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" Il terrore del Rio Negro"

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Il terrore non corre solo sul fiume...
recensione di Marco Zucchi

I pirati fluviali agiscono sui fiumi. Bene, quindi in una fazenda lontano da fiumi, torrenti e similari uno sta tranquillo. Anzi ci costruisce pure una piscina e qualche campo da golf. Ma non ha fatto i conti con la libera iniziativa del terrore del Rio Negro, che pur di non farsi sfuggire una ghiotta occasione, approfitta del piper di Mister No per organizzare un rapimento altrimenti impossibile. Come finir�?



TESTI
Sog. e Sce. Luigi Mignacco    

Mignacco costruisce una storia che risulta essere forse una delle pi� nere, in termini di violenza, di quelle da lui scritte per Mister No.

Probabilmente raggiunge il suo scopo, ovvero quello di mostrarci un cattivone tutto intero, Lucho Augusto Rom�o, pirata fluviale a capo di una banda di super cattivi, che non hanno rispetto di nessuno e di nulla.

Ma non � solo nella figura di questo cattivo la violenza: � infatti presente anche dall'altra parte, ovvero dalla parte dei buoni, i poliziotti.
Esemplare l'atteggiamento del capitano Ruiz, a capo di un corpo speciale, messo sulle tracce del pirata: il suo modus d'agire risulta sollevato quando si accorge che tra i cadaveri rinvenuti a Nova Cadiz non c'� quello del suo uomo infiltrato, il cui rinvenimento avrebbe significato mandare a monte tutto il piano. Non � preoccupato dell'uccisione di cinque poliziotti e di un civile, � sollevato, come rileva anche un suo sottoposto, proprio perch� il suo uomo � salvo.

Anche questa � violenza.

Una violenza insita nella storia, che sprigiona quesi da ogni pagina. Ed � questa violenza che sostiene il ritmo, che da ritmo all'avventura.

Questo aspetto, insieme ad altri passaggi di sceneggiatura (l'atterragio nel campo dei fratelli Ulijaski, riempitivo se vogliamo, ma violento anch'esso) ed alla trama ben costruita, fa di questa storia una delle migliori degli ultimi tempi; anche se profondamente distante dai ritmi amazzonici di un tempo.



DISEGNI
Oliviero Gramaccioni    

Gramaccioni prosegue nella sua evoluzione del tratto, spostandosi verso tratti americaneggianti; avevo gi� rivelato come nel suo ultimo lavoro tendesse a dare una rappresentazione degli indios sulla falsariga di fotomodelli.

Questo evolversi del suo tratto, un po' diverso da quello di una delle sue prime storie, lo sta portando comunque verso una indipendenza stilista ed un facile riconoscersi dei suoi disegni.

Il suoi personaggi tipo fotomodelli adesso lo sono un po' meno, lo spessore delle sue linee conferisce profondit� ai visi ed alla persone. Il modo in cui riempie gli spazi, o meglio disegna il paesaggio amazzonico, � denso, pieno di particolari.

Alcune tavole, forse per proprio modo di vedere la tavola stessa, forse su indicazione dello stesso Mignacco, presentano un loro spessore che crea, insieme al disegno, un ottimo impatto visivo: penso all'utilizzo di cinque vignette per tavola, con due orizzontali, generalmente la prima e la quinta (pag.94 e pag.96 dell'albo N.312), accompagnate da tre vignette verticali, una pi� grande a sinistra e due pi� piccole a destra, che in altezza equivalgono alla terza. Ci� da ritmo, anche quando le due vignette verticali sono la quarta e la quinta, come a pag.98 dell'albo N.312.



GLOBALE
 

La storia vale la pena sicuramente di essere riletta, anche per rimirare i disegni di Gramaccioni.
Citerei tra le scene da ricordare, sicuramente quella dell'ultima tavola dell'ultimo albo, con il pirata Lucho immolato nella foresta, in un posa che ricorda architetture bio-umane fantascientifiche.

Da sottolineare come spessore ai disegni venga anche dato dal lettering, che sembra essere appena pi� grande del solito, e ben si adatta alle tavole.
 

 


 
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