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Claustrofobiotecnologia! recensione di Emanuele De Sandre Il tema delle mutazioni e dell'ingegneria genetica � sempre delicato, perch� divide i lettori in due categorie abbastanza distinte: i "bevitori" e i "pieriangela". La storia di Medda riesce con un abile dribbling alla Diego Hernandez ad aggirare la componente parascientifica e a raggiungere la meta delle emozioni, solo che...
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La trama imbastita da Michele Medda � piena di elementi interessanti e importanti, ma non ci si stupisce a vederci dentro come protagonista Al Goodman anzich� Nathan Never o Legs Weaver, vediamo perch�. Iniziamo dal tema che apre l'albo: l'occultamento dei deformi o comunque la rinuncia ad allevare figli handicappati. Medda ha pi� volte intrecciato storie in cui la diversit� gioca un ruolo determinante, una per tutte il gigante n. 4 "La rivolta", ma nell'avventura in questione l'interesse � suscitato dal cambio di punto di osservazione: dai freaks agli "allevatori" dei freaks. L'autore ha modo ancora una volta di metterci dinnanzi la sua cupissima visione del futuro (e quindi del presente), un domani in cui per i presunti subnormali non ci sar� alcuno spazio, se non quello di un freddo laboratorio automatizzato. Lo si evince dallo scambio di battute tra Al e la dottoressa Norton a pag. 73, nel quale la dottoressa afferma che una madre che scopre di essere incinta di un embrione malformato ha due opzioni: abortire o "donare" (leggi vendere) l'embrione ad aziende che si occupano di biotecnologie. Il fatto di tenere l'eventuale figlio handicappato non � neanche preso in considerazione dalla scienziata! E qui entra in gioco la peculiarit� del personaggio Al: il suo essere padre. Al � disgustato dalle parole della Norton, e solo lui riesce a entrare in contatto con l'esserino indifeso che tutto il resto della truppa crede essere un mostro assassino; ed � sempre Al che, con grande spirito di immedesimazione scopre che il vero colpevole � il laboratorio Juno 20, animato da un biocomputer senziente divenuto madre consapevole del suo ruolo, e quindi disposto a tutto pur di salvare il frutto del proprio ventre artificiale, seppur deforme, seppure di un'altra razza. Grosso schiaffo, questo di Medda, alla nostra societ� terrorizzata dall'idea di mettere al mondo dei figli. Le macchine saranno pi� umane degli umani sotto questo punto di vista? O sapranno "solo", dall'alto del loro freddo sapere, comportarsi in maniera crudelmente ferina?
Vediamo quindi che la scelta di Al come protagonista non � affatto campata in aria, certo l'importanza dei temi trattati e lo svolgimento della scemeggiatura fanno passare in secondo piano un evento altrettanto importante come la prima apparizione della moglie e di alcuni figli dell'agente Goodman. Alcuni forse si aspettavano una coppia litigarella e scoppiettante in perfetto stile Jefferson o famiglia Robinson. Niente di tutto questo, almeno per ora, ma una bella donna bianca, aggressiva il giusto (vedi costume tigrato), liberal con i figli ma fino a un certo punto. Curiosa la scelta di non aver dato un nome a questa moglie, la cui presenza rimane ancora un po' eterea, almeno finch� non la vedremo ai fornelli, dove a detta dell'agente Goodman sa produrre grandi capolavori. La sceneggiatura � impeccabile, il flusso di pensiero iniziale ci depista per benino portandoci a pensare che "colui che si ribella" sia l'essere deforme, mentre invece solo alla fine scopriamo essere il laboratorio Juno 20. L'atmosfera claustrofobica � avvolgente, mai una vignetta in esterni da pag. 35 a pag. 99, e la tensione tra i partecipanti alla missione � perfettamente percepibile, come anche il clima un po' allucinato che segue alle prime misteriose morti. Non ci convincono le improvvise qualit� supereroistiche di Al che salta e corre come il Nathan dei giorni migliori, ci dispiace abbandonare un luogo affascinante come Juno 20, con la sua atmosfera da "isola del dottor Moreau", e ci dispiace che resti tuttosommato esclusa dalla trama l'"Imperatrice" Kaede III. Siamo peraltro sicuri che il suo prestigio e la sua potenza la porteranno ancora alla ribalta nel mondo di Nathan Never, non fosse altro che per il fatto di possedere molti laboratori senzienti come Juno 20, e uno di questi ha in pugno suo figlio... ![]() ![]() ![]()
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I due esordi da solisti ci sono piaciuti entrambi, sia quello di Al dentro l'avventura, sia quello di Jacomelli ai disegni. Gli spunti di riflessione che Medda lascia sottotraccia si colgono meglio solo a una seconda rilettura, abbiamo cercato di sottolinearli, e riteniamo giusto rimarcarli aggiungendo un paio di punti al totale. Sorvoliamo sulla copertina, forse una delle pi� brutte e insignificanti di tutta le serie nathanneveriana: Al in tutina � scandaloso, l'ombra del mostro � fuorviante, il logo"Al Goodman" � peggio di quello dello Stormo Alfa...
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