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" La foresta che cammina"


Pagine correlate:

Si-ka-ue, all'apparenza un bambino indio di pochi anni, in realt� incarnazione dello spirito della foresta amazzonica, trasmigra dal Venezuela a Losanna, sede della Mineralogical Society, per sventare i progetti decisamente poco ecologisti del redivivo Cardinale. Ad aiutare lo spirito, un inconsapevole Napoleone...

Lo smemorato di Losanna
recensione di Francesco Manetti



TESTI
Sog. e Sce. Carlo Ambrosini    

A pochi mesi di distanza da "La lucertola e il serpente" NP 9, Ambrosini e Bacilieri ci offrono un nuovo numero di Napoleone, ancor pi� "capolavoro" :-) del precedente.

"La lucertola e il serpente" seduceva, a prescindere dai meriti di Bacilieri e dalla bella sceneggiatura, per il fascino dell'ambientazione africana, per il fatto che si parlasse del passato di Napoleone (illustrando, in particolar modo, le origini della rivalit� fra Napoleone e il Cardinale)... Allo stesso modo, anche ne "La foresta che cammina" � innanzitutto il soggetto in se stesso a colpire.

Interessante la tematica ecologista - certo non nuova, ma trattata in maniera che a me pare originale -. Suggestive le ambientazioni, il contrasto fra la fredda Losanna e la lussureggiante foresta amazzonica. Di grande effetto il modo discreto (cfr. la puntura della zanzara a pag.22...) ma incisivo col quale il soprannaturale fa irruzione nell'appartamento borghese di un ingegniere, nello scalcinato rifugio di un gruppo di clochard, sul tetto di un enorme centro commerciale...

Memorabile il personaggio di Otum�l, gi� solo per la sua frase della prima vignetta di pag. 49 ("[Victorio (morso da un serpente velenoso)] se la caver� [...]. Ho disinfettato la ferita, gli ho dato degli antibiotici e l'ho raccomandato a uno spirito di mia fiducia..."), perfetta rivelazione del suo ambiguo trovarsi a met� strada fra due culture in conflitto tra loro. Altrettanto memorabile il Cardinale, ormai un antagonista di grandissimo spessore, magistrale incarnazione del "male" quanto, in maniera diversa, lo sono i pi� celebri nemici degli eroi bonelliani (avranno un sobbalzo gli zagoriani d.o.c. se confesso che, osservando questo Cardinale sfigurato e semi-delirante, mi � venuto da ripensare alle migliori storie di Zagor contro Hellingen?). Ma memorabile, infine, anche Matilda, la senza fissa dimora che si prende cura di Napoleone, dolcemente squinternata e combattiva, mirabilmente politically incorrect nel suo mandare a farsi fottere niente meno che Babbo Natale (su Dylan queste cose non accadrebbero! ...e forse � anche per questo che al Dylan Dog degli ultimi tempi preferisco Napoleone :-)).

Davvero intrigante, inoltre, l'idea di trasformare Napoleone in un clochard privo di di memoria e di coscienza, impassibile esecutore del piano di autodifesa del piccolo Si-ka-ue; e, conseguentemente, altrettanto intrigante la scelta, da parte di Ambrosini, di scalzare Napoleone, in maniera pi� marcata di quanto possa gi� essere accaduto in altri albi, dal suo ruolo di protagonista (non sono altrettanto protagonisti di questo albo Si-ka-ue, Otum�l, il Cardinale o, malgrado non capiscano un bel niente della vicenda in cui a si ritrovano, persino Victorio e Matilda?).

Questa scelta, fra l'altro, mi pare particolarmente coraggiosa per un prodotto che, essendo a destinazione seriale-popolare, dovrebbe tipicamente puntare sulla immediata riconoscibilit� del protagonista, del suo ambiente, del "genere" di appartenenza, nonch� sulla ripetitivit� delle tematiche, delle strutture narrative, delle esclamazioni, delle gag... Che idea si sarebbe fatto de "La foresta che cammina" il tipico lettore occasionale che avesse comprato questo albo senza conoscere i dodici che lo precedono? Che ne �, qui, del Napoleone portiere di notte appassionato di entomologia e di criminologia?

"Questo numero di Napoleone mi ha ricordato i vecchi Ken Parker del Berardi dei bei tempi che furono..."
   
Posso azzardare un secondo paragone con un'altra illustre collana edita dalla SBE? Questa decisione di disattendere le aspettative del lettore di prodotti seriali-popolari (abituato, come detto, a ritrovare sempre, in ogni albo di una stessa serie, lo stesso stile, gli stessi schemi...), mi ha ricordato il modo in cui il Berardi di un tempo scriveva i suoi Ken Parker. Sar� un caso, del resto, se questo Napoleone clochard assomiglia un poco al Ken Parker smemorato di "Chemako" KP 5? :-)

Ancor pi� degna di lode del soggetto � per� la sceneggiatura. Ambrosini si dimostra abilissimo nella gestione tanto dei dialoghi (perfetti, ad esempio, nel definire i personaggi), quanto delle sequenze mute o semi-mute (come ad esempio nel caso della lunga sequenza dell'attentato a Giacometti). Stupende, per entrare nel dettaglio, anche moltissime singole inquadrature, come il bel campo-controcampo dell'ultima striscia di pag. 60, nel quale vengono alternate la soggettiva del sicario con quella della vittima.

Non tutto, per�, � "perfetto" per quel che riguarda il testo. E' ad esempio una palese licenza narrativa che il mandante di un omicidio accompagni il sicario sul luogo dove dovr� essere uccisa la vittima designata... E' abbastanza sopra le righe, a pag. 66, la fuoriuscita di Gonnard dall'abitacolo dell'auto... E' un po' "lezioso" il commiato fra Napoleone e Matilda... Ma si tratta, a ben vedere, di piccolezze. Ecco perch� non ho alcuna esitazione nel dare il massimo dei voti sia al soggetto che alla sceneggiatura.



DISEGNI
Paolo Bacilieri    

(30k)
Babbo Natale killer e il redivivo Cardinale
disegno di Bacilieri (c)1999 SBE
   

Il fumetto, arte figurativa... Bisogna ammetterlo: per quanto una sceneggiatura possa essere sublime, solo un grande disegnatore potr� valorizzarla pienamente.

Bench� Ambrosini si stia rivelando sempre pi� un ottimo sceneggiatore, anche nel suo caso � la qualit� del disegnatore incaricato di concretizzare graficamente la storia a fare la differenza. Senza nulla togliere ad autori del calibro di Pasquale Del Vecchio, credo che sia proprio con Bacilieri che Ambrosini abbia trovato chi riesce ad esaltare al meglio le storie di Napoleone. A mio parere, infatti, lo stile semi-grottesco di questo disegnatore si adatta benissimo alle atmosfere onirico-surreali tipiche della serie.

Anche a prescindere da quest'ultima considerazione, mi pare che i disegni di Bacilieri possano comunque essere considerati molto validi anche per motivi intrinseci. Bacilieri, innanzitutto, � uno di quei disegnatori che sa perfettamente, per usare una metafora cinematografica, dove posizionare la macchina da presa (il che, ovviamente, significa che il 7/7 alla sceneggiatura � da attribuire anche a lui). Si pensi al modo in cui gestisce lo spazio delle tavole in ragione delle esigenze di ogni sequenza o di ogni minima inquadratura. Si osservi, voglio dire, la scelta di variare liberamente la grandezza e il numero delle vignette, il far decadere la rigida separazione fra una vignetta e l'altra, la creazione di nuove soluzioni espressive (es: l'occhiello di pag.66 per mettere in risalto la figura di Gonnard che viene catapultato fuori dall'auto)...

Notevole, inoltre, la capacit� di Bacilieri di passare dalla sintesi (ad esempio per la delineazione dei volti di personaggi posti in secondo piano) all'estrema cura di ogni minimo dettaglio; e, ancor pi�, la sua capacit� di far convivere sintesi e pienezza di dettagli in una stessa vignetta (come accade nella visione d'insieme di Losanna a pag.19).

"Stupendi tutti i volti, da quello di Otum�l a quelli di personaggi minori o di semplici comparse"
   
Ottime certe soluzioni, come quei fiocchi di neve che "spezzano" i contorni delle vignette nella sequenza dell'attentato. Stupendi tutti i volti, da quello di Otum�l a quelli di personaggi minori come Benitez (pagg. 10-11) o di semplici comparse (come il barbone della penultima vignetta di pag. 25). E si noti anche l'abilit� nel rendere la differenza fra il volto di Jean Luc quando questo personaggio si trova nella foresta amazzonica (il viso � provato, accigliato, pi� "intenso"...) e quando si trova nel suo tranquillo appartamento di Losanna (i lineamenti sono pi� rilassati, il volto diventa pi� "giovane"...).

Solo in un paio di casi il tratto di Bacilieri non � del tutto convincente: nella raffigurazione dell'auto fracassata della prima vignetta di pag. 67 e nella resa dell'impermeabile spiegazzato di Napoleone (si vedano ad esempio la seconda e la terza vignetta di pag. 79)...

Da notare, peraltro, come con questa sua seconda prova Bacilieri sia anche riuscito, senza abbandonare o modificare il proprio stile, a conciliare la rappresentazione di Napoleone e degli altri comprimari fissi della serie con quelle fornite sinora dagli altri disegnatori.



GLOBALE
 

Malgrado ogni sistema di voto sia relativo, malgrado la perfezione assoluta sia una chimera, preferisco togliere qualche punto al globale (in ragione delle piccole "licenze" alle quali ho accennato commentando il testo, delle due "imperfezioni" nei disegni di Bacilieri, e, se vogliamo, di un disegno di copertina un po' meno riuscito del solito...), per evitare un troppo "impegnativo" 100%. "La foresta che cammina" resta in ogni caso, col suo 95%, nella fascia di voto che, nelle gradazioni di voti di uBC, indica i "capolavori".

Lo ribadisco ancora. Credo che Ambrosini abbia trovato, in Bacilieri, quello che Gianluigi Bonelli aveva trovato in Galep, Nolitta in Ferri, Berardi in Milazzo, Sclavi (lo Sclavi ironico-surreale di "Dopo mezzanotte" DD 26) in Casertano o, in tempi pi� recenti, quello che il Manfredi autore di Magico Vento ha trovato in Frisenda e in Parlov: un disegnatore che riesce ad concretizzare perfettamente - meglio di quanto altri, magari bravissimi, possano fare; persino meglio, non esito a dirlo, di quanto il pur notevole Ambrosini disegnatore saprebbe fare - le proprie indicazioni di sceneggiatura.

Lunga vita, dunque, all'intesa fra questi due autori.

 

 


 
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