Making of: Jan Dix

...il dietro "la tela" della nuova mini Bonelli!
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Making of: Jan Dix
 

Making of: Jan Dix

La notizia che Jan Dix, la nuova miniserie targata Sergio Bonelli Editore, esordirà in edicola sabato 10 maggio, è ormai nota a tutti, muri compresi.

Muri che conoscono già anche l'ideatore Carlo Ambrosini, "papà" di Napoleone, e il parco disegnatori composto da Paolo Bacilieri, Giulio Camagni, Emiliano Mammucari, Gabriele Ornigotti (già all'opera su Napoleone), Giez (Nick Raider, Magico Vento e Demian e dall'esordiente Andrea Borgioli.

Sono ben noti, ormai, anche il formato ;-) naturalmente bonelliano, le 132 pagine (copertina compresa) di foliazione degli albi, la periodicità bimestrale, il prezzo di 3,50 € e il numero, 14 (?), degli albi previsti.
Per chi ne volesse sapere di più cercando, ad esempio, di capire il lavoro che c'è dietro la nascita di un nuovo personaggio, dai primi passi nella mente del creatore fino alla pubblicazione del numero di esordio, non perderà certo l'occasione di possedere una copia del Making Of di Jan Dix, quinto numero dell'omonima collana di dietro le quinte, curato da Franco Busatta e pubblicato dalle Edizioni IF.

A seguire potrete leggere uno spezzone dell'intervista effettuata con Carlo Ambrosini. La versione integrale, corredata da numerose immagini, che in piccola parte troverete di seguito, sarà disponibile sulle 100 pagine del Making Of a partire dal 15 maggio in tutte le librerie specializzate.

Making Of... - Cover<br>disegni e colori di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Edizioni IF</i>
Ringraziamo Franco Busatta, Carlo Ambrosini e gli altri autori per la disponibilità mostrata.
Cliccare le immagini per vederle ingrandite.
Buona Lettura.

Intervista a Carlo Ambrosini

Chi è Jan Dix?
È un critico e consulente d’arte; ha quarant’anni; è fidanzato e convive, in maniera un po’ burrascosa, con Annika Hermans, direttrice trentaduenne di una sezione della pinacoteca del Rijksmuseum di Amsterdam.
L’arte è l’elemento centrale degli interessi del Nostro. Infatti, è grazie a esso che, oltre a procurarsi il sostentamento quotidiano, lavorando in proprio per recuperi, attribuzioni e perizie di opere artistiche, cerca di spiegarsi l’agire umano e il suo mutevole e contraddittorio svilupparsi nel tempo. La ricerca, il perseguimento e l’instaurazione del "Bello" è compito specifico dell’arte, per quanto non esista concetto più relativo di questo, tanto è vero che nel corso della storia i criteri estetici di alcune società si sono trovati a scontrarsi frontalmente con quelli di altri. Questo non toglie che senza un’idea di bellezza l’uomo sia portato a percepire la vita come priva dell’elemento più squisitamente gratificante.

Non temi di risultare pretenzioso, considerando che devi infilare tali somme tematiche in un dimesso albo Bonelli?
Pensi che il bene e il male, il brutto e il bello, il buono e il cattivo siano temi pretenziosi? Considera che sono anche i temi delle favole. Pinocchio, Biancaneve o Alice nel Paese delle Meraviglie possono essere letti pure come testi filosofici.
La difficoltà è di rendere i concetti legati alle tematiche filosofiche e artistiche con linguaggio adeguato ai canoni del racconto d’avventura. È possibile farlo con semplicità e leggerezza senza snaturare e banalizzare i concetti? Ci proviamo. La preoccupazione maggiore è quella di rendere i personaggi al contempo simpatici e non scontati.

Studio Personaggi: Jan Dix<br>disegni di Paolo Bacilieri<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Model Sheet: Jan Dix<br>disegni di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Studio Personaggi: Jan Dix<br>disegni di Giez<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Studio Personaggi: Annika Hermans<br>disegni di Andrea Borgioli<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Inizialmente il personaggio doveva chiamarsi Pollok, dal nome dell’espressionista astratto americano Jackson Pollock. Perché poi è diventato Dix? C’è un riferimento al pittore Otto Dix? O al comico Gioele Dix?
Il nome di Pollok (senza la c, a differenza del pittore), mi aveva molto attratto per l’ammirazione e l’interesse sia artistico, sia umano che mi ispira quell’autore. Tuttavia, il rischio d’incorrere in possibili dispute con i titolari dei diritti che sorvegliano l’utilizzo del suo nome ci ha orientato verso un’altra scelta.
Dix, più che alle persone da te citate, mi è affiorato alla mente in quanto uno dei maggiori collezionisti di Rembrandt, suo contemporaneo, si chiamava Jan Six. A Sergio Bonelli è piaciuto e, come sempre, ci affidiamo molto al suo intuito, per cui divideremo volentieri con lui oneri ed eventuali onori.

Come ti sei trovato a lavorare su centoventisei pagine, anziché su novantaquattro come in Napoleone?
All’inizio non benissimo. Arrivavo alla conclusione sempre corto. Si è trattato di dover registrare la misura e c’è voluto il suo tempo e un bel po’ di rifacimenti; solo dopo il terzo o quarto episodio ho ritrovato una certa sicurezza.
Una storia a fumetti funziona come una struttura in equilibrio: se i pesi non sono ben distribuiti, l’edificio può cadere o stare in piedi in modo pericolante. E il ricorso a questa metafora di carattere edilizio, fa capire quanto estetica e statica siano connessi. Un’altra espressione che rende bene l’idea di un racconto che esaurite le idee si dilunghi a vuoto è invece di carattere culinario: mi riferisco a quella che si usa dicendo "allungare il brodo". Sequenze stiracchiate, incongrue, noiosi bla bla bla.. La proporzione tra l’acqua e gli ingredienti dev’essere costantemente tenuta sotto controllo. La bellezza, per tornare a un tema caro, è fatta di proporzione e di armonia.

Immagine Promozionale<br>disegni e colori di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Immagine Promozionale<br>disegni e colori di Emiliano Mammuccari<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Dix & Picasso<br>disegni di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Quali sono le difficoltà di raccontare la storia dell’arte tramite il linguaggio fumettistico?
In realtà, come ho già detto, noi non raccontiamo la Storia dell’Arte ma, di volta in volta, storie legate agli artisti e alle loro opere.
La struttura è quella investigativa. Trattando le opere d’arte per mestiere (comprese quelle più conosciute e importanti), Dix parte da una curiosità o da un enigma che queste gli offrono per cercare attraverso anche una sua personale interpretazione di svelarne le incognite e gli aspetti più riposti e inediti.
La difficoltà maggiore, come già detto, è quella di trattare questi temi in modo organico ai criteri del fumetto d’avventura senza banalizzarli.

Lo staff disegnatori di Dix è il medesimo di Napoleone?
Sì, quasi. Abbiamo perso Pasquale Del Vecchio che è alle prese con Tex e acquistato Carlo "Giez" Bellagamba, oltre a un giovane debuttante bonelliano dal notevole potenziale: Andrea Borgioli. Per il resto, gli ottimi Mammuccari, Ornigotti, Camagni e il summenzionato Bacilieri restano i nostri apprezzati coautori.

Jan Vermeer visto da Ambrosini (parte di tavola tratta dal numero 1)<br>disegni di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Tavola tratta dal numero 2<br>disegni di Giulio Camagni<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Tavola tratta dal numero 3<br>disegni di Paolo Bacilieri<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
A due anni dalla chiusura di Napoleone, ritieni che ci sia qualcosa che non ha funzionato sul piano dell’aspetto creativo?
È un figliolo che ha lasciato casa da troppo poco tempo perché io sia già in grado di capirne i limiti.
Forse, ma non ne sono sicuro, una cosa che potrebbe averne complicato la lettura è stato il doppio binario: il mondo onirico e quello reale. Però, ripeto, a questo genere di domande, lascerei rispondere i lettori.
Ti pare si possa chiedere a un papà quali siano i limiti del su’ figliolo?.. Sapesse anche che l’è un po’ zoppetto, sarebbe crudele pretendere che lo ammetta.

Tu sei stato un bambino innamorato del fumetto popolare da Kolosso a Tex, e poi un giovane affascinato dal fumetto d’autore di Pratt e Muñoz-Sampayo. Napoleone e Dix riescono in qualche modo a sintetizzare queste maniere così lontane di vedere il fumetto?
Spero di sì, ma precisiamo. Corto Maltese di Pratt e Alack Sinner di Muñoz & Sampayo sono personaggi popolari prodotti da grandi autori. Il grande autore, e penso a Stanley Kubrick, non si chiude pregiudizialmente in una nicchia di specialisti ignorando la vasta platea, naturalmente non la corteggia, né la lusinga rincorrendo strumentalmente gli standard di gusto collaudati.
Spesso, sbagliando, riteniamo che il grande pubblico sia più pigro e stupido di quanto in realtà non è. Purtroppo (e tu me lo confermi con la tua domanda) si ritiene ancora che il fumetto sia un "genere" e non un linguaggio. Invece, così come il cinema, il teatro o la letteratura, a volte è libero di occuparsi dei cosiddetti "generi" ma naturalmente non si esaurisce lì: ha un suo specifico e un potenziale espressivo straordinari. La qualità è trasversale e se ne sbatte del cosiddetto alto o basso. La qualità sono le idee e il rispetto dell’intelligenza propria e del pubblico.
C’è chi ama pensare che il pubblico dei fumetti (come quello di certa televisione), a differenza di quello del teatro, della letteratura o anche del cinema, sia per definizione infantile, pigro e distratto e così si rincorrono, soprattutto nell’intrattenimento, retoriche stantie, pettegolezzo ed esagerata volgarizzazione.
Per concludere questa ricorrente e abusata questione sul prodotto popolare o d’autore vorrei dire che concordo pienamente sul fatto che debba esistere una differenziazione dell’offerta ma non nel contesto di una immensa discarica di spazzatura.

Studio Cover Numero 1<br>disegni di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Frontespizio<br>disegni di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>
Numero 1 - Cover<br>disegni e colori di Carlo Ambrosini<br><i>(c) 2008 Sergio Bonelli Editore</i>