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" Aida al confine"

TESTI
Soggetto
e
Sceneggiatura
Vanna Vinci
DISEGNI
Vanna Vinci



(5k)
cover 18


Sembra un inno alla morte, ma finisce come un inno alla vita. E' un inno alla morte, ma finisce come un inno alla vita.

Segreti di famiglia
recensione di Vincenzo Oliva


Se c'� un luogo, dell'anima, dove si concentrano tensioni irrisolte, dolori, ricordi segreti e omissioni palesi, sentimenti inespressi e repressi, amore, rimpianto, invidia, odio� questo � la famiglia. Un luogo certamente caro a Freud e agli scrittori di tragedie.

La famiglia di Aida non fa eccezione; senza per questo essere eccezionale. Ma si sa, per ciascuno di noi il bruscolino che abbiamo nell'occhio � pi� grosso e doloroso della trave nell'occhio del vicino. Aida - anzi Aidina come la chiamano i nonni - lascia Bologna per andare a studiare a Trieste, dove si trasferisce nella casa di nonno Lino e nonna Teresa. Qui � accolta dalla coppia. Il problema � che Lino e Teresa sono morti: da anni.

Vanna Vinci, lontana da quella Legs che appare cos� distante dalla sua sensibilit�, e sulle cui pagine i suoi risultati appaiono a dir poco discutibili, d� vita a personaggi malinconici, attraversati da ombre che galleggiano sul loro spirito, stendendo una nebbia impalpabile sui loro pensieri e una dolcezza mesta ed estenuata nei loro occhi. Per un caso della vita (o della morte) Aida vede i fantasmi dei morti della sua famiglia: la nonna e il nonno. E Nino. Nino che si riveler� essere il fratello del nonno, fratello morto decenni prima, avanti la seconda guerra mondiale, ma il cui destino sconosciuto era pesato come un macigno - un'ombra - sulla coscienza di Lino, convinto di non aver fatto tutto il possibile per salvare il fratello. Una storia familiare complessa e colma di malintesi, rimorsi, disperazione. Come tante. Ma per Aida � la sua storia di famiglia.

Scorrono le tavole della storia, frugando negli anfratti polverosi di vecchi negozi sfitti e antiche abitazioni abbandonate; mostrando piccoli luoghi dimenticati tra le strade cittadine. Interstizi di memoria. Il pennello di Vanna � magico in queste occasioni: dalle vignette, dai volti, dagli sfondi decaduti, si sprigiona una tristezza che � possibile toccare con mano; la dolcezza di una putrefazione gentile. Il ritmo narrativo � lento, con improvvise accelerazioni a scandire il riaffluire dei ricordi: Aida e Nino vagano per Trieste e dintorni ricostruendo faticosamente la memoria perduta di lui.

E' un viaggio catartico nella memoria di famiglia, un percorso di crescita che segna una riappropriazione del proprio destino; un prendere di petto i languori e le seduzioni di un'incipiente depressione.

Sembra cos� esangue il narrare di Vanna Vinci, cos� delicato e sottile, preda dei fantasmi della mente; e invece Aida � una donna che sta uscendo dal bozzolo adolescenziale, forte e vigorosa, che si butta con coraggio nei territori inesplorati della sua anima, in quel confine tra sanit� e follia, tra rimozione e rimorso che � la memoria familiare. E ne esce pronta ad affrontare la propria vita. Come l'energia racchiusa nelle atmosfere morbose ed affaticate di questa storia, che sprizza fuori nel finale, con l'invocazione - l'inno - al soddisfacimento dell'impulso pi� basilare della vita: il sesso.


Le copertine

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Aida al confine di Vanna Vinci
(Kappa Edizioni) 110pp b/n, su Mondo Naif nn.14-18 dal settembre 2001 al luglio 2002, Euro 6,20 (14-16) e Euro 7,70 (17-18), brossurato

 

 


 
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