano da secoli; lo fa senza dimenticare questo aspetto dell'ovest americano, ma lo fa anche ricordando che la narrativa non � e non pu� essere solo fredda e fedele riproduzione della storia, che parte fondamentale di un'opera letteraria � la creazione autonoma dell'autore a partire dai dati della realt�; lo fa, cosciente di quale fonte primaria di miti abbia rappresentato il west per l'immaginario del nostro secolo, in primo luogo attraverso il cinema, che al momento della nascita di "Storia del West" stava iniziando a fare i conti con la visione agiografica ed edulcorata della storia dell'ovest americano.

Lo fa, infine, unendo al romanticismo della storia degli uomini, l'epicit� della Storia dell'Uomo.

La poesia. E' poetico, il linguaggio di Gino D'Antonio nel corso di quasi tutta la saga. Dai primi episodi, dov'� il respiro epico a prevalere, sino agli ultimi, quando pi� forti si fanno i toni del rimpianto e della nostalgia per un'era - di dolori, s�, ma anche di libert� - che va chiudendosi.

Ma poetici sono i toni che l'autore utilizza nel corso dell'intera opera. E l'epica, come si diceva, la fa da padrone nella prima parte della "Storia del West", dove primeggia il tema della "conquista" delle terre ancora "selvagge" dell'ovest.

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Il Presidente Jefferson
illustra la spedizione di Lewis e Clark
(c) 1967 SBE
   
 
Pur nel rispetto della verit� storica (vedremo in seguito entro quali limiti) e pur senza illusioni su quella che � l'umana natura, D'Antonio ritrae in tutta la sua carica mitica i primi anni della corsa all'ovest. Dal racconto della spedizione di Lewis e Clark - cui partecipano nel n.1, "Verso l'ignoto" i giovanissimi Brett MacDonald e Sicaweja , i "fondatori" della dinastia, attraverso la fine del sogno del grande capo Shawnee Tecumseh, che tent� vanamente di riunire le trib� dell'est in un ultimo, disperato, tentativo di resistenza che potesse avere una qualche speranza di successo (si veda il n.3, "La grande vallata") e il racconto di quell'autentico punto cardinale dell'immaginario collettivo americano, e in particolare texano, che � l'assedio di Alamo (n.5, "Alamo") - sino al racconto dell'avventura di John Charles Fr�mont che con un pugno di uomini, quasi fosse un emulo dei conquistadores, strappa la California ai discendenti dei conquistadores stessi (n.7, "Soldati di ventura") - � lo snodarsi di un racconto di eroi. Eroi umani, per�. Certamente personaggi eccezionali ma non invincibili.

Questo racconto di eroi, tuttavia, prosegue almeno per tutta la narrazione dell'incipiente maturit� di Pat Mac Donald e della prima maturit� di Bill Adams ; fino dentro quella guerra civile dove la nazione, e con essa i personaggi della "Storia del West" perdono la propria "purezza" e le crudelt� perdono quella patina di grandezza dalla quale erano state circonfuse in precedenza e si riducono alla loro pi� nuda realt� di bassa macelleria, valga d'esempio il n.22, "Fiamme di guerra" (dove tra l'altro Pat sar� costretto a riprendere in mano quella pistola che aveva giurato di non impugnare mai pi� nel n.15 "L'ultimo duello", in una dimostrazione che le scelte idealistiche non possono appartenere alla realt� della Frontiera) che vede la fine del capitano Alan Hall e della sua carriera di soldato senza onore, al termine di una storia di violenze e sopraffazioni, specchio della guerra senza quartiere del Nord contro il Sud, ma anche dell'Uomo Bianco contro l'Uomo Rosso.

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Tutta la filosofia della SdW
nelle frasi di Pat,Hall
e un giovane Geronimo.
(c) SBE

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La dignit� dei capi indiani
esemplificata dall'amara fine
di Capitan Jack nello
splendido n.54. (c) SBE

Con il passaggio della guerra la nazione e la "Storia del West" entrano nella maturit� e D'Antonio scivola progressivamente verso una narrazione sempre pi� intessuta di amarezza e rimpianto, il sapore epico delle prime avventure c'� ancora, ma va ormai stemperandosi; anche la figura dell'invitto Cochise ingenera sentimenti di perdita (si veda per esempio il n.52 "Verdi pascoli"). N� potrebbe essere diversamente, perch� alla sua morte si chiuder� anche per gli Apache l'ultima epoca di successi consistenti.

L'autore ci regala ora le sue storie pi� intense, pi� ricche di lirismo drammatico, specialmente negli episodi nei quali si racconta della tragedia delle popolazioni indigene e della lotta senza quartiere contro di loro. Qui D'Antonio d� il meglio di s�: il n.30 "Sand Creek", n.40 "Dog Soldiers", n.42 "Le Montagne Splendenti", n.54 "Sangue di guerriero", n.63 "La lunga marcia" sono i titoli principali di questo racconto; dai massacri del Sand Creek e del Washita, alla resistenza spesso eroica, sempre impari e disperata, dei vari Naso Romano, Capitan Jack e Capo Giuseppe, cui D'Antonio ha saputo dare grande dignit�, umana e ancor pi� letteraria, facendone delle persone autentiche molto pi� che non dei semplici simboli del loro popolo e della resistenza indiana.

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Custer � in trappola al Little Bighorn
di D'Antonio (c) SBE

A questi si deve aggiungere il racconto di quello che � il momento pi� altamente simbolico dello scontro culturale tra le popolazioni indigene e gli americani: la battaglia del Little Bighorn. Nel n.60 "Giorno di gloria" D'Antonio resuscita i toni dell'epos pi� alto per narrare l'avvenimento. Ma � un epos malinconico non meno che esaltante, al Little Bighorn non hanno fine solo i sogni di gloria di quell'uomo complesso che fu Custer (e che D'Antonio ha saputo perfettamente ritrarre nella sua complessit�), ma anche quelli della grande confederazione di popoli delle pianure raccolti intorno al carisma di Toro Seduto e Cavallo Pazzo: dopo di allora sar� lotta totale e Toro Seduto si avvier� stancamente verso la fine dei suoi giorni, all'epoca dell'ultima strage insensata delle guerre indiane: Wounded Knee (raccontata nel n.75 "La fine della pista").

Immediatamente dopo, nel n.61 "Vento d'autunno", morir� anche Wild Bill Hickock , la cui vicenda umana, prima ancora che storica, accompagna una gran parte della "Storia del West". Il giovane sicuro di s�, pieno di vita e spavaldo delle prime apparizioni (la prima nel n.13 "Kansas"), appena sfiorato dal rimpianto dell'impossibilit� di avere una vita normale, ha ceduto progressivamente il passo all'uomo maturo, sempre pi� amareggiato e consapevole dell'inutilit� di una vita passata al servizio di una gloria il cui prezzo � stato proprio quella vita normale divenuta definitivamente impossibile e sempre pi� immalinconito dal tramonto del mondo che ha conosciuto. A lui, parlando con l'amico Bill Adams, spetta di pronunciare - con quello di Custer - l'epitaffio proprio e di tutta la frontiera: "C'� qualcos'altro che mi colpisce nella fine di Custer... La sensazione che il nostro mondo sia al tramonto. Nel futuro non ci sar� spazio per personaggi del suo tipo, o del mio...".

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i ricordi di Wild Bill (c) SBE
Nel prosieguo dell'opera questa atmosfera da fine imminente ed immanente si accentua dando vita ad altre storie molto intense: la tragica fine di Cavallo Pazzo e la marcia forzata dei Nez Perc�s di Capo Giuseppe (n.63 "La lunga marcia"), il tramonto delle vicende umane di Toro Seduto (n.71 "I combattenti" e n.75 "La fine della pista") e Geronimo (n.68 "L'ultimo Apache"), la fine dell'era dei grandi allevamenti di bestiame (nel n.74 "Inferno bianco"). Tutto conduce a quella "Fine della pista" che d� il titolo al settantacinquesimo ed ultimo episodio della saga, nel quale il tono malinconico si fa fortissimo, nel quale l'autore mescola accortamente l'amaro e il dolce di cui � fatta la vita: un mondo � finito, ma la ritrovata unit� della famiglia, cui si aggiungono gli amici di tante avventure, Mac e Abele , lascia un messaggio di speranza per il futuro.

Continua... pagina successiva: l'amore, la realt� storica,
la finzione narrativa e la magia

 
 


 
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