|
| ||||||||
Dalla savana della zona del sud-ovest al quartiere orientale della Citt�: riuscir� Legs a far la parte
del leone, senza diventare preda?
Nel segno del Leone
|
Interessante e innovativa la scelta di ambientare "Il predatore" in quella che una volta veniva chiamata Africa! Alla prima agente Alfa mancava un confronto a cos� ampio respiro con la Natura. Infatti stavolta il paesaggio diventa protagonista all'insaputa del lettore e - forse - degli autori. Come un elemento pi� narrante che narrativo, partecipa insieme a Legs e ai agli altri personaggi allo svolgimento della storia.
Il buon soggetto e la cura della sceneggiatura nei particolari meritano una menzione: l'impegno operato da Stefano Piani � alto. Le relazioni tra le varie parti sono ben calibrate: la leggenda dell'aquila e della donna che costituisce uno dei punti cardine dell'insegnamento morale che concluder� la storia; le continue morti operate dall'Asanbosam che proseguono fino all'arrivo di una Legs scettica; il sogno del leone; il risveglio e la rivolta della popolazione; la raggiunta maturit� di Kwam; il macchinoso quanto misterioso piano criminale di Wilcott. Tutto funziona perfettamente nell'ingranaggio narrativo. Di opinione diversa, opposta per l'albo seguente.
La lontananza tra i due numeri � notevole: non solo per i luoghi che fanno da sfondo alla vicenda -
l� savana e qui citt� - ma per le atmosfere evocate (complici anche i tratti dei disegnatori) e la
struttura narrativa.
Il soggetto � banale e semplicistico, il progetto Anopheles si rivela una enorme bolla di sapone
per nulla enfatizzato e non pi� rilevante come nel numero precedente, il personaggio di Lorna
sciorina immediatamente e in un lunghissimo (quasi) monologo i piani di Wilcott come nei peggiori
film dove il cattivo spiega tutto all'eroe (eppure, ancora nel numero precedente, questo espediente era
stato abilmente evitato!), alcuni passaggi nei dialoghi sono forzati e presentano alcune lacune, dei salti
che rendono difficile la lettura.
Cos� "Laboratorio Delta" delude molto le aspettative create da "Il predatore", storia, peraltro, magnificamente a s� stante.
Attraverso i personaggi, i loro movimenti e le loro espressioni � riuscita a caricare quella forza selvaggia che albergava nei testi di Piani. Senza ricorrere ad espedienti, � riuscita a costruire le tavole in funzione narrativa e ad utilizzare le giuste vignette per lo spazio che deve descrivere: quindi � ricorrente l'uso di vignette doppie che percorrono da sinistra a destra l'ampia distesa della savana (probabilmente disposizione di sceneggiatura che, per�, non tolgono nulla alla cura della disegnatrice). Diverso � il giudizio sul secondo disegnatore.
Il tratto di Pier Nicola Gallo si discosta notevolmente da quello della Vicari e ancora una volta
la stonatura di stile tra i due albi di una storia doppia si fa sentire.
La maggioranza delle tavole inoltre soffre di una certa staticit�, notabili soprattutto nelle scene d'azione. Per tutto l'albo � presente un pesante uso di china per riempire spazi o elementi su piani differenti a quello dell'azione: talvolta motivato, il pi� delle volte si trasforma in un agente di disturbo. Come gi� intuibile dalle precedenti note, nell'insieme l'albo raggiunge la sufficienza risicata, in quanto le due storie potevano benissimo essere indipendenti tra loro e non una il seguito dell'altra. Poteva essere inframezzato un periodo maggiore tra l'uscita degli albi, senza riscontrare alcun problema. Sulle copertine: da elogiare quella del 64 per la composizione (merito di Atzori) e per la scelta dei colori (di Tartarotti), lascia a desiderare la seconda, soprattutto per la scelta cromatica.
Vedi anche la scheda della storia.
|
|