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Scheda NN157
Scheda Vietti

Echi di contemporaneità dalla saga nathaneveriana sulla guerra tra Terra e Stazioni orbitanti.

Nathan e la guerra che non c'è
articolo di Daniele Calandra

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Nathan e le due torri
  

Il "mondo in guerra" visto sulle pagine di Nathan Never (NN 157-161) condivide con la nostra contemporaneità situazioni e paure che sono oggi assolutamente al centro dell'attenzione globale:  guerra, terrorismo, il fantasma delle libertà civili violate in nome della guerra al terrorismo.  Si tratta di una coincidenza, molto probabilmente, visto che i tempi lunghi di lavorazione di una storia bonelliana rendono molto difficile produrre, anche volendo, storie "di attualità". Ma nella storia si trovano, di fatto, analogie piuttosto interessanti.

Una considerazione preliminare. Chi è il più "americano" dei personaggi Bonelli? Martin Mystère? E' cosmopolita ed esoterico. Nick Raider? E' un giallo privo di memoria storica. Julia? Troppo intimista, borghese e a suo modo europea. Mister No? Beat generation, è andato in Brasile proprio perchè non si sente "americano". Nathan Never è la risposta:  più di tutti questi oggi ci racconta l' America, gli Stati Uniti.

Un'America al centro del mondo, terra di grandi sogni, libertà e contraddizioni. L'America come allegoria della promessa, il futuro è una terra promessa, il luogo della disillusione dall'utopia, degli ingranaggi infernali della produzione industriale e delle grandi frontiere illuministiche. Un'America tra guerra e attentati.

 

"La New York di Nathan Never ha conosciuto il suo 11 Settembre"    
 L'11 Settembre della New York nathaneveriana (ovvero la Città Est) è rappresentato dalla caduta di Urania. La stazione spaziale precipitata non può non ricordare un aereo in missione suicida, anche se pilotato da uno sgabuzzino su Melpomene. Il pilota suicida Ada Morgan vestita "araba", è lo stereotipo perfetto del terrorista/integralista/dittatore che, in nome della sua Causa arriva a uccidere milioni di "innocenti che non esistono". Se guardiamo il "Giornale SBE", le storie del dopoguerra vengono presentate con la frase: "un enorme cratere sembra voler testimoniare -a imperitura memoria- la stupidità della guerra": ecco che abbiamo anche "Ground Zero". Un punto d'approdo. Quel Nathan, che vorrebbe essere invecchiato, sulla copertina del prossimo numero, con tutte quelle forze dell'ordine (che ricordano Pompieri) sembra guardare quel buco e dentro al buco il Male.

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11 Settembre

n.161
copertina di De Angelis
(c)2004 SBE

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Ground Zero

n.162
copertina di De Angelis
(c)2004 SBE

Ma se la guerra di Nathan sembra tanto vicina al nostro mondo al contempo ne risulta terribilmente lontana. L'America di Nathan non vede la guerra fino all'epilogo  La distanza dal lettore/spettatore risulta persino ampliata dal fatto che è proprio una guerra quella che si è voluta raccontare. Sembra che Vietti si interessi di più al proprio meccano dei grandi eventi piuttosto che alla piccola vita che vi pullula attorno. Anche i dialoghi personali degli uomini sono sempre riassunti o espedienti narrativi (ricordare che succede, allontanare Legs) quando non vengono interrotti troppo presto. E se la guerra è la massima espressione del meccano è anche vero che la personalità viene per lo più negata in questa sceneggiatura.

"I personaggi alfa sembrano una serie di automi spersonalizzati"    
Gli Agenti Alfa agiscono a ben vedere poco (ma parlano moltissimo) e quasi non combattono. Per una precisa scelta editoriale (perchè la guerra è sbagliata) Nathan e i suoi amici "non fanno la guerra" bensì la controllano, tentano di renderla più breve. E così rimangono marginali. Nel contempo però vengono presi in qualche occasione da un curioso furore bellicista come tanti soldatini fedeli che non vedono l'ora di mettersi al servizio del meccanismo: Luke si lamenta perchè non combatte, Legs vuole tornare sul campo di battaglia dopo l'incidente, il Generale Shea insegue la bella morte, Hadija cerca di spiegare a Nathan Never che il mondo non è solo in bianco e nero. Nathan, il protagonista, è poi un personaggio "larger than life"; la sua vita privata non è un elemento minimale nel grande evento ma davvero il centro dell'universo. Un'esclamazione machista.

Personaggi spogli e vuoti come la superficie lunare, il rifugio del demiurgo Alfa, come l'interiorità del demiurgo stesso. Come tante scatole vuote nei racconti viettiani: Skotos che  distrugge tutti i propri tecnodroidi nell'opinabile distruzione di Hell's Island (NN149) , Melpomene, priva di soldati suoi, al momento decisivo difetta anche di quelli di Mister Alfa che si rivela privo di difese lui stesso  nella propria grande base segreta quando viene attaccato. In pratica grandi apparati scenici risolti in modo quasi comico tirando giù una tenda e scoprendo il trucco, pigiando un bottone, ricorrendo ad un irritante deus ex machina.

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A Mr.Alfa non ne va
mai bene una...

n.159
disegni di Di Clemente
(c)2004 SBE

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Ma anche Nathan è messo
male ultimamente...

n.158
disegni di Bonazzi
(c)2004 SBE

E l'impatto della storia sui lettori, proprio per la drammaticità delle scene che vediamo tutti i giorni in TV e che il nostro mondo vive realmente, risulta davvero ridotto in virtù di tutta una serie di "difetti" di soggetto e sceneggiatura che non la rendono coinvolgente e quantomeno la fanno svanire di fronte alla realtà. Tutto sembra terribilmente vuoto.

E' una guerra che somiglia poco alle guerre moderne ed è più simile a quelle napoleoniche che con poche battaglie campali decidevano le sorti delle nazioni. Ma feriti non ci sono, i mutilati assenti, niente carroarmati per strada e altre scene che potevano essere di impatto.  Il cosiddetto "fronte interno", la produzione bellica industriale, è un elemento sconosciuto, la propaganda militare non si vede all'opera, l'impatto sui mezzi di comunicazione residuale, lo scontro sociale tra le parti è  minimale. Le guerre moderne si trascinano nei mesi o negli anni lungo drammatiche linee di resistenza, cariche di mine e di vittime civili soprattutto, con dopoguerra bellicosi. Questa ha una sua lunghezza fatta tutta di attese, di vuoti e c'è in pratica un unica battaglia. I morti civili sono frutto di una casualità, del finale ad effetto, slegata a ben vedere dalla logica bellica. Altro rispetto a Napoleone e alla guerra in generale, quella che in genere siamo abituati a considerare "guerra".

"Alcune situazioni appaiono piuttosto improbabili"    
Certe spiegazioni appaiono improbabili. Strana la tesi  secondo la quale la guerra tra Terra e Colonie durerà poco dato che le rispettive opinioni pubbliche faranno chiasso. Non si capisce come Melpomene non sia indipendente dato che ha preso un infinità di decisioni autonome ed è diventata una sorta di dittatura (!) per la pigrizia (?) del senato, con tanto di flotta di astronavi da guerra. Improbabile l'atto monarchico del presidente Abraham (Lincoln nero) in chiusura. Dalla sua Casa Bianca concede l'indipendenza alle colonie sconfitte lasciando loro tra l'altro il controllo di tutte le risorse agricole della Terra. "Per una volta abbiamo imparato dalla storia" (sic).Una decisione poco giustificabile data la situazione di tensione politica e sociale immaginabile per un dopo Urania e per il semplice fatto che per negare quella indipendenza era stata combattuta la guerra.

Finita la saga, la storia tripla Medda/Olivares ci racconterà da Novembre il dopoguerra con un salto temporale di tre anni. Il mondo si ritrova nelle mani dei Pretoriani (complottistico governo ombra), di Mister Alfa, del SIM, di tutti coloro che passano il loro tempo a tramare negli angoli, la giustizia e le libertà civili si riducono in nome della "sicurezza"  (la giustizia, sommaria, sarà amministrata da "proconsoli" che richiamano Judge Dredd). Nathan Never il lettore se lo ritrova tutto vestito di nero, in lutto ma pettinato con il gel, dopo la guerra e la caduta di Urania, come uno spettro angosciante sopravvissuto al dileguarsi del proprio mondo e dall'identità sempre più variabile se non inconsistente.

Questo Nathan ci racconta, come mai prima, la contemporaneità e al contempo la più completa irrealtà. La guerra sembra censurata nel suo orrore e resa domestica, ancor meno che televisiva. Per tutta una serie di motivi, alla fine della lettura viene quasi da dire che sulle pagine di Nathan la guerra non c'è stata. Speriamo almeno nel futuro del futuro, se la guerra di secessione è finita... "Domani è un altro giorno". Con l' augurio di un migliore Nathan Never.
 

Per ulteriori approfondimenti vedere anche la recensione della storia, la scheda della storia e l'articolo sui personaggi.
 

 


 
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