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" Gli uomini rettile"

TESTI
Stefano Vietti
DISEGNI
Paolo Ongaro

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. . . Jurassic Mystère !
recensione di Oscar Tamburis

I dinosauri sono affascinanti.
I dinosauri sono terribili.
I dinosauri dimorano in quella dimensione onirica e mysteriosa che ospita, dalla notte dei tempi, gli archetipi intorno ai quali la mente dell'uomo ha immaginato storie, innalzato complesse architetture in forma di leggende e saghe, e plasmato una delle variabili fondamentali della sua evoluzione.

I dinosauri sono misteriosamente scomparsi milioni di anni fa, purtuttavia camminano ancora tra noi, quantomeno sul grande schermo o tra le pagine dei libri, in un lungo viaggio che va dal celebre Il mondo perduto di Sir Arthur Conan Doyle al più recente best-seller Jurassic Park di Michael Crichton (cui è puntualmente seguìta una trasposizione cinematografica, accompagnata da ben due sequel nel corso degli anni). Un viaggio che annovera alcune tappe anche tra i fumetti targati Bonelli, in particolare Martin Mystère e Nathan Never, per i quali questa lunga storia costituisce un nuovo punto di contatto dopo gli avvenimenti narrati nei due passati team-up (oltre che nello speciale "Generazioni"), che hanno provveduto a dimostrare come i due personaggi agiscano all'interno di un comune universo narrativo.

A porre questo nuovo tassello è Stefano Vietti - non a caso autore presente in entrambe le serie - che ha messo su questo "cross-over" partendo da alcuni personaggi da lui stesso inseriti nell'universo neveriano, ossia i cosiddetti Venerabili.

Chi sono i Venerabili?
Discedenti diretti dei dinosauri, pur mantenendone le fattezze conquistarono la posizione eretta e, grazie ad una vivissima intelligenza, diedero origine ad una civiltà tecnologicamente molto avanzata ed estremamente antecedente a quelle di Atlantide e Mu (tanto che anche lo stesso BVZM ammette di non averne mai sentito parlare). Svilupparono poteri ESP, assieme alla capacità di sfruttare le correnti di energia, o "Leys", che scorrevano floride sotto la superficie dell'allora giovane Terra, divenendo in grado di creare dei portali dimensionali attraverso i quali decisero infine di abbandonare il pianeta.

Vietti ha sempre prediletto le storie ad ampio respiro, dando spesso prova di saper imbastire cicli narrativi che hanno attraversato nell'arco di più anni le fasi di preparazione e completa (ma non sempre) maturazione - come è accaduto (e accade) sulle pagine di NN per la "saga dei mutati" e l'ambiziosa "guerra Terra - stazioni orbitanti". Ed è stato proprio l'agente Alfa il primo ad imbattersi nei Venerabili nel lontano n.91, vero e proprio prologo rispetto agli avvenimenti narrati poi nei n.97-98, e che hanno a loro volta dato luogo ad ulteriori e saltuari strascichi.

L'operazione però è stata stavolta ben più ardita: la volontà di mostrare gli "uomini rettile" del titolo come un mystero degno del BVZM ha spinto Vietti a mischiare le carte anche in quest'altro mazzo, ripescando la vecchia storia intitolata "Magia africana" (presentata inizialmente in MM 56/58) e mutuandone situazioni e protagonisti, tra cui la rediviva Beverly Carter, in modo che questo racconto ora ne rappresentasse una sorta di sèguito. A chiusura di tutto, c'è spazio anche per un breve richiamo alla storia (sempre sua) sul Nautilus e il diario di Nemo (MM 252).

E' una storia riuscita?
Certo è riuscito il richiamo al già citato Jurassic Park, le cui atmosfere sembrano trasferite alla storia in molti punti quasi "di peso": l'isola nel pacifico popolata dai sauri, la successione di incidenti e disastri vari, la centralina delle comunicazioni posta (ovviamente :-)) al di fuori della zona recintata, gli onnipresenti e antipaticissimi velociraptor, il discorso para-etico sulla legittimità o meno della divulgazione dell'intero progetto, e via dicendo.

La storia non si esaurisce certo qui, ma tutto il resto dà a tratti l'impressione di essere stato solamente "adagiato" su questo background, quasi a suggerire che gli stessi elementi avrebbero potuto funzionare anche in un altro contesto. Risulta a questo proposito un po' tirata per i capelli la faccenda del diario di Nemo. Pur non pretendendo che Martin avesse passato l'ultimo anno a lambiccarsi sui suoi contenuti, il collegamento tra questo ed i Venerabili suona un po' come: "aggiungi alla zuppa un altro ingrediente, così da darle più sapore". Che poi l'espediente trovi la sua ragion d'essere nel permettere la rentrée di Beverly Carter (in Hogan, adesso, e con figlia-genio a carico) dalle brume dei tempi (fumettistici) andati, è un altro paio di maniche.

Ma si sente che c'è qualcosa che non va, d'altronde lo stesso Martin, a pag.42, si lascia sfuggire la battuta: "...e pensare che quando l'ho conosciuta [Beverly] non era che una ragazzina con le idee perlomeno confuse sul suo futuro...". Non sembra che queste idee si siano tanto delineate, visto il comportamento - definiamolo eufemisticamente "azzardato" - che mostra durante lo svolgersi degli avvenimenti.

Il Venerabile, dal canto suo, recita senza allontanarsi più di tanto dal "modello" descritto su NN, salvo aggiungere qualche particolare sulle sue conoscenze in materia di nanotecnologia et similia. Al solito, anche lui si serve di Java come figura a metà tra l'interprete e il tramite, mostrando però dall'altra parte anche lui il carattere un po' menefreghista della sua razza quando decide di non dare alcuna importanza ai sacrifici fatti dai due scienziati per riportarlo in vita (questi ultimi, tra l'altro, quasi al limite dello stereotipo, nonstante il non esiguo numero di pagine a disposizione per dare loro anche un minimo di spessore).

Il ritmo generale sembra tutto sommato adattarsi bene alle 188 pagine di una classica "storia doppia", d'altronde le sequenze riguardanti il Venerabile erano già state "collaudate" su NN, mentre per le altre fa da vademecum l'ormai pluricitato lungometraggio di Spielberg.
Chi manca all'appello? Ah, sì, Martin, ma anche per lui vale un discorso analogo: se da un lato è interessante vederlo alle prese con situazioni nelle quali si era già visto Nathan, in altre si può fare riferimento alla storia che fa da prequel a questa, senza dilungarsi più di tanto.

I disegni di Ongaro, chiamato per questo Maxi ad una fatica doppia, asserviscono alla storia in maniera abbastanza funzionale. Tra le poche cose da notare, ci sono una Beverly che sembra cambiare fisionomia quasi da un'inquadratura all'altra - e in ogni caso poco rispondente a quella più giovane dei n.56/58, pur volendo considerare il tempo trascorso - ed il Venerabile, disegnato in maniera un po' approssimativa così come su NN aveva fatto Di Clemente per i n.91 e 97. Per gli altri viene mantenuta una certa coerenza, così come per la descrizione degli esterni, che in generale soddisfa pur senza esaltare.
La copertina di Alessandrini presenta un'accattivante cromìa (vedasi ad es. il velociraptor su cui si avventa Java) che fa in parte passare in secondo piano il fatto che Martin impugni un francamente inutile Murchadna, che la figura femminile che gli sta vicino (verosimilmente Beverly) sia troppo simile a Diana, o che vi sia un vulcano in eruzione, cosa che fa tanto preistoria ma che poco ha a che fare con la storia in questione.

Non è una brutta storia, sia chiaro, ma andrebbe letta, più che a cercarne solo la coerenza interna, come lo sforzo creativo per dare un'unica dimensione temporale e narrativa a tanti elementi diversi, dando così al lettore l'idea di una continuity "trasversale" tra diversi personaggi - che divengono così in grado di affacciarsi l'uno di fronte all'altro in maniera concreta, e non solo in quella sottile striscia bianca che divide due vignette e dove prende con forza il largo il vascello della nostra immaginazione.
 

 


 
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