Gea, la ragazza che non salvò il mondo
Pagina 1
Pagina 2 *
Recensione
- Happy (?) end (?)
Gea ci saluta... più o meno
Scheda IT-GE-18
- Casa dei canti, La
valutazione (6,6,6) 80%
Pag.2/2 :: Torna a pagina precedente
...e poi arrivò Gea
Luca Enoch, per circa dodici numeri, pur presentando un personaggio sostanzialmente diverso da Sprayliz, di fatto non rinuncia al consueto approccio impegnato. Con Gea, infatti, affronta tematiche complesse con una maturità addirittura superiore rispetto a quella adottata nel precedente fumetto. Le tematiche e il pensiero dellautore rimangono celate e non spiattellate con evidenza, come accadeva prima. Al lettore si richiede innanzitutto unopera di riflessione su tematiche addirittura cosmologiche, quali leterna lotta tra il bene e il male, ma anche su temi più concreti, seppure di portata universale. Ad esempio la riflessione sulla menomazione e il conseguente confronto del disabile con la vita di tutti i giorni. Riflessione di cui è testimone
È assodato che il punto di svolta della serie (o è più corretto dire miniserie?) sta nel
Lets roll, ed il certosino quadro comincia a svolgersi al cadere della prima tessera del domino. Un quadro che quindi è doveroso cercare di analizzare, nel quale vengono abilmente disseminate quelle similitudini e associazioni di cui si è detto. Gea vive in una Città Senza Nome, forse la stessa di un Nathan Never che fu, o forse quella nei cui vuoti plana disordinatamente Rat-Man; sottobosco delletere psichico denominato akasha, e contemporaneamente locus debordante umanità varia, umana e aliena, chioschi di patate dolci e licei intitolati (più o meno velatamente) ad Andrea Pazienza; crocevia allegramente non autorizzato di entità intrusive che la rendono doppia a se stessa e complessamente unica solo allo sguardo, a sua volta doppio, dei baluardi.
Uno sguardo filtrato attraverso quelle lenti scure che sigillano e custodiscono il precario equilibrio interiore che soggiace al raggiungimento di quella pienezza della conoscenza, veicolata attraverso le famose 4 F: forza, fede, fermezza e fiducia (tra laltro accennate solo un paio di volte allinterno dellintero arco narrativo) lungo le quali si snoda il percorso di crescita.
Io sono unadolescente..Dovrei essere in piena tempesta ormonale e avere brevi e inconcludenti storie di sesso con i miei coetanei! E invece sono qui a esaminare dissezioni di cadaveri! -Gea dixit-
Una crescita accelerata
E la crescita di Gea ci viene narrata in maniera frenetica, sincopata, a tappe obbligatoriamente accelerate (possiamo solo immaginare cosa le accada da un semestre allaltro :-) e altrettanto divertenti e coinvolgenti. Gea come baluardo e come ragazzina, ovviamente, rispettivamente padrone e preda del delirio ormonale che la caratterizza in quanto adolescente... come daltronde dice lei stessa nelIo sono unadolescente..Dovrei essere in piena tempesta ormonale e avere brevi e inconcludenti storie di sesso con i miei coetanei! E invece sono qui a esaminare dissezioni di cadaveri!A questo proposito, pertanto, diviene evidente come Enoch, dopo un primo periodo di "rodaggio", abbia dato il benservito ai convenevoli del salotto buono bonelliano per dare la stura ai propri registri espressivi e narrativi, e questa va inteso ben oltre limpiego, quali personaggi fissi, di un paraplegico e di un gay dichiarato (in questo, come già visto, limprinting di Sprayliz è scontato).
Arguzia, irriverenza, cultura e passione si danno ad esempio appuntamento negli innumerevoli poster che tappezzano la casa-casermone di Gea, inno discreto ma presente alla cosiddetta "libertà di pensiero", anche se influenzata da sobbalzi umorali mattutini (come accade nel
In questo poi si inserisce lelemento maturità di Gea, il cui ruolo la porta alla necessità di avere conoscenze di livello del tutto "altro", in aggiunta ed in contrasto con quelle dei suoi amici, cosa che, unitamente al fatto di vivere da sola, la addita già solo per questo come figura carismatica. E lei lo sa bene. Il suo rapportarsi con il mondo è "da grande" per necessità e vocazione proveniente dalla sua ascendenza matrilineare, ma allo stesso modo, sempre per rimanere nel tema del doppio, è un richiamo ed una ricerca della sua infanzia recisa traumaticamente. Gea è al centro dellattenzione e sola nel fascio di luce dellocchio di bue, figura divisa e congiungente in se stessa funghi peyote e cultura musicale a 360 gradi, Hassan Massoudi e piano astrale, segni iniziatici sulla mano e abbigliamento attraverso cui lautore ci parla del suo pensiero, fantasie di una possibile vita familiare ed una particolare e stramba iniziazione al sesso assieme a Leonardo, e infine velleità da cantautore (le famose rime sbilenche) assieme ad una spada nascosta nel basso.
E la cosa più bella è che tutti questi non sono affatto paradossi, o almeno non lo sono più di quanto lo sia ladolescenza in se stessa.
Con il tredicesimo numero, con linizio dellinvasione, i temi sociali lasciano il passo. Il ritmo dellopera cambia.
Epilogo?
Come detto, con ilQuesti elementi, unitamente al fatto che loperazione Gea si sarebbe conclusa in diciotto numeri (contro i venti inizialmente previsti) ha indotto molti a pensare a un taglio imposto delleditore. Addirittura a una censura sullautore troppo impegnato nel sociale. I ritmi, divenuti troppo veloci, lasciavano pensare a una accelerazione forzata. È bene smentire queste convinzioni. In effetti risulta che non sono stati realizzati due episodi previsti, ma come ci ha tenuto a sottolineare anche Enoch nel suo blog, questi non avevano un rilievo particolarmente importante nel contesto generale. Per quanto riguarda invece gli ultimi episodi, sicuramente Enoch ha seguito la strada che ha preferito, senza imposizioni da parte di alcuno. Può essere che Bonelli, per coerenza con la propria linea editoriale, non abbia particolarmente gradito limpegno sociale di Enoch (che però conosceva benissimo già in Sprayliz), però non risulta che abbia mai fatto nulla per condizionare la sua produzione artistica.
E sicuramente vero che cè una iato tra gli episodi precedenti linvasione e quelli successivi, ma questo è causato da motivi legati alla sceneggiatura e non da eventi eterodiretti. Dietro tutta lopera cè sicuramente un intreccio molto complesso, articolato e anche tormentato. In effetti il tono complessivo è molto più elevato di quanto lasci intravedere lironia, dietro alla quale lautore si nasconde e dissimula. Lautore, sotto il divertimento e la sagacia, fa trapelare un profondo pessimismo in genere sulla natura delluomo e sui suoi comportamenti. Emergono qua e là quadri allucinanti delle stragi di cui lumanità si è resa colpevole. Dai genocidi del ventesimo secolo sino alle stragi compiuti dai baluardi contro "Il Nemico". Nellultimo numero non mancano angosciati richiami alla Terra stessa intrisa di sangue e che richiede ulteriori tributi. Una visione metastorica, quella di Enoch, disperata nella contemplazione del passato e del presente dellumanità.
Daltra parte, così come lironia non distoglie dalla tragedia, il tratto elegante di Enoch serve per enfatizzare un autentico orrore. Lautore si serve di un disegno, innocuo a prima vista, per far emergere sbigottimento e prolungato terrore nel lettore. La sua conoscenza perfetta delle forme anatomiche gli consente di lasciare sfogo alla sua predilezione nellinvadere, distruggere, deformare, possedere, inondare di umori e liquami disgustosi i corpi disegnati, bestie, demoni o uomini che siano. Come Cronenberg, Luca Enoch ci conduce nel campo del body horror, incutendoci paura e nausea per le deformazioni e le mutazioni del corpo. In ogni caso impressiona lenorme lavoro di documentazione che ha portato alla realizzazione del personaggio e che è di supporto a tutte le storie.
Sembra quasi che, come accade nelle migliori avventure letterarie Enoch, in questo fumetto abbia messo tutto sé stesso e lo usi come strumento per risolvere le domande cui lo stesso autore non sa e forse non osa dare risposta. Nelle avventure di Gea sono percorsi sentieri in cui si dispiegano temi vicini alla nostra sensibilità. Spesso i temi sono correlati in materia dualistica (intolleranza ed invasione, normalità e diversità) alla contrapposizione dicotomica, però non viene mai data una soluzione univoca e incontrovertibile. Molto spesso le tesi si sovrappongono e si confondono per lasciare sul campo un numero di domande più numeroso di quello che era stato proposto allinizio. Ma Enoch apre baratri in cui presenta domande di altro e più alto tenore, e cioè sul motivo e sul significato del male sulla Terra.
Il tono delle domande è altissimo e le risposte non possono e non devono essere date.
Questo spiega anche il finale, definito "aperto", di tutta la serie. Sicuramente è molto realistico in una saga cosmogonica, in cui non viene data alcuna risposta definitiva, in cui il livello delle domande ha lasciato nel lettore ununica certezza, e cioè quella dellimpossibilità delluomo di rispondere con certezze. Ecco, in una saga di questo tipo solo un finale di vaghezza poteva avere un senso.
Vedere anche...
Recensione
- Happy (?) end (?)
Gea ci saluta... più o meno
Scheda IT-GE-18
- Casa dei canti, La
valutazione (6,6,6) 80%