Dal Giappone con furore

Witchblade sbarca nella terra del Sol Levante
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Dal Giappone con furore
 

Dal Giappone con furore

Scheda JP-WBTK-1-2

Spesso si dice che i remake non andrebbero mai fatti, il perché è quasi banale comprenderlo: uno si affeziona alla prima versione e ritiene, non solo ridondante, ma anche insufficientemente non all'altezza la riproposta. Witchblade Takeru però non deve essere visto come un remake, ma come una versione nipponica della Witchblade americana, come avrebbe potuto essere e cosa sarebbe potuto accadere, se il guanto fosse stato catapultato nella terra del Sol Levante.

Lei, il Diavolo

I giapponesi ovviamente fra i demoni ci sguazzano: non si tratta di Oni o di altre figure del loro colorito folklore, ma di semplici discendenti di Demoni divoratori di uomini, contrapposti alla leggendaria Onikirito, la spada degli Annientademoni, ovvero coloro che avevano il potere di contrastare la ferocia di questi esseri.
La storia che si tramanda racconta che il capo dei Demoni, venne sconfitto da un Annientademoni, grazie alla spada magica, e che la sua mano venne tagliata e conservata nel tempio Shumeiji: dopo un improvviso furto, il braccio venne ritrovato, riportato al tempio e posto sotto strettissima sorveglianza dalle sacerdotesse. Ma il guanto è come l'anello di Sauron, non può restare inutilizzato per troppo tempo e così sceglie una donna a cui potersi legare e a cui poter donare i terribili poteri demoniaci che solo lui può elargire. E così, durante il primo attacco dei mostri, Takeru, la nipote della sacerdotessa, viene completamente avvolta dalle spire del guanto e definitivamente posseduta dalla sua versione spirituale. In presenza di nemici, Takeru si trasforma così in Witchblade, letale e sensuale eroina che grazie all'immenso potere del guanto, è in grado di generare lame e spade affilatissime.

La violenza esplode
pag. 52

(c) 2007 Panini Comics / Top Cow

La violenza esplode<br>pag. 52<br><i>(c) 2007 Panini Comics / Top Cow</i>

Un primo confronto all'americana

...lo dice anche il disegnatore Kazasa Sumita, le cose in cui manca la sensualità non sono interessanti...

La versione giapponese del comic americano tende leggermente ad esaltare una diversa sensualità della protagonista: nel Witchblade di Michael Turner e Marc Silvestri, Sara Pezzini è si una bellissima e discinta portatrice della Lama Stregata (come viene chiamato il guanto nella versione americana), ma la sua sensualità è quasi indifferente, nel senso che Sara la espone in maniera naturale e senza atteggiamenti voluttuosi; in Witchblade Takeru, lo dice anche il disegnatore Kazasa Sumita, le cose in cui manca la sensualità non sono interessanti. Egli intende la sensualità e l'erotismo come il nome di un whiskey, come il gusto del cibo o il modo in cui questo viene presentato; tuttavia cade frequentemente nel tranello di voler strafare e allora si passa all'esplicitazione di alcune forme che potrebbero cadere nel volgare: spesso, in inquadrature posteriori, la lama stregata assume innocentemente l'aspetto di un organo genitale femminile; oppure, la spada che Takeru utilizza, viene generata dal suo pube; e ancora, dalle sue carnosissime labbra, durante i combattimenti (che dal suo punto di vista sembrano più amplessi sessuali), fuoriescono sempre frasi equivoche come "Non mi basta per niente", "Non vedo l'ora di sbranarti" o "Voglio continuare a combattere. Non voglio che questo piacere finisca".

Il lato migliore di Witchblade Takeru
pag. 190

(c) 2007 Panini Comics / Top Cow

Il lato migliore di Witchblade Takeru<br>pag. 190<br><i>(c) 2007 Panini Comics / Top Cow</i>

Tutto troppo svelto

Nel primo dei due albi, questa insistenza sull'erotismo della guerriera e i continui accenni al sesso potrebbero rischiar di confondere il lettore sulla reale natura del manga; tuttavia alla lettura del secondo (e ultimo) volume, il punto di vista cambia radicalmente e, una volta che si sono imparati a conoscere i protagonisti, le loro motivazioni, il loro ruolo nell'intera vicenda, tutte le frivolezze del primo passano in secondo piano e si viene coinvolti dagli eventi che si susseguono a ritmo incalzante.
L'aspetto spiacevole è che, dopo che si è appreso tutto questo e ci si è appassionati al manga, la storia si interrompe improvvisamente (sono solo due volumi), lasciando un po' di amaro in bocca. Diciamolo chiaramente, la vicenda non è tutta questa originalità: la rilettura del Witchblade americano da parte di Yasuko Kobayashi non è che brilli di genialità, tuttavia, considerando che si tratta di una storia narrata su soli due albi, il tutto è abbastanza ben compresso e comprensibile, anche se forse una spalmatura su più volumi, con maggiori approfondimenti sui personaggi (sia buoni che malvagi), qualche rivelazione ulteriore sul loro passato e un paio di combattimenti in più avrebbero giovato alla fruizione del tutto.
Questo forse ha inciso anche sulla scelta della natura dell'oggetto Witchblade e su quanto la detentrice scopra del suo potere.

Le due Lame

Nella versione americana, la Witchblade è un bracciale composto di tre oggetti, il Digitabulum, l'Excalibur e la Witchblade, appunto; ha poteri di rigenerare le ferite, di risuscitare i morti non naturali e di far viaggiare nel tempo; infine, assieme alla Tenebra (il potere di Darkness, un altro personaggio di Garth Ennis, Marc Silvestri e David Whol) e all'Angelus, ossia la Luce, Witchblade forma la cosiddetta Triade: Luce e Tenebra sono sempre stati nemici, tuttavia, in un momento d'amore hanno generato Witchblade, l'Alba, l'equilibrio, l'unione delle due e futuro amante di tantissime donne, attraverso le quali bilancerà e farà divampare il suo potere emotivo e terribile.

La Witchblade di Michael Turner
Illustrazione

(c) 2007 Top Cow

La Witchblade di Michael Turner<br>Illustrazione<br><i>(c) 2007 Top Cow</i>
Nella versione del Sol Levante invece, a parte quel poco che vediamo e al racconto riguardante il modo con cui Witchblade è stata generata (o generato, se lo vediamo come maschio), non arriviamo a sapere più di tanto, ma soprattutto è probabile che Takeru non abbia il tempo di venire a conoscenza dei reali e completi poteri della Lama Stregata. Ad esempio, non sappiamo se questa Witchblade sia in grado di risuscitare i morti non naturali: dopotutto, appare solamente quando si avvicina un nemico con cui scontrarsi.
A proposito di combattimenti: abbiamo apprezzato i disegni di Sumita, i suoi scorci ammiccanti, il dettaglio e l'uso dei retini, eppure un appunto va fatto proprio negli scontri fra Witchblade e i demoni, dove il disegno si fa piuttosto confuso e molto spesso non si capisce cosa stia succedendo né quali siano le mosse o le parate dei combattenti. Nel Witchlade di Turner invece, tutto era ben definito dai maestosi disegni del talento americano e reso più chiaro dai colori, forse un'arma in più rispetto al bianco e nero del manga (piccolo inciso, in America Witchblade Takeru è stato stampato a colori). Questo però non va certo a discapito della versione giapponese, che comunque è tutto un altro prodotto, nonostante riproponga in chiave inusuale il destino della Lama Stregata.

Witchblade Takeru, 2 vv. di Yasuko Kobayashi (storia) e Kazasa Sumita (disegni) - Panini Comics, 13x18 cm, 200 pagg, brossurato b/n, testata Manga Mix (56), € 4.30

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