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Intervista a Gianfranco Manfredi di Giuseppe Pelosi Per la biografia dell'autore vedere la Scheda del Database. Lo so, mi tocca chiedere scusa... Prima di tutto ai lettori di uBC, ma poi anche a Gianfranco Manfredi... Come? Esce un triplo appassionante episodio di Magico Vento, legato alla saga, e noi facciamo uscire il nostro commento con mesi di ritardo? Questa è una grossa storia, non meritava di essere trattata così... Ma il fatto è che da qualche mese a questa parte, anchio ho la mia Norma Snow... Il matrimonio richiede qualche attenzione, e non essendo io un personaggio dei fumetti, non posso dimenticarmi la moglie quando mi pare! ;-) E così qualcosa è rimasto in ritardo. Per farci perdonare, però, proponiamo ora le approfondite schede degli episodi e una succosa intervista rilasciataci da Gianfranco Manfredi proprio in presentazione retrospettiva di queste storie. Come si passa, nella saga magicoventiana, dai complotti politici ai mostri venuti da unaltra epoca, senza perdere credibilità? Non cè una perdita di verosimiglianza? Cè sempre un grosso rischio nellunire gli opposti, ma credo che sia proprio questo il bello della tradizione del feuilleton cui io mi ispiro. Tanto per fare un esempio in Arsenio Lupin di Leblanc si uniscono spesso intrighi politici a un mistery che sconfina nel paranormale. Lo stesso avviene per Sherlock Holmes e potrei citare mille altri casi. È la nostra epoca che ha visto un tentativo di differenziazione spinta dei generi, ma allo stesso tempo per contrasto è nata anche una tendenza opposta cioè lo sforzo di non dare mai per scontato un tragitto narrativo obbligato. Certo è sempre forte il rischio di perdere coerenza, ma daltro canto larte dell'approdo su sponde sconosciute è anche quella di scansare gli scogli.
Qualcuno sostiene che queste svolte così radicali siano forse il segno di una crisi di idee... Ho sempre concepito questa serie in evoluzione, anche correndo il rischio di svolte spiazzanti. Mi pare che ciò sia insito nel fumetto. Basti pensare all'Uomo Ragno, partito con dinamiche normalmente criminali e svoltato in puro simbolismo e in avventure totalmente disambientate. Di certo i lettori avrebbero trovato più normale che so, un vampiro nel west, ma io volevo raccontare mostri legati (anche in modo originale) allimmaginario indiano e i miti delle origini. La mia interpretazione indiana di Lovecraft è stata fin dallinizio uno degli elementi fondanti della serie. Nella posta del n. 53 presenti il tuo ultimo libro. Sicuramente qualche lettore di fumetti si è ritrovato lettore di libri, ma credi possibile che sia avvenuto anche il contrario, e qualche lettore di libri abbia provato Magico Vento? Nella tua duplice natura di scrittore di ambedue i linguaggi (per non parlar del resto), trovi ancora diffuso e se sì in che misura, il pregiudizio culturale nei confronti del fumetto? Sicuramente qualche lettore dei miei romanzi ha poi comprato per curiosità Magico Vento e viceversa, ma ritengo che i due pubbblici siano sostanzialmente diversi non solo per pregiudizi nei confronti dei fumetti, ma per abitudine consolidata. Il problema non è tanto che i lettori di romanzi trovino degradante il fumetto o lo considerino una lettura troppo facile. Credo invece che molti lettori di romanzi trovino invece molto difficile leggere fumetti, perché non riescono a seguire la contemporaneità di immagini e testo. Una volta Nino Formicola (il Gaspare della coppia Zuzzurro e Gaspare) che è sempre stato fin da piccolo un grande lettore di libri e saggi, mi ha confessato che ha provato a leggere un numero di Dylan Dog e non ci ha capito niente. Siccome Nino è una persona molto intelligente, ciò non è dovuto a una mancanza di comprensione, ma a disabitudine. Molte persone sono abituate a due fruizioni totalmente opposte: o il libro (dove sei tu lettore a crearti le immagini sollecitate spesso solo indirettamente dal testo) o il cinema (dove si ascolta e si vede, ma non si deve leggere). Nel fumetto invece questi due elementi sono compresenti e questo crea un problema. Una volta in treno ho visto un ragazzo, seduto di fianco a me, che leggeva Dylan Dog: beh, si limitava a sfogliarlo, fermandosi solo per guardare le pagine dazione e con effetti più o meno splatter, disinteressandosi completamente del testo. Altri lettori al contrario leggono i balloon con unattenzione esasperata, scovando i minimi refusi, errori di citazione o scambi di nome di personaggi che possono capitare, mentre non commentano mai le immagini e non si accorgono neppure se, ad esempio in due vignette affiancate, un personaggio che prima impugnava un bicchiere con la destra improvvisamente ce lha nella sinistra e neppure se un ambiente risulta alterato nella mobilia o nella struttura. Sono molto pochi i lettori di fumetti che riescono a leggere con la stessa attenzione e a colpo docchio i disegni e il testo. Non è un caso se nei fumetti americani si tende a differenziare nettamente il testo, costituito soprattutto da didascalie puramente letterarie dal disegno trattato come illustrazione pura. Quello di cui gli autori di fumetti sono spesso poco consapevoli e di cui dovrebbero invece essere orgogliosi è che il fumetto non è un derivato della letteratura e nemmeno del cinema, è unaltra e originale forma di racconto che richiede unaltra abitudine di lettura.Come giudichi la prova di Milazzo sul n. 52? Milazzo è sempre un maestro. È costretto a lavorare in gran fretta per poterci permettere di dare più tempo ai disegnatori più lenti. Ricorre dunque sovente al mestiere che gli permette di dare vita a un personaggio con pochissime pennellate. Ciò a volte crea turbamenti visivi al grosso del pubblico fumettistico che è abituato a un disegno più particolareggiato, fino al kitsch estremo. Ma le stesse critiche rivolte a lui, non dimentichiamolo, sono state rivolte allultimo Pratt che appunto preferiva la freschezza e sinteticità del gesto pittorico piuttosto che la descrizione minuta. Va daltra parte tenuto in conto che spesso Milazzo inventa delle soluzioni (per esempio un diverso tratteggio per i flash back, che li rende più evocativi e insieme ne fa delle vere e proprie isole nel racconto) che poi vengono adottate dagli altri. In altre parole, traccia la strada con soluzioni ardite che costituiscono un esempio prezioso. Frisenda e Parlov si trovano accomunati al disegno dellepisodio doppio, ma offrono interpretazioni personalissime e diversissime. Ce li commenti in sintesi? Sono stato molto felice di permettere ai lettori di gustarsi due interpretazioni opposte degli stessi ambienti entrambe di forte suggestione. Frisenda tende alleffetto grafico, è un maestro del gioco del bianco e nero, delle ombre e delluso di tecniche incrociate e sovrapposte.
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