Prima di dire ciò che penso di questa storia, invito tutte
quelle persone in grado di trovare delle motivazioni che possano indurmi a
cambiare il giudizio positivo sull'albo Colui che dimora nelle tenebre a scrivermi.
Io ritengo che sia molto improbabile che qualcuno possa dare un giudizio negativo a questo
storia, sia che si parli di soggetto, sceneggiatura o disegni.
L'idea di sfruttare personaggi realmente esistiti ed introdurli nelle
storie di Martin Mystère non è nuova in questa serie bonelliana. In questo
albo, a differenza di altri in cui la storia reale è solo un pretesto che
permette l'entrata in scena del detective dell'impossibile, è la realtà
storica con i suoi personaggi (di un passato non troppo remoto, almeno
in questo caso), la vera protagonista.
Infatti, il duo Alfredo Castelli & Vincenzo Beretta
(in perfetta sintonia tra loro) sfrutta personaggi realmente esistitti,
del calibro di Thomas Jefferson e Benjamin Franklin, protagonisti
di una vicenda alquanto mysteriosa, rendendoli, in un certo senso,
"progenitori" del moderno Mystère, essendo i fondatori di
Altrove, la base segreta divenuta col tempo uno degli elementi
cardine delle vicende dell'eroe creato dallo stesso Castelli.
Il duo Alfredo Castelli & Vincenzo Beretta
sfrutta personaggi realmente esistiti,
del calibro di Thomas Jefferson e Benjamin Franklin, rendendoli protagonisti
di una vicenda alquanto mysteriosa.
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I personaggi già citati di Franklin e Jefferson sono molto ben descritti e
caratterizzati, tanto che alla fine del racconto sembra quasi di averli
conosciuti di persona. Questo vale anche per Jean Louis Bientot,
cooprotagonista, al pari della "strega" Amanda, dell'intera vicenda. Ed è
proprio quest'ultima l'unico personaggio che c'è ma che alla fine avrebbe
potuto anche non esserci; si ha l'impressione che con lei o senza di lei la vicenda
si sarebbe potuta dipanare ugualmente in maniera avvincente ed intrigante,
senza discostarsi poi tanto dalla storyline di base. Di questa "indifferenza"
soffre anche il personaggio "guida" di Amanda, scarsamente caratterizzato,
che le appare in maniera ricorrente in sogno.
Questo ci porta dritto dritto al punto debole di questa vicenda: il finale.
Non è la prima volta, e non sarà certamente l'ultima, che il finale di una storia
dia l'impressione di essere un po' affrettato. La trasformazione dello
Shoggoth da mostro semiumano a diavolo vero e proprio non è delle più
convincenti, anche dal punto di vista grafico, dato che fino al quel punto
era stato raffigurato come uno dei tanti demoni descritti più volte da uno
dei "mostri sacri" dell'incubo, H. P. Lovercraft, mentre dopo la trasformazione
risulta essere un diavolaccio di "cristiana memoria". Visto che si
parlava già da tempo di questa storia (destinata in principio a
Zona X) era il caso di attendere un altro
paio di mesi per allestire un finale degno del resto dell'albo. Nonostante ciò
speriamo caldamente di ritrovare un seguito a questi racconti incentrati sulle vicende
passate di Altrove.
P.S. - Voci di corridoio
parlano di Sherlock Holmes e di un certo Giuseppe Palumbo.
Ai posteri l'ardua sentenza.
Per le varie curiosità vi rimandiamo alla Scheda della Storia.
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Dis.
Erasmo Dante Spada
e Claudio Piccoli matite da pag. 122 a pag. 155
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Con la prima storia realizzata per Bonelli, La Strega
(pubblicata su Zona X n.27) l'autore barese aveva già dato prova del suo
enorme talento.
Ora con la Storia da Altrove, ha disegnato un'opera veramente eccezionale;
potendolo fare, avrei dato certamente una valutazione superiore al "misero"
7/7, che per noi di uBC rappresenta il massimo, vista la bellezza e l'enorme
impatto visivo delle tavole. Alcune in particolare, poi, sono dei veri e
propri affreschi a fumetti, vedi ad esempio le varie pagine raffiguranti
scenari piovosi (uno per tutti è a pag. 7 vignetta 1), o la dovizia di
particolari della stufa a pagina 8; ma, ce ne sarebbero talmente tante da
citare che non basterebbe un articolo intero.
E' impressionante la sua capacià di rendere al meglio sia luoghi, senza
distinzione tra architettonici o naturali, che persone, dalla gamma
espressiva dei volti molto variegata; riesce ad alternare, sempre con ottimi
risultati, tavole in cui usa un tratteggio appena accennato, ad altre con un
tratteggio più marcato ed evidente, fino ad arrivare a dei bianchi e neri
estremi, in perfetto stile Frank "Sin City" Miller (e non venite a dirmi che
non lo conoscete) soprattutto quando raffigura il demone Shogguth.
Alle pagine 37 e 38, rispettivamente vignetta 5 e vignetta 1, mostra anche
una buona verve umoristica descrivendo al meglio una fuga a gambe levate
dell'impaurito Jefferson.
Il suo più grande "difetto" è la lentezza nel disegnare una storia completa
che non ci permette di assaporare frequentemente le sue tavole ma che gli
consente sicuramente di mantenere un'altissima qualità nei suoi lavori;
allora, di questi tempi, meglio godersi poche tavole ma buone. Da sottolineare, infine, l'ottimo
lavoro sotterraneo effettuato da Claudio Piccoli, chiamato a realizzare le
matite da pag. 122 a pag. 155 per poter permettere di portare a compimento
il lavoro entro i tempi prestabiliti.
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Dare un giudizio complessivamente positivo a questo albo è fin troppo facile
soprattutto dopo aver parlato bene degli autori e del loro lavoro (soggetto,
sceneggiatura e disegni); se a tutto ciò si somma una copertina doppia, stile
Almanacchi, veramente ben realizzata da
Giancarlo Alessandrini (e sarebbe
stata ancor più bella se fosse stata usata la stessa tecnica impiegata per le
cover di Zona X) i giochi sono fatti.
Il punto forte di quest'albo, però, a mio modesto parere è un altro, e cioè
il non aver deluso le aspettative createsi dal momento in cui si era sparsa
la voce della realizzazione di queste Storie da Altrove. Purtroppo
troppo spesso accade l'esatto contrario: più le storie sono attese e più poi
deludono i lettori. Quello che invece non mi va proprio giù è il logo che
compare nella parte centro/alto della cover, mi sembra un poco fuori
luogo. Avrei visto meglio una caratterizzazione in stile con l'era in
cui è ambientata la vicenda.
A questo punto, quindi, non ci
resta che attendere un degno seguito annuale, se non addirittura semestrale,
creando una vera e propria collana di storie (visti i Maxi riempitivi,
non mi sembra che questa eventuale serie possa sfigurare).
Per chiudere vorrei rivolgere un appello a Castelli & Beretta: rispolverate
dal cassetto dove è stata riposta la serie, fill-in di Martin Mystère,
denominata in fase progettuale Atlantis Tales. Restiamo tutti in
attesa di vostre buone nuove.
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