Il Martin Mystère di Paolo Morales

perché è stato bello leggere il suo BVZM
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Il Martin Mystère di Paolo Morales
Il BVZM di Morales

Il Martin Mystère di Paolo Morales


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Chi era Paolo Morales? Un
      [...] ottimo disegnatore e soprattutto sceneggiatore di rara bravura, con un'ineguagliabile abilità nel caratterizzare i personaggi e farli recitare in sequenze vivacizzate da un ritmo e da un taglio cinematografico. I racconti di Morales sono stilisticamente i più innovativi della serie, e presentano un Martin svecchiato e privo di certe pastoie in cui io stesso l'ho imprigionato. Come ho affermato più volte negli incontri dedicati al Buon Vecchio Zio Marty, Morales avrebbe potuto essere il principale artefice dello sviluppo futuro della serie.

      Alfredo Castelli, La posta misteriosa Martin Mystère n.325
Le parole del creatore di Martin Mystère sintetizzano in modo esemplare quello che è davvero necessario sapere del contributo che Paolo Morales ha dato alla serie del detective dell’impossibile, e quello che purtroppo non è potuto succedere con la sua prematura scomparsa, nel gennaio 2013, a soli 56 anni. Per cui, se siete di corsa e state saltando da una pagina web all’altra con il vostro dispositivo tecnologico solo per ingannare il tempo, potete interrompere anche qui la lettura di questo articolo.

Se invece avete ancora un po’ di tempo per gli approfondimenti, e vi va di scoprire (o riscoprire) perché è stata una fortuna che Paolo Morales abbia scritto una trentina di episodi del detective dell’impossibile, proseguite.

Non potremo essere brevi. A volte servono tante parole per tacitare la propria coscienza, che ci chiede di lasciare un qualche riconoscimento per quello che si è ricevuto come lettori. Il principio che un personaggio, passati i primi "anni d’oro", non possa più "prendere" come agli inizi i lettori di mano in mano che questi crescono è, infatti, soltanto un luogo comune: non esistono serie "bollite", con i buoni autori le buone storie che rispettano l’essenza di un personaggio ci saranno sempre. Morales ne è stata la lampante dimostrazione.

Questo articolo è il mio personale ringraziamento a Paolo Morales, ed è ottenuto anche con il contributo di quello che è stato scritto dai collaboratori di uBC in anni di recensioni.

Il contesto in cui è arrivato

Martin Mystère, il cui esordio in edicola risale all’aprile 1982, ha segnato un’importante tappa per la futura Sergio Bonelli Editore, che con lui ha proposto una serie di ambientazione contemporanea e non di pura avventura. Il maggior elemento di novità, la fanta-archeologia, è dichiarato sin dal logo ("I grandi enigmi", "Detective dell’impossibile") e ha fatto di Martin Mystère, più che una specie di Indiana Jones (che in quello stesso periodo aveva iniziato il suo cammino cinematografico), l’ "erede" ideale di Philip Mortimer, protagonista di un classico intramontabile del fumetto franco-belga, Blake e Mortimer di Jacobs.

La serie del detective dell’impossibile ha raggiunto il successo grazie alle trame e agli spunti geniali del suo creatore, Alfredo Castelli, riguardanti non solo gli enigmi del passato del nostro pianeta (dai continenti scomparsi alle ipotesi extraterrestri ai misteri della Storia con la S maiuscola) bensì, in generale, tutto quello che la scienza ufficiale si rifiuta di prendere in considerazione, finendo con il proporre anche ipotesi sul nostro futuro, in stretta aderenza con la vorticosa evoluzione della tecnologia, nonché del contesto politico ed economico degli scenari. Il tutto unito a un solido background dei protagonisti (Martin, con la tragica scomparsa dei genitori e la sua formazione in Italia e ad Agarthi, Java, l’atipico compagno d’avventura neanderthaliano, e Diana, la fidanzata storica) e ad avversari ricorrenti (dalla nemesi Sergej Orloff, ex-amico di Martin, agli "oscurantisti" Uomini in nero, necessari da un punto di vista narrativo per non perturbare lo status quo del mondo con le incredibili scoperte del detective dell’impossibile, e al diabolico Mister Jinx, autentico diavolo moderno).

Xanadu, un episodio fondamentale
copertina di Giancarlo Alessandrini, Martin Mystère Gigante n.2

(c) 1982-2016 Sergio Bonelli Editore

Xanadu, un episodio fondamentale<br>copertina di Giancarlo Alessandrini, Martin Mystère Gigante n.2<br><i>(c) 1982-2016 Sergio Bonelli Editore</i>

Con il tempo alcune tematiche, ormai abusate e ripetitive, sono state abbandonate o si sono fatte più rare (gli Uomini in nero e i laboratori atlantidei, per esempio). Nuove sfumature caratteriali si sono aggiunte al protagonista: gradualmente il brillante e serioso Martin Mystère è diventato l’ironico "pantofolaio" BVZM (buon vecchio Zio Marty), logorroico e perennemente in ritardo con la consegna dei suoi articoli di divulgazione. Per qualche anno, ai primi accenni di stanchezza narrativa, la serie ha cercato nuova linfa spostando lo scenario degli episodi in Italia, con alterne fortune. Poi, nel 1996, con la fondamentale storia Xanadu Castelli ha fatto cadere l’ultimo baluardo dell’epoca "gloriosa" del Martin Mystère delle origini, mostrandoci in senso letterale che dietro la maschera del nemico storico, Sergej Orloff (ormai diventato un anacronistico cattivo alla Gambadilegno), c’è una persona e proiettando la testata verso nuovi orizzonti tutti da definire. Ma la ricerca di una nuova identità di una serie è un percorso ricco di insidie. In fondo, una delle amare riflessioni di quel capolavoro che è il Rat-Man di Leo Ortolani è che quando i supercattivi non ci sono più, anche gli eroi devono uscire di scena perché non hanno più ragione di esistere, se non "vendendosi" a qualcosa di diverso, tradendo la propria natura.

Fotografia di Paolo Morales (1956-2013)


(c) degli aventi diritto

Fotografia di Paolo Morales (1956-2013)<br><i>(c) degli aventi diritto</i>

Alcuni autori che si sono aggiunti alla serie si sono limitati a scimmiottare Castelli, nel tentativo di superare le trame e gli spunti geniali che decretarono il successo della testata, con esiti che quasi sempre, nella migliore delle situazioni, hanno lasciato indifferenti.

E’ in questo contesto di "ridefinizione intellettuale" della serie che Paolo Morales, nel 1997, dopo avere illustrato alcuni racconti (l’ultimo dei quali è stato proprio Xanadu, episodio che a posteriori può essere giudicato un simbolico "passaggio del testimone" con Castelli), ha iniziato a firmare le storie anche come scrittore.


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