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" L'enigmatico signor Bloom"

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Un arlecchino giocoliere dell'Oltre non riesce a recuperare due sfere essenziali per il suo spettacolo, perchè sulla Terra c'è un umano che non si rassegna alla sua follia e continua a uccidere. Due sfere che indicano due inquietudini interiori e sdoppiamento della personalità: entrambe le menti che albergano quell'unico corpo sono malate. Chi uscirà vincitore dall'enigmatica psiche di Bloom?

Io, non io, neanche lei...
recensione di Emanuele De Sandre



TESTI
Sog. e Sce. Carlo Ambrosini    

"Amleto aveva torto marcio. Come il regno di Danimarca. Il problema non è "essere o non essere", il problema è "essere o malessere". Sembra facile scegliere. Chi è quel fesso che sceglierebbe consapevolmente "malessere"? La cosa si complica. Gli esseri (ci risiamo) sensibili provano inevitabilmente il "malessere". Un disagio orripilante, come avere una murena che divora un pulcino all'interno del tuo stomaco. Dunque l'unico modo per non provare malessere è sì "essere", ma essere qualcun altro."

Andrea G. Pinketts

Del geniale giallista milanese abbiamo parafrasato anche il titolo della recensione, nella convinzione che il tema centrale dell'albo sia proprio lo sdoppiamento della personalità.

L'argomento non brilla per originalità, ma lo svolgimento si. Carlo Ambrosini inscena un giallo-nero dotato di buona suspence e con il raro pregio di confondere le acque fino alle ultime tavole, lasciandoci credere all'uomo travestito da donna e rivelandoci la verità opposta solo nel finale.

(34k)
l'enigmatico signor Bloom
di Bacilieri (c) 2000 SBE

Molti sono gli accorgimenti che rendono quest'albo un unicum raro nel panorama bonelliano, spesso costellato di storie frammentarie seppur scorrevoli. Vediamo i principali.
Il simbolo della sfera è trattato in innumerevoli saggi filosofici e psicanalitici, noi ci limitiamo all'osservazione di Jung contenuta ne "Gli archetipi e l'inconscio collettivo": "Secondo un'antica tradizione anche l'anima ha forma sferica". E nel "Dizionario dei Simboli" troviamo: "Anche secondo il simposio, prima della divisione dei sessi, l'uomo originario era sferico", e subito sotto: "In quanto figura della simmetria per eccellenza, la sfera è simbolo di ambivalenza"

"In quanto figura della simmetria per eccellenza, la sfera è simbolo di ambivalenza"
   
Ecco allora che le due sfere irrequiete e saltellanti per la casa del signor Bloom muovono subito qualcosa dentro di noi, andando a toccare le misteriose corde degli archetipi. Due sfere, due anime, irrequiete.

La cosa divertente è poi notare come la sfera torni ancora nel corso dell'avventura, sotto fantasiose ma non banali spoglie:
1) nella gag del bowling, in cui una palla da bowling smaschera un dongiovanni calvo facendogli sobbalzare il parrucchino. Attenzione qui: una sfera che disvela una realtà occultata, riportando in primo piano attraverso una slapstick classica la delicata tematica della finzione, autentico fil rouge di questo numero;
2) nel confronto finale tra i nostri eroi, Napoleone, Boulet e Serena, e la gang degli spacciatori, in cui Napoleone usa una palla da biliardo per stordire il perfido Pilato. Forzando un po' l'interpretazione potremmo scorgere un significato salvifico in questo ruolo della sfera, sebbene in termini oseremmo dire "terencehilliani".

Paradossalmente la presenza, anzi l'assenza, delle sfere suona stonata nel regno "al di sopra degli stagni e delle valli, eccetera": la presenza di un simbolo nel mondo in cui i simboli e i miti vivono ci pare forzata, ma narrativamente non si può negare la sua funzionalità nel legare i due mondi.

"Molto più efficace l'immagine onirica dell' arlecchino, è "lui" l'elemento che riesce a rendere "l'aldilà ectoplasmatico" partecipe di questa avventura..."
   
Molto più efficace l'immagine onirica dell' arlecchino, è "lui" l'elemento che riesce a rendere "l'aldilà ectoplasmatico" partecipe di questa avventura, dalla quale altrimenti rimarrebbe tristemente avulso. Un arlecchino speciale, senza maschera e senza daga di legno alla cintura, ma che conserva l'elemento del suo costume essenziale per la storia in corso: il vestito. L'abito variegato è il riflesso dell'indeterminazione e dell'inconsistenza, del suo essere senza idee, senza carattere, cosa ben raccontata dai falliti approcci a Lucrezia. I cenci disposti a scacchiera tipici della maschera italiana evocano una situazione conflittuale "tipica di un essere che non ha potuto completare la sua individualizzazione staccandosi dalla confusione dei desideri, dei progetti, delle possibilità" ("Dizionario dei Simboli").

Nota di merito per la bella storia d'amore che Napoleone inzia a vivere con Serena, personaggio, quest'ultimo, pieno in tutti i sensi (^__^), con una sua identità precisa e accattivante. Speriamo che il nostro entomologo possa incontrarla presto, Parigi non è effettivamente così lontana...

Sceneggiatura: perfetta. Un mix delicato e insieme robusto di azione, melò, detection e introspezione. La scansione della tavola è spesso se non innovativa comunque coraggiosa. Il difficile è riuscire ad essere chiari e lineari anche quando si impostano tavole con nove vignette (tav. 53), Ambrosini ci riesce, ma qui il merito va ascritto in buona parte al disegnatore, del quale parliamo più sotto. Le gag funzionano, quindi non si può volere di più.



DISEGNI
Paolo Bacilieri    

(16k)
Lavinia Bloom, enigmatica assassina,
disegno di Bacilieri
(c) 2000 SBE
   
 
Si conferma talento geniale e indispensabile per le avventure di Napoleone, Bacilieri. Il "Bacillo" sfiora la maniacalità per la precisione di dettagli, e non a caso circolano leggende viabuonarrotiane secondo cui lo stesso disegnatore è stato visto aggirarsi per Ginevra a fotografare spicchi di città da ritrarre successivamente. Il Bacillo è un agente benigno, che ci contagia prima e soggioga poi, con i volti sempre carichi di pathos, con le inquadrature mai banali e contemporaneamente chiare e coinvolgenti, con la sua facilità di balzellare dal serio al faceto attraverso i mille dettagli presenti in ogni tavola (quadretti e foto tombali di bestie, pubblicità più o meno occulte, eccetera).

Un ultimo pregio a cui teniamo di dare rilievo è la perfetta distanza che il disegnatore interpone tra vignetta e vignetta: un tratto così fitto e dettagliato risulterebbe certamente meno fruibile se tra un bordo e l'altro non ci fossero i 4,5 millimetri che invece vengono interposti.

Non diamo la totalità dei punti a causa della scena d'azione che va da pag. 80 a pag. 85, in cui a nostro modestissimo avviso alcuni colpi di kung fu si sarebbero potuti gestire con più chiarezza, sia nella scelta delle inquadrature che nel tratteggio delle linee cinetiche. Possiamo però ben intuire che l'esposizione del fondo schiena di Serena sia stata più gratificante per il disegnatore e che non sia venuta a schifio neppure al lettore...;-)



GLOBALE
 

Due parole sulla copertina, che non ci convince. Non il disegno in sè, perchè Ambrosini non si discute, ma ci lascia perplessi la presenza di troppi elementi nella stessa illustrazione: Napoleone, l'arlecchino, la tomba, le sfere e il signor Bloom sul fondo. Ci si distrae e ci si confonde, perchè il titolo rimanda al personaggioin terzo piano, in fondo in fondo, quasi invisibile.

Punti in più per il coraggio, perchè comunque questa è una storia insolita per il panorama bonelliano, vuoi per i disegni, vuoi per la sceneggiatura. Gli albi di Napoleone hanno un immenso pregio: non sono mai banali, per un motivo o per l'altro qualcosa li contraddistingue e ce li fa ricordare nel mare magnum della produzione bonelliana. Complimenti sinceri.
 

 


 
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