Arrivano gli alieni, disegno di Filippucci - (c) 2002 SBE |
Anche questa storia, come quelle presentate nei Giganti precedenti, aveva il dichiarato intento di tirare le fila di vicende lasciate in sospeso nel corso degli anni, e ci sentiamo di affermare che lo scopo è stato raggiunto anche se, come al solito, per ogni "buco" riempito, altri se ne aprono... Ci riferiamo, in particolare, all'introduzione di una nuova razza aliena tra quelle che, nell'universo mystèriano, hanno influito sullo sviluppo della civiltà umana. In passato abbiamo incontrato, tra i "maestri" dell'umanità, i Tuatha De Danaan, gli Elohim, i Kundingas, i Titani, e ora, in questa storia, incontriamo gli abitanti dele Pleiadi... acquista fondamento il sospetto che la nostra cara vecchia Terra sia una sorta di autogrill galattico...
Certo, i "fratelli delle Pleiadi" sono i responsabili della distruzione di Altrove al termine della saga della Magic Patrol pubblicata in Zona X, ma le vicende di quella collana sono, a nostro parere, parallele, se non estranee, a quelle del "canone" mysteriano, per cui i Pleiadiani (o Pleiadestri?..) sono da considerarsi una "new entry" tra i personaggi legati al BVZM. Ed è questa presenza ad aprire, forse, la falla più evidente in un soggetto altrimenti ottimo, nel quale sono presenti il nazismo esoterico, Atlantide e Mu, Agarthi, sette misteriose, maestri occulti e città perdute ed in cui lo status di iniziato di Martin ha un ruolo fondamentale. La presenza dei Pleaiadesi(?! :-)), produce una grave "virata" nella continuity di Martin, con l'attribuzione della catastrofe che ha distrutto Mu e Atlantide non alla "pazzia" di un satellite militare, come "conoscevamo" fino ad oggi, ma ad un diretto intervento a scopo di ritorsione da parte di una razza aliena.
Questa scelta indebolisce l'impalcatura filosofico-culturale alla quale si "appoggia" il mondo di Martin, facendone scomparire uno dei pilastri: se non è stato il dissennato uso della tecnologia e della magia ad originare la catastrofe, che senso hanno gli Uomini in Nero? Perchè si sarebbero dovuti affannare nel corso dei millenni a nascondere le tracce di quel passato? Perchè contrastare Martin, e quelli come lui, che avrebbero potuto riportare alla luce le vestigia, e le tecnologie, di quel remoto tempo? Dando per scontato che essi conoscessero, e non potrebbe essere altrimenti, la verità sulla vicenda, non sarebbe stato più logico, perseguendo gli scopi originari della Compagnia Nera, ricercare e gestire le tecnologie allo scopo di evitare un nuovo intervento alieno e favorire un naturale sviluppo della civiltà umana? E ancora, chi ci dice che Atlantide e Mu non fossero, contrariamente a quanto creduto da Martin, Orloff e da altri "archeologi non allineati" (per tacer di noi lettori delle avventure del BVZM...), colonie di qualche progredita civiltà aliena, magari avversaria dei Pleiadiani?
La sceneggiatura che si appoggia su questo "tradimento", comunque, è assai ben strutturata, lineare e "morbida", e procede senza sussulti o colpi di scena seguendo un sicuro filo logico nel quale anche i flashbacks si integrano senza alcun attrito. Manca, forse, un po' di azione, ma l'impostazione analitico-deduttiva della ricerca della soluzione seguita da Martin e Kawah non si sarebbe conciliata bene con scazzottate galattiche ;-).
Buono anche il lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi, anche se, forse la figura del Maestro di Celaphas avrebbe meritato maggior spessore (in quanto uno dei "cattivi" potenzialmente più pericolosi incontrati dal BVZM) e che a una vecchia amica come Avalon Hillman avremmo desiderato venisse concesso più spazio di quello riservatole nella vicenda.