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viva (il Maxi) Gregory Hunter! di Francesco Manetti Nel giro di pochi giorni a cavallo fra la fine di luglio e l'inizio di agosto 2002 Gregory Hunter è morto e risorto (per poi morire nuovamente). E' (editorialmente parlando) morto, con tanto di epitaffio pronunciato dal Monaco errante e di veglia funebre organizzata dall'intero staff degli autori, col numero 17 della serie regolare, "L'ultima sentinella", uscito nelle edicole a fine luglio. E' risorto con un inaspettato Maxi di 340 pagine uscito il 3 agosto, contenente due storie interamente realizzate - testi e disegni - da Gigi Simeoni, autore al suo debutto con questo personaggio. Il Maxi, non numerato, viene però a sua volta presentato come definitivo suggello dell'"avventura editoriale" di Gregory (vedi le parole di Serra a pag.97 del n.17 e a pag.4 del Maxi stesso); come, per continuare la metafora funebre, se le due storie di Sime fossero un estremo saluto, a cerimonia e veglia finita, di un amico che va, solitario, a rendere omaggio alla tomba del defunto. Molto è stato detto su Gregory Hunter - prima ancora, addirittura, che uscisse nelle edicole il primo numero della serie - e moltissimo, in particolare, è stato detto sulle ragioni del suo insuccesso. Un insuccesso che pare facilmente spiegabile, se ci limitiamo a ripercorrere i 17 numeri della serie regolare e, in particolar modo, l'ultima storia presentata in questa collana, "Futura" GH 16-17.
Una aspettativa sbagliata può essere stata quella di chi, magari stanco di Nathan Never in un momento in cui la serie dedicata a questo personaggio mostrava qualche incertezza (il momento in cui sembrava che la saga Alfa non avesse portato altri cambiamenti che il taglio delle basette di Nathan ;-)), sperava che un nuovo fumetto di fantascienza bonelliano potesse riproporre, sia pur in maniera diversa e con un vigore diverso, le stesse tematiche, le stesse atmosfere bladerunneriane che si potevano trovare, dieci anni fa, nelle storie scritte da Serra, Medda e Vigna. Di questa aspettativa Serra non ha colpe. Chi si aspettava di trovare in Gregory Hunter una fantascienza "adulta", "seria", "plausibile" non ha ragione di prendersela con l'autore se questi gli propone una fantascienza consapevolmente demenziale, scanzonata, "ingenua". Già qui si può certamente individuare un errore di valutazione, da parte di Serra, riguardo le possibilità di successo di Gregory, dato che veniva parzialmente invaso il territorio di un'altra serie bonelliana, Legs, che oltretutto non godeva né gode tuttora di ottima salute quanto a vendite. Ma, ripeto, almeno su questo punto evitiamo di colpevolizzare Antonio Serra.
![]() ![]() tutto lo staff di Gregory nell'ultima pagina del n.17 (c) 2002 SBE Più complessa la possibile reazione dei lettori rispetto alle intenzioni incautamente :-) divulgate da Serra prima che la serie uscisse. Dinanzi ad una generalizzata crisi del fumetto, Serra ha presentato il suo Gregory Hunter come una possibile "cura", consistente nel ritornare tematicamente all'avventura fine a se stessa e, stilisticamente, ad un tipo di linguaggio non più preso in prestito da quello cinematografico, ma dal fumetto "storico" (certamente rifiltrato da tutto ciò che il fumetto è stato anche in tempi più recenti). E qui si sono avuti i primi fondamentali errori. La scelta, ad esempio, di reintrodurre in maniera massiccia le didascalie narrative e descrittive non poteva che scontentare sia i lettori più giovani (i pre-adolescenti) - dato che questi, se leggono fumetti, leggono dei manga, nei quali non sono affatto presenti didascalie - che i lettori più vecchi - i quali, pur essendo magari cresciuti, come me, con i primi numeri di Zagor, hanno da tempo imparato ad amare, per restare in ambito bonelliano, gli stacchi fra sequenze di Berardi (imposte poi, dato il successo di Dylan Dog, da Sclavi) o le didascalie introspettive di Medda. Ma, a guardar bene, direi che questa scelta non poteva che scontentare qualunque tipo di lettore, dato che introdurre delle didascalie lunghe e soprattutto ridondanti rispetto a quanto già mostrato nelle vignette spezza il ritmo dell'azione e finisce con l'annoiare. Anche quando si è scelto di limitare l'uso delle didascalie (progressivamente diradatesi nel corso della serie), si è rivelato comunque sbagliato cercare di impostare delle storie sulla pura avventura, sullo sbizzarrirsi della fantasia. Come già dicevo nella mia recensione a "La barriera stellare" GH 7, è infatti insensato cercare di contrapporsi alle altre serie puntando esclusivamente sull'avventura, dato che pressoché tutte le serie popolari - in particolar modo le serie bonelliane - hanno nell'avventura il loro ingrediente di base (al quale però aggiungono altro). Allo stesso modo, è azzardato cercare di fondare il proprio successo sulla capacità di stupire il lettore con sempre nuove trovate ed effetti speciali, perché nessun autore può avere così tanta inventiva da riuscire a tenerci col fiato sospeso per tutte le 96 pagine di una pubblicazione a cadenza mensile.
Di fatto, a questi difetti iniziali se ne sono addirittura aggiunti altri. Gregory Hunter è andato peggiorando di numero in numero, forse perché Serra, deluso dal flop del primo numero, si è rapidamente demoralizzato arrivando al punto di abbandonare il personaggio a se stesso (così come, per certi aspetti, aveva già fatto con Nathan Never, chiudendo svogliatamente la saga dei Tecnodroidi con il deludente finale "La vendetta di Selena" NN 99), o forse per una sua difficoltà nel gestire una serie (ovvero di dare le giuste direttive ai collaboratori, di revisionarne testi e disegni, di organizzare strategicamente le uscite del materiale prodotto...).
L'errore più grave, però, è stato quello di proporre storie ben poco inventive, per non dire estremamente banali, e non più scanzonate, ma serie o addirittura drammatiche; o, al contrario, non intelligentemente demenziali (alla maniera di certe vecchie storie di Legs scritte da Medda, da Enoch e dallo stesso Serra), ma bambinesche. A prescindere dal fatto che rientrassero oppure no in una strategia di Serra volta a riadattare il personaggio e il suo universo ai presunti gusti del pubblico, gli ultimi numeri di Gregory hanno probabilmente affossato del tutto la serie, dato che i pochi lettori rimasti si sono trovati spiazzati o comunque sempre più inappagati. Come si fa, tanto per dire, a pubblicare un albo come "Un mondo di mostri" (riempitivo che già stonerebbe in una serie di successo, in quanto deludente sia per il soggetto troppo semplicistico che per dei disegni inadatti allo spirito della serie) in un momento in cui Gregory Hunter avrebbe dovuto cercare di tenere almeno quei pochi lettori che gli erano rimasti?
Se ripensiamo alle premesse iniziali formulate da Serra, "Futura" rappresenta, in breve, tutto quanto non doveva essere Gregory Hunter. Fortunatamente, Serra ha voluto aggiungere 32 paginette per dare una sorta di vera e propria conclusione all'intera serie.
Ecco però che, come si diceva, Gregory risorge dalle proprie ceneri per rivivere nelle due avventure del Maxi. Ed ecco, inaspettata, la sorpresa. Una sorpresa data non dal Maxi in se stesso (prevenuti, avremmo potuto sospettare che si fossero voluti smerciare, in un periodo favorevole alle letture com'è quello estivo, un paio di "fondi di magazzino" ormai ultimati), ma dalla qualità di questo Maxi. Se Gregory muore, con "Futura", un po' mestamente (visto il tono della storia) e un po' miseramente (vista la mediocrità dei testi e dei disegni), eccolo risorgere gagliardo :-) nelle due storie di Simeoni. Al che il necrologio si trasforma in ode :-). Eh sì: Gregory Hunter è morto, viva il Maxi Gregory Hunter!
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