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MV91
IL COMMENTO AI DISEGNI




Commentare i disegni di un fumetto, in realtà, non riesce sempre facile a chi i fumetti li legge, sì, ma non saprebbe distinguere un pennino da una penna. Capiamo ciò che ci piace, spesso, ma non capiamo il perché, dato che appunto siamo privi di strumenti tecnici per giudicare. Insieme al disegnatore Pasquale Frisenda, che questi strumenti li ha, commentiamo da vicino alcune tavole tratte da MV 91, I misteri di New York,

Disegnare la Grande Mela
commenti e intervista di Giuseppe Pelosi

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So that's New York, yeah? - P.Frisenda (c) 2005 SBE

uBC: È l’immagine di apertura, ed è una dichiarazione di intenti; Frisenda sembra dire al lettore “Io ti stupirò, perché metterò davanti ai tuoi occhi la più grande città del mondo”. E non è solo una dichiarazione, ma è già realizzazione della dichiarazione di intenti, perché l’immagine è stupefacente già adesso: colpisce la straordinaria profondità di campo della vignetta, ricca all’inverosimile eppure chiara anche nei particolari. La scomposizione dei rapporti tra chiari e scuri è geometrica, qui come altrove: a sinistra della vignetta una zona mista, in centro una zona di ombra piena e una di piena luce, per poi terminare la tavola sulla destra in alto, ancora con una zona mista. È la appassionata ricchezza di particolari di ciò che viene disegnato che non fa essere questa scansione geometrica qualcosa di artificioso, è la generosità del disegno.
Frisenda: Questa non è la prima idea. In sceneggiatura appariva la descrizione del locale, e in seguito i personaggi dovevano entrare nel salone, con immagine che Manfredi immaginava dall’alto. Ci ho provato, ma mi veniva troppo dispersiva, tutto si perdeva insieme al personaggio e ai due ragazzi, e siccome dopo Scum si proclama una sorta di re del quartiere, ho immaginato che fosse lui ad introdurre i due ragazzi nella città, e gli ho dato sempre questo modo di occhieggiare in maniera laida...

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Norma Snow, la diva - P.Frisenda (c) 2005 SBE

uBC: Senza commentare ulteriormente la notevole profondità che appare anche in questa tavola, segno di una concezione dello spazio assolutamente matura, ciò che risalta maggiormente è ovviamente il volto in primo piano. Non un semplice viso, ma un personaggio ben definito e caratterizzato. Oltretutto colto in una espressione, quella del sorriso compiaciuto, assolutamente originale. I volti di Frisenda in questa storia non sono mai banali, i soliti volti, ma mostrano anch’essi, proprio per la loro atipicità, il preciso desiderio del disegnatore di stupire, di colpire, di affascinare chi guarda. E ancora una volta, la figura disegnata *guarda* il lettore, in una interpellazione, come dicono i semiotici, che crea complicità e mira, come detto, alla fascinazione del lettore, al suo coinvolgimento totale nel gioco rappresentativo di Frisenda, mediante un gioco di sguardi che è continuamente diegetico ed extradiegetico.
Frisenda: In un contesto del genere, l’alternativa alla prospettiva che ho scelto io era quella di far vedere tutta la sala; ma è molto dispersivo, e serve solo a raccontare il contesto. Io avevo l’esigenza di raccontare l’effetto che ha fatto lo spettacolo di Norma sul pubblico, dunque la soddisfazione del pubblico e la sala mi doveva risultare solo come sfondo. Ecco il perché della mia scelta prospettica.

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Il Joker
di Frisenda (c) 2005 SBE

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Il Macellaio
di Frisenda (c) 2005 SBE

uBC: Un chiaroscuro espressionista. Lo sguardo e il gesto mimico dei volti di questi due personaggi appaiono colti con tempismo *fotografico*. Si noti ancora la geometrica alternanza di chiari e scuri. Sono solo volti, sono momenti di passaggio nella storia, basterebbe molto meno per rendere lo stesso le esigenze della narrazione, eppure anche da queste vignette appare una ricerca profonda, e il desiderio di non banalizzare neppure le immagini di raccordo.

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Il Pinguino - P.Frisenda (c) 2005 SBE

uBC: La conferma di quanto appena detto. Il volto del banchiere è spettacolare, anche qui si è scelto un “tipo” per nulla usuale. Sporto in avanti con fare amichevole, il monocolo traduce visivamente la doppiezza dell’anima di questo personaggio, per nulla rassicurante. La bocca è piegata in una smorfia ammiccante che incute timore. A impreziosire il tutto, il particolare dellla brace del sigaro, in basso a destra nella vignetta. Come dice Manfredi nella Blizzard Gazette, ecco il sontuoso bianco e nero di Frisenda...

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Willem Dafoe - P.Frisenda (c) 2005 SBE

uBC: Questo volto ci è sembrato un W. Defoe... Usi ogni tanto volti di attori?
Frisenda: Ogni tanto sì... Qua però l’indicazione di sceneggiatura invitava ad un volto alla John Malkovich. Fare proprio il ritratto agli attori a me non piace, tendo a prendere la fotografia e rielaborarla, dargli delle caratteristiche. Questo doveva essere un personaggio pericoloso, e dunque ho tentato di accentuargli alcuni aspetti: un sorriso che comunica poca serenità, e “occhietti” penetranti che guardano sempre alle persone.

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Significar per verba... - P.Frisenda (c) 2005 SBE

uBC: Sembrano convivere due strade per il disegnatore Bonelli: la strada della ricchezza “barocca” del disegno, con attenzione maniacale al dettaglio, e la tavola pienissima, e l’altra strada quella della sintesi grafica estrema. Forse, tra l’altro, molti cercano la sintesi perché fa più disegnatore “figo”, e forse fa anche più economia, nel senso che ci metti meno a realizzare le tavole, anche se in realtà è molto più difficile. In quest’ottica, tu apparterresti al primo tipo di disegnatore, come dimostrano anche queste tavole.
Frisenda: Mah. Non so se si possa parlare di “correnti”. Io credo di non aver intrapreso, in questo numero, una strada che non possa portarmi anche da altre parti. Questa storia, dal mio punto di vista, doveva essere realizzata con attenzione all’ambientazione, la città, dunque occorreva proprio mettere in scena N.Y. Nella storia che sto disegnando adesso, ambientata completamente in spazi aperti, non ci saranno tavole di questo genere, non ci saranno pagine così barocche. Era proprio l’ambiente che mi imponeva di dare l’idea di eccesso. Se disegni due persone a cavallo in una prateria, necessariamente cambi...

Vedere anche scheda della storia.

 

 


 
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