“I’m not a warrior, I’m just a man”

…per la serie "Siamo uomini o caporali?"
Recensione di  |   | nathannever/

“I’m not a warrior, I’m just a man”
Nathan Never 247

Scheda IT-NN-247

Direttamente dall’ultimo album dei Dream Theater, passando per uno dei cavalli di battaglia di Totò, la nona puntata della maxi saga neveriana incentrata sulla guerra tra la Terra e Marte ci regala una storia che in questi venti anni abbiamo già avuto modo di leggere, eppure una storia che non ha mancato di emozionare.

Vietti stavolta si è mostrato particolarmente abile nell’orchestrare il classico soggetto basato sui tre cardini: "scontro imminente tra il maxi cattivo e il fior fiore degli eroi/notte prima dello scontro/battaglia aperta con colpo di scena finale".
Una tavolozza talmente promettente da invogliare quasi in maniera sfacciata l’autore di turno a sciorinare una canonica galleria di clichè, confidando sul (comunque sempre elevato) potenziale emotivo del materiale da narrare.

A conti fatti, anche in questo caso non si sfugge poi tanto da questa regola: la differenza sta però nella padronanza del suddetto materiale, composto in buona parte da personaggi introdotti nel corso degli anni dallo stesso Vietti, e per questo gestiti con mano sicura; a ciò si aggiunge l’aver ripresentato - anche se per una limitata sequenza - un Nathan "come non si vedeva da tempo", vale a dire l’uomo che viene assurto a rango di eroe, un po’ per dovere e un po’ per vocazione, ma che non disdegna di concedersi ad una compagnia femminile indipendentemente dal suo status di alleata temporanea, nel solo nome di un’umanità dei sensi finalmente liberatoria e non solo edulcorata.

Le tavole che vanno da pag.44 a pag.56, infatti, mostrano in rapida successione l’intreccio di diverse micro-storie, tanti piccoli universi chiusi in se stessi, alcuni dei quali nati e destinati a concludersi nell'arco di pochissimo; il tutto in un tempo insieme congelato e istantaneo, quasi a circoscrivere un microcosmo in cui la tensione pre-bellica non può non cercare di sfociare in un’amplificazione erotica, trasformando uomini e donne "di carta" in uomini e donne "di carne". La temperatura inizia ad aumentare con il confronto tra Legs e Janet, per poi discendere nella coda finale con la descrizione della fin troppo chiara eccitazione marziale, presente negli occhi del tecnopate Outremer di fronte alla sua armatura.

In mezzo, il termometro tocca ovviamente il suo acme nella sequenza che riguarda direttamente Nathan, ingaggiato da Elania Elmore in un pericoloso (per lei) gioco del "detto-non detto", gioco che trova la sua soluzione nello sguardo muto di risposta dell’agente speciale (pag.51, ultima vignetta), cui fa eco nella pagina successiva la seducente malizia che sprigiona dalla penombra del corpo nudo di Emma. Sarà poi Janine a concludere suo malgrado questa "mano", scoprendo definitivamente le carte e portando a soddisfazione la curiosità del lettore, posto nell’arco di un’unica vignetta di fronte a quella umanità dei sensi di cui sopra.

Come già anticipato, questa storia riesce a combinare sapientemente spunti ed eventi apparsi già in diverse occasioni nella serie. Due però appaiono le vicende da prendere in particolare considerazione: da un lato NN 43, in cui Serra portò a quei tempi in scena la prima resa dei conti tra l’agenzia Alfa di Reiser, e Aristotele Skotos, indimenticato villain oltre che pontefice massimo del culto della "Divina Presenza". Tutte le fasi di preparazione furono raccontate attraverso lo sguardo ingenuo della "segretaria Janine", già allora portatrice in nuce di quel senso di inadeguatezza che ora è apparso pienamente manifesto (e manifestato a Darver), ma soprattutto legata a Nathan da un complicato legame sentimentale, destinato comunque a concludersi di lì a poco, con l’entrata in scena di Hadija (è quindi da sottolineare la "cattiveria" di Vietti, che ha voluto che proprio Janine scoprisse la liaison tra Nathan ed Emma!).

Dall’altro lato, bisogna risalire alla più recente "Saga Alfa", che per prima ha modificato in maniera sostanziale i fondamenti narrativi dell’universo neveriano, ed in particolare a NN 105 e NN 107. Nel primo caso (su testi di Piani), l’incursione degli agenti Alfa nella nuova base di Skotos (dapprima simulata, poi reale) si contraddistinse per un ritmo elevato, perfettamente incastonato all’interno di uno scenario che era ancora tutto in divenire, e culminò con un colpo di scena che sarebbe stato poi il fulcro, nel secondo caso, della spedizione orchestrata da Vietti nei sotterranei della vecchia Agenzia Alfa, fino al primo incontro con Mister Alfa.

La "notte prima della battaglia" assume un’importanza a sé stante, divenendo "notte" a tutto tondo... Tant’è vero che l’ultima parte dell’albo assume in quest’ottica un’importanza relativa, quasi a diventare "la battaglia dopo la notte"...

Parimenti, è doveroso indicare che l’assenza in questa breve rassegna di riferimenti a storie legate alla guerra con le stazioni orbitanti è da ricondursi, a parere di chi scrive, proprio ad una non matura esposizione degli stessi punti di cui sopra: laddove la prima "vera" incursione contro Skotos esaltava la natura "corale" della serie, mentre la "saga Alfa" si arrogava il diritto di scardinare dalle fondamenta (quasi) tutto ciò che il lettore era stato portato a credere e a seguire, nello scontro contro Melpomene e soci la pur adrenalinica successione degli eventi non è riuscita nel suo complesso ad andare oltre la galleria di clichè di cui si è detto.

A corredo di quanto detto, anche il positivo giudizio sui disegni di De Angelis rimane quasi automaticamente delineato; spendere poche parole a proposito è forse la più genuina attestazione di stima che gli si possa concedere, con l’unica eccezione costituita da quella medesima vignetta di pag.51: in quell’espressione, Nathan esprime una tale pienezza e molteplicità di stati d’animo, come davvero poche altre volte in passato. Vale realmente la pena lasciarsi andare ad un commento meno "contenuto", per dire semplicemente: "É da tanto che lo aspettavamo!".

In conclusione, è ovviamente chiaro che anche per la presente saga è ancora presto per dare dei giudizi definitivi; non troppo presto, però, per non notare - e far notare - come dei singoli momenti siano stati descritti ed esaltati in maniera innanzitutto rispettosa dei personaggi interessati.
La "notte prima della battaglia" assume un’importanza a sé stante, divenendo "notte" a tutto tondo, senza il bisogno di sminuirne il significato intrinseco ponendola all’interno del fluire degli eventi. Tant’è vero che l’ultima parte dell’albo assume in quest’ottica un’importanza relativa, quasi a diventare "la battaglia dopo la notte": da questo punto di vista, la (di nuovo) abilità di Vietti nello scrivere per l’ennesima volta la medesima sequenza rimane indubbiamente valorizzata dal modo in cui è riuscito a trasportare i suoi (e nostri) eroi fino all’appuntamento decisivo... ma non definitivo (e qui lo spoiler diviene necessario).



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