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Segreti di famiglia
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Se c'� un luogo, dell'anima, dove si concentrano tensioni irrisolte, dolori, ricordi segreti e omissioni palesi, sentimenti inespressi e repressi, amore, rimpianto, invidia, odio� questo � la famiglia. Un luogo certamente caro a Freud e agli scrittori di tragedie. La famiglia di Aida non fa eccezione; senza per questo essere eccezionale. Ma si sa, per ciascuno di noi il bruscolino che abbiamo nell'occhio � pi� grosso e doloroso della trave nell'occhio del vicino. Aida - anzi Aidina come la chiamano i nonni - lascia Bologna per andare a studiare a Trieste, dove si trasferisce nella casa di nonno Lino e nonna Teresa. Qui � accolta dalla coppia. Il problema � che Lino e Teresa sono morti: da anni. Vanna Vinci, lontana da quella Legs che appare cos� distante dalla sua sensibilit�, e sulle cui pagine i suoi risultati appaiono a dir poco discutibili, d� vita a personaggi malinconici, attraversati da ombre che galleggiano sul loro spirito, stendendo una nebbia impalpabile sui loro pensieri e una dolcezza mesta ed estenuata nei loro occhi. Per un caso della vita (o della morte) Aida vede i fantasmi dei morti della sua famiglia: la nonna e il nonno. E Nino. Nino che si riveler� essere il fratello del nonno, fratello morto decenni prima, avanti la seconda guerra mondiale, ma il cui destino sconosciuto era pesato come un macigno - un'ombra - sulla coscienza di Lino, convinto di non aver fatto tutto il possibile per salvare il fratello. Una storia familiare complessa e colma di malintesi, rimorsi, disperazione. Come tante. Ma per Aida � la sua storia di famiglia. Scorrono le tavole della storia, frugando negli anfratti polverosi di vecchi negozi sfitti e antiche abitazioni abbandonate; mostrando piccoli luoghi dimenticati tra le strade cittadine. Interstizi di memoria. Il pennello di Vanna � magico in queste occasioni: dalle vignette, dai volti, dagli sfondi decaduti, si sprigiona una tristezza che � possibile toccare con mano; la dolcezza di una putrefazione gentile. Il ritmo narrativo � lento, con improvvise accelerazioni a scandire il riaffluire dei ricordi: Aida e Nino vagano per Trieste e dintorni ricostruendo faticosamente la memoria perduta di lui. E' un viaggio catartico nella memoria di famiglia, un percorso di crescita che segna una riappropriazione del proprio destino; un prendere di petto i languori e le seduzioni di un'incipiente depressione. Sembra cos� esangue il narrare di Vanna Vinci, cos� delicato e sottile, preda dei fantasmi della mente; e invece Aida � una donna che sta uscendo dal bozzolo adolescenziale, forte e vigorosa, che si butta con coraggio nei territori inesplorati della sua anima, in quel confine tra sanit� e follia, tra rimozione e rimorso che � la memoria familiare. E ne esce pronta ad affrontare la propria vita. Come l'energia racchiusa nelle atmosfere morbose ed affaticate di questa storia, che sprizza fuori nel finale, con l'invocazione - l'inno - al soddisfacimento dell'impulso pi� basilare della vita: il sesso. Le copertine
Aida al confine di Vanna Vinci |
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