Legami di sangue

il (perplimente) ritorno di Manila
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Legami di sangue
Dylan Dog 282

Scheda IT-DD-282

In un lasso di tempo relativamente breve si è assistito alla pubblicazione di albi dylaniati con cui Pasquale Ruju ha ripreso (con funzione conclusiva?) alcuni dei filoni narrativi da lui tenuti a battesimo: il percorso - avviato con lo Speciale Profondo blu e proseguito non troppi mesi fa con L’angelo sterminatore, accolto nella stessa collana - si arricchisce ora di un terzo vertice, stavolta sulla serie mensile. E a essere ripescata è una delle più interessanti sottotrame imbastite dallo sceneggiatore sardo, quella che coinvolge la vampira Manila (cfr. nn.180-181 e 214). Ma in quali termini?
Dopo la "nascita" della creatura della notte e il confronto con l’esercito di ritornanti di Jargo e dopo aver affrontato la minaccia di uno dei succhiasangue superstiti, è tempo di aggiungere un ulteriore tassello alla saga: la creazione di un nuovo non-morto a opera di Manila stessa, sia pure contro la sua volontà. Va osservato anzitutto che, rispetto agli albi che l’hanno preceduto, Relazioni pericolose si pone meno "armonicamente" sotto il profilo narrativo per una cattiva calibrazione del soggetto e dei tempi di sceneggiatura. A un livello più macroscopico basta scorrere la struttura dei numeri in questione. Nel caso della doppia il fatto che la storia fosse spalmata su due numeri ha consentito di distribuire la materia più distesamente, suddividendola tra un ampio prologo e lo sviluppo decisivo degli eventi. Quanto a Manila, la maggiore esilità della trama e la possibilità di poter contare su paletti già fissati, senza dover costruire tutto ex novo, concorrevano a rintuzzare effetti di frettolosità o, al contrario, di sbrodolamento. Qui una buona metà dell’albo è consacrata
La sexy figlia della notte ha bisogno di agire ben poco e la sua semplice presenza trasmette un senso di compostezza quasi ieratica.
all’introduzione dei due coprotagonisti e al ritorno di Manila, destinando alla seconda parte lo sviluppo vero e proprio degli eventi, che a questo punto risulta nel complesso affrettato.
Ma a destare le maggiori perplessità sono le scelte narrative che informano la storia. A partire da quella fondamentale: le motivazioni della risurrezione di Manila sono così improbabili da essere liquidate con generica frettolosità da lei stessa a p. 68 (laddove la scena in sé era stata resa suggestivamente da Roi alle pp. 31ss.). Non migliore il contesto cucito attorno a questo evento centrale, che indulge volentieri a certi stilemi della letteratura "adolescenziale" di questi tempi molto in voga, dalle storie strappalacrime dei giovani Archie e Lynn alle dinamiche interpersonali che s’instaurano tra i due, intrecciando amicizia e sentimento amoroso; dal desiderio di rivincita e sicurezza, nella fattispecie associato allo status vampiresco, e dalla vendetta sugli "oppressori" alla rappresentazione stereotipa del mondo dark giovanile (qualcosa di più sottile si può cogliere nello scarto tra ostensione e realtà che caratterizza Lucien e compagni, falsi "maledetti" in realtà meschini e facilmente riconducibili a più miti pretese, ma è piuttosto poco). Non che la stilizzazione sia sempre di per sé carente di qualche seme di verità, ma l’ordinarietà, quando non l’improbabilità, delle opzioni narrative e dialogiche non creano i presupposti per una lettura entusiasmante.

Riabbracciando Manila
disegni di Corrado Roi, Dylan Dog 282

(c) 2010 Sergio Bonelli Editore

Riabbracciando Manila<br>disegni di Corrado Roi, Dylan Dog 282<br><i>(c) 2010 Sergio Bonelli Editore</i>

Su questo scenario si staglia un Dylan Dog particolarmente abulico e imbolsito, che si limita a struggersi di nostalgia per il suo perduto amore, a ventilare l’intervento della polizia per schiamazzi notturni come un pensionato stizzito (p. 13), a scandalizzarsi per un linguaggio piuttosto anzichenò colorito (p. 29), a reprimere desideri impuri (p. 30), a farsi trasportare dagli eventi senza incidervi. Emblematica la sequenza delle pp. 57-60: sulla scia della più pura casualità, Dylan potrebbe sorprendere Archie e Lynn alle prese con Manila, ma questo potenziale non si traduce in atto e l’intervento dell’Old Boy dovrà essere differito, naturalmente su sollecitazione altrui. Anche il suo rapporto con la vampira, costituitosi come piuttosto adulto e complesso, è ormai ridotto a una sequela di parole e gesti alquanto scialbi e incolore, che comunque si ritagliano uno spazio ristretto.
Considerato quanto si è detto dei comprimari, una delle poche note positive resta nel complesso proprio il personaggio di Manila. In un’ideale progressione, dopo la (ri)nascita e la maturazione, siamo ormai qui alla "mitizzazione": la sexy figlia della notte ha bisogno di agire ben poco e la sua semplice presenza trasmette un senso di compostezza quasi ieratica. La piena maturità ormai raggiunta, che si traduce in un’altrettanto piena consapevolezza di sé, non disgiunta da una dolcezza caratteristica del personaggio, smorza in parte il disappunto
Il suo rapporto con la vampira, costituitosi come piuttosto adulto e complesso, è ormai ridotto a una sequela di parole e gesti alquanto scialbi e incolore
nel vederla strumentalizzata due volte per le velleità dei due comprimari. E ciò ci riconduce al finale, che corona quanto di negativo sin qui visto (non è un albo che desinit in piscem..) col più classico degli pseudo-ribaltoni che lascia naturalmente la porta aperta a successive evoluzioni. Si spera, a questo punto, maggiormente all’altezza della situazione.
Rimarchevole la prestazione ai pennelli di Corrado Roi, tornato a visualizzare la nostra vampira e indiscutibilmente a suo agio con le atmosfere goticheggianti. Posto un freno alla parabola destrutturante che aveva caratterizzato le ultime prove del disegnatore lombardo sulla serie mensile, riemergono i tipici punti di forza del suo tratto: il magnetismo degli sguardi e l’espressività dei personaggi - Manila in primis - la composta "lentezza" delle pose, senza che questo penalizzi eccessivamente le scene d’azione (in genere non il pezzo forte di Roi), la capacità di far emergere cose e persone dall’ombra, talora in maniera più gradata talaltra in maniera più brusca, quasi vi fossero strappate. Raramente si può riscontrare qualche eccesso chiaroscurale, specie negli sguardi in primo piano, ma ciò non inficia sicuramente un ottimo lavoro, un filo al di sotto dell’eccellente Manila, ma comunque notevole.
Un cenno, per chiudere, al nuovo tipo di colorazione scelto da Stano, che gioca abilmente su ombreggiature e volumetrie, oltreché, nella fattispecie, sulle tinte fredde. Dalle preview del numero di aprile (dove prevalgono invece le tinte calde) e dell’imminente Almanacco della Paura (incentrata su un contrasto caldo/freddo tendente al lugubreggiante) pare che la nuova via imboccata sia foriera di pregevoli risultati, per cui.. avanti tutta! Dylan Dog n.282, "Relazioni pericolose", di Pasquale Ruju e Corrado Roi, Sergio Bonelli Editore, 100 pg., b/n, brossurato, marzo 2010, €2,7

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