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" Docteur Mystère e
gli orrori della
giungla nera"


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Tempo di Natale, tempo di Docteur Mystère, puntuale come al solito all'appuntamento più demenziale di casa Bonelli.

Nella terra di. . . Sandoka-aaan!
recensione di Riccardo Panichi



TESTI
Sog. e Sce. Alfredo Castelli    

Quarto appuntamento annuale per quello che è ormai un ospite fisso delle pagine dell'Almanacco del Mistero. Ormai il Docteur Mystère (che, per chi ancora non lo sapesse, è un lontanissimo precursore di Martin, oltre che il padre adottivo di Cigale, giovane antenato del BVZM) ha saputo conquistarsi il favore del pubblico, oltre che quello di Castelli, che non ha mai nascosto di divertirsi un mondo a ideare le surreali storie di quello che è in fondo solo uno dei tanti alter-ego letterari del Barone di Münchausen.

Quest'anno, dopo la trasferta sulla Luna dell'anno passato (vedi Almanacco del Mistero 2000), l'azione si sposta nella misteriosa ed inquietante India, dove, tra reincarnazioni di potenti demoni e assalti dei temibili Thugs, si respira un'atmosfera permeata di ironici e palesi echi salgariani.

Naturalmente tornano in scena tutti i personaggi chiave della delirante saga, dal fedele Cigale al "cattivo" Radetzky, fino allo scaltro topaccio di fogna amico dell' impareggiabile austriaco. Ed è proprio il topo ad assurgere al ruolo di villain, rubando la scena al suo compare in un crescendo di gags veramente divertenti. Come al solito il plot è una rivistazione in chiave umoristica di quelli che sono i massimi stereotipi della letteratura di genere di volta in volta affrontata. In questo caso la trama è costruita secondo gli schemi del romanzo d'ambientazione esotica, con tutti gli annessi e connessi, dalle sanguinarie divinità indù, al rapimento della bella (ed insopportabile!) "Perla di Labuan"!

Castelli si dimostra ancora una volta perfettamente a suo agio nel gestire i tempi della commedia avventurosa, concentrando la propria verve comica in brevi ma folgoranti sequenze. Su tutte il rapimento della figlia del governatore, che si sviluppa sotto il naso del lettore (e dei personaggi), concretizzandosi solo dopo una decina di vignette nelle quali l'attenzione è unicamente attirata dai discorsi di Radetzky e Mystère. Molti, come è consuetudine, anche i giochi di parole, perlopiù autoreferenziali o citazionistici, alcuni dei quali - e questo non è propriamente un pregio della storia - quasi incomprensibili.

Nel complesso un'avventura piuttosto divertente, che ci conferma come il Docteur Mystère sia un personaggio riuscito che ha ancora qualcosa da dire. Alcuni meccanismi appaiono forse eccessivamente usurati, ma sono piccolezze nell'insieme di un impianto narrativo di rara freschezza e fluidità.

Per le varie curiosità vi rimandiamo alla Scheda della Storia.


DISEGNI
Dis. Lucio Filippucci    

Ma a nulla varrebbero gli sforzi di Castelli se non ci fosse un disegnatore come Lucio Filippucci a dare forma grafica alla sua frizzante comicità. Il campionario espressivo del disegnatore esalta infatti la scrittura del papà di Martin Mystère, la cui maggior abilità non sta nella freddura "alla Groucho", bensì nella più articolata gag. Ma questa forma di comicità richiede una perfetta empatia tra lo sceneggiatore e il disegnatore, che da parte sua deve contribuire attraverso il suo tratto a dare profondità e ad accentuare il carattere ora buffo, ora sarcastico, ora demenziale, della narrazione.

E mai come quest'anno Filippucci è riuscito nel suo intento, compiendo un ottimo lavoro sia sotto il profilo dell'interpretazione dei personaggi, sia sotto il profilo della resa paesaggistica, volta a riprodurre graficamente quell'India fascinosa e lussureggiante sognata da Salgari.

Tra tutte le ottime tavole scelgo come esempio di quanto detto sopra quelle dove il topo la fa da padrone. Si veda ad esempio a pag.44, dove il roditore, ancora in tuta spaziale, si paracaduta in mezzo alla foresta e viene accolto come un Dio. Per quanto concerne invece l'abilità dimostrata negli sfondi, portiamo come esempio la sequenza muta delle pagg.33-40, che descrivono il sacrificio alla dea Kalì e portano al risveglio del maresciallo Radetzky. Qui è resa alla perfezione quell'atmosfera allo stesso tempo esoterica e spaventosa che, grazie appunto alla letteratura d'evasione, veniva associata all'India alla fine dell'Ottocento.



GLOBALE
 

Nella norma la cover di Alessandrini, della quale è forse più apprezzabile il retrocopertina. La parte redazionale è come al solito eccellente, probabilmente la migliore tra quelle pubblicate nei vari almanacchi. Ottimo ad esempio il dossier sull'India mysteriosa, tra esoterismo e realtà sociale.

Per quanto riguarda la storia in sè, che dire... Lunga vita al Docteur Mystère, soprattutto se verrà sempre supportato da due autori così in palla. Le avventure dell'antenato di Martin potrebbero in un certo senso diventare la versione di Castelli delle surreali e comiche storie a solo di Cico, con le quali il Docteur ha certamente qualcosa da spartire.

 

 


 
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