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didascalie
ralenti



Chi ha fatto fuori (per primo) le didascalie?
di Francesco Manetti

Nell'articolo "Origini, modernit� e importanza della pi� bella saga sul west", sorta di erudita prefazione, assieme agli articoli di Vincenzo Oliva, alla monumentale schedatura degli albi della Storia del West realizzata da Marco Migliori - Franco Spiritelli, tessendo le lodi dello stile di Gino D'Antonio, afferma:

"Col progredire dell'opera avvengono molti cambiamenti. [...] la narrazione diventa sempre pi� cinematografica. Come testimoniato dall'uso consapevole dalle didascalie, all'epoca ancora diffusissime, che vengono ridotte al minimo (sar� Giancarlo Berardi, che di D'Antonio � una sorta di "allievo", a eliminarle definitivamente). L'effetto � straordinario: anzich� impoverire la lettura come temevano gli editori che tenevano ad offrire al lettore un tempo di lettura lungo che fosse un'alternativa agli altri intrattenimenti (cio� un'oretta di divertente distrazione), la arricchisce, rendendola pi� coinvolgente.

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didascalia iniziale nella prima vignetta di SdW
di Calegari (c)1967 SBE

Dalla lezione di D'Antonio Berardi e Milazzo trarranno in seguito la ricetta per il loro bellissimo Ken Parker che travalica definitivamente il genere western."

Qualche mese fa, leggendo in anteprima le schede realizzate da Migliori, anch'io ero stato colpito dal fatto che, nell'arco di 13 anni (da "Verso l'ignoto" SDW 1 a "La fine della pista" SDW 75), D'Antonio fosse passato dalle lunghe e frequenti didascalie narrative o commentative tipiche dei primi albi di Tex, di Zagor e del Piccolo Ranger a una adesione alla strutturazione cinematografica delle sequenze, giungendo, per l'appunto, all'eliminazione totale di ogni tipo di didascalia, sia di quelle narrative o commentative che delle semplici didascalie di raccordo come "nel frattempo", "poco dopo", "intanto"...

Essendo uno sfegatato kenparkeriano, mi ero poi chiesto a chi, fra D'Antonio e Berardi, potesse essere attribuito il "merito" di aver, di fatto, scritto il primo albo bonelliano assolutamente privo di didascalie. La tesi di Spiritelli, come abbiamo letto, � perentoria: D'Antonio avrebbe iniziato a renderle sempre pi� rare e Berardi non avrebbe fatto altro, col suo Ken Parker, che portare questa tendenza alle estreme conseguenze. Ma � davvero cos�?

Andando a risfogliare gli albi della Storia del West della seconda met� degli anni '70 ci si accorge che, effettivamente, D'Antonio alternava albi nei quali erano presenti didascalie pi� o meno estese (ad esempio didascalie "poetiche" nelle quali una voce off commentava l'attraversamento di una prateria desolata, per giorni e giorni, da parte di un cavaliere solitario...) ad albi nei quali si potevano trovare anche soltanto due o tre didascalie meramente funzionali (i "poco dopo" e i "nel frattempo" di cui ho gi� detto). Come dice Spiritelli, l'evoluzione, pur essendo manifestamente in atto, era lentissima e altalenante.

Molto piu' rapida e progressiva l'evoluzione nei primi albi di Ken. Escludendo "La ballata di Pat O'Shane" KP 12 (nel quale il ruolo delle didascalie �, per certi versi, svolto dalle strofe della ballata che d� il titolo all'albo), il primo numero di Ken Parker completamente privo di didascalie � "La citt� calda" KP 13, pubblicato nel luglio 1978. Dopo pochi altri numeri con ancora qualche didascalia, l'assenza di voce off diverr� una peculiarit� della serie (fatte le debite eccezioni: si pensi a "Adah", dove la storia � narrata, a distanza di molti anni dagli eventi, da Adah stessa).

Nello stesso mese in cui veniva pubblicata "La citt� calda" usciva per� anche "Oklahoma" SDW 56, nel quale le uniche didascalie erano, alle pagine 1, 52, 54 e 55, una banale indicazione di luogo ("Northfield, Minnesota..."), un "A notte" e un paio di "Pi� tardi". Pochi mesi dopo, nel novembre 1978, il bellissimo "Giorno di gloria" SDW 60 conteneva soltanto, alle pagine 41 e 98, due scarne indicazioni di carattere storico sulla battaglia del Little Big Horn.

Malgrado il primo numero della Storia del West completamente privo di didascalie sia "I cavalieri" SDW 67, uscito nel dicembre del 1979, penso si possa dunque affermare che, in realt�, non esiste un rigido rapporto maestro/allievo fra D'Antonio e Berardi, col maestro che traccia per primo la via e l'allievo che decide di percorrerla sino ai limiti estremi. Una risfogliata degli albi della Storia del West e di Ken Parker della seconda met� degli anni '70 sembrerebbe infatti dimostrare come D'Antonio e Berardi abbiano percorso all'unisono lo stesso sentiero, giungendo pi� o meno contemporaneamente all'adozione di un medesimo stile. Mi piace anzi pensare che, invece del rapporto maestro/allievo al quale potrebbe far pensare la loro differenza di et� (D'Antonio � nato nel 1927, Berardi nel 1949...), questi due autori abbiano intrattenuto, in quegli anni, dei rapporti di amichevole collaborazione e di scambio di idee, influenzandosi vicendevolmente.

Potrebbe esserne una conferma, ad esempio, il fatto che, a pag.62 dell'ultimo numero della Storia del West, D'Antonio adotti la tecnica del ralenti introdotta da Berardi e Milazzo gi� nei primissimi numeri di Ken (vedi, ad esempio, la prima striscia di pag. 40 de "La ballata di Pat O'Shane").

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da SdW 75
di D'Antonio (c) SBE

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da KP 12
di Milazzo (c) SBE

Chi �, insomma, l'allievo e chi il maestro? :-)

Per quel che riguarda, peraltro, l'eliminazione delle didascalie, sar� forse doveroso ricordare che, se non sbaglio, il primo autore italiano che scelse di farne a meno fu, a met� degli anni '60, Max Bunker (alias Luciano Secchi), sin dai primi numeri di Kriminal e di Satanik. Malgrado in questi fumetti il "montaggio" fra le sequenze fosse alquanto rozzo (essendo ben lontano dall'essere fondato, come quello berardiano, sull'analogia o sul contrasto fra due sequenze poste in contiguit�, o su effetti di dissolvenza o di apertura su un "totale" del nuovo ambiente...), � dunque indubbio che dovr� essere attribuito al creatore di Alan Ford e di MaxMagnus il merito di aver introdotto, per primo (prescindendo, ripeto, dai risultati effettivi), un modo cos� "moderno" di sceneggiare.
 

 


 
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