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Era il mese delle foglie danzanti nel vento. Per le lussuose stanze del palazzo del governatore, la voce dell'uomo dai mezzi occhi risuonò come una cupa sentenza di morte. Una grave minaccia nasceva, proiettando il suo nero profilo sul domani della vallata dello Yellowstone. Da allora, le lancette han giocato a rincorrersi, frenetiche, osservando il monotono alternarsi dei giorni e delle notti. Finchè tutto fu pronto. Finchè nell'immenso tornò a splendere...
La luna del gelo sugli occhi
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Il 1874 tramontava, preparandosi pigramente a cedere il passo. Il governatore del Montana Benjamin F. Potts partorì l'idea e la battezzò. Lo fece avvolgendola in un abito elegante, in un nome lungo ed articolato: "spedizione della strada carrabile e della prospezione dello Yellowstone".
Cos'era veramente? Esiste un dato certo da cui muovere: gli indiani di Toro Seduto dovevano essere fermati, se possibile puniti: troppi i loro sconfinamenti ai danni degli agricoltori e degli allevatori della contea di Galatin e delle tribù crow. Semplice provocazione con finalità di vendetta, quindi? No. Avanzando nella storia, perso anche l'ultimo brandello del velo d'ufficialità che ne custodiva le reali fattezze, l'essere offre il suo volto: quello di un micidiale detonatore pronto ad assorbire, innescare e far esplodere l'odio che lega Sioux, Crow e mountain men in un triangolo mortale. Dalla cabina di regia, la Northern Pacific Railroad, dopo aver visto l'esercito intervenire per garantire una pace militarizzata nella regione, contemplerà lo Stato guarire la propria crisi finanziaria costruendo sull'altare di centinaia di vite spezzate la strada carrabile, autentico trait d'union tra i tronconi est ed ovest della ferrovia. Domina un assordante, insopportabile silenzio. Ha corpo la nitida sensazione che ogni cosa sia indaffarata nel prepararsi un rifugio, nel proteggersi dall'imminente, devastante deflagrazione. Anche la natura, con tragica teatralità, sembra chiudersi. Poi, improvvise, urla di vittoria: la congiura dei giusti ha deviato il corso del destino. Il fumo che sale nel cielo limpido di marzo è quello dei progetti dell'ingegner Bentley...
La bellezza esteriore della costruzione si traduce in un invito. Accetto. Al centro dell'ampia sala circolare, immerso nell'apoteosi di luce filtrante dalle grandi finestre, osservo i concetti di solidità e imponenza della struttura, di originalità delle soluzioni architettoniche assumere consistenza volumetrica, concretizzarsi in un metafisico processo di progressivo divenire. Rapito, fendo lentamente i fasci luminosi che si ingegnano nel disegnare su di me curiose ombre fugaci e, in quell'attimo, colpisce i miei sensi un acqueo profumo d'atmosfera epica. Quasi seguendo un'invisibile rotta predefinita, gli occhi ne individuano la fonte: inchiostro. Azzurro e trasparente, il liquido permea di sè ogni angolo della superba dimora, piovendo a fecondare bianche nuvole parlanti, affascinante arredamento di lussureggianti vignette. E le parole si uniscono a parole, fondendosi in dialoghi magistrali: riuscita metafora di una unità narrativa non altrimenti definibile: perfetta.
L'ultima volta che lo incontrammo correva incontro all'amato traguardo, inseguito dall'inseparabile ombra a quattro zampe: verso la tenda semplice della vecchia nonna, muto carillon della sua infanzia. I neri baffi non riescono a criptare i guizzi repentini ed intermittenti dei muscoli facciali; in cima, non hanno maggior fortuna i capelli scompigliati, incapaci di distogliere l'attenzione dagli occhi accesi da un febbrile dinamismo, eccellenti imitatori di radar in perenne funzionamento. Sulle guance, mani fantasma hanno tracciato gli infuocati colori di una tensione crescente. Stagliato sullo sfondo di un plumbeo sipario di nubi, il volto di Poe è un narratore taciturno ma fedele, una pellicola su cui restano imprigionati i lampi emozionali che accecano il cuore e la mente di Magico Vento. Il consiglio dei capi è terminato, la decisione presa, lo scontro maledettamente vicino: Ned è, però, distante, altrove: ha riconosciuto i calzari alati che gli avvolgono i piedi, è conscio di dover portare a quel ragazzo strano la risposta degli dei. Solo allora potrà prendere per mano il suo popolo. Le labbra di Poe si sono sciolte in un sorriso: l'amico è tornato, il tempo del digiuno e dei pensieri cupi finito: in faccia all'orizzonte, Fango cavalca un fulmine chiamato Stella Bianca...
Calde sfumature d'arancione. Dalle grandi finestre vedo il sole immergersi a ovest del mondo. Il tempo concessomi volge al termine. Prima di uscire, due ritratti si conficcano nella memoria: Archie, canuto manifesto di un amore per la natura selvaggio e senza limiti, e Giacca Lunga, rosso simbolo di fratellanza. La notte è scesa silenziosa a guarire le ferite del giorno. Tutto tace. Ned è sereno: lassù, nel cielo privo di nuvole, è già visibile la luna che guida il ritorno delle anatre.
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I pennelli del maestro ligure estrinsecano il lavoro dello scrittore in connotati grafici essenziali, discendenti in linea diretta da una sintetica interpretazione del testo che si ripercuote positivamente sull'armonia ritmica dell'avventura.
Milazzo invita a cogliere il senso del tratto: la perfezione non del segno, ma del suo significato. Logica conseguenza: le anatomie si dissolvono, inchinandosi riverenti al passaggio del fragoroso torrente di poesia, azione, pioggia e sangue che distruggendo l'argine di ogni tavola fa da maestoso scenario ad attori dalle eccelse doti artistiche, raccontati da una tecnica impareggiabile: mezze tinte e bianco e nero in grado di incastonarne le mille variopinte sfaccettature in una natura austera e romantica. ![]() ![]() ![]()
Una fantastica pagina della storia dell'Ovest americano.
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