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Una
storia piccola piccola |
Esordio ai testi delle avventure mystèriane di Francesco Artibani e Tito Faraci, già autori in coppia di storie godibilissime e cariche di umorismo come "Il tesoro dei McKenzie" con protagonista Lupo Alberto. Faraci, uno dei più apprezzati sceneggiatori della Disney, per la quale ha rinfrescato e vivacizzato Topolino e i suoi comprimari, ha recentemente esordito in casa Astorina ai testi di Diabolik e ha già scritto per la Bonelli alcune storie di Dylan Dog e Nick Raider. Artibani, altro sceneggiatore disneyano, è anche autore di molte strisce dell'Omino Bufo, più che un personaggio, un "divertissement", nato dalla penna dell'inesauribile Castelli. Nelle sue storie, Faraci ha spesso inserito da qualche parte i nanetti da giardino, tanto da farne un "marchio di fabbrica", quasi come, ad esempio, i mezzi salami che spuntano dal suolo sono stati per Jacovitti. Dopo aver affrontato nella storia pubblicata sui numeri 71 e 72 "Morte al varietà" il mistero dell'origine delle barzellette, ecco Martin di nuovo alle prese con un "mistero della vita quotidiana": quale è l'origine dei nanetti da giardino? Da queste premesse ci si poteva attendere una storia tutta da ridere; invece gli autori hanno scelto di non scatenarsi e di costruire il racconto con molta misura. Anche troppa. C'è un po' di umorismo e un po' di erudizione, un po' di azione e un po' di magia; c'è anche, senz'altro, una grande padronanza del "mestiere". Tuttavia la poca confidenza con Martin Mystère si sente e la storia si svolge piuttosto sottotono: a catturare l'attenzione del lettore non è il complesso della vicenda narrata ma, semmai, alcuni dialoghi.
Ad una seconda lettura questa impressione si accentua, e subentra un senso di "già visto"
per l'abuso di colpi di scena ovvero di personaggi che, presentati come indipendenti
gli uni dagli altri, rivelano d'improvviso una seconda personalità che li fa invece gravitare tutti
intorno ad un unico punto focale. Di ciò viene data una spiegazione
sommaria e poco convincente, e rimane forte la sensazione -fastidiosa- che la vicenda si svolga
in un microcosmo dove quasi tutti si interessano della stessa cosa. Una storia che nelle prime 50 pagine aveva introdotto personaggi
e situazioni in modo a tratti divertente ma ben poco emozionante, si risolve tutta nelle
ultime 44 pagine in una girandola di colpi di scena, di azione e di nuovi personaggi,
fino a giungere ad una conclusione anonima e banale. Forse alcune pagine in più avrebbero
consentito di sviluppare meglio la storia. Non tanto il soggetto (per il quale anche queste 94 pagine sembrano tante),
ma tutte le "trovate", il carattere dei personaggi e le loro motivazioni.
Parlando più in particolare di Martin come protagonista della storia, osserviamo che questa storia non utilizza le sue peculiarità,riducendolo a solutore di banali enigmi da Settimana enigmistica; nè, d'altra parte, pone Martin in secondo piano allo scopo di far emergere un altro personaggio o un particolare argomento, concentrando su questi l'attenzione del lettore. In questa storia non c'è un protagonista; i personaggi sono più o meno sullo stesso piano, cioè tutti in secondo piano. Anche i siparietti umoristici, affidati per lo più al Fronte di Liberazione dei Nani di Gesso risultano essere, nel contesto di questa storia, assai annacquati. E' possibile che a ciò contribuiscano i disegni, di impianto eccessivamente realistico. Una nota di merito alla decisione di inserire nella storia una "memoria" dell'attacco terroristico a New York dell'11 settembre 2001, riscrivendo e ridisegnando le ultime due pagine a meno di un mese dall'uscita in edicola dell'albo. Fra le caratteristiche del personaggio ideato da Alfredo Castelli , la sua attenzione al mondo reale è senz'altro una delle più apprezzate dai suoi Fedeli Lettori.
I disegni di Paolo Ongaro lasciano perplessi: diciamo subito
che il suo lavoro, questa volta, non è nulla più che discreto; assolve dignitosamente al
compito di illustrare il testo, le fisionomie dei personaggi sono sempre ben riconoscibili e
veri e propri errori non ne fa (magari qualche sbadataggine, vedi la scheda della storia).
Tuttavia dà il meglio nelle sequenze e nei personaggi sui quali, presumibilmente, ha avuto meno
occasioni di impratichirsi: Martin e Java a volte sono tratteggiati sommariamente, mentre
più incisiva (pur se compaiono solo in poche tavole) è la caratterizzazione del mago Grimano, del suo discepolo Joachim e
del suo antagonista Muldhorf.
Una storia senza particolari qualità, che si legge abbastanza piacevolmente la prima volta ma che non viene desiderio di riprendere dallo scaffale una volta messa via. Una menzione particolare per la riuscita e divertente copertina del n.234, con i nanetti muniti di bastoni che circondano Martin e Java, e sullo sfondo la base di Altrove. Peccato che di scene del genere, nella storia, non si sia nessuna traccia.
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