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" Storia di Allegra"


Pagine correlate:

Napoleone e Allegra, una ragazzina in cerca del padre, entrano nel laboratorio di ma�tre Goriot nel momento meno indicato. Napoleone rimedia un colpo di pistola alla testa, mentre Allegra viene rapita da una banda di trafficanti di uranio.
Ha cos� inizio un nuovo
noir? Non esattamente, poich� � piuttosto nella surrealt� della dimensione onirica che Napoleone, lottando contro il pirata Testedicane, riuscir� a liberare Allegra...

M� vedi che stranesse!
recensione di Francesco Manetti



TESTI
Sog. e Sce. Carlo Ambrosini    

Per la prima volta, un albo di Napoleone ha un incipit non-onirico. In compenso, dopo una trentina di pagine nelle quali sono poste le premesse di un intrigo noir, la dimensione onirica finisce ben presto per avere la meglio. Il traffico di uranio allestito da Fun-Luhy, il fascino da dark lady della bella Li Peng e le indagini di Napoleone e di Dumas non sembrano solleticare poi molto l'inventiva di Ambrosini. Quel che lo attira, qui come ne "Il guardiano della memoria" (DD n.108) o come negli ultimi due numeri di questa serie, � il fascino della surrealt�, sono le infinite possibilit� creative che offre l'abbandonarsi alla logica del sogno.

Non � solo Napoleone a sognare, del resto, in questo numero. Uniti da una forte affinit� (anche Allegra ha un suo personale "prodotto" psichico: Robespierre), sia Napoleone che Allegra vivono (almeno sino a met� albo) il medesimo sogno, nel quale tutti gli accadimenti sono, come gi� ne "Il cavaliere senza nome" (NP n.2), una trasfigurazione surreale di ci� che accade ai due personaggi nella realt� effettiva. Ecco cos�, ad esempio, che i tre cani che bloccano la fuga di Allegra dalla villa di Fun-Luhy "si trasformano", nel sogno, nel feroce pirata Testedicane. Mentre ne "Il cavaliere senza nome", per�, realt� e sogno si alternavano, di modo che alla risoluzione dell'omicidio di Sim�ne Pellieri faceva poi seguito, nella "dimensione al di sopra", il recupero della propria identit� da parte del cavaliere, in questo albo l'uccisione di Testedicane coincide in tutto e per tutto con la sconfitta di Fun-Luhy, tanto che l'operazione di polizia non ci viene neppure mostrata.

E' solo grazie al sogno, inoltre, che Allegra, bagnandosi nelle acque della "sorgente della verit�", riesce ad accettare la propria condizione di orfana. Quando Napoleone e Allegra si ritrovano nella "dimensione reale" non c'� dunque bisogno di aggiungere nient'altro rispetto a quello che i due personaggi si sono detti al termine delle loro peripezie oniriche.

"la surrealt� si impone a scapito dell'intrigo noir"
   

Che cosa ci offre, per�, questo albo, aldil� dell'esibizione di un libero ricorrere alla logica del sogno? Per quanto riguarda l'intrigo noir, Ambrosini si limita, di fatto, ad evidenziare i momenti essenziali della vicenda. Decisamente preferibile, a mio avviso, "Il cavaliere senza nome", nel quale viene data la stessa rilevanza sia al noir della dimensione reale che al peregrinare di Napoleone nella "dimensione al di sopra", e forse ancor pi� preferibile "Il folle Barrakan" (NP n.3), nel quale noir e surrealt� si intersecano in maniera suggestiva.

Per quel che riguarda la sceneggiatura, la caratterizzazione dei personaggi mi � sembrata un po' blanda. Persino Allegra, ad esempio, non si discosta molto dallo stereotipo della ragazzina in crisi adolescenziale pronta a vedere in Napoleone una sorta di fratello maggiore. Un personaggio simpatico, coi suoi "meglissimo", "ganzissimo" e "mi dispiace una cifra", e indubbiamente molto dolce, con la sua ricerca di un padre che non esiste e con la sua vitalit� semi-repressa, ma non certo "a tutto tondo". Semplicemente funzionali alla narrazione le figure dell'ispettore Dumas e di Sen-Sey, e poco pi� che decorativa la presenza dei quattro spiritelli. Yang, Li Peng e Fun-Luhy (i "cattivi" dell'aldiqu�) sono, diciamo cos�, abbastanza trascurati. Timido accenno di sviluppo del personaggio di Boulet a pag.62, con piccola gag fra Boulet stesso e Dumas.

Anche i dialoghi, in genere, non lasciano il segno. Insulse alcune battute, come la frase "niente panico, ragazzi. Non perdiamo la testa" che Robespierre pronuncia, durante la battaglia navale, tenendo la propria testa sotto il braccio (pag.44). Fastidioso l'inserimento di frasi fatte, come "se una persona non sa da dove viene, come pu� capire dove deve andare?" pronunciata da Allegra a pag.50, o come "i ragazzini a volte sperano che la realt� si conformi alle loro fantasie" pronunciata da Boulet a pag.96. Ambrosini tenta di farci ridere facendo parlare in dialetto emiliano il cavallo "meraviglioso", ma l'aver gi� presentato, nel numero precedente, un coccodrillo-Aldo Fabrizi che parlava in romanesco, depotenzia inesorabilmente la trovata.

"� evidente un abuso del ricorso al caso"
   
Un discorso a parte merita l'abuso del ricorso al caso. Non � certo semplice far s� che un tipo come Napoleone, il quale non desidera altro che starsene per i fatti suoi alla reception dell'hotel Astrid a leggere trattati di criminologia e a spolverare la propria collezione di insetti, possa essere coinvolto, con cadenza bimestrale, in vicende poliziesche. Ecco quindi che, se non � il buon vecchio Dumas a chiedere una "consulenza" a Napoleone, diventa inevitabile ricorrere al "caso". Nel n.2 Ambrosini era riuscito a tematizzare la presenza di coincidenze tirando in ballo un fantomatico (e un po' pretestuoso) "presidente della commissione che governa il caso". Qui, invece, Ambrosini non si preoccupa minimamente di "giustificare" l'incidenza del caso nella storia: � per caso che Allegra suona alla porta dell'hotel Astrid; � per caso che Allegra ha "scelto" l'orafo come "padre"; � per caso che lei e Napoleone si recano dall'orafo proprio nello stesso momento in cui due sicari lo fanno fuori... E tutte queste "coincidenze" vengono snocciolate come se nulla fosse.

Beninteso, non c'� niente di particolarmente "grave" in tutto questo. Mi domando per� se, in definitiva, le caratteristiche del personaggio (la sua "introversione") e dell'universo non-onirico che lo circonda non costituiscano di per se stesse delle limitazioni abbastanza rilevanti alla possibilit� di ideare dei validi spunti narrativi. "Sono i guai che vengono a cercarmi", dice Napoleone a Sen-Sey (pag.66). Come a dire: sar� sempre (o quasi sempre) "per caso" che il tranquillo Napoleone sar� coinvolto in intrighi polizieschi...



DISEGNI
Carlo Ambrosini    

(17k)
Il "sogno" di Allegra
(c) 1998 SBE
   
Dopo aver visto i disegni a mezza tinta realizzati per il racconto breve "Margherite" DD g2d e per i flashback de "Il lungo addio" DD 74, e dopo aver ammirato le copertine di questi primi numeri di Napoleone (e il frontespizio della serie), � un po' difficile accettare albi come "L'occhio di vetro" NP 1 o come questo, nei quali Ambrosini non disegna al meglio delle proprie capacit�.

Nelle tavole di "Storia di Allegra" si alternano vignette abbastanza rifinite ad altre poco pi� che abbozzate, o, per meglio dire, non-dirozzate (tutte le vignette di pag.6, ad esempio). La "fretta" con la quale sono stati realizzati i disegni di questo albo � resa evidente, in particolar modo, dal fatto che Ambrosini non si � neppure curato di evitare incongruenze fra una tavola e l'altra (o fra una vignetta e l'altra). Ecco cos� che la fascia attorno alla testa di Napoleone si sposta ora sopra, ora sotto i capelli del personaggio (pag.94), che le bretelle di Dumas appaiono e scompaiono (pag.96), che un'auto della polizia parcheggiata davanti al laboratorio di Dumas si sposta da sola (da diagonale a parallela) rispetto alla facciata dell'edificio (pag.60 e 63). Anche le proporzioni dei tre spiritelli mi sembrano decisamente altalenanti. Tutte piccolezze, certo, ma fastidiose quanto possono esserlo dei refusi in un libro o in un articolo di giornale.

Bastano, per�, l'espressivit� di alcuni volti e la delicatezza del tratto nel raffigurare un profilo di Lucrezia (a pag.37) o di Allegra (a pag.42) a rendere comunque godibile la lettura di questo albo.



GLOBALE
 

Nel complesso, "Storia di Allegra" mi sembra una mezza pausa di arresto rispetto a quanto ci era stato presentato nei due numeri precedenti. Dal punto di vista del testo, Ambrosini sembra affidarsi unicamente alla suggestione (fine a se stessa) delle invenzioni oniriche e all'introduzione di Allegra, un personaggio accattivante, ma non particolarmente approfondito. Dal punto di vista dei disegni, dispiace, ripeto, constatare come Ambrosini limiti le proprie potenzialit� (probabilmente perch� maggiormente - e comprensibilmente - concentrato sulla stesura delle sceneggiature).

In seconda di copertina viene inaugurata la rubrica della posta, nella quale si parla di un possibile passaggio ad una periodicit� mensile delle uscite.
 

 


 
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