Castelli di (SIM)card

come arrampicarsi con maestria sugli specchi
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Castelli di (SIM)card
Martin Mystère 290 "Emoticon :-("

Scheda IT-MM-290

Strano oggetto, questo lavoro di Morales... Dimostrazione chiarissima di come la maestria professionale sia utile e necessaria per tirar fuori un bel coniglio candido da un cilindro rattoppato e polveroso.

Forse non sarà immediatamente comprensibile, ma questo albo si presenta come nel nostro paragone: un ottimo risultato (la sceneggiatura, i dialoghi e i personaggi) ottenuto da una "materia prima" (i testi) non all'altezza.

Ed è una constatazione che ci lascia con l'amaro in bocca, anche per la grande aspettativa sorta in chi scrive all'annuncio di tre albi con Morales ai testi (si conceda, en passant, un piccolo bilancio alla "tripletta": un calando. Un lieve ma sicuro calando. Nè la storia del Gigante, nè quella contenuta in questo albo, hanno raggiunto l'intensità de "L'ultimo viaggio di Amelia Earhart").

Aspettative deluse, quindi, ma mai troppo. Il mestiere di Paolo Morales è tale per cui, appunto, anche un testo poco credibile come quello alla base di questa avventura di Martin Mystère, inserito in una sceneggiatura quasi perfetta, con personaggi ben definiti e dialoghi realistici, e supportata da un disegnatore talmente in sintonia con il personaggio da poterlo disegnare anche con un occhio chiuso e un braccio legato dietro la schiena, abbia come risultato qualcosa di più della semplice somma degli elementi che compongono.

Martin Crusoe
illustrazione di G.Alessandrini

(c) 2007 SBE

Martin Crusoe<br>illustrazione di G.Alessandrini<br><i>(c) 2007 SBE</i>
Ma perchè, in cosa, il testo è poco credibile?
Non certo nel "sottofondo" di critica sociale (quasi una firma di Morales) che parla di gruppi di potere che vogliono controllare una grossa parte della popolazione, o nella descrizione dell'angoscia di un uomo che viene stritolato da un meccanismo che non riesce a spiegarsi, o nel mostrare il dolore attonito di una donna che non riesce a sapere se e perchè il suo uomo è morto.

Il difetto sta nell'aver fatto scelte sbagliate nel raccontare le modalità di attuazione del complotto. Per quanto sia conosciuta, anche ai "profani" dell'informatica e della tecnologia, l'esistenza di hackers, cioè di veri esperti di tecnologia capaci di sfruttarne appieno caratteristiche e debolezze, e di virus informatico-tecnologici, la base su cui poggia l'intera storia è fragile come un castello di carte (da qui il titolo della recensione), e per quanto si voglia far appello alla sospensione dell'incredulità necessaria a godere di un racconto come questo, la fuffa tecnologica a cui si ricorre per rendere accettabile la teoria del complotto si rivela controproducente.

Diana distrutta
illustrazione di G.Alessandrini

(c) 2007 SBE

Diana distrutta<br>illustrazione di G.Alessandrini<br><i>(c) 2007 SBE</i>
I telefonini sono oggetti che fanno, ormai, talmente parte della nostra vita (ci piaccia o meno, come a Martin...) che ci resta difficile accettare che anche un non tecnofanatico possa credere all'esistenza di una simcard come la SIM 1000 che va bene con tutti i gestori di servizi telefonici, o di un telefonino "normale" (senza dispositivi appositi) che legga l'impronta del dito alla semplice pressione di un tasto, e che uccida una persona a distanza. Per carità, è credibile che un suono, generato dalla SIM e diffuso dall'auricolare del telefono possa far perdere il senso dell'equilibrio, ma le morti dei due impiegati della TFK (vedi scheda) restano inspiegabili e inaccettabili alla logica.

Ci siamo chiesti, poi, perchè mai si sia scelto di avere un codice di attivazione per il virus bruciaSIM, ma non siamo riusciti a darci una risposta logicamente accettabile. Continuiamo a pensare che sarebbe stato molto più semplice, nell'ottica dell'attuazione di un piano così complesso, vasto e delicato, mandare in esecuzione il codice maligno automaticamente, così da catturare immediatamente tutta la popolazione degli utenti dei cellulari, con l'effetto collaterale di generare una psicosi rilanciata (come fanno di solito, nella consueta "caccia allo scoop") da tutti i media che avrebbe consentito ai complottardi di diffondere, in nome della "sicurezza", le loro SIM taroccate in maniera ancora più capillare.

George
illustrazione di G.Alessandrini

(c) 2007 SBE

George<br>illustrazione di G.Alessandrini<br><i>(c) 2007 SBE</i>
Nonostante questo, la storia è avvincente e coinvolgente, e ci regala una Diana vivissima e umanissima, che passa dallo sconforto alla rabbia come farebbe una persona "vera", un Travis preoccupato ed efficiente, un George da ricordare nella galleria dei personaggi minori. Ed un Martin "normale" ma non troppo, che fa ricorso a tutto il suo istinto per sopravvivere, che dedica un pensiero al padre defunto, che si ingegna per sfuggire alla caccia, il tutto senza perdere ironia, pedanteria, moralismo e capacità di valutazione. Insomma, un Martin Mystère classico al 95%... ;-)

Il ritorno di Diana
illustrazione di G.Alessandrini

(c) 2007 SBE

Il ritorno di Diana<br>illustrazione di G.Alessandrini<br><i>(c) 2007 SBE</i>
Abbiamo notato, però, con dispiacere che continua l'eclisse di Java, confinato ormai a figura di sfondo persino da un autore come Morales (e ci riferiamo anche al Gigante e a "L'ultimo viaggio di Amelia Earhart") che aveva in passato assegnato al nostro neanderthaliano preferito ruoli di ben altro spessore. Anche qui il suo ruolo è talmente marginale che non si può fare a meno di chiedersi se non sarebbe meglio per lui tornare tra i monti Hangaj a godersi una meritata pensione, visto che in una situazione che in passato lo avrebbe visto protagonista assoluto nella ricerca di una soluzione ai problemi di Martin riesce ad assumere solo un ruolo da spettatore passivo, da "damo di compagnia" per Diana, oppure da zimbello di un poliziotto arrogante. Martin Mystère n.290 - Emoticon :-( Marzo 2007 - Testi di Morales; Disegni di Alessandrini - Sergio Bonelli editore - 16 x 21 cm, brossurato, B/N, 154 pagine - 4,40 € - bimestrale

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