

Una meteora vi seppellirà
Scheda IT-MM-302
- Meteore
il canto delle sirene attira le meteore
Quando la nostalgia è canaglia
L'esordio di un autore nuovo per la testata, sebbene di lunghissima militanza bonelliana, è la scusa per tornare ad acquistare dopo qualche tempo una storia di Martin Mystère non scritta da Paolo Morales, la scusa per cedere alla nostalgia per il personaggio a fumetti che ho amato di più. Questo e soprattutto diversi commenti favorevoli sulla storia letti in rete.
La lettura ha solo reso più acuta - molto più acuta - la nostalgia per il personaggio di un tempo, il cui spirito ritrovo solo nei citati albi dell'autore romano. Cercherò di spiegare il perché.
Leggendo "Meteore" il lettore è colto da una nostalgia dolente di Martin Mystère
A onor del vero il soggetto, o per essere più precisi l'idea della storia ha un
perfetto e pieno fascino mysterioso, ma la sceneggiatura si risolve in un che di talmente trascurato e pieno di falle logiche e narrative da vanificare ogni nota positiva e spegnere ogni scintilla di interesse per la lettura; si aggiunga che i disegni sono francamenti carenti sotto ogni punto di vista li si giudichi. Per questo l'elenco delle inesattezze scientifiche e iconografiche che costellano l'albo diventa un semplice peccato veniale a carico di Pasquale Ruju e Sergio Tuis. Tuttavia, può essere letto come un sicuro e "semplice" indicatore del livello di attenzione e cura posto nella storia. Storia che si apre da subito evidenziando questa sciatteria: prima tavola, pianeta Terra, 65 milioni di anni fa, fine del periodo Cretaceo, l'impatto del più famoso asteroide della (prei)storia, (Ruju e) Tuis mostrano, ripetiamo nella prima tavola, in bella evidenza e riconoscibilissimo, un Moschops, un rettile-mammifero (animali della classe dei Synapsida) i cui fossili risalgono alla fine del Permiano, oltre 250 milioni di anni fa, e che con ogni evidenza si estinse appunto alla fine del periodo; nelle classiche scene di distruzione del mondo dei dinosauri, tra vari animali non sempre chiaramente riconoscibili, vi è molto probabilmente anche un Edaphosaurus, un altro rettile-mammifero, uno dei primi e uno dei primi rettili in assoluto, risalente alla fine del Carbonifero, oltre 300 milioni di anni fa. E' vero che sempre di animali molto antichi si tratta, ma quei rettili-mammiferi sono distanti dall'estinzione cretacica più del doppio o addirittura del triplo del tempo rispetto a noi :-).
Moscope
Illustrazione di Zdenek Burian (da "Quando l'uomo non c'era" di Zdenek Špinar)
(c) degli aventi diritto
Poi nel prosieguo Ruju ci ricorda che la grande estinzione di massa della fine del Permiano fu molto più distruttiva di quella del Cretaceo (vero: al confronto questa fu quasi blanda e misericordiosa), tuttavia egli coglie l'occasione per dire che si è trattato della prima grande estinzione di massa verificatasi sul pianeta. E questo è inesatto: tre di quelle che sono considerate le maggiori cinque estinzioni di massa (sei se contiamo quella dell'era a noi contemporanea ormai in atto da parecchio tempo, su scala umana) si sono infatti verificate prima di quella del Permiano, ivi compresa quella avvenuta alla fine del periodo Ordoviciano, circa 440 milioni di anni fa, che ebbe anch'essa un impatto peggiore di quella cretacica sulla biodiversità.
Dal blu dipinto di blu
Si può ancora sorvolare su meteoriti di dimensioni sempre acconcie ai bisogni della storia che spuntano da tutte le parti come i funghi, a velocità che pare essere iperluce: altrimenti come farebbero ad arrivare praticamente a comando? Orbitano appositamente intorno alla Terra in attesa che si riattivino le Syren? ;-). Ci si perdoni la battuta e sorvoliamo. Sono tutti peccati veniali.
Non si riesce tuttavia a sorvolare su dialoghi statici e inutilmente verbosi, noiosi. Che spiegano tutto al lettore, e che gli fanno invocare di cuore l'uso delle note a pie' di pagina. Dialoghi che stonano sulle labbra dei personaggi, che certe cose non dovrebbero dirsele (cioé dircele) perché le sanno (loro); dialoghi che per solito sono un marchio di fabbrica di Carlo Recagno. Non si riesce a sorvolare sulla lentezza di un'introduzione che stronca la lettura con decine di pagine dove si osserva un crescendo di paranoia che riesce a non comunicare la minima apprensione. Un ossimoro, ma tant'è. Non si riesce a sorvolare sul personaggio di Terry, la assistente di Peter Hogan, la traditrice che però si scopre che lavora per Altrove: ma allora perché Altrove permette ai Cattivi di cui nulla si saprà (viene spiegato TUTTO, ma poi non viene detto chi siano e per chi lavorino i tizi che quasi distruggono la Terra?) di fare praticamente il comodo proprio quando sarebbe stato elementare presentarsi da Martin e Hogan e offrire ogni aiuto logistico? Terry, un personaggio e molti perché
Comprendiamo che si dovesse raccontare una storia, ma un racconto va anche fornito di un'architettura che abbia senso e che regga. Ma poi, ci chiediamo, perché, se Terry lavora per Altrove deve davvero comunicare ai nemici dove si stanno recando lei, Martin e Peter?
Non si riesce a sorvolare sui disegni. Si può farlo sul fatto che si dia a un personaggio australiano il nome di (Peter) Hogan nel caratterizzarlo con le fattezze di (Paul) Hogan; ma non sulla staticità delle pose, sugli errori anatomici, sulla rozzezza del segno, sui volti dall'espressione fissa, sulle fantasiose sovrapposizioni dei piani. Tutti elementi che si compongono in una ben poco riuscita narrazione per immagini.
E la nostalgia si fa più acuta che mai, e fa meno male allontanarsi di nuovo :-/
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