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" Cento fucili"


Pagine correlate:

Era il mese delle foglie danzanti nel vento. Per le lussuose stanze del palazzo del governatore, la voce dell'uomo dai mezzi occhi risuonò come una cupa sentenza di morte. Una grave minaccia nasceva, proiettando il suo nero profilo sul domani della vallata dello Yellowstone.
Da allora, le lancette han giocato a rincorrersi, frenetiche, osservando il monotono alternarsi dei giorni e delle notti. Finchè tutto fu pronto. Finchè nell'immenso tornò a splendere...

La luna del gelo sugli occhi
recensione di Fernando Congedo



TESTI
Sog. e Sce. Gianfranco Manfredi    

Il 1874 tramontava, preparandosi pigramente a cedere il passo. Il governatore del Montana Benjamin F. Potts partorì l'idea e la battezzò. Lo fece avvolgendola in un abito elegante, in un nome lungo ed articolato: "spedizione della strada carrabile e della prospezione dello Yellowstone".

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Magico Vento, disegno di Milazzo
(c) 2003 SBE
   
 
Passarono i mesi. Il 1875 guardava ormai la sua terza luna. La creatura era cresciuta e sviluppandosi aveva assunto forme e dimensioni non più consone all'originario rivestimento battesimale: questo aveva ceduto in diversi punti, lasciando intravedere tessuti viscidi e spugnosi. Se ne poteva sentire la voce, così simile ad un sinistro ticchettio. I Sioux ne ebbero paura.
Cos'era veramente?
Esiste un dato certo da cui muovere: gli indiani di Toro Seduto dovevano essere fermati, se possibile puniti: troppi i loro sconfinamenti ai danni degli agricoltori e degli allevatori della contea di Galatin e delle tribù crow.
Semplice provocazione con finalità di vendetta, quindi?
No. Avanzando nella storia, perso anche l'ultimo brandello del velo d'ufficialità che ne custodiva le reali fattezze, l'essere offre il suo volto: quello di un micidiale detonatore pronto ad assorbire, innescare e far esplodere l'odio che lega Sioux, Crow e mountain men in un triangolo mortale. Dalla cabina di regia, la Northern Pacific Railroad, dopo aver visto l'esercito intervenire per garantire una pace militarizzata nella regione, contemplerà lo Stato guarire la propria crisi finanziaria costruendo sull'altare di centinaia di vite spezzate la strada carrabile, autentico trait d'union tra i tronconi est ed ovest della ferrovia.

Domina un assordante, insopportabile silenzio. Ha corpo la nitida sensazione che ogni cosa sia indaffarata nel prepararsi un rifugio, nel proteggersi dall'imminente, devastante deflagrazione. Anche la natura, con tragica teatralità, sembra chiudersi. Poi, improvvise, urla di vittoria: la congiura dei giusti ha deviato il corso del destino. Il fumo che sale nel cielo limpido di marzo è quello dei progetti dell'ingegner Bentley...

La bellezza esteriore della costruzione si traduce in un invito. Accetto. Al centro dell'ampia sala circolare, immerso nell'apoteosi di luce filtrante dalle grandi finestre, osservo i concetti di solidità e imponenza della struttura, di originalità delle soluzioni architettoniche assumere consistenza volumetrica, concretizzarsi in un metafisico processo di progressivo divenire. Rapito, fendo lentamente i fasci luminosi che si ingegnano nel disegnare su di me curiose ombre fugaci e, in quell'attimo, colpisce i miei sensi un acqueo profumo d'atmosfera epica. Quasi seguendo un'invisibile rotta predefinita, gli occhi ne individuano la fonte: inchiostro. Azzurro e trasparente, il liquido permea di sè ogni angolo della superba dimora, piovendo a fecondare bianche nuvole parlanti, affascinante arredamento di lussureggianti vignette. E le parole si uniscono a parole, fondendosi in dialoghi magistrali: riuscita metafora di una unità narrativa non altrimenti definibile: perfetta.
Alle pareti, incorniciati, coaguli di inchiostro e china: azzurro e nero, seguiti poco più in basso dall'oro di onomastiche didascalie.

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Fango, disegno di Milazzo
(c) 2003 SBE
   
 

L'ultima volta che lo incontrammo correva incontro all'amato traguardo, inseguito dall'inseparabile ombra a quattro zampe: verso la tenda semplice della vecchia nonna, muto carillon della sua infanzia.
Il tempo gli è sfrecciato accanto, contro: ora Fango è solo. Accampato fuori dal suo villaggio, gli fa compagnia soltanto il dolce ricordo dell'anima e del viso di chi lo ha amato e capito. Il tempo gli è sfrecciato accanto, contro: lui ne ha studiato i movimenti, carpito i segreti per non essere più sconfitto. Ha ripreso a far andare le gambe, veloci, velocissime, lasciando indietro, irrimediabilmente staccati e lontani, la propria tribù ed il suo carico di giudizi e pregiudizi. "E' sempre stato un ragazzo bizzarro... Nella sua mente, è rimasto un bambino e non sarà mai un guerriero". No, Fumo Bianco, sbagli. Fango ha studiato ed imparato: è un piccolo uomo in tumultuosa attesa di risposte alle nuove domande che tengono il passo degli anni in fuga. "Perchè mi hai donato due gambe veloci, se poi devo andare a cavallo?": interrogativi di fango e d'argilla costruiti ed inviati al Grande Spirito.

I neri baffi non riescono a criptare i guizzi repentini ed intermittenti dei muscoli facciali; in cima, non hanno maggior fortuna i capelli scompigliati, incapaci di distogliere l'attenzione dagli occhi accesi da un febbrile dinamismo, eccellenti imitatori di radar in perenne funzionamento. Sulle guance, mani fantasma hanno tracciato gli infuocati colori di una tensione crescente. Stagliato sullo sfondo di un plumbeo sipario di nubi, il volto di Poe è un narratore taciturno ma fedele, una pellicola su cui restano imprigionati i lampi emozionali che accecano il cuore e la mente di Magico Vento.

Il consiglio dei capi è terminato, la decisione presa, lo scontro maledettamente vicino: Ned è, però, distante, altrove: ha riconosciuto i calzari alati che gli avvolgono i piedi, è conscio di dover portare a quel ragazzo strano la risposta degli dei. Solo allora potrà prendere per mano il suo popolo.

Le labbra di Poe si sono sciolte in un sorriso: l'amico è tornato, il tempo del digiuno e dei pensieri cupi finito: in faccia all'orizzonte, Fango cavalca un fulmine chiamato Stella Bianca...

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L'uomo dai mezzi occhi, disegno di Milazzo
(c) 2003 SBE
   
 
Sulla sinistra, Birch, l'uomo dai mezzi occhi: fessure in cui gelide sfere nere bastano a dar conto del cinismo e della crudeltà che pulsano nelle vene e nel cervello di questo seminatore di lacrime e disperazione. Ma la profonda cicatrice che senza pietà gli solca labbro inferiore e mento pretende d'essere ascoltata: ha da dire che i biglietti verdi con su stampati totem della storia del Nuovo Continente, che lo attendono numerosi come formiche, non sono l'unico soffio che nutre d'energia cinetica tale sanguinario simulacro. Ex sorvegliante della N. P. RR., ha a lungo subito l'altrui autorità: ne è stato marchiato. Adesso è lui ad impugnare il bastone del comando. Dal cui nefasto potere è soggiogato, ossessionato: al punto da utilizzare un cannone per cancellare chi si era rifiutato di obbedire; al punto da accorgersi in ritardo degli scogli contro i quali è naufragata la sua oscura ed ingloriosa esistenza.

Calde sfumature d'arancione. Dalle grandi finestre vedo il sole immergersi a ovest del mondo. Il tempo concessomi volge al termine. Prima di uscire, due ritratti si conficcano nella memoria: Archie, canuto manifesto di un amore per la natura selvaggio e senza limiti, e Giacca Lunga, rosso simbolo di fratellanza.

La notte è scesa silenziosa a guarire le ferite del giorno. Tutto tace. Ned è sereno: lassù, nel cielo privo di nuvole, è già visibile la luna che guida il ritorno delle anatre.



DISEGNI
Ivo Milazzo    

I pennelli del maestro ligure estrinsecano il lavoro dello scrittore in connotati grafici essenziali, discendenti in linea diretta da una sintetica interpretazione del testo che si ripercuote positivamente sull'armonia ritmica dell'avventura.

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"Cartolina dallo Yellowstone"
di Milazzo (c) 2003 SBE

Milazzo invita a cogliere il senso del tratto: la perfezione non del segno, ma del suo significato. Logica conseguenza: le anatomie si dissolvono, inchinandosi riverenti al passaggio del fragoroso torrente di poesia, azione, pioggia e sangue che distruggendo l'argine di ogni tavola fa da maestoso scenario ad attori dalle eccelse doti artistiche, raccontati da una tecnica impareggiabile: mezze tinte e bianco e nero in grado di incastonarne le mille variopinte sfaccettature in una natura austera e romantica.



GLOBALE
 

Una fantastica pagina della storia dell'Ovest americano.
 

 


 
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