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" Missione
nello spazio"


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Nathan Never

Pagine correlate:

Ogni tanto si sente il bisogno di una missione ambientata in una stazione mineraria da cui � impossibile comunicare...

Zero atmosfera
recensione di Daniele Alfonso



TESTI
Sog. A. Ostini, S. Piani e P. Di Clemente
Sce. A. Ostini e S. Piani
   

Scrivere un poliziesco di fantascienza � pi� facile che scrivere un poliziesco "convenzionale"? Dipende. Di certo, � pi� facile se l'autore si prende troppe libert�. Eppure, in letteratura abbiamo ottimi esempi di polizieschi-sf: Isaac Asimov, ad esempio, ne ha scritti diversi (la serie di Wendell Urth, ma non solo), tutti sostenuti da una ferrea logica e da una profonda conoscenza dei princ�pi scientifici. Nella serie fantasy di Lord Darcy, ad opera di Randall Garrett, la magia non permette all'Investigatore Capo di Sua Maest� Britannica di scoprire il colpevole con un semplice "abracadabra", ma sostituisce, in modo elegante e affascinante, i metodi della moderna "scientifica". Che gusto ci sarebbe, altrimenti, a leggere una storia in cui tutto � possibile, solo perch� lo vuole l'autore?

"Che gusto ci sarebbe a leggere una storia in cui tutto � possibile, solo perch� lo vuole l'autore?"
   
Come sa chi ha gi� letto questo "Missione nello spazio" (ma che titolo banale!), gli scrittori di Nathan Never sembrano essere di tutt'altro avviso. Fin dall'inizio della storia, inventano una mai sentita "legge 256, comma B", che consente ai poliziotti di Melpomene 72 ore di tempo per notificare un arresto: questo allo scopo di creare una situazione di tensione, e di dare il tempo all'Agenzia Alfa di correre in soccorso del suo elemento migliore. Ma come possono fare Reiser e soci a raggiungere la stazione orbitante in cos� poco tempo? Semplice, basta ricorrere a Jerry Lone e ai fantastici motori ad impulso del suo shuttle Skyhound e il gioco � fatto.

Purtroppo, non tutto � possibile solo perch� lo vuole l'autore, nemmeno nella fantascienza. Qui gli autori si inventano un improbabile "ombrello" elettromagnetico che impedisce di comunicare con Outland 1, perch� distorce i segnali. Stranamente, il curioso fenomeno non colpisce Melpomene, che orbita in quei paraggi: di ci� non viene data alcuna spiegazione, molto prudentemente. Per superare il problema, Sigmund si inventa che l'ombrello non � permeabile agli "impulsi elettronici", ma a quelli "visivi" s�. Vorremmo che gli autori (almeno uno dei tre) ci spiegassero cosa dovrebbero essere queste fantomatiche comunicazioni ad "impulsi elettronici". Per quanto ne sappiamo noi, le comunicazioni spaziali avvengono in un solo modo: usando segnali elettromagnetici, siano essi nel campo delle onde radio o della luce visibile, o quello che �. Gli "impulsi elettronici" non ci sono noti. Naturalmente, � possibile che l'interferenza che circonda Outland 1 colpisca solo le onde a frequenza radio, e sia trasparente allo spettro visibile (anche perch�, se cos� non fosse, non si potrebbe nemmeno vedere al di l� della stazione), ma ci pare ridicolo che Nathan per comunicare con la Terra si serva di un lampeggiatore degno di un marinaio del 19� secolo, piuttosto che di un Agente Speciale del 22�. Non sarebbe stato meglio servirsi di un sistema di comunicazione laser, magari? O forse gli autori volevano, ancora una volta, mettere all'indice il progresso tecnologico, mostrando che "i vecchi metodi sono sempre i migliori"? Mah! Tutto ci� che sappiamo � che gli autori di Nathan Never continuano a scrivere di cose di cui non capiscono un accidente.

Per il resto, non si pu� dire che la storia sia del tutto da buttare via. Si tratta di un giallo sufficientemente ben costruito e ben narrato, e in questo Piani e Ostini hanno una certa esperienza. Peccato che, tutto sommato, si tratti di una storia poco interessante, per non dire proprio noiosa e decisamente povera di idee (a partire dall'ispirazione al cult-movie "Atmosfera zero", gi� sfruttata in NN 6). Non � il mestiere che manca agli autori di Nathan Never: ci� che scarseggia sono le idee veramente valide e la capacit� di avvincere il lettore con un po' di verve nella narrazione.

Vedere anche la scheda della storia.



DISEGNI
Paolo Di Clemente    

(18k)
I due volti di Nathan Never, disegno di P. Di Clemente
(c) 1999 SBE
   
Volubile. Forse questa pu� essere la parola adatta a definire lo stile del disegnatore Di Clemente. Facciamo un esempio, osservando la tavola di p.119: Nathan Never � sdraiato sul letto di una cella, e rimugina tra s� e s�, restando immobile. Ora prendiamo la prima e la terza vignetta di questa tavola, riprodotte qui a lato, e osserviamo che, dall'una all'altra, cambiano i seguenti elementi:

a) La fisionomia di Nathan Never. Nella prima vignetta l'Agente Alfa ha il volto quasi quadrato, mentre nella terza diventa improvvisamente magrissimo. Si notano anche vistose differenze nel taglio degli occhi.

b) La direzione delle ombre. Nella prima vignetta, le ombre cadono solo sulla fronte di Nathan, mentre nella terza tutto il lato sinistro del volto � in ombra.

c) La tecnica di inchiostrazione. Le ombre sul volto di Nathan, realizzate con un tratteggio nella prima vignetta, diventano nette e coprenti nella terza.

Perch� avvenga tutto questo, e all'interno della stessa tavola, non si riesce a capirlo. E' per� certo che si tratta di un buon esempio di come non si dovrebbe disegnare un fumetto.



GLOBALE
 

Dimenticabile missione spaziale per un Nathan Never particolarmente imbolsito.

Immancabilmente, delude anche l'albetto allegato (cfr. la scheda): dietro la pi� brutta copertina che De Angelis abbia mai fatto si cela, nonostante le tanto decantate origini "nobili" (l'ispirazione proviene da un racconto di D�rrenmatt), la solita, banale storiella ambientata in un cyberspazio pi� improbabile che mai. William Gibson emetterebbe un gemito di sofferenza; noi invece, alla notizia che questo � l'ultimo albetto di Nathan Never, tiriamo un sospiro di sollievo.
 

 


 
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