Sempre i soliti mostri nelle stazioni spaziali

la più classica delle storie, senza infamia nè lode
Recensione di  |   | nathannever/

Sempre i soliti mostri nelle stazioni spaziali
Nathan Never 186 "Venus Sky-Lab"

Scheda IT-NN-186

"Venus Sky-lab" ha il merito di essere particolarmente diretta, -bando alle ciance-, catapultando immediatamente Nathan e Link al centro dell'azione e sviluppando una certa ansia con il suo montaggio rapido ed efficace.
L'inizio e la fine in particolare sono assai interessanti, perché viene eliso completamente ogni aspetto della vita al di fuori della vicenda della stazione, in modo da alimentare adeguatamente quel senso di chiuso e opprimente che Bepi Vigna vorrebbe suggerire.

Il problema è però il contenuto della storia, non il ritmo.

Gli elementi intorno ai quali ruota questa storia non sono particolarmente originali: l' "esercito si comporta male" progettando una "misteriosa arma" in quella che diventerà "una stazione invasa da mostri".
Non è esattamente chiaro quanto controllo abbia il governo centrale sull'operato dell'esercito: se ne ha molto, perché permette all'Agenzia Alfa di avvicinarsi a segreti tanto delicati? Se invece ne ha poco, la situazione è assai inquietante e meriterebbe un approfondimento.
Tutto questo serve a giustificare la presenza di due agenti Alfa sul palcoscenico, calcando la mano sulla "straordinaria esperienza" che loro hanno di missioni dello spazio: due "semplici" supereroi, dato che non c'era nessun uomo o androide soldato, o magari un manipolo, che potesse risolvere la situazione preservando alla fine il mistero da occhi esterni.

Descritta così, la situazione sembra un poco forzata, a maggior ragione quando l'esercito decide di abbandonare Nathan e Link sul laboratorio, per quanto il momento sia effettivamente drammatico.

Il problema è il contenuto della storia, non il ritmo...
L'inghippo viene risolto facilmente e il mostro finale, il professor Phantom, viene ucciso sbrigativamente solo dopo un accenno di climax, senza pathos.

La sceneggiatura cerca di ritardare quanto può la rivelazione finale: udite, udite, sono stati compiuti degli esperimenti di perfezionamento sul teletrasporto, e al termine della storia la nuova tecnologia è finalmente disponibile per Nathan Never e soci.

Un breve cenno sui disegni: le tavole sono sommerse da una pesantissima retinatura, i personaggi maschili si assomigliano tutti molto, eppure Toffanetti si guadagna ancora e sempre la sufficienza.
Il suo lavoro non emoziona particolarmente ma neanche deprime la storia, non aggiunge e non toglie. Facciamo pari e patta: sufficienza, appunto.

A conti fatti, "Venus Sky-Lab" è la più classica delle storie, senza infamia nè lode.

Venus Sky-Lab, Nathan Never n.186 - Sergio Bonelli Editore, brossurato, novembre 2006 in edicola, 100 pagg. b/n, € 2,50

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