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Intervista a Giacomo Pueroni
di Daniele J. Farah

In occasione dell'uscita del n.53 di Jonathan Steele, "La guerra segreta", abbiamo chiesto al disegnatore Giacomo Pueroni di fare due (lunghe) chiacchiere con noi sorseggiando qualcosa di fresco.

Ciao Giacomo, è un piacere averti qui. Ti posso offrire qualcosa da bere? Ho del succo d'arancia in frigo...

Tira fuori anche le birre ghiacciate allora...

Le ho tenute da parte proprio per te. Sai, io ho invece bisogno di vitamina C. Ti faccio quindi compagnia col succo che assorbo esclusivamente per via epiteliale come il protagonista de "L'aereo più pazzo del mondo", lo ricordi? E a proposito di pazzie ;-)... chi te l'ha fatto fare di abbracciare questa professione? Come hai resistito alla fantastica prospettiva di fare il medico, l'avvocato o l'ingegnere? Con tutto rispetto parlando per queste professioni, è ovvio.

A dire il vero dovevo fare l'architetto. Quando da ragazzo gli insegnanti si accorsero che ero dotato in disegno mi dissero che dovevo assolutamente fare la scuola d'arte, ma indirizzandomi verso l'architettura, "perché i pittori non hanno un futuro". Hai presente quei ragazzini che per tutte le scuole che frequentano vengono indicati col dito e le parole "lui sa disegnare", e quindi sfruttati abbondantemente dagli insegnanti? Ecco, io ero così. Per cui alla fine decisi che sarei stato un architetto. Ma evidentemente non volevo davvero costruire le case, e capivo perfettamente che non era sufficiente un diploma o una laurea per esserlo a tutti gli effetti. Così non è stato difficile resistere alla tentazione come vedi. Decisi che avrei fatto altro.

Mumble... ho parecchie difficoltà a prefigurarmi quale fosse il tipo di sfruttamento a cui gli insegnanti ti sottoponessero in virtù del tuo talento pittorico. Ma in definitiva quali scuole hai frequentato? Scuole di fumetto o altro? E fino a che punto tali scuole ti hanno formato? Da quel punto in poi, chi o cosa è stato fondamentale per l'elaborazione di un tuo stile personale? C'è stato lungo il tuo percorso un maestro nei confronti del quale ti senti particolarmente debitore?

Mi riferivo alla semplice scuola dell'obbligo, elementari e medie, per scegliere poi la scuola d'arte come indirizzo superiore. E basta. Niente università né corsi di fumetto. I lavori per cui venivo sfruttato erano i soliti per cui si coinvolgono i bimbi nelle elementari. Hai presente il classico e immancabile "grande cartellone a parete" (in occasione del Natale-carnevale-Pasqua eccetera) su cui i bimbi attaccavano i loro disegni? Bene, il cartellone toccava farlo a me. A fine anno tutti riprendevano i loro disegni ma io NON prendevo il cartellone :-) E così via anche nelle medie. Grazie al cielo alle superiori queste tradizioni non si seguivano...

Cosa ho imparato dalle scuole? La tecnica. E lo dico non per deliri di onnipotenza, ma perché davvero nella scuola, almeno fino a che l'ho frequentata io, non ho mai assistito alle classiche "lezioni di disegno". Si limitavano via via nel corso degli anni a insegnarti l'uso dei colori e delle matite prima e degli inchiostri e dei tecnigrafi poi, e nient'altro. E poi la prospettiva, assonometrie e teoria delle ombre, tutte cose che mi sono servite parecchio col tempo.

Tutto quello che ho imparato dopo l'ho fatto di mia iniziativa.

Fantastico! Un autodidatta! Tanto di cappello. Oh! Vedo che hai già finito la birra... sta fermo lì che te ne verso un'altra... stavo pensando… chissà, magari nel ripostiglio di qualche tuo vecchio insegnante c'è ancora uno dei tuoi cartelloni… se ti ho domandato del tuo passato scolastico è perché ero curioso di sapere quali eventi dell'infanzia e dell'adolescenza ti avessero sospinto verso l'attuale percorso professionale.

Mi pare evidente che nel tuo caso si tratti di una vera e propria vocazione annunciata da un dono che non hai tardato a condividere... ora però torniamo a noi: sappiamo tutti benissimo degli ottimi lavori che anche adesso stai facendo per la Bonelli sulla testata di Jonathan Steele creata da Federico Memola. Ma prima di parlare di come ti sei trovato a salire sull'Arca di Bonelli, quali sono state le tue precedenti collaborazioni professionali?

Ma questa birra è calda! Non l'hai messa in frigo?

Andiamo con ordine. Sì, in qualche armadio di qualche mio vecchio insegnante sicuramente c'è qualche mio vecchio disegno sparito. Poi: quando ero piccolino e la mamma voleva farmi stare buono, mi prendeva un giornalino. Poteva essere Topolino o il Corrierino, e mi divertivano un mondo, ed ecco nascere la motivazione.

Che cosa ho fatto prima di Jonathan? Non i fumetti. Terminata la scuola detti retta a tutti quelli che mi dicevano che il fumetto non dava da vivere, e feci altro. Per un po' ho fatto lavori di grafica pubblicitaria a livello regionale e ai fumetti non ci pensai proprio. Il primo sblocco creativo avvenne quando cominciai a realizzare una serie di vignette umoristiche a tema fantascientifico, che vennero pubblicate su alcune fanzine a livello nazionale. La prima soddisfazione fu sentire dai commenti dei lettori che la prima cosa che leggevano sulla pubblicazione era proprio la vignetta. Cominciai a pensare che FORSE avrei potuto avere un futuro nell'ambiente dei comics.
Intanto, nel tempo libero, grazie ad un paio di volumi di Burne Hogarth imparavo a disegnare la figura umana realistica.

Aspetta aspetta! Cosa hai detto? Torna un po' indietro!… Dici che la birra è calda? Adesso che me lo fai notare anche il mio succo penetra nei pori senza lasciarmi il solito senso di frescura. Ma forse allora… o diamine manco da casa da tre giorni e… ecco lo sapevo: è saltato nuovamente il fusibile della corrente industriale!!! Il latte per la colazione di domattina è ormai yogurt… lo yogurt è divenuto formaggio ed il formaggio è il paradiso della muffa. Peccato non abbia tenuto della muffa in frigo… ora conosceremmo l'anello seguente dell'evoluzione.

Bhè, Fleming scoprì la penicillina grazie alla muffa, quindi non tutto il male viene per nuocere...

Lascia perdere le suocere e fammi solo dare un'occhiata al frizer. Ehm… qui le cose vanno meglio, ma ho quattordici chili di carne scongelata. Che ne dici se terminata l'intervista fai un giro di telefonate fra i tuoi colleghi e li inviti stasera per un barbecue a casa mia?

Ci posso provare, se non sono impegnati a terminare la prossima storia in tempo... Questo vuol dire che dobbiamo continuare a bere birra calda? Ma fammi il favore, chiama il bar all'angolo e fatti portare bibite fresche che diamine!!

Hai ragione tu: sono un pessimo padrone di casa… pronto? Cià Unto, ciò qui n'amì e go nagot de dag de bev. Mandem sura du blonde ala spin. Danke, poi sistemi mi, orevuar!… Ecco fatto, un paio di bionde belle fresche stanno arrivando. Per il momento però torniamo a bomba… tu leggendo i primi fumetti ti divertivi e così quando il tuo dono si è incontrato con la passione per un mezzo espressivo quale è il fumetto, il tuo "io" futuro aveva già attecchito in terreno fertile. Quindi se ora possiamo ammirare i tuoi lavori dobbiamo ringraziare Hogarth… ma prima ancora la tua mamma.

Grazie mamma, anche se da ragazzo mi dicevi che a disegnare pupazzetti non avrei mai trovato lavoro...

Amen! Mentre riguardo alle strisce umoristiche a tema fantascientifico… beh… io le conosco perché me ne hai parlato quella sera al party organizzato da Susanna Huckstep, ma giusto per il beneficio del mio registratore e quindi per i lettori di uBC è venuto il momento che tu dica il peccatore oltre che il peccato. Non fare il furbo. Vogliamo i nomi delinquente che non sei altro.

Ma parli sul serio? Qui davanti a tutti? Devo proprio?

Certo! E non tentare di scappare con le mie birre calde che tanto ti riacciuffo subito. Sui libri paga di quali fanzine ti sei trovato? Chi erano i tuoi committenti? Ho all'obitorio due cadaveri con il sorriso ancora sulle labbra e l'intera collezione delle tue strisce incorniciate e appese al muro. Dillo quali erano i personaggi che ti sei permesso di sbeffeggiare. Ma soprattutto getta la maschera e rivela tutti i tuoi nomi falsi con cui hai celato la tua identità ridanciana… e già che ci sei, carissimo, non è che per favore sei così gentile da scansionarmi un paio di quelle strisce da poter allegare a questa intervista?

E' un ricatto? Altrimenti niente birre, eh? Okay, mi arrendo... te lo dico. Il bersaglio erano film e telefilm di Fantascienza, argomento che conoscevo molto bene, e le fanzine erano "Inside startrek" e "S.h.a.d.o.ws on the Moon". Sono andato avanti per un qualche anno, poi un po' gli impegni Bonelli, e un po' "mysteriose" logiche interne di pubblicazione di una delle riviste hanno fatto sì che non ne appaiano più da almeno un paio d'anni, anche se ho continuato a realizzarle.
Ah, naturalmente le firmavo con uno pseudonimo.

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Alcune recenti vignette umoristiche
ispirate a noti serial televisivi di fantascienza
realizzate da Giacomo Pueroni.

Toh! Guarda che strano. Qualcuno mi ha appena teletrasportato sul tavolino del soggiorno queste belle vignette umoristiche. Devono essere stati i tuoi amici dello S.T.I.C. Non hai bisogno quindi di scansionarmele. Questa è la dimostrazione che tu intrattieni ancora rapporti con loro! Dimmi la verità!

Be, si capisce. Sono un fan della fantascienza e di Star Trek da tempi immemorabili, e lo S.T.I.C. è il club italiano dei fan di Star Trek. Tutto qui. E' da più di 15 anni che ne faccio parte, anche se non ci frequentiamo più come un tempo. Ormai mi limito a partecipare alla convention nazionale. E la cosa positiva è che lì solo pochi intimi mi conoscono come disegnatore, e nessuno mi chiede un disegnino, VERO DANIELE? :-)

Evidentemente "loro" sono timidi ;-). Possiamo notare che alcune vignette sono firmate con lo pseudonimo Gopi. E' ovviamente lo pseudonimo di cui mi hai appena accennato. Ma allora con chi sto parlando ora, con Giacomo o con Gopi?

La chiacchierata la stai facendo con Giacomo. Gopi sono sempre io, ma è una specie di alter ego. Tutto nacque per caso parecchi anni fa. Per un certo periodo adottai per i disegni una firma stilizzata, la prima e l'ultima lettera di nome e cognome, collegate da una lineetta. Era un modo per firmare veloce, ma tutti mi chiedevano perché mi firmassi G-O P-I. E così alla fine è rimasto tale. Al momento lo uso per i disegni umoristici, anche se non in tutti, firmando le vignette di cui sopra. Un po' come Stephen King che si inventa Richard Bachman per scrivere le storie di FS. Eh, che vita difficile, tutti ti copiano...

Quindi lo stile umoristico ha preceduto i tuoi lavori realistici. E dire realistici è poco. Il vocabolo maniacali ti rende più giustizia. Infatti quando il boss Memola ha in testa una storia in cui la tecnologia fa da padrona il tuo telefono diventa così caldo da brillare di luce propria. Il telefono rosso di Batman in confronto è un brufolo. Per farti parlare di questo tuo particolare amore per la tecnologia da qualche parte devo pur cominciare: cosa ne dici di parlarci un po' dell'Albatross (vedi rece a JS 22 "Il volo dell'Albatross")? Raccontaci cosa ha di vecchio e cosa di innovativo questo mezzo aereo di tua concezione.

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Vedute dell'Albatross.
disegni di Giacomo Pueroni

Volentieri. Hergè inventò un aereo speciale per una storia di Tin Tin, anche se appariva solo per poche pagine. Io volevo fare una cosa simile. Federico aveva chiesto un aereo grande, colossale, con sale da ballo piscine e bar, una specie di transatlantico volante.
Però non potevo fare un aereo troppo futuristico. La serie è ambientata di soli 20 anni nel futuro. Oggi volano aerei con le stesse forme di quando ero un bimbo, e con molte probabilità continueranno così anche in futuro. Così mi limitai a trovargli una linea moderna e affusolata. Doveva essere subito identificato dal lettore come un aereo di linea, e non uno shuttle spaziale (che, tanto per rimanere in tema, è lo stesso di 20 anni fa...).
Lo feci a due piani, ispirandomi a più aerei realmente esistenti per i dettagli (l'attacco delle ali, la sezione, la coda, i motori sotto l'ala). Per gli interni non potei essere originale. Un aereo davvero così lussuoso non avrebbe mai tutte quelle file di passeggeri tipo "classe turistica", ma una serie di salottini privati. Ma così non si sarebbe capito che è un aereo. L'interno di un aereo passeggeri è nella memoria di tutti composto da file e file di sedili, a perdita d'occhio, e così feci.
Oh, certo, pensai che probabilmente qualcuno avrebbe potuto pensare che non fosse originale. Ma come far capire che non era un difetto? Federico si divertì a concedermi una pagina in cui potessi sfogarmi disegnando aerei, e s'inventò la parte dove Inga è nel deserto.
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Il cimitero delle macchine volanti.
disegni di Giacomo Pueroni

Lì potei davvero disegnare tanti aerei, tutti veri e rigorosamente in proporzione. Inga è su un B-29 della seconda guerra mondiale (l'aereo che sganciò la bomba su Hiroshima), e di fronte a lei c'è di tutto, dagli aerei della guerra allo shuttle. Di lato c'è anche un Concorde. Era come se dicessi "Visto? Se proprio dovete lamentarvi NON fatelo sugli aerei, okay?".
E sulla recensione di uBC mi venne rinfacciato di aver fatto un aereo troppo simile al Concorde! Fu uno dei pochi casi in cui mi venne voglia di intervenire e segnalare l'inesattezza, ma potevo permettermelo, essendo davvero un esperto di aerei. E' come se ad un celebre cuoco dicessero che non sa cucinare, capisci? GROAN, passami un'altra birra, anche calda per ora: voglio dimenticare...

Cribbio Giacomo, te la sei proprio legata al dito quella critica! Toh! Pigliati questa Corona, visto che non ho sottomano delle tiare, e scolatela. Ti investo solennemente della carica di Re Tecno, Imperatore di Tutte le Fusoliere, Ministro dei Trasporti Futuristici. Però ora mi costringi a soccorrere almeno un po' il mio collega! Innanzitutto è il caso di segnalare ai nostri lettori che tu ti riferisci ad un costruttivo alterco intercorso fra te e Riccardo Panichi che si è poi chiarito civilmente sulle pagine del dopolavoro. In secondo luogo devi sapere che in seguito Riccardo ha pagato caro quella critica infondata. Ricordi l'alluvione che c'è stata l'anno scorso in alcune zone d'Italia? Riccardo, che è di Modena, al rientro dalle ferie ha trovato allagata la sua taverna che guarda caso era la capiente cassaforte del 70% della sua collezione di fumetti. Oltre 500 albi irrimediabilmente perduti. Naturalmente c'è chi in quell'occasione ha perduto ben altro, ma mutatis mutandis riesci ad immaginare punizione peggiore per un collezionista di fumetti? Non sarà che gli hai tirato dietro troppi accidenti? ;-)

Ehm, giuro che io non centro eh? I miei poteri non arrivano a tanto. Il massimo che mi riesce è far venire un'emicrania all'interlocutore. Auguri Riccardo!

Ahia… ahia! Che strana fitta alla tempia che ho. Continuiamo però a parlare de "Il volo dell'Albatross". Anche il soggetto e la sceneggiatura di questa storia sono veramente fenomenali: azione, intrigo, ricatti, interazione corale di tutti i personaggi. Una bella vicenda a largo respiro che si dilata su due albi e mezzo.

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Giacomo Pueroni nella redazione Bonelli.
Notare alle sue spalle una Myriam, l'immagine conclusiva de
La Stirpe di Elan con Jakara di spalle, una tavola di Magic Patrol
e alcune foto della modella che ha ispirato graficamente Jasmine

Curioso un fatto che Federico mi ha rivelato tempo fa: quest'avventura è in effetti il primo albo di Jonathan cominciato. Se non ho capito male oltre 50 tavole tu le avevi già realizzate per una storia che doveva uscire su Zona X. Questo vuol dire che Federico ha creato Jonathan incastrando la sua vita all'interno di un'idea già preesistente. Giusto Giacomo?

Infatti. Ho cominciato la storia dell'Albatross subito dopo aver terminato la mia storia per Zona X. Allora Jonathan doveva nascere da una costola de "La stirpe di Elan" e il primo episodio doveva essere la storia di Teresa dei numeri 3/4, in cui si presentavano i personaggi, a cui sarebbe seguita la mia , la prima vera avventura del gruppo. Cambiava il modo in cui veniva introdotta la magia sulla terra ma il resto era uguale.
Quando decisero di lanciare Jonathan come testata autonoma, interrompemmo la storia (al punto in cui Myriam contatta Jon col cellulare), per il semplice motivo che per essere uno dei primi numeri di una serie fantasy, era troppo tecnologica. Avevamo un anno e mezzo di tempo prima dell'uscita del primo numero, quindi c'era il tempo di partire con una storia nuova: quella dei sogni. Più tardi la riprendemmo, aggiungendo il prologo e raddoppiando la lunghezza, ritoccando i volti e gli ambienti, che nel frattempo si erano delineati meglio.
E pensa che questa è solo una delle tantissime storie dietro alla nascita di JS...

Chissà le altre allora. Ora ti dico solo una parola: "modellismo"!!! Cosa hai da dire in proposito.

Il più bel hobby del mondo. Vuoi sapere altro? Una passione che mi porto dietro fin da ragazzo. Costruire modelli da assemblare, colorarli ed esporli in qualche vetrina. E guardarli. Finito.
Tuitto qui? mi dirai? Sì, ma vuoi mettere. Il divertimento consiste proprio nel montarli, quando sono finiti il divertimento è finito, terminato, stop. Da cui la passione e la conoscenza per i veicoli: auto, aerei, armi, e tutto quanto ne consegue.

Hai mai partecipato a dei concorsi?

Oh, sì. Per un paio d'anni, a partire da una decina di anni fa, partecipai col mio locale club di modellismo ad un paio di concorsi qui nel triveneto. Ci battezzammo "Gli allegri mattacchioni" e per un certo periodo fummo abbastanza popolari tra i vari gruppi locali. In quel periodo mi sono portato a casa anche un paio di trofei, ma si andava sopratutto per partecipare piuttosto che vincere. Era importante vedere cosa avevano fatto gli altri, mostrare i propri risultati e scambiare opinioni.
Purtroppo poi il modellismo ha subito una strana "involuzione", che mi ha allontanato dai concorsi. Da un certo momento in poi mi accorsi che per realizzare il modello perfetto si perdeva di vista l'obbiettivo principale: il divertimento; e allora ho scelto di continuare a farlo, ma in forma più privata. Quindi quei modelli che hai visto nella vetrina di casa mia, quando siamo tornati sbronzi dalla festa a casa di Susanna, non li vedrai mai in giro, capito? E sopratutto NON ME LI TOCCARE PIU'!!

Sarai tu ad essere stato sbronzo! Io ero lucidissimo. Se avessi bevuto non avrei guidato io e questo dimostra che sono una persona responsabile, ma soprattutto matura. Non capisco comunque perché ti fossi arrabbiato solo perché ti ho spinto un modellino sul tappeto facendo BRUM BRUUUM. Che gusto c'è ad avere quei modellini se non fai brum bruuum ogni tanto… ma è meglio che cambi discorso perché comincio a vederti alterato.

Ne "L'arma invincibile" (JS 35) la città nascosta era ispirata all'architettura del periodo Khmer, giusto?

Infatti. La nostra città è volutamente Khmer (tra la Thailandia e la Cambogia). Anche il generale afferma di essere di puro sangue Khmer.

Ma io ho notato che ti sei divertito ad inserire degli inside joke concedendo dei simpatici tributi ai tuoi colleghi. Interessanti per esempio i nomi delle nuove compagnie aeree: Amodio Fly, Air Memola... noto che c'è pure la compagnia aerea di Sergio Giardo... a quanto pare si guadagna bene a fare i fumettari, vero? :-D.

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Aeroporto internazionale di Bangkok
disegni di Giacomo Pueroni

LORO hanno le compagnie aeree, IO sono abbracciato con una bella ragazza nella vignetta inferiore ;-)

Eh, sei un romantico come me allora…

Però mi pare di capire che ti sei perso il Pikaciu sulla parete del tempio!!! Che vergogna...

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Pikaciu alla riscossa.
disegni di Giacomo Pueroni

Urka! Questa sì che è una chicca!!! Ho inoltre notato ora che nelle antiche iscrizioni si fa riferimento anche ad un'invasione di creature aliene stile l'Alien di Alan Dean Foster. Quindi prima dell'invasione futura della Terra prospettata dal sequel Alien 5. Da ora in poi scruterò tutti gli anfratti delle tue tavole, non si sa ma cosa si può scoprire.

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Alien nel passato della Terra.
disegni di Giacomo Pueroni

Ora passiamo all'avventura di Jonathan ne "Il muro dell'odio" (JS 41)! Ammettendo che le armi di cui si vede l'impiego siano tutte reali nel potenziale distruttivo (come afferma Federico nel suo redazionale), tu come hai reperito le caratteristiche per rappresentarle visivamente? Ho cercato infatti di fare attenzione alle diversità di ogni fucile visto che da quanto ci hai appena confermato, in queste cose sei meticoloso anche in virtù della tua passione per il modellismo di mezzi militari e la conoscenza delle armi. Da totale inesperto non capisco però come recuperi di volta in volta il materiale fotografico necessario.

Non è difficile. Conoscendo bene l'argomento quasi non è necessaria la documentazione. Un po' me l'ha passata Federico (fornita da Francesco Donato già sceneggiatore di Zona X), altra l'ho ricavata da solo.

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Jepp e divise d'ordinanza.
disegni di Giacomo Pueroni

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Tuta da pilota.
disegni di Giacomo Pueroni

Cominciamo con gli esempi: la Jeep americana è il modello standard in uso attualmente. In ogni documentario sulle forze armate USA, in ogni telegiornale, si vede. Essendo io appassionato di modellismo plastico ho diverse riviste dove appaiono le divise, le armi, gli aerei eccetera. Della Jeep per esempio ho un modello lungo 20 centimetri, montato e colorato da me qualche anno fa, ed è stato facile copiarla. Così come i soldati americani, con le loro bisacce, la divisa in quel modo eccetera. Per i dettagli che non sono chiari in fotografia ho consultato un episodio di XIII "Rosso Totale" [NdR in fr. "Rouge total", tradotto come "Codice Rosso", n.5 della serie] in cui si vedono nel dettaglio dei soldati. Per le divise della Marina e le tute dei piloti sono ricorso a "Buck Danny", vera bibbia di riferimento.

Quindi per procurarti le informazioni usi solo libri, film ed internet o hai anche tu a tua disposizione un qualche generale che ti passa le dritte come fa Tom Clancy?

Guarda, la storia del generale che racconta Clancy è probabilmente una bufala per i giornalisti. Tutto ciò di cui parla appare regolarmente sulle riviste del settore, ed è sufficiente tenersi informati mese per mese. Lo so che sembra incredibile ma è così. Quando feci il militare, nel lontano 1984, un Tenente si stupì di come in un catalogo di modellismo apparissero mezzi militari occidentali e sovietici che lui credeva segretissimi ;-).

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Attacco aereo.
disegni di Giacomo Pueroni

Belli poi gli elicotteri. Per esempio quelli di pag.60 che modelli sono? E che differenza c'è fra uno e l'altro? Cosa serve ai militari avere tanti modelli diversi di elicottero? Quali sono le diverse funzionalità? Solo il diverso tipo di armi di cui dispongono? La diversa maneggevolezza nel volo? Oppure si inventano forme nuove solo per dare lavoro ai designer di mezzi militari?

Guarda che è un discorso un po' lungo, ma se insisti, posso metterti al corrente.

Insisto!

Bene. Quello degli armamenti è un discorso complicatissimo. L'aviazione ha delle necessità, la marina altre. I Marines altre ancora. La polizia e i carabinieri hanno necessità differenti, e così la guardia forestale. Un industriale o il Papa invece useranno elicotteri ancora diversi.

Sintetizzando molto, possiamo dire che l'elicottero militare può essere di due tipi: da trasporto e d'attacco. Il primo serve per trasportare soldati o carichi pesanti, ha una stiva capace di portare da un minimo di 6 uomini ad un massimo di 20, o una Jeep e addirittura un Carrarmato (per cui possono esistere modelli differenti per i vari scopi: col portellone sul retro nel caso del carrarmato, o solo laterale se trasporta soldati). Quelli d'attacco solitamente hanno solo uno o due piloti e sono pieni di razzi, bombe e altre armi d'offesa. Poi può esistere anche la via di mezzo.
Alla Marina serve che un elicottero possa portare un sonar, che possa atterrare sull'acqua, e sopratutto serve piccolo e che possa andare sotto coperta nei ristretti hangar delle portaerei, mentre all'aviazione, che usa grandi hangar, non serve.
Poi c'è il fattore tempo. Un modello recente (con caratteristiche nuove) può affiancarsi ad un modello obsoleto.
Nella storia in questione ho utilizzato 2 tipi di elicotteri. Uno è l'autentico Black Hawk H60 (quello con quattro pale all'elica, protagonista del film di Ridley Scott "Black Hawk Down") a cui ho modificato la coda per renderlo più moderno. Perché? Hai presente il rotore di coda sugli elicotteri? Serve a impedire che l'elicottero giri su se stesso a causa della grande pala centrale. Per questo motivo esiste quell'elica. Ma negli elicotteri moderni viene sostituita da una turbina (quella che ho disegnato io) o un getto di aria calda. Il secondo elicottero (6 pale) usa questo sistema qua (anche se non si vede). Questo elicottero è interamente di fantasia, perché volevo un veicolo con l'aspetto più futuristico.
Riguardo alle armi, bisognava mostrare la differenza tra le armi moderne dei soldati e quelle dei ribelli. Gli americani usano un mitra modernissimo, che ha la particolarità di non avere bossoli (e infatti quando sparano non si vedono), ma di cui non ricordo il nome. E' sufficiente sfogliare tra qualche rivista come RID, Aviazione Difesa, Aerei, in qualche rivendita di riviste usate, così come digitare il loro nome in un motore di ricerca in rete, e il gioco è fatto.

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Mitra a due canne che non scarica bossoli in dotazione agli americani.
disegni di Giacomo Pueroni

Il soldato a pagina 9 usa un mitra a doppio uso, con due canne. Una per proiettili normali, e una più grande sotto, per le granate. Autentica arma anche questa, a cui ho reso un po' più moderno il telescopio.
Sai quanta gente mi ha segnalato che ho dimenticato di disegnare i bossoli che escono da questo mitra? Errore! Quel modello è appunto uno di quelli che non scarica bossoli.

I ribelli invece usano dei generici Kalashnikov AK47 e AK74 russi, l'arma più diffusa negli eserciti rivoluzionari di tutto il mondo. Il mirino a microonde è un'informazione che ha fornito Francesco Donato, "consulente bellico" di una buona metà delle tecnologie usate nella storia. La bomba di pagina 79 è invece un riferimento che ho trovato io su una rivista militare: bomba termobarica, una nuova tecnologia in stadio di sviluppo attualmente. E Federico l'ha utilizzata subito.
Carmen si porta dietro per tutta la storia un Enfield L5 in uso all'esercito britannico. I soldati Thailandesi de "L'arma invincibile" avevano invece i mitra Famas in uso all'esercito francese. E così via. Ogni arma disegnata è autentica (salvo alcune eccezioni).
Ha importanza disegnare bene tutte queste cose? Per me sì, ma il problema è che non se ne accorge nessuno. Mettiamola così: mi piace essere preciso. Ve ne accorgete? bene. Non ve ne accorgete? Pazienza, mi dispiace e via così.
Ti faccio un esempio banale: se in una storia di Nick Raider appare un inseguimento tra una fiat Panda e una Topolino, il lettore se ne accorge e protesta. Andiamo sul complicato: se disegna i pantaloni a zampa di elefante (moda anni '70) qualcuno si lamenterà, ma chi non s'intende di moda non se ne accorgerà, e così per il modello di computer. Ma se disegna l'arma sbagliata o un elicottero inventato non se ne accorge nessuno, perché è un campo di cui la gente normalmente non si interessa. Ma il principio è lo stesso.
Un extraterrestre non capirebbe perché quando mangiamo utilizziamo tutte quelle posate con forme differenti. Ma tu prova a disegnare ad un tavolo una persona con due forchette (una per ogni mano) e TUTTI protesteranno, perché è una cosa elementare nota a tutti.

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Giacomo Pueroni al lavoro su una tavola di JS 53.

Diciamo che la regola dovrebbe essere di fare sempre attenzione alle cose che si sanno, cercando di non commettere sbagli.
Che importanza può avere un uso corretto dei veicoli e delle armi giuste?
Purtroppo nessuno. Nel film "Pearl Harbour" gli Zero giapponesi della marina militare hanno la colorazione di quelli dell'esercito, e gli aerei americani che bombardano Tokio appaiono sporchi e usurati mentre in realtà erano nuovi di fabbrica. Nel film "Indipendence Day" si vedono solo gli aerei F18 Hornet, ma è un errore, perché è un aereo che ha solo la marina (quindi sulle portaerei) ma nel film lo usa l'aviazione: sbaglio! La marina ha richieste differenti dall'aviazione. L'aviazione usa F-16 (gli aerei americani che sono ad Aviano). A loro è sufficiente che l'aereo abbia un singolo motore. La Marina ha chiesto espressamente di avere un bimotore, e quindi ha scelto l'F-18. Sono questi i dettagli che nessuno nota, ma sono importanti.
Nel film "Uomini Veri", i signori della NASA vanno ad accogliere Scott Glenn sulla portaerei, e lui atterra con un Tomcat F-14 (l'aereo di Top Gun). Ma è un errore, perché siamo negli anni '50. Avrebbe dovuto volare con l'aereo che usavano Marlon Brando in "Sayonara" e William Holden ne "I ponti di Toko-Ri".
In Top Gun gli aerei stranieri sono tutti aerei americani, A4 Skyhawk e Kfir israeliani in prestito. Qualcuno si lamenta? No, nessuno, a parte me naturalmente ^_^.
E' così in quasi tutti i film di guerra del passato: pieni di carrarmati improbabili e aerei di qualche decennio dopo. Almeno le divise sono quasi sempre corrette. Ma di questo me ne accorgo io, dopo centinaia di soldatini colorati a mano ^_^.

   Archivio fotografico
Quella che segue è la documentazione fotografica gentilmente messa a disposizione da Giacomo Pueroni ed usata per la realizzazione delle due storie già citate.
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Con l'FN22 in mano prima spari e poi ti poni le domande.

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"Ehi Jon! Ci vediamo stasera da Titty."
Foto del locale Titty Twister presa
dal film "Dal tramonto all'alba."

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Jonathan e Carmen tornano a scuola:
vista dell'università panamense
e sua prima apparizione nell'avventura come
teatro degli avvenimenti successivi.

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Vista frontale della Panama University.

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Panama University d'infilata.

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Panama City.

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Old City di Panama.

Scusa per la mia mandibola cascata sul pavimento, ma mi hai lasciato a bocca aperta. Mi riprendo subito dallo shock conoscitivo che mi hai provocato usando la tipica tecnica dei grandi giornalisti: annuisco serioso e cambio strategicamente domanda! Vorrei conoscere la tua opinione sul ruolo della critica, sia riferita ai fumetti che qualunque altro campo.

Tasto dolente. Allora, diciamo che vedo la critica come una specie di servizio pubblico. Nessuno di noi riesce a leggere tutto, e si rivolge alla critica nel momento in cui cerca un buon consiglio. Per questo motivo giudicare un'opera di qualsiasi tipo è un'azione estremamente difficile. Dovresti essere in grado di spiegare ad un lettore perché un'opera vale la pena o no di essere letta. E come fai? Difficile. La lettura di una qualsiasi opera è soggettiva. Ognuno di noi può apprezzare qualcosa perché la storia letta tocca dei tasti a lui cari, o viceversa, e questo influenza molto il giudizio critico. A me può piacere una cosa che un'altro, secondo dei ragionamenti molto seri e razionali, giudica brutta, e una cosa che io non riesco proprio a leggere interesserà più lettori. In quel caso potrei dire che la storia in questione "non mi piace" ma non potrò permettermi di dire che "è brutta". C'è una grande differenza tra i due giudizi, e purtroppo la critica, anche nei fumetti, non riconosce questa differenza.
Un'altra cosa che non mi piace è la tendenza a dividere i meriti di una storia tra gli autori. E' tanto difficile pensare che se una storia è venuta bene il merito è al 50 % degli autori? Ognuno dei due influenza l'altro, e alla fine la storia che ne viene fuori è il risultato di due teste che ragionano, scambiandosi continuamente opinioni, e non il lavoro di due singoli senza contatti. Almeno nel nostro caso funziona in questo modo.

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Federico Memola e Giacomo Pueroni
che revisionano alcune tavole di JS 53.

Se potessi cambiare qualcosa cercherei di evitare la tendenza di "stroncare" l'opera. Se qualcosa non vi piace semplicemente non ne parlate. In ogni caso una lavoro è il risultato di tanta fatica, quindi fate attenzione.
Poi però potrebbe anche capitare che ti trovi inserita tra "le opere belle" delle letture incomprensibili, e allora buonanotte...

Sogni d'oro allora, ma la notte è ancora giovane ed io ho ancora qualche curiosità. Intanto voglio rendermi ridicolo con un bel giochino alla Marzullo. Io ti proporrò diversi binomi e tu dovrai fare la tua scelta di campo. Quando vuoi, aggiungi ad ogni scelta una breve motivazione.

Alto o basso?

Alto. Il numero di gente che dovrebbe leggere fumetti.

Vero o falso?

Vero. Tutto ciò che ti ho detto.

Dentro o fuori?

Dentro.

Jasmine o Myriam?

Jasmine, la brunetta.

Seno o coseno?

Tangente...

Jonathan Steele o Zona X?

Jonathan.

Famke Janssen o Susanna Huckstaep?

In questo momento Jean Grey.

Sopra o sotto?

Di mezzo.

Amica o amante?

Amica. Lo cantavano anche le Spice Girls, no?

Magneto o Gandalf?

Magneto. Comandasse lui gli X-Men...

Passione o professione?

Passione.

Guerra o pace?

Pace. La guerra facciamola contro l'inquinamento.

Memola o Marzia?

I loro gatti, Kiki e Margot.

Max o Isabel?

Max.

Umoristico o realistico?

Il cuore dice umoristico, la ragione realistico.

D-o o Mammona?

Eeh?

Alla spina o in lattina?

Alla spina. E' molto più "naturale", mentre la lattina dà l'idea di qualcosa di preconfezionato tirato in migliaia di milioni di esemplari.

Oblio o memoria?

Memoria. Chi non ha memoria dei propri errori è destinato a ripeterli (non l'ho inventata io, sorry).

Destra o sinistra?

Entrambe. Con la destra disegno. Ma senza la sinistra a fare il resto, la destra non può fare nulla.
Ehi, questa mi piace...

Virtuale o reale?

Reale. Perché è quello che ci circonda ogni giorno.

In rete o cartaceo?

Cartaceo. Qualcosa che se va via la corrente riesci a leggere comunque :-)

Fantascienza o fantasy?

Fantascienza. Perché sì. Senza spiegazioni.

Film o libro?

Se il film fosse fatto come Dio comanda, sceglierei lui. Ma mi accontento del libro.

Musica o pittura?

Pittura. La conosco meglio.

Ci faccio o ci sono?

Lo sei, lo sei, eccome se lo sei... e pure io che ti vengo dietro.

Allora non mollarmi proprio ora che siamo quasi in dirittura d'arrivo. Cosa ci puoi dire dell'albo che hai in lavorazione?

Se vuoi avere una notizia di prima mano su questa mia storia, sappi che avvengono dei fatti cruciali nella continuity della serie, si aprono le basi per una sottotrama che proseguirà per tutto l'anno prossimo, e che si evolverà nella prossima avventura delle Crimson Seven. I lettori più attenti si saranno accorti di alcune tracce già seminate nei numeri scorsi. Ebbene, questa volta avremo una sorpresa, che apre molti interrogativi, e prepara la strada per il gran finale del ciclo, l'anno prossimo. Cioè quando avremo una risposta a tutto. E intendo veramente a tutto.
E poi, last but not least, forse si vedrà qualcosa che non è mai stato mostrato in nessun albo Bonelli...

Davvero!?! Fenomenale! Di che si tratta?

E' una cosa di cui mi sono accorto in sede di revisione, e che fino ad allora era sfuggita sia a Federico che a me. Qualcosa che è sfuggito a ogni controllo, ma che alla fine funziona. E non insistere, tanto non ti dirò altro.

Ci vuoi tenere sulle spine. O forse c'è una ragione precisa che ti impone il silenzio!?

Non vorrei dire altro, perché mi piacerebbe vedere la reazione del pubblico, quando se ne accorge.

E' la tua ultima parola?

La mia ultima parola è un numero: 44.

Inquietante! Se fosse stato 42 avrei pensato al mitico Douglas Adams e la sua Risposta Fondamentale. Con 44 non riesco ad immaginare altro che una turba di gatti in fila per 3 con resto di 2. Ma visto che su questo fronte non riesco più a smuoverti cambiamo discorso, cos'altro ci puoi raccontare del tuo prossimo albo? Incontreremo vecchie conoscenze?

Le Crimson Seven, naturalmente. Sempre più toste, sempre più mysteriose e sempre pericolosamente letali. Come location avremo il Tibet e la Grecia, quest'ultima per la gioia degli appassionati di archeologia ellenica... La Steelemobile si vedrà nuovamente in azione, e poi Max, Isabel, molto glamour, azione e un sacco di altre cose interessanti, e un sacco di divertimenti e citazioni nascosti tra i disegni.

Non vedo l'ora. C'è una domanda che avresti voluto sentirti fare da me e che io non sono stato così intuitivo da capire di dovertela fare?

"Caro Giacomo, ma chi te l'ha fatto fare di fare questo mestiere?"
Semplice Daniele. Mi piace.
Okay?

Perfetto Giacomo e siccome è proprio la prima domanda che ti ho fatto, abbiamo chiuso il cerchio. Grazie. Ci hai veramente regalato una bella intervista e noi di uBC ti siamo veramente grati per la tua cortesia e disponibilità, ma ora vorrei farti ancora un'ultima domanda: quella definitiva. L'ho tenuta per la conclusione perché è la più importante di tutte. Vorrei sapere se… (suona il campanello)… scusa solo un attimo Giacomo, deve essere il garzone del bar all'angolo. "Sì eccomi! Arrivo!"… ehm…Giacomo? Sono arrivate le due bionde che avevo ordinato! Questa è Natascha e questa è Kimberly. Che ne dici di chiudere qui, spegnere il registratore e farci una bevuta in santa pace? ;-)

Bho, preferivo una birra scura, ma okay. E così non sapremo mai qual'è l'ultima domanda, la più importante di tutte. Wow! Mi sono salvato per un pelo... e allora un brindisi… alla vostra salute!

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